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Autore: Red_Coat    03/08/2017    1 recensioni
Genesis.
La mia vita, per te.
Infinita rapsodia d'amore
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DAL TESTO:
Un bagliore accecante invase la grotta, ed io capì che l'avevo raggiunta appena in tempo. Alzai gli occhi, e vidi uno splendido angelo con una sola ala, immensa, nera e maestosa, planare dolcemente su una roccia. Rimasi incantata, con gli occhi pieni di lacrime, a fissare la sua sagoma, fino a che non mi accorsi che i suoi occhi verdi come l'acqua di un oceano di dolore e speranza seguitavano a fissarmi, sorpresi e tristi.
Fissavano me, me sola, ed in quel momento mi sentii morire dal sollievo e dalla gioia
" Genesis! " mormorai, poi ripetei il suo nome correndogli incontro
C'incontrammo, ci abbracciammo. Mi baciò.
Ed io, per la prima volta dopo tanto tempo, piansi stretta a lui.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genesis Rhapsodos, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vincent Valentine, Zack Fair
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Capitolo XXIII


 
///Flashback///
 
L’assalto all’ultima roccaforte di Wutai ancora in piedi, meglio conosciuta col nome di Forte Tamblin, era riuscito, grazie alla guida di Angeal Hewley e Zack Fair e al supporto tecnico di Sephiroth e della sua unità B.
Ora i due SOLDIER avrebbero dovuto rientrare alla base, scortando il direttore Lazard, ma proprio sulla strada del ritorno s’imbatterono in una imprevista imboscata che non era composta da soldati di Wutai ma da strani esseri deformi, non così tanto indifesi come chiunque avrebbe potuto pensare, a prima vista.
 
-Ci penso io!- esclamò coraggiosamente Angeal, per poi rivolgersi al suo pupillo e ordinargli –Zack! Scorta al sicuro il Direttore.-
-Si, signore!- ribatté pronto quello.
-Avvisa Sephiroth!- aggiunse Lazard rivolto al 1st, ma questi si permise di contraddirlo –Zack basta e avanza.- replicò, lasciandoli quindi andare e fiondandosi in quella piccola scaramuccia che in confronto alla missione appena conclusa non era altro che una bazzecola.
 
Ci mise poco a finirli, davvero poco anche se doveva ammettere di averli sottovalutati.
Eppure … più si scontrava contro di loro e più c’era qualcosa di strano, che lo confondeva e inquietava. Non era il loro aspetto emaciato, gli arti storti e minuti e neanche la loro voce roca.
No, c’era qualcosa di più. E se ne rese conto solo quando l’ultimo di quei mostri fu abbattuto.
Era il loro modo di combattere, così assurdamente affine con quello di … Genesis.
La sua agilità, la sua forza e la sua tenacia, ma anche molte delle sue mosse. Sembravano come ricopiarlo, ma rabbrividì e scosse il capo, rifiutandosi anche solo di pensare oltre.
“E’ suggestione” si disse. “Solo suggestione.”
E attribuì quella intuizione fasulla ancora una volta allo stato di shock e alla preoccupazione che lo attanagliavano. In fondo la missione era finita, e di Genesis neanche l’ombra, era normale che si sentisse così, ora.
Eppure, nonostante fosse riuscito alla fine a imporsi un autocontrollo più che sufficiente a terminare velocemente e senza alcun danno lo scontro, quel pensiero continuò a insinuarsi e ingigantirsi sempre più nella sua mente, sempre più insistentemente fino a che non fu costretto a dargli ascolto.
Solo in mezzo ai corpi di quegli orridi esseri dall’aspetto umano, si piegò su uno di loro e levandogli il casco protettivo rimase senza fiato a guardarlo, rivedendo finalmente il volto dell’amico ma ritrovandosi all’improvviso sconvolto dall’angoscia e dalla paura, ripensando allo scontro appena terminato. Lui … lui lo aveva …
 
-Copie…- esordì qualcuno alle sue spalle, in tono mesto e calmo –Non preoccuparti.-
 
Quella voce.
Angeal Hewley si voltò di scatto verso di essa e il battito del suo cuore fermò di colpo la sua corsa folle iniziata con quella visione. Si ritrovò ad annaspare, incapace di ritornare a respirare mentre i suoi occhi s’incastravano di nuovo in quelli magnetici dell’amico d’infanzia.
 
-Genesis …- mormorò, un filo di voce, rialzandosi piano e guardandolo da capo a piedi più e più volte per sincerarsi che non fosse un’altra semplice illusione.
 
Quello sorrise, l’ala nera che si portava dietro la spalla destra si sollevò appena assieme al suo braccio, ed Hewley si ritrovò a pensare che sarebbe stato felice di rivederlo, in altre circostanze.
Ma adesso …
 
-Cosa …- bofonchiò –C-che cosa significa tutto questo? – chiese confuso e sbigottito, guardandosi intorno e indicando con lo sguardo e un movimento delle braccia i cadaveri attorno a lui, tutti uguali e tutti vestiti di rosso.
 
