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Autore: Luxanne A Blackheart    04/08/2017    1 recensioni
Nella Londra vittoriana un affascinante uomo proveniente dall'India, un benestante e facoltoso Lord imparentato con la regina, si trasferisce in uno dei quartieri più ricchi e alla moda dell'epoca.
Lui e la sua famiglia si adatteranno alla vita sociale inglese, partecipando a balli reali e alla vita mondana dell'epoca.
Da lontano sembrano perfetti con i loro vestiti costosi, i bei sorrisi affascinanti e i modi di fare garbati. Ammalianti come un serpente prima di attaccare.
Ma sotto quella apparenza di perfezione c'è di più...
Il loro aspetto cela qualcosa di raccapricciante e orribile.
Grida e strani versi si odono nella buia e fredda notte; sangue, sospiri, affari di malcostume e morte incombono sulla loro bella casa e su chiunque osi avvicinarli.
In una Londra sporca, popolata dalla volgarità, dal malaffare, dal sangue e dalla morte la famiglia Nottern saprà trovarvi la dimora ideale.
E voi, saprete farvi conquistare dalla Famiglia del Diavolo?
Genere: Dark, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Capitolo undici.
Tradizioni e licantropi.

“Abbiamo condannato il lupo non per quello che è, ma per quello che abbiamo deliberatamente ed erroneamente percepito che fosse – l’immagine mitizzata di uno spietato assassino selvaggio -. Che, in realtà, non è altro che l’immagine riflessa di noi stessi.”
(Farley Mowat)





Tanti secoli addietro, prima della scoperta dell'America e quando esistevano ancora i vichinghi, i vecchi dei stavano lentamente scomparendo a favore di un unico Dio, quando c'erano le tradizioni, quando l'uomo credeva a tutte le leggende e a tutte le storie che le vecchie vedove cantavano al fuoco, Vladimir e Camille, allora conosciuta come Mina, si erano appena incontrati.
Lui era un signore di una certa importanza, mentre lei una semplice contadina, ma molto ribelle e disobbediente. Si erano incontrati per caso durante il giorno del raccolto e fu amore a prima vista per entrambi.
Vlad e Mina cominciarono così una relazione segreta, incontrandosi nei boschi di notte e andandosene sulle prime luci dell'alba; consumavano il loro amore fra gli alberi, l'aria fredda notturna e sotto gli sguardi degli dei. Erano felici solo quando stavano insieme e nessuno avrebbe potuto fermarli, almeno fino al giorno in cui Vlad avrebbe sposato, per volere della famiglia, una ricca vedova e Mina un brutto e vecchio fabbro.
Ma non era abbastanza per loro. A nessuno dei due bastavano quei momenti; volevano vivere assieme alla luce del giorno, sposarsi, crearsi una famiglia e vivere per sempre assieme, perché il loro amore sarebbe durato per secoli.
Così, quando Mina rimase incinta di Roman e lo disse a Vlad, decisero di fuggire dal loro piccolo villaggio e rifugiarsi nell'unico posto in cui potevano essere se stessi: nei boschi; anche se ciò significava perdere tutte le ricchezze e un futuro sicuro e duraturo, ma infelice e l'una lontana dall'altro.
Si rifugiarono in una caverna dopo giorni di cavalcata stancante, senza cibo, né acqua, ove trovarono una sorgente dall'acqua fresca, ma di un blu talmente scuro e magnetico, da non sembrare reale. Essa era situata in una caverna, nascosta da decine di alberi ed era quasi impossibile trovarla.
Assetati e affamati, si dissetarono dalla sorgente, bevendo avidamente e sentendo la freschezza di quell'acqua rigenerarli da capo a piedi. Talmente era invitante che decisero di immergersi nella piccola piscina naturale, presente accanto alla sorgente.
“Sono convinto che noi due staremo insieme per sempre e se c'è un tempo dopo di esso, amore mio, staremo insieme anche in quel tempo. Solo io e te.”
Dalla sorgente cominciò a sgorgare un liquido rosso, diverso per odore e consistenza dall'acqua.
Sangue. Sangue bollente, infernale, malvagio, che circondò i due amanti e li bruciò fino alle ossa, fino all'anima, non lasciando altro che pelle bruciata e urla insopportabili.
La grotta si illuminò all'improvviso di una luce ugualmente potente e bollente, che fece esplodere loro gli occhi.
Una voce sensuale, un mix tra quella maschile e femminile, sussurrava un'unica frase in tutte le lingue del mondo.
“Siete stati scelti e adesso vivrete per il resto dell'eternità insieme ai vostri figli.”
Questo fu tutto ciò che successe prima che Vlad e Mina perdessero i sensi, completamente carbonizzati e senza occhi.
Si risvegliarono qualche giorno dopo, in forma, più in forze di prima e con tutti i sensi amplificati. Potevano sentire tutto e di tutto dieci volte meglio.
Sembravano essere ritornati alla normalità, se non fosse stato per due fattori. Il pancione di Mina era aumentato all'improvviso, arrivando dal terzo mese di gravidanza al nono ed entrambi avevano una intensa voglia di sangue. Questa loro sete era tale che decimarono tutti gli animali presenti nel bosco, partendo dai roditori arrivando fino ai volatili.
Si sentivano come un dio, forti, potenti, invincibili, ma allo stesso tempo schiavi della loro sete.
Decisero, soprattutto dopo la nascita di Roman, nato perfettamente sano e con le stesse abilità e debolezze dei genitori, di spostarsi e ritornare al loro villaggio. Tutti sarebbero caduti ai loro piedi.
E fu proprio in quell'istante che le bestie che avevano per troppo tempo celato, riemersero. Tutto l'odio, l'egoismo, la vendetta verso quella gente si riversarono nella sete di sangue. In poche ore il villaggio, compresi i loro stessi parenti, vennero decimati e rasi al suolo dalla loro malvagità.
E più passavano i secoli, man mano che i membri si aggiungevano, le tradizioni cambiavano, gli dei diventavano un unico Dio e le leggende venivano dimenticate dagli umani, più i 'Nottern' si creavano nemici in tutto il mondo.
Vennero soprannominati la Famiglia del Diavolo, perché i pochi che riuscivano ad avvicinarsi o a scampare alla loro sete omicida, vedevano cos'erano in realtà e cosa riuscivano a fare.
La nascita della Confraternita, formata da lupi mannari e streghe bianche, fu un effetto collaterale del caos che creavano ogni secolo. In quanto protettori della natura e dell'umanità, la Confraternita aveva il compito di fermarli e rendere la loro anima di nuovo bianca, pura, eliminando tutto quel marciume. Ma anche essa con il passare dei secoli, diventò marcia, compiendo cose indicibili, quanto quella dei Nottern, pur di raggiungere il loro obbiettivo.
Nessuno nasce completamente puro di cuore, tutti possediamo della malvagità dentro di noi.




