僕は孤独さ – No Signal
༒
Parte quinta: Il caso Nagachika.
A
meno di ventiquattro ore dalla loro ultima riunione, tutti i classe speciale
vennero richiamati nuovamente dal direttore Washuu in persona, sotto consiglio
dell’associato alla classe speciale Sasaki.
Secondo
Haise, era necessario per lui avere un colloquio con tutti loro, così da poter
gestire al meglio quella circostanza incresciosa. La morte del primo livello
Masa era molto più di questo per lui, ma anche per Yoshitoki, seppur in modo
diverso, che si ritrovava fra le mani una bella grana.
«Associato,
quando vuole.»
Haise
controllò nuovamente il foglio fitto di appunti che aveva finito di riassumere pochi minuti prima di
quel meeting, nel suo ufficio, alzandosi in piedi. Passò gli occhi su tutti i
dieci partecipanti alla riunione, prima di prendere la parola.
«Le
indagini preliminari, che ho potuto effettuare nelle prime dieci ore
dall’assegnazione del caso, hanno riportato alla mia attenzione discrepanze fra
le testimonianze di alcuni presenti in questa stanza. Vorrei solo fare
chiarezza, ricostruendo i vostri movimenti di questa notte.»
«Fermati
un secondo, boy.» Mougan
smise di lisciarsi i baffi, assottigliando lo sguardo in direzione dello Shinigami Nero il quale, nonostante il nomignolo, non si
scompose. «Pensavo che lo scopo della riunione fosse quello di metterci al
corrente di ciò che è successo. Non di indagare su di noi.»
«Non
posso risolvere il caso se non so precisamente tutto ciò che è successo durante
la notte, classe speciale.»
«Lasciamolo
parlare», intervenne Haisaki, forse desideroso di
tornare presto a dirigere la Cochlea,
lontano da tutto quel gran fracasso. Sarebbe saltata qualche testa e lui non
voleva finirci in mezzo.
«Ora
farò un breve riassunto delle mie conclusioni, tratte da ciò che avete riportato
al classe speciale Hoiji in sede di interrogatorio
informale.» Haise si sistemò gli occhiali rotondi sul naso, recuperando il
foglio, prima di iniziare a riassumere. « La riunione ha avuto inizio in
ritardo alle ventidue e trenta circa e si è protratta per un’ora. Ciò che è
stato discusso non è rilevante al fine dell’indagine, quindi non lo citerò.» Un
leggero sbuffò di Matsuri riuscì a distrarre Ui e Kiyoko,
ma non Sasaki, che proseguì imperterrito. «Alle ventitre e quaranta circa la
sala della riunione è stata abbandonata dai classe speciale e dal direttore. Il
suddetto è stato il primo a lasciare la struttura insieme ai classe speciale
Washuu, Marude e Tanakamaru. Successivamente, tra le
ventitré e quarantacinque e le ventiquattro e dieci anche i classe speciale Hoiji e Haisaki hanno fatto
ritorno alle loro dimore o al loro servizio attivo in un’altra sede. Al momento
dell’incidente, attorno alle ventiquattro e dodici minuti da quando le barriere
di sicurezza si sono abbassare per isolare il sotterraneo, in sede erano
rimasti solamente i classe speciale Arima, Hachikawa,
Ui, Suzuya e Aura, insieme ad alcuni loro
collaboratori, il secondo livello Abara, il prima
classe Hirako, il primo livello Hogi e,
apparentemente ancora senza alcuna spiegazione, il primo livello Urie.
Quest’ultimo, secondo la registrazione dei dati di accesso del suo badge,
sarebbe arrivato a mezzanotte e nove minuti, mentre si stava già consumando la
battaglia fra l’agente Masa e l’agente Hirako. Approssimativamente per
quell’ora, anche il ghoul di raiting SS Tatara è
stato localizzato all’esterno della struttura dalle telecamere che.»
«E
il ghoul?», aggiunse Matsuri, annoiato, attirando su di sé lo sguardo di coloro
che a quell’inferno avevano preso parte e interrompendo così Sasaki. «Se Tatara
è rimasto all’esterno, contro chi hanno combattuto nel sotterraneo?»
«Non
c’è nessun altro ghoul», specificò Haise, comprendendo che nessuno aveva
avvisato coloro che non erano presenti, ad accezione di Marude che, di fatti,
non si scompose. «Ogni iniziativa ostile al ccg è stata intrapresa solo e
unicamente da Masa Aiko.»
Haisaki si irrigidì. «A noi è stato
detto che l’agente Masa è morta combattendo contro un ghoul, a causa di un
errore di calcolo dell’agente Hirako.»
