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Autore: Sameko    04/08/2017    2 recensioni
Una Genocide rimasta incompleta.
Una Pacifist che si prospetta essere quella definitiva, quella che assicurerà il lieto fine a lungo sperato.
Ma gli ingranaggi erano già stati messi in moto da tempo. Fili che dal passato tendono verso il presente aspettano di intrecciarsi con un futuro ancora incerto. Ed è ora che iniziano le sfide più difficili, in cui anche una mano amica in più può fare la differenza.
L’importante è non perdere mai la propria determinazione.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chara, Frisk, Sans, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 21: Bugiardo

 



Come se il mondo avesse avuto un improvviso spasmo, Sans si ritrovò a sbattere le palpebre davanti ad una scena che fece fatica a riconoscere e, soprattutto, a collocare all’interno della sua memoria.
Quello spasmo, quel sobbalzo nel normale scorrere del tempo, doveva essere stato provocato dal potere di Frisk, di questo ne era certo.
Negli istanti immediatamente successivi, la sua mente gli fornì i tasselli mancanti che la rendevano così confusa e priva di un qualcosa che, all’inizio, non era stato in grado di determinare. I ricordi dell’apparizione di Gaster, delle sue parole, dell’angoscioso destino che era toccato a suo fratello, ogni immagine che riguardasse quel farabutto, era rimasta impressa nella sua memoria come un marchio incancellabile, contro cui persino i poteri di Frisk non avevano potuto nulla. Gaster era oramai un’entità al di fuori del tempo, che non poteva essere soggetta alle sue influenze, ed esattamente come i suoi incontri notturni con l’ex scienziato, anche le memorie di questi minuti dovevano essere rimaste impresse nella sua mente per il medesimo motivo.
Sbatté le palpebre, mettendo finalmente a fuoco le paludi di Waterfall, i segni della precedente battaglia spariti, il rumore quieto dell’acqua era un mormorare di timide voci che attutiva un poco il silenzio. I suoi occhi si spalancarono quando vide il corpo di Papyrus riverso a terra, a faccia in giù contro il terreno, immobile.
Corse immediatamente al fianco dell’altro scheletro e, con mani tremanti, lo sollevò per il busto con tutta la forza che riuscì a raccogliere per vincere la stanchezza che si stava portando dietro già da molte ore.
« P-Papyrus… Paps… mi senti? » Sussurrò, scuotendolo leggermente per una spalla, sperando davvero nella sua anima che Frisk non avesse fissato quel maledetto salvataggio al momento sbagliato. Avrebbe voluto evitare di vivere un altro reset, i ricordi che aveva acquisito in questa linea temporale erano troppo importanti perché potesse permettersi di perderli… ma suo fratello… suo fratello veniva prima di tutto questo, sarebbe sempre venuto prima di qualunque altra cosa. E se… e se non si fosse risvegliato a breve, Sans non era disposto a vivere senza di lui solo per una manciata di ricordi, di misero valore se confrontati alla vita di suo fratello.
« P-Pap… »
Aveva pronunciato di nuovo quel nome con più tremore di quanto ne fosse stato consapevole.
Ancora nulla… poteva essere… non poteva essere troppo tardi, vero…?
La testa di suo fratello si reclinò all’indietro, rivelando la presenza di incrinature tanto estese lungo il suo collo che Sans boccheggiò di riflesso. Il riavvolgersi del tempo aveva cancellato Gaster e la sua presenza dalla storia… ma non aveva potuto cancellare le ferite che aveva lasciato al suo passaggio.
Papyrus, in quel momento, strinse debolmente le palpebre, prima di sollevarle e puntare le proprie orbite in quelle del suo frastornato fratello maggiore, che lo stava fissando con occhi colmi di sollievo.
« Sans? » Sussurrò il minore e il solo sentire il suo nome pronunciato da quella voce diede come nuova vita all’anima di Sans.
« Paps, sono qui, ci sono. » Replicò immediatamente lui, rapido nel risollevare gli angoli del sorriso che era quasi divenuto una desolante smorfia. Le sue mani si avvolsero brevemente attorno al torace dell’altro scheletro, tenendolo stretto a sé per qualche istante, concedendosi quei pochi attimi necessari ad appacificarsi con l’idea che quanto era successo non aveva avuto ripercussioni su una delle persone a cui teneva di più al mondo.
Papyrus rispose altrettanto con un sorriso, incerto e un po’ tremolante, prima di tirarsi a sedere con le sue sole forze, costringendo l’altro ad arretrare per permettergli il movimento.
« Sans, che mi è successo? Mi sento… disorientato? » Domandò, prima che di portarsi una mano guantata dietro al cranio, a sfiorarsi le crepe che rendevano ruvida ed irregolare la superficie del suo collo.