Per la prima volta in vita sua, Angeal Hewley quelle poche certezze ancora in piedi venir meno, lasciandolo precipitare nel caos, e le parole abbandonare la sua bocca.
Perché Genesis aveva quell’aspetto malaticcio? Da dove veniva quella strana ala sulla spalla? E cos’erano quegli abomini che aveva appena sconfitto?
Che stava succedendo?
Domande, domande, domande e ancora domande.
L’unica certezza che ancora aveva era che tutto ciò doveva per forza essere collegato a quel cambiamento che Genesis aveva manifestato negli ultime mesi. Era un altro di quegli inevitabili incidenti, e quel qualcosa che il suo migliore amico d’infanzia non aveva mai voluto rivelargli.
Lo stesso motivo che lo aveva spinto a … a disertare, macchiando per sempre il suo onore e segnando il suo destino.
E così, quasi per caso sulla scia di quei rocamboleschi pensieri riuscì finalmente a rendersi conto di quanto Lazard avesse avuto ragione, seguendo quell’intuizione che lui invece aveva fino all’ultimo voluto rinnegare.
Genesis … aveva disertato e tradito la compagnia.
Ma perché?? Perché, dannazione??
 
-Che diamine stai facendo, Genesis?!?- sbottò a quel punto sgomento –Cosa ti sei messo in testa?-
 
Il rosso sorrise ancora una volta, tristemente. Possibile che gli anni della loro amicizia non gli avessero insegnato nulla?
 
-Hai detto una volgarità, Hewley.- replicò in tono vagamente canzonatorio, per quanto lui stesso si rendesse che la situazione in cui si era cacciato fosse tutto fuorché ridicola.
-Smettila!- lo ammonì autoritario a quel punto l’altro, rivolgendogli una seria e dura occhiataccia guardandolo dritto negli occhi, e avvicinandosi di più a lui –Hai firmato la tua condanna a morte, lo sai questo?- domandò nel tentativo di scuoterlo, senza preoccuparsi di mascherare la delusione e la rabbia che gl’invadevano il volto e rendevano roca la sua voce.
 
Genesis seguitò ad osservarlo, senza dire una parola, solo con quel sorriso amaro dipinto sul volto. Rimasero in silenzio per un interminabile istante, impegnati in quell’intenso duello, e per tutto quel tempo lo sguardo di Hewley riuscì a ferire Rhapsodos perfino più della verità di cui era venuto a conoscenza.
Lo sapeva.
Sapeva che sarebbe arrivato quel momento. Ma faceva ugualmente un male cane.
-Sono un mostro, Angeal.- mormorò alla fine, comprendendo lo sgomento dell’amico e ripensando con angosciosa melanconia agli immortali passi di Loveless.
 
Neanche loro ora furo in grado di lenire totalmente il suo dolore, ma almeno diedero un senso a tutto quell’assurdo trambusto.
Sorrise di nuovo, certo di sapere a cosa stesse pensando.
 
-Ammettilo. L’hai pensato anche tu quando hai visto le mie copie, e … quest’ala.- disse, miseramente rassegnato, facendo un passo indietro e dispiegandola in tutta la sua maestosa larghezza.
 
Hewley lo ignorò, distogliendo quasi subito lo sguardo da quella e continuando a fissarlo negli occhi. Scosse la testa contrariato.
 
-Guardami Angeal.- lo incalzò allora Genesis, tornando ad avvicinarsi –Guardami allora, se non è così.- quindi si fermò e fissò drammatico il cielo nero sopra di loro, gli occhi improvvisamente lucidi di lacrime –E dimmelo …- concluse tristemente –A cosa può valere la mia vita, adesso?-
 
Il moro tornò a rivolgergli uno sguardo infuocato, pieno di rabbia e amarezza.
 
-A cosa può valere la tua vita?- gli fece eco, quasi disgustato da quelle parole –Tu hai letto troppo, Genesis! Hai visto troppi spettacoli teatrali per i miei gusti e ti sei dimenticato di me!- sbottò, indicando sé stesso con un pugno chiuso sul cuore –A quanto pare allora, secondo te per me la tua vita non vale più di quella dei nostri nemici?- esclamò.
 
Poi riprese la spada che aveva abbandonato a terra e si avventò contro di lui sferrandogli un fendente che quello parò soltanto sollevandosi in volo, ed evitandolo appena mentre lo guardava sorpreso.
Non era da lui usare quel tipo di violenza, ma lo scontro diretto era l’unico modo per far ragionare Genesis e … per non pensare a tutta quella confusione che all’improvviso si era impossessato di lui, gettandolo nel panico che a questo punto si rese conto di non poter più controllare.
Per la prima volta, Angeal Hewley stava vacillando sotto il peso schiacciante degli eventi.
Succede anche ai più desti, l’aveva sempre saputo. Ma viverlo sulla propria pelle era molto diverso.
 