«Non
è andata così.» A prendere la parola fu il direttore Yoshitoki. «Abbiamo messo
in giro questa voce in modo tale da proteggere almeno in parte l’integrità del
bureau e del progetto Quinx. La verità è che Masa Aiko ha agito contro di noi,
come spia e infiltrata di Aogiri.»
«Non
abbiamo ancora prove certe di
questo», sottolineò Ui.
A
quel punto, a sbuffare una risata divertita oltre il bordo alto del cappoto, fu Hachikawa. «Tatara è
venuto fin qui e se né andato nel momento in cui è stato comunicato che lei era
stata abbattuta. Se non fossero stati in combutta allora non si sarebbe mai-»
«
Morta.» Stringendo i denti e i pugni, Ui fulminò con lo sguardo l’altro
investigatore. Non si curò di averlo interrotto. «Parliamo di una persona, una
collega. Non è stata abbattuta. È deceduta.»
«Rimane
il fatto che ci ha traditi, sbaglio? Eri presente anche tu, Koori.»
Gli
occhi di tutti tornano ad incollarsi a quelli di Sasaki che, per riflesso,
cercò quelli di Arima. Peccato che la Morte Bianca fosse il solo a non
ricambiare lo sguardo. «Non ho ancora trovato molte è prove in merito, ma Masa
indossava la maschera di un noto ricercato di Aogiri, Labbra Cucite.» Qualche
foto venne fatta passare di mano in mano, fino ad arrivare al presidente.
«Altezza e corporatura paiono coincidere e ciò spiegherebbe anche perché
durante gli scontri, Labbra Cucite non ha mai usato il kagune per difendersi.»
«Per
non farsi scoprire», sottolineò l’ovvio Matsuri. «Abbiamo un’idea da quanto
tempo Labbra Cucite ha fatto il suo esordio come leader della diciannovesima?»
«Poco
meno di un paio di anni, a giudicare dal fascicolo sul caso Aogiri redatto,
ironicamente, dalla ex squadra Hirako», rispose Sasaki.
«Ironicamente
a dir poco. Doveva farne parte da molto prima, se le hanno dato un ruolo tanto
di spicco.»
Kiyoko non aveva tutti i torti.
Questo fu quello che il ghoul si ritrovò a pensare, mentre gli veniva porta la
sola domanda che sperava di evitare. E a farla, inaspettatamente, fu Suzuya. « Non ricordo una cosa. Chi aveva in carico lo
smantellamento della sede di Aogiri della diciannovesima?»
Haise
abbassò il capo, fingendo di leggere. Lo ricordava benissimo. «La Squadra
Quinx.»
«La
squadra di Urie», disse con tono freddo Yoshitoki, guardando il figlio come se
la colpa potesse essere sua e non del suo subordinato.
«Prima
era competenza della squadra Hirako», si difese quello, «Posso garantire io per
i miei uomini, Arima può fare lo stesso?»
Finalmente,
lo Shinigami Bianco parlò. «Non lo faccio da
stamattina, per caso?»
«Basta
così», riprese il controllo della situazione il direttore. «Entrambi sono stati
sospesi e sono oggetto di indagine. Verranno giudicati o meno a seconda del
loro coinvolgimento. Sasaki, prosegui.»
Haise
riprese come se non fosse mai stato interrotto. «Da mezzanotte e cinque a
mezzanotte e quindici circa c’è stato un malfunzionamento degli impianti di
sicurezza. Non abbiamo quindi filmati dal cavò né dai corridoio adiacenti. Ciò
che sappiamo è che in questo lasso approssimativo di tempo si è consumato lo
scontro fra il primo livello Masa e il prima classe Hirako, in presenza dei
classe speciale Suzuya e Arima. Durante lo scontro,
Masa è deceduta per ciò che presumiamo essere un forte trauma al cervello. Non
possiamo esserne certi perché il corpo è stato prelevato dagli affari interni
sotto richiesta specifica del presidente, nonostante io avessi domandato
diversamente.»
Sasaki
lo notò. Notò lo sguardo che Yoshitoki lanciò ad Arima, il quale però fu
abbastanza bravo da non fare nemmeno un movimento. Continuava ad ascoltare, con
gli occhi a mezz’asta e una penna a
sfera chiusa fra le dita, un po’
assente.
«Mi
è stato quindi impedito di trarre delle conclusioni pertinenti sul corpo» Haise
voltò il foglio. «A mezzanotte e diciassette è stato annunciato il cessato
all’arme nel momento in cui, secondo la testimonianza dei classe speciale Hachiawa, Ui e Aura e dei primo livello Hogi,
Tatara si è ritirato. A mezzanotte e ventitré è tornato in sede il classe
speciale Marude, seguito poco dopo dal direttore e dal classe speciale Washuu.