D’istinto, Sans gli prese il polso prima che le dita di Papyrus potessero tastare ulteriormente il punto incriminato e ci mise solo l’istante successivo a comprendere che il tremolio che aveva sentito era provenuto dal suo di polso – e non da quello di suo fratello. Poteva provare a spiegare a sé stesso che aveva solo temuto che Papyrus si facesse inavvertitamente del male… ma la ragione era, bensì, un’altra: un brivido freddo ed estenuante gli aveva percorso la colonna vertebrale al ricordo di quanto, con una semplice e facile pressione, quel collo si sarebbe potuto facilmente rompere, stroncando la vita del suo fratellino in un battito di palpebre. Ma non era stata una pressione eccessiva ad uccidere Papyrus… era stato… era stato il suo stesso fratello, il fratello che avrebbe dovuto essere responsabile e forte abbastanza da proteggerlo, a commettere uno dei peccati più tremendi che potessero esistere.
E Sans aveva ora paura di quella fragilità di cui era stato immancabilmente testimone, una fragilità a lui troppo nota perché potesse ignorare persino quel gesto innocente.
« S-Sans…? »
Al sentirsi chiamato, lo scheletro ritirò la mano, infilandola nella tasca della sua felpa, dove era giusto che stesse.
« Ti era caduta addosso una stalattite. » Disse immediatamente, senza guardare in volto Papyrus, senza avere la giusta dose di coraggio per guardare in volto Papyrus. « Pensavo… non ti saresti più svegliato. »
Una bugia per mascherare la realtà, una verità per distogliere l’attenzione da essa. Come al solito. Come sempre. Ma la crepa portatagli dai ricordi di quello che era veramente accaduto aveva urlato per un lungo secondo contro quella bugia e contro quella subdola verità. E Sans, per ora, scelse di ignorare quella protesta che veniva da dentro, perché se ne sarebbe occupato in un secondo momento, scacciandola e mettendola momentaneamente a tacere con un secco ‘È solo per il suo bene, lo sto facendo per il suo bene’.
L’espressione sbigottita di Papyrus si sciolse in un nuovo sorriso traboccante di conforto, luminoso come era sempre rimasto scolpito nella memoria di Sans.
« Sciocchino di un fratello maggiore, dovresti sapere che ci vuole ben altro per mettere K.O. il Grande Papyrus! » Replicò energicamente il minore, con quella superiorità che era solo la maniera più diretta che Papyrus conosceva per ispirare fiducia nel prossimo – a suo fratello maggiore, soprattutto. « Non preoccuparti così per me, Sans! Posso assicurarti, con una percentuale di errore assolutamente minima, che le mie ossa sono dure come l’acciaio! »
Quelle parole, invece di far placare i suoi demoni interiori, fecero scattare qualcosa dentro di lui, qualcosa di tanto doloroso che Sans sentì il suo sorriso cedere come cartapesta sotto la verità che quelle parole tanto innocenti nascondevano. Non poteva contraddirlo, non poteva dirgli quanto in realtà le sue ossa fossero fragili quanto le sue, quanto la sua vita potesse arrivare vicina al capolinea da un giorno all’altro… e, proprio oggi, Sans aveva visto personalmente quel capolinea terribile, che solo per fortuna o per una casualità non doveva essere ricorretto con un reset.
Ma il suo sorriso non cedette, non cedette perché Sans non lo avrebbe permesso, non adesso, non quando sapeva che non avrebbe potuto rimetterlo insieme tanto facilmente.
Sentì le braccia di suo fratello circondarlo, esitanti dapprima, ma con una rasserenante sicurezza poi. Sans si lasciò confortare da esse, quei pensieri cupi si dissiparono non appena percepì il peso familiare delle mani di Papyrus posarsi sulla sua schiena. Sarebbero ritornati presto, lo sapeva con la matematica certezza di una familiare rassegnazione… ma ora… ora voleva restare vicino al suo prezioso Paps, cercando nel conforto di quelle braccia la forza per mettere da parte almeno per un po’ quei pensieri di tormento. Una piccola parte dentro di lui gli stava ancora sussurrando nel cranio la sua indegnità di fronte a gesti che avrebbero potuto essere destinati a qualcun altro, ma che invece era lui, l’immeritevole lui, a ricevere in questo momento… ma non aveva le forze, né la voglia di prestarle attenzione.
« Va tutto bene, Sans. » Sentì Papyrus sussurrare, il tono di voce era quello soffice e calmante di una ninna nanna. « Va tutto bene. »
Nonostante avesse fatto del suo meglio per occultare il dolore che aveva dentro, suo fratello doveva aver comunque intuito il tipo di malessere che aveva quasi fatto sbriciolare il suo sorriso. L’altro scheletro non poteva sapere con esattezza cosa lo aveva originato, ma per Sans era abbastanza sentire la presenza del suo fraellino, sentire che Papyrus c’era per lui anche senza pretendere nulla in cambio.