Jean e Charles, approfittando della confusione data dai ricevimenti, si appartarono in una delle camere che Dorian, odioso e pompato cognato del primo, aveva messo a disposizione per gli ospiti. Quell'uomo possedeva quasi mezzo quartiere, se non fosse stato ricco più di lui, Jean lo avrebbe ammirato e invidiato al tempo stesso.
Era Charles ad andare avanti, mentre salivano le scale, e lo teneva per mano. Jean sorrideva, quasi senza accorgersene, e lo udiva parlare, raccontare ciò che era successo in quelle ore nelle quali non si erano visti. Stranamente a Charles succedeva sempre qualcosa che valeva la pena raccontare.
Jean lo guardava e lo ascoltava mentre raccontava di quella volta che aveva visto una giraffa e della cultura che c'era in Africa; ma il perché fosse passato a quell'argomento, non lo sapeva.
Gli piaceva solamente sentire il suono della sua voce e nel concertarsi solamente in essa, perdeva molto spesso ciò che gli veniva detto.
“Adesso basta parlare, Charles. Sei diventato un insopportabile chiacchierone.”
Quando arrivarono sul pianerottolo, che portava alle camere degli ospiti, Jean lo afferrò per la giacca e lo baciò con foga. Sentì Charles sorridere e le sue mani gentili accarezzargli la schiena gentilmente.
“Non avevi detto di voler fare le cose con calma, secondo le tue regole, e che dovevamo essere solo amici?”
“Sta' zitto, prima che cambi idea e ci lasci in bianco.”
Charles sorrise, spingendolo contro una delle porte lasciate aperte, che venne richiusa subito dopo con un tonfo.
Ricominciarono a baciarsi e nella foga, nella passione, preso dal momento e dal sentimento che nutriva verso Charles, Jean mutò forma e con i canini affilati bucò il labbro del suo amante.
Charles sobbalzò, guardandolo sorpreso, mentre si tamponava la bocca ferita e piena di sangue e Jean, resosi conto di ciò che aveva fatto, si affrettò a girarsi per riprendere il controllo.
“Cazzo, cazzo, cazzo! Scusami, Charles, non volevo ferirti. E' meglio che vada...”
“Non osare varcare quella porta!”, Charles lo rincorse, afferrandolo per la manica della giacca e costringendolo così a voltarsi. Aveva ancora gli occhi rossi, occhi da predatore, da demone... cosa che lui era in realtà, ma che il suo Charles non avrebbe dovuto scoprire, non in quel modo almeno.
Sarebbe fuggito da un momento all'altro, si disse Jean, lo avrebbe perso per sempre, sarebbe ritornato ad essere solo e probabilmente sarebbe impazzito come Will.
Ma lui non scappava. Charles lo guardava, ancora con la mano stretta intorno alla sua manica.
“Perché non scappi?”
“Perché so che cosa sei, Jean e non mi importa.”, gli si avvicinò, baciandolo su una guancia e facendolo accomodare sul letto dalle lenzuola nere. “Adesso ti mostrerò una cosa, ma tu non dovrai scappare da me o almeno non mi lasciare per sempre.”
“Cosa c'è di peggio del mio essere un essere maledetto dal Signore?”
“Adesso lo vedrai.”, Charles lo baciò velocemente sulle labbra e gli sorrise in modo angelico. “Per portarmi fortuna.”
Jean annuì, guardandolo attentamente.
In pochi secondi i suoi occhi si tinsero di un rosso innaturale, la sua faccia divenne pelosa e dai tratti canini, la sua bocca si riempì di denti affilati, lunghi, tutti uguali e le sue mani lasciarono il posto a zampe che terminavano con artigli affilatissimi.
“Licantropo.”, Jean boccheggiò, allontanandosi. “Sei un dannato licantropo! Il mio acerrimo nemico, l'unico morso che è in grado di uccidermi. E come se non bastasse sei un dannato licantropo che lavora per quella dannata Confraternita!”