Infine, anche Hoji, Mado e il sottoscritto sono
arrivati, qualche istante prima dell’una di notte. Il caso mi è stato affidato
dal direttore nell’esatto istante in cui ho messo piede sulla scena del
crimine, che ho fatto sgomberare in fretta. Alle sette e venti di questa
mattina, dopo la riunione, il corpo è stato prelevato e la scena ripulita senza
il mio consenso, tarpandomi le ali e impedendomi di procedere. Domando quindi
al direttore Washuu di potere avere accesso ai file personali di ogni
dipendente della struttura al fine di poter identificare un possibile
collegamento fra questo trasporto di cadavere che io reputo non autorizzato e
uno dei nostri agenti.»
Yoshitoki
sistemò la schiena, ben diritta, sulla sedia. Non poteva concederglielo, ma non
poteva nemmeno farlo sapere così a tutti quanti. «Inoltrerò alla fine della riunione una
richiesta formale al presidente in merito, associato alla classe speciale.» Il
direttore osservò attentamente Haise, prima di sospirare piano, rilassandosi
contro lo schienale. «Hai ricostruito gli eventi molto in fretta, associato.
Scegliere di affidarti le indagini è stato saggio, eppure manchi
dell’esperienza. Per questo avrai l’affiancamento del classe speciale Marude,
come pattuito con lui precedentemente. Ti aiuterà solo nel lavoro interno,
negli interrogatori al resto dello staff. Aiko Masa era la talpa di Aogiri che
cercavamo da anni e qualcuno doveva saperlo o averlo anche solo vagamente
immaginato. Due dei suoi partner sono morti per questo, probabilmente. A causa
sua i corpi di Shirazu Ginshi e Ihre
Hairu non sono stati sepolti come avrebbero dovuto. Ha venduto i nostri piani e
le nostre operazioni per potere o soldi, chi lo sa, facendoci subire molte
perdite, soprattutto durante i casi più recenti. Voglio trovare ogni
responsabile, ogni ignavo che non ha
parlato e farlo pagare per ogni vita che si è spenta per colpa della nostra
negligenza. Potete andare tutti a casa, ora. Sasaki, vai avanti così.»
Le sedie strusciarono sul pavimento coperto da
una moquette compatta verde. Haise mise via tutti i fogli, salutando
garbatamente coloro che gli passarono accanto, in particolare Koori, che
appoggiandogli una mano sulla spalla sembrò comunicargli almeno in parte tutto
il dolore che sentiva in quel momento. Erano amici, lui e Aiko. Amici nel vero
senso del termine, non solo compagni di pausa
sigaretta. Ui l’aveva salvata e lei gliene è sempre stata riconoscente.
L’averla
scoperta una spia fu per tutti un duro colpo, come se non l’avessero mai
davvero conosciuta.
«Un
ultima cosa.» Il direttore li fermò. «Credo sia superfluo dirlo, ma la verità
sulla morte di Aiko Masa deve rimanere segreta. Se trapelasse che faceva parte
di Aogiri verrebbe messo a rischio non solo il ccg, ma soprattutto il progetto
Quinx. La versione ufficiale, che verrà anche annunciata domani in conferenza
stampa, è che è deceduta durante uno scontro con un ghoul a causa di un errore
di un collega. Non possiamo e non vogliamo proteggere nessuno, ma non possiamo
nemmeno rivelare troppo. Non parlatene nemmeno ai vostri sottoposti.» Li guardò
tutti severamente, in modo più freddo rispetto alla sua solita indole pacifica,
fermando poi lo sguardo su quello di Arima. «Kishou,
mi concedi un minuto?»
Attesero
che la stanza si svuotasse prima di iniziare a parlare. Prima ancora che
Yoshitoki riuscisse a formulare la domanda più importante, Arima lo incalzò.
«Ho chiesto io al presidente di prelevare il corpo. Sicuramente ha mandato Kaiko mentre tutti erano ancora impegnati con gli
interrogatori e tu stavi sospendendo Aizawa
inutilmente.»
Il
direttore prese un respiro profondo. «Non l’avrei sospeso se avessi saputo
prima di questa tua richiesta. Non volevo ficcasse troppo il naso in questa
questione, non mi fido molto di lui. Credo che sia compromesso tanto quanto
Masa. Erano amici dopotutto, no?»
Arima
annuì lentamente. «Dirò ad Haise di indagare in questo senso.»
«Perché
hai chiesto che il corpo venisse prelevato, in ogni caso? La causa della morte
era lampante. Nemmeno un Quinx avrebbe mai avuto la forza di rimarginare una
ferita di tale portata.»