Sì… per ora, solo per ora, andava tutto bene.
 
 
« Lo scheletro ci deve delle spiegazioni. »
Al solo sentire la voce dell’altra ragazzina spezzare il loro rimuginante silenzio, Frisk alzò la testa a fissare la schiena di Chara, rivolta come lo era stata lei fino a pochi secondi prima a guardare i due fratelli abbracciarsi. Aveva visto le reazioni di Sans alla vista di Papyrus, il suo nervosismo, la sua preoccupazione, tutti segnali che potevano indicare solo una cosa: lui ricordava. Per qualche ragione a lei sconosciuta, lui questa volta ricordava gli eventi che lei aveva cancellato dalla linea temporale, e Frisk si scoprì disagiosamente incapace di spiegare come ciò fosse possibile.
« Già… » Mormorò in risposta, strofinandosi leggermente il braccio sinistro per l’incertezza di come avrebbero potuto motivare ad Undyne la loro precipitosa fuga, ora che non c’era chiaramente nessuna creatura pericolosa nei dintorni. I recenti avvenimenti sarebbero potuti passare tranquillamente per un sogno, se entrambe non fossero state più che certe che corrispondessero a realtà.
« Sarà meglio per lui che non faccia l’ignaro, perché questa volta non ha scusanti dietro cui nascondersi. » Sibilò a denti stretti Chara e la più piccola poté ben figurarsi la smorfia irritata che stava facendo arricciare le labbra dell’altra. E Frisk… Frisk non poteva proprio biasimare il comportamento della sua amica, perché anche lei non desiderava, ma voleva delle risposte chiare. Il pericolo c’era, lo avevano visto, ed era più di quanto sia lei che Chara potessero sperare di fronteggiare con un sicuro successo… ed era più di quanto anche Sans doveva rendersi conto di non poter fronteggiare da solo.
Sentì la maggiore sbuffare sonoramente, dando le spalle ai due scheletri.
« Per adesso, sarà meglio pensare ad una scusa convincente da rifilare ad Undyne. » Disse, con un cipiglio che assomigliava più ad un broncio. « Mi sembra di aver già il suo fiato sul collo. »
Frisk assentì silenziosamente, senza aggiungere parola.
Si tirò giù le maniche, coprendosi le mani fino alle nocche per sopprimere i brividi che la avevano momentaneamente scossa. Per un lungo attimo, aveva avuto la sgradevole sensazione che tutto quel sudicio e viscoso nero le stesse ancora impregnando i vestiti e le braccia; fortunatamente, quella sensazione la aveva già abbandonata, lasciando indietro solo un fantasma che le aveva fatto venire la pelle d’oca ed accelerare il respiro un pelo appena più del normale.
« Andiamo, prima che si accorgano di noi. » Le disse la sua amica e Frisk la osservò con la coda dell’occhio mentre veniva da lei sorpassata.
« Sì… » Mormorò, facendo per raggiungerla ed affiancarla nella camminata di ritorno verso casa di Undyne.
Se anche aveva notato quella sua reazione inconsueta, Chara non lo mostrò, né le fece domande a riguardo.
 
 
Non aveva dovuto faticare molto per convincere suo fratello a tornare indietro a Snowdin, rinunciare a fare quei giri di ronda e terminare con un Ci inventeremo qualcosa per spiegare ad Undyne il suo mancato impegno. Al momento, Undyne era davvero un problema insignificante confronto al suo altro problema ben più enorme e privo ancora di soluzioni concrete che potessero risolverlo. Non bastava che Gaster lo tenesse sotto torchio impedendogli persino di riposare, ora doveva anche avere un corpo che poteva usare a suo piacimento per entrare ed uscire dal Void! Tuttavia, Sans era stato rapido a scoprire il più rilevante punto debole di quel corpo: un limite di tempo ben preciso in cui poteva essere utilizzato.
Il liquido nerastro che era fuoriuscito dal corpo di Gaster durante la battaglia era rimasto a bagnare il terreno anche dopo il ricaricamento, ma avrebbe potuto facilmente passare per del fango un po’ più torbido del normale ad occhi inconsapevoli. Con la massima prudenza, era riuscito a prelevare una minuscola quantità di quel liquido nerastro e lo aveva infilato alla bell’e meglio dentro un ritaglio di cruciverba, tutto mentre Papyrus non gli stava prestando attenzione. Si era sentito male, a fare qualcosa del genere sotto il naso di suo fratello, ma aveva dovuto farlo: doveva analizzare quella sostanza, se voleva comprendere meglio la natura del corpo che faceva da contenitore al suo temibile nemico e scoprirne eventuali debolezze.
