Film > The Big Four
Segui la storia  |       
Autore: P h o e    04/08/2017    5 recensioni
Cross-over | M e r i c c u p
Sono passati quattro anni da quando la storia dell'orso Mor'du aveva sconvolto l'intero Dumbrok e coinvolto la regina Elinor.
Merida è finalmente libera di intraprendere la strada che più desidera, senza l'impegno di matrimoni o fidanzamenti di alcun genere.
Ma la storia si ripete come un terribile incubo quando Elinor consegna alla figlia una proposta di matrimonio da parte di un ricco nobile che promette prosperità al Regno in cambio della mano della principessa.
Cosa succederebbe se Merida venisse guidata, invece, da un destino completamente differente?
E se quel destino la portasse proprio da un Drago nero come la notte?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hiccup Horrendous Haddock III, Merida
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Under the clouds
Chapter XXIII: United we stand.




 
Merida boccheggiò, senza riuscire a proferire parola.
Tutti e tre, Gambedipesce, Hiccup e lei si scambiavano sguardi preoccupati e ansiosi e l'unica principessa in stanza si lasciò cadere sul letto sospirando consapevole che prima o poi sarebbe giunta quella sorte a Berk. Sentiva la testa rimbombargli di rimorsi di quel maledetto giorno in cui era fuggita da quel destino crudele /e per cosa poi?/ per concedersi un'altra occasione e avere la possibilità di essere felice.
Ma Hiccup che stava intuendo ciò che torturava Merida, la fulminò, consapevole che tutto ciò per cui lei si incolpava era in realtà opera di un uomo meschino che mirava al potere.
Guardò Gambedipesce pensieroso e poi gli chiese semplicemente di andare a radunare i draghi, rassicurandolo che avrebbe parlato lui al suo popolo. L'altro obbedì e muovendosi con una corsa pesante e affannata, sparì dalla vista di Hiccup.
Quest'ultimo voltò lo sguardo verso Merida e lei si aspettò /come forse era giusto che doveva succedere/ di essere cacciata con l'ordine di far tornare indietro il suo esercito, che forse suo non era più.
Ma non fu così, perché Hiccup le si avvicinò e le loro iridi si mescolarono, diventando tutt'uno. Avevano sempre avuto quell'intesa, quel legame che il castano sapeva di non aver mai avuto con Astrid, sebbene conoscesse Merida da molto meno.
E Merida poteva leggere fiducia cieca nei suoi occhi.

«Hiccup io...» iniziò lei rammaricandosi.
«Non c'è più tempo» disse Hiccup con aria inquieta, appoggiando una mano sulla sua spalla e bloccando il corso dei suoi pensieri, «Norman sta arrivando qui e non ho tempo per pensare ad una strategia.»
Merida si asserì, rilassando le sopracciglia: avrebbe voluto rassicurarlo che lei era dalla sua parte e che avrebbe fatto di tutto per impedire che non ci fossero morti a Berk, anche se forse era una promessa un po' affrettata.
«Se sono ancora vicini al nido di quei Tagliaboschi, sono abbastanza certo che passeranno tra le due pareti di roccia nel mezzo di un burrone» spiegò calmo e ingegnoso, ma Merida deglutì all'idea di ciò che avrebbe seguito quella spiegazione, così Hiccup si affrettò a continuare.
«Lo so che tra quei cavalieri c'è tuo padre e molte persone a te care, non intendo far franare le pareti, voglio solo precederli e bloccare loro la strada così da avere un vantaggio»
Merida sembrò calmarsi e annuì, alzandosi seguita da un rantolo di dolore che emise a causa della ferita che ancora non era completamente guarita, anzi si stagliava sul suo fianco leso. Hiccup seguì con lo sguardo la mano di Merida e la pregò di riposare, almeno quanto poteva — sempre se rimaneva ancora tempo.
Si allacciò alla svelta quelle cinghie dell'armatura che aveva lasciato aperte, inconsapevole di dover prendere parte ad una guerra così imminente e guardò fuori, contrastato dalla luce del sole che ancora dardeggiava fuori.
Avrebbero potuto volare, spostarsi e lui avrebbe potuto proteggere Merida senza che nessuno dei suoi rischiasse la vita o perdesse qualche arto, ma stavano giungendo al villaggio e il prezzo da pagare era troppo alto, lui non se la sentiva di chiedere a suo padre di abbandonare Berk, era casa loro.
Mosse qualche passo per uscire e Merida lo seguì fuori, contro il volere del ragazzo che aveva insistito affinché lei riposasse.
Una volta fuori dall'abitazione in pietra, Sdentato balzò giocoso davanti a loro, probabilmente felice di vedere che Merida stava bene. Ma la sua aria spensierata durò ben poco nel vedere l'espressione sul volto del padrone. Era incredibilmente intelligente, pensò Merida, appoggiandosi alla gamba di Hiccup e fissandolo mentre già sedeva sull'amico fidato.
«Stai attento alle frecce» lo avvertì, preoccupata di doverlo lasciar andare, infatti le sue dita si chiusero attorno alla stoffa dei pantaloni di Hiccup, rovinata e verde bottiglia.
Hiccup annuì, ma lei non lasciò la presa.
«So a cosa stai pensando e penso che ti sbagli» disse Hiccup, alzandosi appena l'elmo per poterla guardare negli occhi, «Nessuno dovrebbe abbandonarsi ad un destino così»
«Torna» rispose semplicemente Merida, il suo tono tradiva una nota di disperazione e Hiccup si riabbassò l'elmo, mentre lei si allontanava e lui prendeva il volo, sempre più in alto, alzandosi nel cielo con Sdentato che si muoveva rapido come una libellula.
In meno di pochi istanti la macchiolina nera era svanita, ma Merida rimase lì ad oltranza. Ora sapeva cosa fare.