Lo
Shinigami Bianco osservò attentamente il
consanguineo, prima di spostare gli occhi sulla finestra. La luce del tramonto
infastidiva l’occhio sensibile, non sfiorando minimente quello che ormai non
poteva più cogliere le sfumature rosse del cielo. «L’ho fatta portare via
perché Masa Aiko era la mia partner.»
«Non
volevi le facessero l’autopsia? In qualche modo dovremo dare loro delle
informazioni attendibili in ogni caso.»
«No.
Non per questo. Aiko aspettava un bambino.»
Yoshitoki
non recepì bene la notizia, perché di tutte le informazioni che l’altro poteva
dargli, quella era la sola che non si aspettava affatto. «Aspettava un-»
«Non
potevamo rischiare che indagassero la natura del feto. Così ho coinvolto V.»
Il
direttore lo sfidò a rispondere anche all’ultima domanda. «Il bambino…. Era tuo?»
Arima
si limitò a guardarlo, zittendolo per quanto tagliente fu il suo sguardo. «Non
potevo permettere che indagassero la natura del feto», ripeté molto lentamente.
E
quindi lasciò la stanza.
Capitolo ventisei
«Hideoshi Nagachika, hai detto?»
Akira
aveva reagito con sorpresa quando Masa l’aveva avvicinata, poco prima di
raggiungere il suo ufficio, e le aveva chiesto se poteva farle alcune domande
su un suo vecchio collaboratore. Per un istante aveva visto la bionda
vacillare, ma poi l’aveva invitata a entrare e si erano chiuse nel luminoso
ambiente, per poter parlare senza che troppe orecchie indiscrete rischiassero
di metterci becco.
«Sono
passati anni dall’ultima volta che ho sentito parlare di lui.»
Aiko
annuì lentamente, prendendo un sorso del tea che le era stato offerto dal
superiore, proveniente direttamente dalla sua scorta personale. Nonostante
fossero i primi giorni di settembre, l’aria aveva già iniziato a cambiare e si
era fatta più fresca, quindi la bevanda non poteva che risultare gradevole.
«Ho
quattro giorni di ferie obbligate», le spiegò Aiko, con le spalle ricurve e una
mano appoggiata alla scrivania di fronte a lei. «Ho sempre voluto iniziare un
progetto di questo calibro: cercare le persone che nessuno ha mai più visto
dopo lo scontro dell’Operazione di Sterminio del Gufo. Dopo essere stata
promossa a vice caposquadra ho pensato di avere più possibilità, così ho deciso
di iniziare da Nagachika perché non era un
investigatore, ma si è comunque ritrovato coinvolto, in qualche modo.»
Akira
annuì lentamente, gli occhi amaranto persi su un pensiero indefinibile. «Una
iniziativa molto nobile.»
«Non
voglio che quel giorno venga mai dimenticato e dopo quello che abbiamo scoperto
sul secondo livello Takizawa, ci sono possibilità che
anche Nagachika possa essere vivo.»
Quell’ultima
affermazione aveva scosso l’associato Mado come un salice dal vento. Aiko
sapeva di aver toccato un nervo lasciato scoperto al tempo e al dolore, per
questo non aggiunse nulla, limitandosi a prendere un altro sorso, per poi
abbandonare la tazzina.
Fu
proprio la stimolazione di quel nervo a portare Akira a dirle ciò che sapeva. «Nagachika era un ragazzo molto giovane, che Marude affidò a
me e al mio partner di quel tempo in qualità di assistente investigatore.»
«Amon
Kotarou», disse Masa al sui posto, così che l’altra
investigatrice potesse solo annuire e proseguire, senza citarlo
necessariamente.
Un’altra
ustione mai guarita.
«Era
brillante, nulla da dire in merito. Una perdita enorme per noi, sarebbe potuto
diventare qualcuno qui dentro pur non avendo frequentato l’accademia.»
«Ti
ricordi qualcosa di lui che possa aiutarmi nella sua ricerca?»
Mado
la guardò con un leggerissimo biasimo negli occhi e Aiko non poté che
comprenderne il motivo. Erano passati tre anni e poco più, ormai era un po’
tardi per aprire un’istruttoria in merito, però Eto aveva chiesto e Seidou
fornito quel nome. Tanto valeva provarci.
Akira
la sorprese, prendendo dalla scrivania un foglio e iniziando a scarabocchiarci
sopra qualcosa. «Non so niente di lui», ammise quindi, prima di porgerle quella
che si rivelò essere una domanda formarle di prelievo di un documento
riservato. «Però Nagachika ha lasciato un testamento
per la sua fidanzata di allora. Magari parlando con lei potresti scoprire
qualcosa, però non ci spererei troppo. Se gli è successo quello che è successo
al secondo livello Takizawa o se è anche solo morto,
finito divorato o mutilato, non caverai un ragno dal buco.»