-Non osare mai più dire una sciocchezza del genere!- ringhiò minaccioso, guardando in alto verso il rosso.
-E’ la verità, Angeal.- ribadì però quello, tristemente –E che tu lo voglia o no, ci sei dentro fino al collo come me.-
-Basta, smettila!- urlò allora lui, che non ce la faceva più a sentirlo parlare così, scagliandogli contro un fulmine usando una materia.
 
Anche stavolta Genesis lo scansò, spostandosi dietro di lui e planando di nuovo a terra, alle sue spalle.
 
-Tu sei fuori di testa, Genesis!- ribadì, stavolta con meno veemenza ma con voce tremula, scuotendo il capo più volte –Prima l’invidia verso Sephiroth, poi l’insoddisfazione contro il reparto e adesso la diserzione.- tacque, respingendo testardamente un groppo di lacrime –La tua è follia…-
 
Ma in risposta Genesis tornò sorridere, amaro e impietosito, per l’ennesima volta.
 
-Sephiroth …- ripeté, puntando pensieroso i suoi occhi ancora su di sé e poi tornando a guardarlo, dopo un breve istante di nostalgico silenzio –Ci siamo dentro tutti e tre.- disse allora, preparandosi a rivelare quella verità che finalmente … non sarebbe stata più soltanto sua –Non lo capisci che ci hanno usati, e continueranno a farlo fino a che non ci vedranno morti? Magari …- aggiunse continuando a mostrarsi calmo, ma rincarando la dose – Saranno proprio loro a ucciderci, facendolo passare per un incidente sul campo.-
-Non voglio ascoltarti.- tagliò corto caparbiamente l’altro, voltandosi e facendo per riprendere la via del ritorno.
-Devi farlo, Angeal!- lo richiamò allora Rhapsodos, assumendo quel tono di voce di comando così autoritario, lo stesso che usava con le sue reclute disobbedienti per incutere loro quel po’ di sano timore che li avrebbe addomesticati.
 
Il moro si fermò, non tanto per quel timore ma per il tono diverso di voce che aveva riconosciuto. Era drasticamente cambiato, oberato e spezzato da una nota di amarezza e forte … dolore.
Si, un dolore talmente atroce da rendere quella voce di solito ferma quasi straziata, e la mente folle.
Si voltò e lo vide come non lo aveva mai visto, neanche una volta in vita loro. Sull’orlo delle lacrime.
Il sorriso era sparito dal suo volto, gli occhi si erano fatti lucidi e la Rapier stretta a malapena nella mano destra toccava miseramente il suolo. Sentì il cuore stringersi in una morsa, forse la più dolorosa mai provata in tutta la sua vita.
 
-Angeal …- gli disse, quasi supplicante –Tutti questi strani eventi, tutta la nostra vita e il fatto che i nostri destini siano così finemente incrociati, che i nostri genitori non ce l’abbiano impedito nonostante le apparenze da mantenere, le nostre diverse condizioni sociali. – infine rincarò la dose, allargando le braccia verso di lui quando lo vide scuotere ancora il capo titubante, mentre compieva di nuovo un passo indietro senza staccarsi dai suoi occhi – Perfino la nostra promozione a 1st, così rapida, e il particolare accorgimento che tutti gli scienziati della Shinra avevano nei nostri confronti. Tutto questo …- si fermò, smettendo di avanzare e ritrovandosi faccia a faccia con lui, il suo vecchio amico d’infanzia –Non ti dice nulla, Angeal? Proprio nulla?-
 
Hewley rimase in silenzio, turbato.
Stavolta … Genesis era ragione. Lo vide avvicinarsi a lui e supplicarlo con quel tono di voce come se fosse davvero suo fratello, il suo unico vero fratello, esattamente come aveva sempre fatto.
La sua mente tornò indietro alla loro infanzia, e lo rivide seduto accanto a lui mentre le lacrime per la morte di suo padre rigavano il suo viso. Il calore di un suo abbraccio, la sicurezza di quegli occhi testardi. In fin dei conti, Genesis era sempre stato vicino a lui come un vero amico, e lui aveva sempre agito per ripagarlo.
Anche adesso, con la convinzione di poter farlo ragionare.
Ma quel tono di voce, quelle … quelle lacrime che facevano scintillare di più quegli occhi color mako.
Lo convinsero ad ascoltarlo, anche se s’impose che non avrebbe creduto neanche ad una sola parole di fra quelle che avrebbe udito. Neanche una.
 
-No.- continuò a ribadire proprio per questo, seguitando a mostrarsi contrariato anche se, in  fondo al cuore, non sapeva neanche più se esserlo davvero.
 