Durante il viaggio di ritorno, aveva sentito quella strana sostanza agitarsi debolmente contro il tessuto della sua tasca, ma tempo pochi minuti ogni movimento era cessato. Al sicuro in casa sua, con l’abitazione tutta per lui e Papyrus che era uscito per il suo solito giro di ronda, Sans era stato finalmente libero di osservare i comportamenti del suo bizzarro oggetto di studio, infilato in una fiala sterilizzata per evitare l’azione di agenti contaminanti.
Aveva notato, ad un certo punto, come la sostanza aveva cominciato a sparire o, meglio, evaporare in maniera del tutto spontanea, dissolvendosi nel minuscolo spazio d’aria della fiala. Era un fenomeno che non si aspettava di poter osservare… ma, detto questo, all’inizio non si aspettava nemmeno che quel liquido fosse capace di movimento proprio, anche se estremamente minimo. Era stato allora che l’intuizione era arrivata: se quel liquido nerastro rappresentava l’essenza più pura di Gaster e quel corpo era solo un semplice contenitore, allora non era difficile intuire che Gaster poteva uscire dal Void per un periodo di tempo limitato. Pochi minuti, e la sostanza aveva smesso di muoversi; poche ore, e la sostanza era evaporata del tutto. Seppure Gaster si trovava al di fuori del tempo, questo non significava che il tempo stesso non si sarebbe adoperato per correggere l'errore che una sua improvvisa comparsa poteva rappresentare; Gaster era un essere che la storia di questa dimensione aveva ormai dimenticato e dimenticato sarebbe dovuto restare, se si volevano evitare squilibri nel continuum spazio-temporale.
Solo il leggero cigolio della porta di casa fu in grado di distrarlo dai suoi studi.
Sorriso cordiale al proprio posto, Sans aveva velocemente nascosto i suoi appunti in una delle maniche della sua felpa, prima di voltarsi e salutare benevolmente l’arrivo di suo fratello… ritrovandosi invece faccia a faccia con Chara e Frisk. Il suo sorriso non si incrinò per miracolo quando si accorse dello sbaglio.
Chara lo stava fissando con occhi che definire glaciali sarebbe stato un eufemismo e Frisk… Frisk, con le mani che formavano un nervoso intreccio all’altezza del suo ventre, non lo stava nemmeno guardando.
« Spiega dal principio, se non ti dispiace. » Parlò la ragazzina più grande, un tono di aspro comando che non ammetteva altro che obbedienza. Lo scheletro era più che familiare con quel tipo di tono, ma non per questo era rimasto meno allibito dal risentirlo in bocca proprio a Chara.
« Scusami? » Esclamò piano, alzando leggermente un’arcata sopraccigliare.
« Mi hai capito fin troppo bene, menzognere. » Replicò tra i denti Chara, calcando la voce su quell’appellativo pronunciato con un freddo disprezzo. « Non farmi ripetere una seconda volta. »
Sans lasciò momentaneamente gli occhi della maggiore per concentrarsi invece su Frisk, in disparte dietro la sua amica. Cercò il suo sguardo, un po’ per abitudine, un po’ con la speranza che gli venisse spiegato cosa stava succedendo, ma Frisk non cercò tuttavia il suo. Stava guardando altrove, come fosse consapevole di avere i suoi occhi su di sé, ma si stesse volutamente rifiutando di dargli il contatto visivo che lui desiderava. Il fatto lo lasciò… stupito – e non in modo piacevole.
« Allora? » Incalzò Chara, riappropriandosi rudemente della sua attenzione.
Sans indurì lo sguardo non appena incrociò nuovamente quello della ragazzina più grande, ogni traccia di cordialità quasi del tutto sparita dal suo volto.
« Non hai bisogno di sapere nulla tu. » Rispose lo scheletro, con la medesima impassibilità.
« Come non ha bisogno di sapere nulla nemmeno Frisk o tuo fratello, ho ragione? » Insinuò prontamente lei, assottigliando innervosita gli occhi. « Ormai ho capito come funziona la tua testa d’osso riempita di segatura. Nessuno ha bisogno di sapere nulla, vero? Nessuno ha bisogno di sapere nulla, nemmeno che un dannato scherzo della natura sta scorrazzando libero per queste caverne da… quanto? Giorni? Settimane? E tu… tu liquidi la cosa come se si trattasse di un criceto scappato dalla gabbia! »
« Non ho liquidato niente, conosco la gravità del problema. » Si difese Sans, cercando di trattenersi dall’alzarsi in piedi, gesto che avrebbe solo reso evidente la sua prematura impazienza. Per quanto ne sapeva, per quanto ne aveva sempre saputo, Gaster non era mai stato in grado di uscire dal Void e per questo si era più che convinto di essere al sicuro almeno da sveglio, ma poi… poi lo aveva visto in quel corpo rubato e ogni cosa non aveva fatto che peggiorare da quel momento – e stava tutt’ora peggiorando. E non poteva spiegarlo a Chara.