«In
quel caso potrò comunque dire di averci provato e passerò al prossimo caso.»
Aiko si alzò in piedi, stringendo la mano della bionda. «Grazie, associato alla
classe speciale.»
Akira
non si scompose oltre, mentre l’altra si dirigeva alla porta. Le chiese però un
ultimo favore. «Primo livello Masa, in confidenza», sussurrò così piano, che se
Aiko non avesse avuto un udito sviluppato non l’avrebbe mai sentita. «Tienimi
aggiornata, se scopri qualcosa.»
Masa
le sorrise, prima di chinare il capo, educatamente.
Ammirata
per il peso che Akira portava sulle spalle e sul cuore, eppure ancora
inconsapevole di tante, brutte faccende.
«Lo
farò, grazie associato Mado.»
༒
L’archivio
riservato del personale era gestito da un agente in pensione, il prima classe Kaiamo, a cui mancavano non solo un occhio, ma anche parte
del braccio destro. Non riuscivano però a mandarlo via di lì e, oggettivamente,
nessuno sembrava davvero intenzionato a prendere in suo posto nel duro lavoro
di archiviazione e detenzione dei testamenti.
Il
loro mestiere poteva essere abbastanza deprimente anche senza veleggiare fra le
ultime volontà dei colleghi, così lo avevano semplicemente lasciato lì a
spendere gli ultimi anni della sua vita nel suo complesso e a tratti
inspiegabile metodo di archiviazione che invece che essere in base agli anni e
dei mesi di archiviazione, era in base all’età del personale.
Ancora
più triste.
Aiko
aveva presentato la sua richiesta ormai da quarantacinque minuti, quando un
altro agente si presentò, chiedendo invece un avviso di notifica per
un’infrazione del regolamento di un membro della squadra Aura, che lui doveva retificare e invalidare per conto della sua caposquadra.
Il
poveraccio ci mise cinque minuti a far capire a Kaiamo
cosa effettivamente volesse. Quando ci riuscì si lasciò scivolare su una
poltroncina poco distante da quella di Aiko, con un lungo sospiro rassegnato.
Lei lo guardò vagamente divertita, notando che sembrava giovane e che forse non
era a conoscenza delle leggende metropolitane circa quell’ufficio specifico.
E
che avrebbe dovuto aspettare almeno un’oretta.
«Spero
ti sia portato un sudoku», gli disse di fatto,
accavallando le gambe lunghe e sorridendo divertita verso il muro, mentre
lasciava dondolare il piede coperto dalla scarpa di vernice nera. «Rimarrai qui
un po’.»
«Il
classe speciale Aura mi aveva informato», borbottò questi, rassegnato.
«Sei
nella quadra di Kiyoko? Ragazzo fortunato.» La mano
della mora si allungò oltre i due seggiolini che li separavano, incontrando
subito quella dell’altro. «Masa Aiko, squadra Quinx.»
Lui
la guardò sorpreso. «Siete le quinque umane», osservò ammirato mentre la
stretta di mano si prolungava. Poi registrò che non si era presentato, quindi
corse hai ripari. «Secondo livello Ikari Naoki.»
«Ti
chiami come il protagonista di Neo Genesis Evangelion? Che
invidia.»
«Sì,
ma mio padre è un tipo simpatico.»
Si
scambiarono un sorriso divertito, poi Aiko schioccò la lingua contro il palato.
«Ho un test per te, Naoki: per Shinji,
Asuka o Rei?»
Lui
sbuffò. «Kaworu, ovviamente»
«Test
superato a pieni voti, mi piaci già.»
Lui
ridacchiò sotto i baffi, appoggiandosi con i gomiti alle ginocchia. «Tu sei in
squadra con Mutsuki Tooru, dico bene? Abbiamo fatto l’accademia insieme.»
Quella
frase diede un’informazione preziosa ad Aiko. Non solo conosceva Mutsuki ed era
quindi un potenziale testimone per delle future indagini su Tooru, ma così
aveva anche potuto ‘datare’ il giovane. Aveva l’età di Urie, seppure sembrasse
più giovane. Aiko valutò che doveva essere il taglio di capelli, decisamente
pretenzioso: una cresta di un blu elettrico con il rasato ai lati nero corvino.
Lo
faceva sembrare un liceale. «Primo livello Masa?», la voce di Kaiamo la fece tornare sulla terra. Schizzò in piedi e si
avvicinò allo sportello, prendendo in mano una busta bianca dentro cui doveva
esserci una copia del testamento di Hideoshi Nagachika. Ringraziò l’anziano uomo, che sparì nuovamente
fra gli scaffali, prima di rivolgersi di nuovo ad Ikari.