Dinanzi alla notizia di Gambedipesce, totalmente incapace di avvertire di un pericolo senza dare nell'occhio o scatenare il panico, Stoick dovette combattere duramente per ottenere qualche istante di silenzio. La folla lo accerchiava: Uomini, ragazzi, ragazze, mamme con i loro bambini, e Stoick passava il suo sguardo su ciascuno di loro con aria solenne, perché era questo che un capo doveva fare anche quando le cose si mettevano male: doveva infondere sicurezza.
Gambedipesce era in piedi tremante, affianco al capovillaggio che tentava di riportare quel poco che Hiccup gli aveva detto, ma più che informarlo, sembrava esasperarlo e di fronte all'agitazione palpabile di Stoick la folla non poteva che bisbigliare opinioni contrastanti.
Stava diventando una vera osteria, fino a quando una gonna candida non frusciò contro il terreno, aprendosi un varco tra le persone, le quali si zittirono al suo passaggio. Una chioma di capelli ricci e rossi come le fiamme fluttuavano a mezz'aria, arrivando davanti a Stoick e prostrandosi in un umile inchino. 
Quest'ultimo guardò la ragazza che poche ore prima ancora riposava e cercò con lo sguardo il figlio, ma lei anticipando la sua domanda si voltò verso la folla, in modo da rivolgersi anche agli abitanti di Berk.
«So cosa vi state domandando» iniziò, senza alcun tremolio nella voce a differenza di Gambedipesce, «Perché a voi? E me lo domando anch'io, perché un popolo così rispettabile e fiero che cavalca creature considerate leggendarie si ritrova nel mezzo di una guerra?»
Emise un lungo respiro mentre la folla l'ascoltava con il fiato sospeso.
«Io lo so, è colpa mia» a quel punto da destra a sinistra si sollevarono brusii incomprensibili e contrariati da cui Merida captò varie esclamazioni, ma li lasciò sussurrare, sapendo bene di meritarselo in parte. Poi, però, Stoick alzò una mano e mise a tacere tutti con la sua voce possente.
«Io non mi ero persa come ho fatto credere a tutti, io ho mentito per scappare ad un matrimonio di convenienza. Non volevo accettare l'idea di sposare l'uomo che ora è in sella ad un cavallo in prima fila e guida l'esercito del mio popolo qui a Berk, ma vi prego di non farne una colpa a loro, fatela a lui, o fatela a me» disse con coraggio, pronta ad affrontare qualsiasi pregiudizio, «Ma l'uomo che sta arrivando qui è spietato e io ho potuto conoscerne la faccia, la sua vera faccia, non quella che utilizza per ingannare mio pare e mia madre. So che non si fermerà di fronte a nessuno, vuole il mio regno, vuole regnare e probabilmente dopo cercherà di avere altre mogli, cercherà altri regni da soggiogare con le sue maschere, finché non diventerà invincibile e magari arriverà anche qui e io... io lo so che non avrò più la vostra fiducia, so che nessuno vorrà più affidarsi a me /lo capirei/ ma voglio evitare che tutto questo finisca in una coltre di fumo, preceduto dalle fiamme, perché è questo che farà: Brucerà tutto ciò che intralcerà il suo cammino e io, Merida Dunbroch e figlia del re Fergus delle Highlands voglio combattere al vostro fianco!»
Le persone, i vichinghi la guardavano senza fiato, nessuno aveva più bisbigliato o distolto lo sguardo, così approfittando del silenzio che aleggiava attorno si voltò velocemente verso Stoick e si inchinò, stavolta piegandosi sulle ginocchia e chinando il capo così profondamente che se si fosse abbassata ancora avrebbe toccato la terra con il naso.
«Perdonatemi» aggiunse, seguita da momenti di silenzio. Non aveva menzionato Hiccup, non aveva detto a nessuno che lui era partito per guadagnare del tempo, sapeva di dover contare solo sulle sue forze e che quelle parole le facevano onore, ma non sapeva se Stoick sarebbe stato clemente.
Nonostante il dolore al fianco rimase inchinata ad estirpare le sue colpe e ad aspettarsi qualsiasi tipo di trattamento, non voleva doversi riparare ancora dietro le spalle di Hiccup e non le interessava più la propria sorte, ora le sue priorità erano altre.
E le sue priorità non erano di certo combattere nella menzogna.
Ma a destarla dai propri pensieri fu una lama di ferro a posarsi sulla sua spalla e lei si voltò d'istinto a guardarla: Era una spada.
A primo impatto pensò che Stoick intendesse giustiziarla, ma poi le sue parole le alleggerirono l'anima: «Alzati, principessa Merida di Dunbroch e guidaci»
E fu lì che Berk applaudì.


 


 

Nota autrice:
Mi crogiolavo nei miei pensieri, nei miei sensi di colpa per non aver aggiornato per oltre due anni e poi boom! Mi sono messa a scrivere il capitoloin una sera.
No, seriamente... Dire che mi dispiace è troppo poco, quindi vi do il permesso di insultarmi ammesso che ancora qualcuno stia seguendo questa storia sigh 


 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Big Four / Vai alla pagina dell'autore: P h o e