Gli unici uomini lupo ad avere occhi rossi e denti talmente appuntiti erano quelli della Confraternita e Jean poteva riconoscerli ovunque, poiché erano stati loro a crearsi i loro stessi nemici.
I licantropi della Confraternita sono 'puri', ciò vuol dire che nessuno di loro è mai stato trasformato senza la loro volontà. Tutti, prendendo spunto dalle leggende popolari, hanno bevuto da una pozzanghera a forma di zampa di lupo con la luna piena, vestiti con pelliccia di lupo, la quale è stata a sua volta cosparsa di belladonna. In questo modo hanno trasmesso a loro stessi e a tutti i loro discendenti il gene del lupo mannaro, che può essere attivato solo nel momento in cui, trasformatosi sempre per loro volontà, con la luna piena, uccidano una creatura.
“Jean, calmati... Posso spiegarti tutto.”
“Che cosa dovrei fare ora? Ucciderti per amor mio e della mia famiglia o far finta di niente per amor nostro?”, Jean si alzò, gironzolando per la stanza, nervoso. “Sono stato io ad avvicinarti a loro! E tu non hai idea di che cosa ci avete fatto passare!”
“Lo so, sono uno di loro, Jean. Ma non voglio farti del male, non potrei mai! Non dopo tutto questo tempo passato assieme.”
“Era il 1679 quanto Lucille, la mia dolce sorellina, Francisco ed io siamo stati rinchiusi in una chiesa, con dei bambini e delle donne e ci è stato messo fuoco, Charles. Francisco, il nostro fratello più piccolo, perché aveva solo sedici anni quando è accaduto, è morto per colpa vostra. Non aveva preso ancora nessuna anima.”, Jean fece una pausa. Ricordare quel momento era sempre doloroso. “Sentiamo ancora le sue urla nelle orecchie la notte e quelle dei bambini e delle donne. Sento ancora il fuoco bruciarmi il corpo, la voce disperata dei miei fratelli, di William soprattutto, che cercava in tutti i modi di aprire una porta sigillata con la magia per salvare la sua dannata famiglia. Si spezzò tutte le ossa della spalla e delle braccia quella sera, per salvarci, e ci impiegarono una settimana per rimettersi apposto... Come posso far finta di niente, sapendo che la tua gente, che crede di essere tanto buona, che dovrebbe riportarci verso la luce, compie cose talmente orribili?”
“Io non ero nato, Jean. Io, ti giuro su Dio, che non ti farei mai una cosa del genere perché ti amo. Ti amo come non ho mai amato nessun altro. Dal primo momento in cui ti ho visto, ho capito che non avrei in alcun modo potuto ferirti, anche se significava fare del male alla mia stessa Confraternita.”
Jean sorrise, lasciandosi abbracciare dal ragazzo. Potevano semplicemente restare stretti così per sempre? Chiedeva troppo?
“Hai detto di amarmi e il mio cuore ha ricominciato a battere per pochi istanti.”, ammise Jean, sorridendo imbarazzato. “Se mi hai mentito, giuro che ti stacco la giugulare a morsi.”
“Non potrei mai.”, Charles si avvicinò, ormai tornato normale, e lo baciò dolcemente, trasmettendogli attraverso il suo calore tutto l'amore che provava nei suoi confronti. “Riprenderemo l'argomento, ma adesso ritorniamo a ciò che stavamo facendo.”
“Mh, buona idea.”
Sarebbero ritornati sull'argomento più tardi e ne avrebbero parlato seriamente, ma Jean sapeva che avrebbe fatto finta di non sapere nulla, perché, suo malgrado, amava quel dannato licantropo.
















 
   
 
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