«Era.
Ora penso che l’abbiano trasferito nella squadra Hachikawa.»
«Una
squadra che fa per lui, credo.»
Aiko
alzò un sopracciglio. «Perché sono inquietanti?»
Per
riflesso, Naoki arrossì fino alla punta del ciuffone blu. «No, ecco, io…»
«Sono
d’accordo», lo freddò, con un sorriso vagamente divertito. Sventolò quindi la
busta, «Mi aspetta del lavoro, ma appena ci rivediamo ti offro un caffè.
Dobbiamo parlare di Evangelion.»
Superando
la figuraccia appena fatta, Naoki alzò una mano in
segno di saluto. «Mi farebbe piacere, primo livello.»
Masa
lo lasciò lì, entrando in ascensore e resistendo a stento alla voglia di
leggere subito il contenuto della busta.
Però
si trattenne.
Quello
sarebbe stato un ottimo allenamento anche per Higemaru.
༒
Ti sorprenderà
ricevere questo testamento.
Anche io sono
sorpreso, perché ho deciso di indirizzarlo a te. Infondo, non mi è rimasto più
nessun altro e i miei genitori meritano di ricordarmi per come ero, non
attraverso qualche frase di circostanza scarabocchiata con la mia orribile
calligrafia su un foglio bianco.
Non ho molto da
lasciarti, però puoi andare a sgomberare il mio appartamento e tenere ciò di
cui hai bisogno. Magari troverai anche qualcosa di interessante, lì dentro.
Avrei preferito
riferirti personalmente queste parole, ma a quanto pare non ho potuto.
Sappi che non ho
scusanti. Ti chiedo solo scusa per 14 Volte per ciò che è successo e per il
dolore che ti sto arrecando.
Sicuramente, quel
poco che è rimasto di me ora è abbandonato a se stesso dove l’oscurità incontra
la luce, di fronte a un campo pieno di fiori di sangue. Lì vicino al luogo in
cui lui si è incontrato con il bambino che gioca nel giardino baciato dal sole.
Se un giorno
vorrai, porta lì una rosa in mio ricordo.
E guardati dall’ultimo
dei draghi della famiglia falsa e ipocrita.
Farà qualsiasi
cosa per distruggerlo. Per distruggere qualsiasi cosa.
Per ora, però, va
bene così.
Non cercarlo, non
portarlo a ricordare.
È dove deve
essere.
E un giorno
tornerà.
Addio.
Hideoshi
Nagachika, assistente investigatore.
༒
Aiko
aveva lasciato a Higemaru il semplice compito di
leggersi il testamento di Nagachika ancora chiuso
nella busta che Kaiamo le aveva consegnato per poi
riassumerglielo, mentre lei si concedeva una doccia. Quando era tornata da lui,
con i capelli ancora umidi e l’abbigliamento da casa, l’aveva trovato disperato
come un ragazzino di fronte a un test impossibile di algebra. Dopo aver buttato
un occhio sulle poche righe che rappresentavano l’eredità del defunto assistente
investigatore, si era ritrovata a pensare l’opposto del collega, che riteneva
il tutto privo di qualsiasi senso logico.
«Affatto,
Hige. Qui dentro c’è scritto qualcosa che noi non
dobbiamo capire, ma che qualcun altro deve ricevere forte e chiaro. Qualcosa di
serio, fra l’altro. »
Il
giovane dai capelli pervinca non pareva molto d’accordo. Non si azzardò a dire nulla, tenendo conto di due
fattori: la sua poca esperienza e l’acuto intuito della sua partner. « Cosa te
lo fa pensare?», si informò, però.
«Guarda
per esempio qui: 14 Volte. Perché
quattordici? È un numero molto insolito. E la V maiuscola? Che senso ha?» Aiko
rilesse di nuovo, una, due, dieci volte. Quando schiuse di nuovo le labbra,
forse sarebbe stata in grado di recitarlo a memoria. «Di chi si parla poi? Chi
è questo fantomatico lui? Una
famiglia ipocrita e il drago come simbolo…»
Touma sospirò pesantemente,
sgonfiandosi come un palloncino. «E il bambino che gioca nel giardino baciato
dal sole? Non dimenticartelo.»
Le
labbra della mora si incresparono appena a quell’ultima affermazione del
collega. «Possiamo solo andare a parlare con il destinatario di questo
testamento, non credi? Chi è?»
Un
sorriso sornione riaccese il volto del giovane. «Questa ti piacerà di sicuro.»