« E queste sono le parole dell’idiota che, proprio perché conosceva la gravità del problema, è riuscito a cacciarsi nei guai in maniera magistrale. Complimenti per la tua attenta valutazione, mucchio d’ossa. » Commentò Chara, con la più alta e cruda dose di sarcasmo di cui Sans la avesse mai sentita far uso. « Davvero, davvero brillante. »
Lo scheletro strinse leggermente i denti, con la rabbia, il dolore che erano sorti nel suo animo al solo sentir menzionare in modo così irrispettoso l’incidente in cui suo fratello aveva quasi perso la vita. Fu costretto a sopprimere con tutto sé stesso quelle emozioni, perché non doveva mostrarsi alterato, perché lui era perfettamente in grado di parlare con Chara e metterla a tacere… esattamente come faceva tutte le volte in cui erano, invece, le proteste provenienti dalla sua stessa anima a metterlo in difficoltà.
« È stato un errore. Non avevo previsto che potesse accadere una cosa del genere. »
« Come fai ad essere tanto meravigliato che tutta la situazione ti sia platealmente sfuggita di mano? » Gli domandò ironica Chara, con una pungente sufficienza, le braccia incrociate al petto. I suoi occhi, così simili ai suoi ma allo stesso tempo così diversi, stavano diventando fessure sempre più strette ad ogni domanda e risposta che si stavano scambiando.
« Avevo le cose sotto controllo, stavo- »
« No, tu non avevi un bel niente sotto controllo e abbiamo già avuto prove su prove di questo, signor faccio-tutto-da-solo. »
Sans sbatté le palpebre davanti al dito accusatorio che gli venne impunemente puntato contro.
« Stavo cercando una soluzione. » Proseguì comunque, serrando rigidamente un pugno nella tasca della sua felpa, dove confidava che quel gesto sarebbe rimasto non visto.
« Certo, comportandoti nel frattempo da sanguisuga con Frisk, senza spiegarle per quale assurdo motivo doveva cederti continuamente la sua Determinazione. E, giusto per fartelo sapere, per un umano è tremendamente più difficile da recuperare rispetto alla magia per un mostro. Ma non hai mai pensato di informarti a riguardo, vero? » Controbatté lei e Sans non poté impedire ai propri occhi di spalancarsi leggermente, dettaglio che non era passato inosservato a Chara, viste le sue parole successive. « Oh sì, Sans. So abbastanza, per tua sfortuna probabilmente. Frisk, a differenza di qualcuno, sa valutare le situazioni abbastanza da capire che certe cose non devono essere tenute segrete. »
Sans distolse brevemente lo sguardo, cercando di non far trapelare ancora una volta il suo sbigottimento. Aveva già messo in conto sin dal loro primo contatto che Frisk avrebbe raccontato qualcosa a Chara di quello che stavano facendo – erano amiche dopotutto e stavano sempre insieme – ma raccontarle ogni cosa? E Frisk… Frisk aveva faticato ogni volta per recuperare la Determinazione che non aveva mai esitato a donare a lui? Per tutto questo tempo
“ Avrebbe dovuto restare tra di noi. ” Non poté evitarsi di pensare con una punta di gelido nervosismo, le mani gli stavano tremando impercettibilmente all’interno delle tasche. Perché la piccola non gli aveva detto nulla, perché lui aveva definitivamente notato che qualcosa non andava solo ieri? Perché… perché lui, in primo luogo, non le aveva chiesto nulla…?
Uno strano silenzio seguì quel suo pensiero… un silenzio scomodo.
Sans rialzò la testa e notò immediatamente quanto l’espressione già di per sé alterata di Chara si fosse riempita di collera, tanto che pareva essere sul punto di scoppiare dalla furia. E, dietro di lei, Frisk lo stava guardando con un sottile velo di mortificazione ad adombrarle gli occhi.
No… aveva parlato ad alta voce senza rendersene conto?!
« TUO fratello è stato ammazzato proprio perché TU non hai detto una sola parola né a lui, né a Frisk, né a chiunque altro! » Il grido di Chara lo fece legittimamente sussultare, sia per la violenza con cui gli si era rivolta, sia per il fatto stesso che la ragazzina gli stava davvero urlando contro. « ‘Avrebbe dovuto restare tra di noi’, ‘Avrei dovuto tenere la bocca chiusa’, giusto? Perché è così che risolvi i tuoi problemi, sottovalutandoli, non facendone parola ad anima viva e lasciando che diventino un problema non solo tuo, ma di tutti quelli che ti stanno attorno! E tuo fratello ne ha quasi pagato le conseguenze a causa tua! »
Questa volta, Sans si alzò in piedi, la sua sopportazione giunta ormai al limite, gli angoli della sua bocca erano contratti in una maschera di rabbia, in risposta ad un dolore ancora fin troppo recente per poter essere lenito dalla razionalità, un dolore che aveva cercato di ignorare fino ad allora, ma che adesso invece stava cominciando a strabordare fuori dal suo animo.