Era come aveva auspicato Genesis. Lo avrebbe compreso, prima o poi, dopo aver saputo.
E proprio per questo a quel punto leggendo nell’indecisione della sua voce un’opportunità, Rhapsodos colse l’attimo e sorrise, alzando lo sguardo sopra la selva, verso il cielo trapunto di stelle.
Si staccò da lui, voltandosi.
 
-Neanche a me dicevano nulla.- ribadì –Poi un giorno sono entrato in possesso di alcuni documenti, carte importanti riguardanti i biechi affari di quegli scienziati …- aggiunse abbassando il volto e tornando a rivolgersi a lui.
-Chi te le ha date?- lo apostrofò Angeal.
-Questo non ha importanza.- replicò pazientemente lui, scuotendo il capo –L’importante è che lì dentro c’era scritto il nostro destino, e la risposta che cercavo.-
-Quale risposta?-
 
Il rosso si fermò a guardarlo, il suo sorriso si accentuò, gli occhi tornarono a brillare lucidi.
 
-La risposta a tutte quelle domande che prima o poi arriverai a farti anche tu … quando ti spunterà un’ala simile a questa, e comincerai a chiederti che razza di essere sei sempre stato senza saperlo.- soggiunse, allargando le braccia e l’ala nera con esse, e alzando altero il capo –Quando ti accorgerai che tutto intorno a te sta cambiando, e tu puoi solo aggrapparti alla speranza di un miracolo …-
 
“E di una morte felice, da libero.” Pensò dentro di sé, ma senza aggiungerlo. Angeal non avrebbe retto ad un’altra di quelle parole.
Difatti, lo ascoltò quasi terrorizzato quelle parole, sconcertato e incredulo.
 
-Che cosa stai dicendo, Genesis?- mormorò infine, più rivolto a sé stesso che a lui, scuotendo sempre più piano la testa e abbassando gli occhi.
 
E a quel punto al rosso non restò che esibirsi nelle sue ultime battute, prima di chiudere il sipario su quel primo atto, preludio di molti altri tragici eventi che di lì a poco li avrebbero coinvolti.
 
-Vieni con me.- lo invitò, tornando ad avvicinarsi –Te lo farò vedere con i tuoi stessi occhi.-
-No!- si oppose quello, riscuotendosi e indietreggiando bruscamente –Non diserterò se è questo che vuoi!- ribadì, deciso e caparbio –Tu forse avrai altre cose a cui pensare, ora, ma io devo ancora proteggere l’unica cosa che mi resta. Il mio onore e il mio nome.-
 
Genesis scosse tranquillo il capo, sorridendogli pacifico.
 
-Non ti sto chiedendo di disertare con me.- lo tranquillizzò –Ti sto solo chiedendo di dedicarmi un po’ del tuo tempo, tutto qui.- insistette ancora, supplicante –Questione di giorni, massimo di un paio di settimane. Forse addirittura di ore.- si fermò, per dargli l’opportunità di scrutarlo e pensare –Dammi solo un’occasione per dirti quello che so … poi deciderai tu stesso cosa fare. Come ho fatto io …-
 
Angeal sospirò, affranto.
 
-Genesis …- provò a opporsi un’ultima volta.
 
Ma quello non si perse d’animo. Era troppo importante, per pensare di farlo. Erano fratelli.
 
-Pensaci Angeal. Per favore.- lo implorò.
 
E a quel punto lui si scurì in volto, indeciso e preoccupato.
Cosa voleva Genesis da lui? Perché all’improvviso tutte quelle domande, tutti quei dubbi? E poi … se fosse andato con lui, cosa avrebbe fatto o pensato Zack di lui?
Non era ancora pronto per combattere da solo, in situazioni così critiche. Non voleva lasciarlo solo così, senza sapere se poi sarebbe potuto ritornare o meno. Quella situazione rischiava di prendere una piega inaspettatamente drammatica, ma non poteva neppure lasciare andare il suo migliore amico così, incontro alla sua follia senza neanche provare a fermarlo. Del resto era per questo ch’era giunto lì, per ritrovarlo e convincerlo a tornare.
Poteva ancora aiutarlo a redimersi, ma … cosa aveva intenzione di dirgli? Che cosa avrebbe scoperto se lo avesse seguito?
Forse … la domanda giusta da farsi era un’altra.
Tu, Angeal Hewley, sei pronto alla verità?
Restava … ancora un’ultima questione da chiarire, prima di decidere.
 
-Dove hai intenzione di andare?- domandò.
 
Genesis sorrise, tranquillo e malinconico, senza riuscire a nascondere la contentezza nel sapere di essere riuscito a convincerlo almeno ad ascoltarlo.
 
-Dove tutto è iniziato, amico mio …- rispose calmo –A Banora.-

 
   
 
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