«Touka Kirishima.»
La
cameriera del :RE dava loro le spalle, china a raccoglie un sacchetto pieno di
caffè da uno degli scaffali dietro al bancone, ma si voltò immediatamente
quando sentì il suo nome recitato a quella maniera. Di fronte al naso si
ritrovò Aiko e Touma, entrambi avvolti nei loro
trench d’ordinanza e, a giudicare dall’odore nell’aria, accompagnati dalle
valigette. Non poteva vederle però, perché i due avevano preso posto al
bancone. Per la prima volta sembravano aver deciso di abbandonare il loro
solito tavolino.
«Il
solito, agenti?», aveva domandato con tono delicato, appoggiando le mani al
ripiano di fronte a lei e guardandoli.
«In
verità, questa volta siamo venuti in veste ufficiale», le fece sapere Masa,
godendosi il modo in cui l’altra non si scompose affatto con una certa
soddisfazione. Touka non sapeva molto di lei, ma
abbastanza da cacciarla in un mare di problemi, quindi era abbastanza tutelata
da poter mantenere i nervi saldi in presenza di due investigatori.
«Se
posso aiutare il ccg in qualche modo, lo farò più che volentieri», recitò di
fatto la giovane dal caschetto azzurro spettinato, con voce armoniosa. Non
riuscì però a non sbiancare lievemente quando vide il documento che Masa aveva
estratto dall’interno del cappotto e che poi aveva appoggiato di fronte a lei.
Tentennante, Touka aveva allungato la mano pallida
come porcellana e sottile verso di esso, tirandolo verso di sé e accarezzando
con la punta del polpastrello dell’indice la parola ‘testamento’.
Non
aveva avuto bisogno di aprirlo per capire il contenuto.
«Chiedetemi
quello che volete.»
༒
L’ufficio
era sgombro nonostante fossero solo le cinque del pomeriggio.
Urie
si trovava a suo agio nella solitudine, con un paio di rapporti da leggere e
convalidare di Saiko e una tazza di caffè fumante, direttamente dalla scorta
privata di Komoto e gentilmente concesso da
quest’ultimo in un gesto di profonda empatia.
Aveva
sempre ammirato il fatto che Kuki portasse i guanti in qualsiasi stagione.
L’aveva etichettato come una persona pulita ed era entrato nelle sue grazie da
quel momento. L’upgrade da una veloce
chiacchierata all’avere ogni tanto dell’ottimo caffè raccolto a mano e lasciato
a tostare alla perfezione era avvenuto molto velocemente.
Prese
un sorso di quella miscela paradisiaca, alzando di una tacca il volume delle
musica e sistemandosi l’auricolare nell’occhio destro.
Delle
quattro scrivanie presenti, solo la sua era occupata, eppure era la più
spoglia. Quella di Saiko, che fra l’altro era la più vicina, era stipata di
schifezze, cartacce, involucri di dolciumi di dubbio gusto e fotografie. La più
grande, Urie, la poteva vedere chiaramente semplicemente alzando gli occhi
serpentini.
La
prima foto scattata alla squadra Quinx, addirittura prima dell’arrivo di Masa.
In quella foto, nella sua uniforme di alta ordinanza candida, c’era anche
Shirazu. Urie non aveva il coraggio di scoccargli nemmeno un’occhiata, seppure si
sentisse fissato.
Doveva
essere qualche tipo di strano giochetto mentale giostrato dall’opprimente senso
di colpa che provava ormai da cinque mesi. Non aveva ancora nemmeno una pista
per ritrovare il corpo dell’ex compagno caduto e per quanto lavorasse
sull’Aogiri, grazie anche alle agevolazioni che Matsuri gli garantiva, non
aveva ottenuto nulla.
Frustrato,
chiuse il fascicolo, per poi alzare finalmente lo sguardo.
Per
poco si rovesciò dalla sedia, tanto veloce scattò all’indietro nel ritrovarsi
di fronte un paio di occhi neri come la pece.
«Furuta?»,
chiamò con tono incerto quell’ospite inatteso, che gli sorrise amichevolmente.
«Non
intendevo spaventarti, ma per quanto bussassi e ti chiamassi, non riuscivi a
sentirmi.»
«Ti
chiedo di scusarmi, non mi aspettavo che qualcuno sarebbe venuto a cercarmi.
Oggi non faccio orario da ufficio.»
Sono qui solo
perché a casa Yonebayashi e Hsiao stanno organizzando qualche stupido scherzo
ai danni di Aura e mi disturbavano. Come sempre, del resto.