« Non parlare di quello che è successo a Papyrus con tanta leggerezza! »
« Non sono io che sto prendendo le cose alla leggera, incosciente! » Ribatté ferocemente Chara, gesticolando stizzita. « E ti dirò di più! Ho capito che le mie parole non ti toccano minimamente, perché sei vittima del potere di Frisk più di quanto tu stesso credi e non hai imparato uno schifo di nulla da ciò che è accaduto oggi, visto come ti stai comportando! ‘Oh, mio fratello è morto, ma tanto sto sereno perché c’è Frisk che sistema tutto, persino i miei di errori’. È così che ragioni, scommetto! »
Sans allargò gli occhi dall’incredulità davanti alla cruda imitazione con cui Chara aveva risposto al suo avvertimento. La ragazzina era oramai livida in viso, il suo occhio destro quasi sul punto di rilasciare la magia vermiglia che brillava furiosamente al suo interno.
“ Non ha quasi il minimo controllo sulla sua magia… “ Gli fece notare una voce dentro di lui, ma la sua testa era ormai da tutt’altra parte per prestare il dovuto ascolto a quel mormorare interiore.
« Sapevo fin dall’inizio che c’era qualcosa che non quadrava in te, in quella tua facciata da simpatico amicone e in tutte le tue coperture e quel tuo stupido sorriso… lo sapevo… ma non avrei mai osato pensare che fossi una testa bacata fino a questo punto! » Un pugno serrato contro un fianco e un sussurro ringhiato aveva lasciato le labbra della giovane, un sussurro che Sans aveva potuto udire fin troppo bene. « E chissà che altro nascondi… »
« Cosa…? » Mormorò sottovoce lui, la sensazione di avere improvvisamente le spalle contro il muro gli si rovesciò addosso come una cascata che non poteva controllare.
« Ma toglimi una curiosità, commediante… » Parlò Chara, con voce carica di un aggressivo quanto provocatorio interesse. « Hai mai pensato a cosa succederebbe se non ci fosse Frisk a sistemare tutto? Oppure, dai per scontato persino questo, che ci sarà sempre lei o chiunque altro a prendersi sulle spalle il peso delle tue responsabilità, eh? »
Sans restò in silenzio, i suoi pensieri che saltavano freneticamente da una parte all’altra del suo cranio, dalla domanda di Chara, al susseguirsi di timori e nere angosce che si stavano risvegliando dentro di lui senza alcun freno.
« EH?! »
« So cosa succederebbe, te lo garantisco! » Replicò, quasi sull’orlo dell’esasperazione mentre cercava di far rallentare i battiti troppo veloci e assordanti della sua anima. Fuori non andava bene, non andava per nulla bene, ma dentro… dentro di lui era persino peggio. Doveva calmarsi, doveva calmarsi, lei non sapeva, non sapeva, non poteva sapere.
Chara lo fissò per parecchi secondi con i canini lievemente in mostra da sotto le labbra, prima che la sua espressione e postura abbandonassero gradualmente la loro ferocia e ritornassero alla loro consueta freddezza, una mera apparenza confronto alle emozioni che, in realtà, quella ragazzina sapeva celare dentro di sé.
« Non ti dispiacerà se ti rinfresco la memoria, suppongo. » Disse lei, con tono relativamente disteso, quasi di disinteressata diplomazia. « I morti resterebbero morti… e nessun rimpianto, nessuna lacrima, potrebbe mai riportarli indietro da te. »
La giovane aveva poi voltato la testa di lato, con un cipiglio disgustato.
« Ma cosa ne puoi sapere tu. »
Dopo aver pressappoco sputato quelle parole dalla bocca, avvelenandole di percepibile disprezzo, Chara gli voltò lentamente le spalle, dirigendosi verso la soglia di casa con un Io me ne vado borbottato sotto il proprio respiro. Sbatté la porta dietro di sé e nell’abitazione rimase solo il silenzio a fare da testimone della furiosa battaglia verbale che si era combattuta tra quelle mura.
Sans tentò di riscuotersi meglio che poteva, di scacciare via la fastidiosa sensazione di irretimento lungo la sua spina dorsale, di restare calmo e concentrato, perché la scomodità di quel nuovo silenzio chiedeva di essere dissipata molto più del suo attuale disagio.
Frisk stava tenendo gli occhi di nuovo puntati altrove, come prima che quel pensiero fosse scivolato inavvertitamente fuori dalla sua bocca. Gli dispiaceva aver detto quelle cose mentre era sovrappensiero, gli dispiaceva che Frisk si stesse ancora rifiutando di guardarlo in volto.
« Piccola… »
« Ha ragione, Sans. » Parlò lei, con una freddezza che sfigurava confronto al normale alter ego che era la sua voce gentile. « Condivido tutto quello che Chara ti ha detto. »
Sans inclinò inconsapevolmente il capo davanti a quell’interruzione, interdetto dalla reazione della ragazzina.
« Tutto? »
La giovane sospirò ad occhi chiusi, strofinandosi con aria distratta un braccio.
« Cosa ti aspettavi da me? Che ti… appoggiassi? »
Lo scheletro non replicò. In verità, non sapeva nemmeno lui cosa si fosse aspettato da Frisk, forse non appoggio – la piccola gli aveva fatto presente più di una volta che non accettava il suo essere tanto riservato su certe questioni – ma almeno un intervento, uno scambio di sguardi, che gli facesse intendere che non le aveva fatto un torto così irreparabile da non meritarsi neanche un’occhiata.
« Piccola, non so cosa dire… »
Il sospiro tremante che Frisk rilasciò lo costrinse a zittirsi immediatamente.
« Sans, non ti rendi seriamente conto della gravità di quello che è successo? » Gli domandò la piccola, con un’incredulità davanti a cui Sans non seppe assolutamente come reagire. « H-hai… hai lasciato che quella creatura facesse del male ai tuoi amici, a Papyrus, a t-te… per cosa, p-poi? P-perché? Cosa ti costava dirlo a qualcuno? »
« Piccola, io davvero non avevo idea che… che potesse… »
Perché non riusciva più a parlare, perché non riusciva più a spiegarsi?
« Io adesso n-non so come aiutarti, non so nulla, non so nemmeno come scusare questo tuo c-comportamento. Non ci riesco… » Al di sotto della frangia, vide le labbra della giovane contrarsi, come per contenere un singhiozzo frustrato. « Non riesco ad aiutarti se t-tutto ciò che fai è r-respingermi e rifiutarti di vedere che hai bisogno di aiuto! »
Sans si ammutolì in quel momento, la realtà di quelle parole lo colpì come uno schiaffo in pieno volto, un quieto, strisciante orrore gli serpeggiò lungo la spina dorsale. No, non lo aveva fatto, non poteva essersi comportato c-com… n-no… lui era diverso, erano diversi, non era marcio a tal punto dentro, vero?! V-vero…?
« Volevo proteggervi, volevo solo proteggervi… » Sussurrò, il castello delle sue convinzioni che crollava e crollava e non sapeva se sarebbe rimasto in piedi. « Non volevo farvi del male, non avrei mai permesso che accadesse, s-se solo avessi potuto fare q-qualcosa la avrei f-fatta… »
Fu come se quella replica avesse ammutolito Frisk e il suono degli stivali della giovane che incontravano la moquette gli parve quasi assordante nel silenzio. Quando si arrestò, la piccola era davanti a lui, con le labbra piegate in una smorfia triste, lo sguardo puntato ostinatamente verso il pavimento.
« Sans, la verità, per favore. » Gli chiese una volta di più, per quella che Sans sentiva sarebbe stata l’ultima. Le dita di una delle mani della ragazzina si schiusero, quasi come a protendersi in avanti per incontrare le sue. « Ti prego… »
Lo scheletro conosceva il significato di quel gesto appena accennato, soprattutto se la persona a farne uso era Frisk.
E fu con il tormento che si insinuò nella sua stessa voce che dovette rifiutare quella mano e tutto ciò che essa rappresentava… perché non poteva accettare… e forse non avrebbe mai potuto.
« P-piccola… non posso… n-non capisci… »
Le labbra di lei ebbero un micro spasmo che, nonostante fosse stato quasi impossibile da notare, fu comunque sufficiente a far incrinare qualcosa dentro di lui. Le dita si ritrassero e la mano della ragazzina si abbassò con una avvilita lentezza.
« Io mi ero fidata di te e del tuo giudizio. » Mormorò Frisk, alzando solo allora la testa. Quegli occhi non gli vennero più negati, ma solo amara delusione fu capace di leggere in essi. E Sans seppe sin dall’istante in cui la piccola riaprì bocca che ciò che avrebbe sentito non gli avrebbe fatto alcun piacere. « Ti a-avevo chiesto più di una volta se c’era qualcosa che non andava, ti avevo chiesto di parlarne con m-me o con Papyrus prima che succedesse qualcosa di brutto… mi avevi assicurato c-che lo avresti fatto… io ti avevo creduto. Ma tu mi avevi mentito, continuavi solo a mentirmi ogni volta! »
Sans si sentì penosamente in difficoltà davanti a Frisk, la stessa difficoltà che solo quella mattina suo fratello gli aveva fatto provare durante quella conversazione inattesa. Quel parallelismo lo spaventò e, proprio come una reazione istintuale al pericolo, non riuscì minimamente a controllare la sua successiva risposta a quello sfogo.
« Piccola, te lo avrei detto, te lo avrei detto prima o poi, cred- »
« BUGIARDO! »
Pugni premuti contro i fianchi e spalle tremanti, Frisk gli aveva urlato addosso con una rabbia tale che Sans aveva sentito la propria anima balzargli in gola, ogni parola che avrebbe potuto dire era stata messa in fuga da quel singolo appellativo. Non poté far altro che fissare la giovane nei suoi occhi ambrati, lucidi, colmi di rabbia, ma anche di una nota di tradimento troppo dolorosa. Tanto dolorosa, che Sans si sentì tremare.
Non aveva mai voluto che Papyrus pagasse per i suoi errori, non aveva mai voluto mettere in pericolo Frisk, non aveva mai voluto distruggere le speranze di qualcun altro, fargli provare ciò che lui conosceva dolorosamente bene. Lui… non aveva mai voluto nulla di tutto questo
« Bugiardo… » La udì bisbigliare ancora, una manica del maglione sollevata per strofinarsi gli occhi due, tre volte. Perché lei ormai sapeva, sapeva che quella sua replica supplichevole sarebbe stata solamente un’altra vuota rassicurazione, parole che raccontavano il triste destino di una richiesta che non sarebbe stata mai mantenuta.
Parlane con me o con Papyrus, gli era stato detto, quando Frisk gli aveva affidato la sua fiducia più completa. E la sua risposta era stato un no, un no camuffato da subdolo sì, che ora si era rivelato per ciò che era stato e solamente era: un inganno.
E infine, persino Frisk gli voltò le spalle per andarsene.
Preso da una fitta di disperato bisogno, le afferrò il polso, come per pregarla di fermarsi, di restare, di n-non fare così.
« L-lasciami… » Disse lei, sguardo puntato verso l’ingresso.
Le dita che aveva stretto intorno al polso della ragazzina tremolarono udendo quella flebile parola. Non poteva chiedergli questo, non poteva.
« F-Frisk… »
Frisk chinò impercettibilmente il capo e Sans osò sperare che avesse capito, che non doveva lasciarlo, che anche dopo quanto era stato detto lui aveva ancora bisogno di lei.
« Lasciami, ti ho detto. »
E, questa volta, il suo era stato un ordine, non una richiesta.
Le lasciò il polso con una sofferente difficoltà – e solo dopo essersi obbligato a farlo, spinto dall’ingiustizia che sarebbe stata quella di trattenerla lì contro la sua volontà.
Quando la porta di casa si richiuse, Sans non mosse un osso per parecchi minuti, la sua mente incapace di rispondere al nuovo silenzio in cui era sprofondata l’abitazione.
Si sentiva vuoto.
Si sentiva abbandonato.
 
 
. . .
Perfetto… neanche se avesse letteralmente avuto tra le mani i fili dei suoi burattini avrebbe potuto fare lui stesso un lavoro migliore… era semplicemente esilarante questa prevedibilità, questo srotolarsi di eventi così strettamente concatenati, così irresistibilmente scontati… una vera gioia per gli occhi, i suoi occhi, che finalmente potevano tornare a vedere uno spettacolo degno di tale nome.
Una risata di gola non poté non sfuggire piacevolmente al suo controllo.
Le cose stavano procedendo molto bene.  
 





 
Sameko’s side
In diretta dal treno che mi sta portando in vacanza ( perché sì lettori, questo aggiornamento è stato gentilmente offerto dal 3g del mio cellulare ) abbiamo DRAMMA, imbrogli a danni di Undyne e altro DRAMMA! :D
Non ve lo nascondo, scrivere questo capitolo non è stato semplice, visto il considerevole scisma che è avvenuto tra i nostri protagonisti… e, dal mio punto di vista, era un po’ inevitabile. Di pazienza Chara non ne ha tantissima e anche per Frisk arriva un momento in cui l’unica cosa che se la sente di dire è Basta, soprattutto dopo molte volte che ci tenti per evitare casini e i casini finiscono per piombarti addosso comunque. XD Mi dispiace Sans, ma te la sei un po’ cercata.
Parlando d’altro, qualche giorno fa ho avuto la brillante idea di andare a rileggiucchiarmi il prologo così per sfizio… e lo stile di scrittura è… boh? Non mi è sembrato poi tanto malaccio, devo essere sincera, ma è oggettivamente datato se messo a confronto col mio stile attuale. Non che lo ritenga un male, anzi, mi ha fatto piacere scoprire di aver acquisito un po’ più di esperienza e di essere migliorata grazie a questa storia. ^^
E anche per questo capitolo ci lasciamo, ci becchiamo nel prossimo! ;)
Baci!
 
 
Sameko
 
 
 
   
 
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