«Non
c’è bisogno di scusarsi», lo rabbonì Nimura, muovendo la mano guantata di rosso di fronte al viso come per scacciare via
un pensiero inutile. «Mi manda Sasaki, dicendomi di riferirti che questi sono i
documenti che hai richiesto.»
Alla buon ora,
stupido Sasaki. Li ho chiesti oltre un mese fa.
«Grazie,
secondo livello Furuta.»
Il
moretto sorrise di nuovo, chiudendo gli occhi per una contentezza che l’altro
non colse. Poi girò sui tacchi per uscire, ma qualcosa lo trattenne. «Ah! Primo
livello Urie!», chiamò con urgenza il Quinx, il quale lo guardò abbastanza
perplesso. «Credo di doverti delle scuse.»
La
fronte di Kuki si corrugò. «Per quale ragione?»
«Ieri
sera ti ho visto insieme al Primo livello Masa alla festa di Omohara, ma non sono riuscito a raggiungervi sulla pista da
ballo per salutarvi. Era proprio affollata quella festa, non trovi?»
Le
labbra dell’altro si schiusero. Poi le riaprì nuovamente, quasi tentennante.
«Io ieri sera non c’ero alla festa.»
Furuta
alzò le sopracciglia, stupito, prima di portare entrambe le mani sulla bocca,
esibendo la sua miglior espressione colpevole. «Oh! Mi dispiace allora magari
ho visto male.»
Urie
corrugò la fronte, prima di scrollare le spalle con non curanza. «Masa c’era,
però. L’avrai vista con la sua amica.»
«No,
era sicuramente un ragazzo quello con cui ballava.»
Ci
fu un lungo silenzio, nel quale entrambi si guardarono in viso, apparentemente
non sapendo cosa dire.
Poi
Furuta svicolò rapidamente. «Forse però era un suo amico, quasi del tutto
sicuramente lo era. O forse il suo ragazzo? Non so se è fidanzata.» Alzò le
spalle, «Ora devo proprio tornare al lavoro. A presto, Primo livello.»
Quando
la porta si chiuse, con un click distinto, Urie non seppe bene come reagire.
Se
essere stupito perché lui e Aiko erano riusciti in qualche modo a tenere
davvero segreta la loro storia almeno a Furuta.
Oppure
se spaccare la scrivania con il suo kagune, in modo del tutto razionale e che
non lo rappresentava per niente, e
chiamare immediatamente la mora.
Alla
fine prese un sorso di caffè, ormai tristemente tiepido e rovinato, decidendo
di reagire come meglio riusciva, ovvero ignorando il problema fino a che ci
fosse riuscito, mentre dall’altra parte dell’uscio di legno, Furuta ancora
ghignava.
«Chi sceglierebbe
mai una persona così noiosa, avendo a disposizione un Gufo?»
༒
Per
delicatezza nei confronti di Touka, Masa aveva
domandato a Higemaru di aspettarla dentro al :re,
mentre le due donne salivano nell’appartamento della cameriera per parlare.
In
realtà lo aveva chiesto per un fine puramente egoistico: far sì che la ragazza
potesse esprimersi liberamente, non temendo che l’altro giovane investigatore
potesse intuire nulla. Soprattutto la sua vera natura.
Si
era quindi ritrovata in un salotto che profumava di detergente al pino, con una
porta finestra brillante che dava sull’esterno della facciata. Seduta a terra
sul tatami, osservava incuriosita una scatola che Touka
le aveva appoggiato di fronte già da qualche minuto.
L’ultima
eredità che Hideoshi Nagachika
si era lasciato alle spalle.
«Tutto
qui?», aveva chiesto Aiko, un po’ delusa, spostando qualche vestito, una copia
dell’Odissea di Omero con il frontespizio in greco e un paio di scarpe.
«C’erano
anche molte altre cose», le aveva rivelato senza remora Kirishima,
incrociando le mani sotto al mento. «Foto, articoli di giornale, raccolte di prove…. Tutto appeso alle pareti. Ma ho buttato via tutto.
Credevo fosse quello il motivo che lo ha spinto a scrivere a me. Non voleva che
nessun altro pensasse che fosse morto per seguire quelle piste, credo.»
«Credi?»
«Sì,
come ti ho spiegato prima, non era il mio ragazzo. Non so perché ha lasciato
detto questo ai vostri superiori, forse per farmi arrivare il testamento senza
beghe legali. Eravamo appena conoscenti. Lui era l’amico di Kaneki Ken, per
me.»
Masa
non si ritrovò spiazzata come la prima volta che aveva sentito Touka nominare l’alterego di Sasaki, mentre ancora sostavano
al piano di sotto. Anche quello era uno dei motivi che l’aveva spinta a portare
altrove la conversazione. Finalmente poteva chiederle.
«Lavoravi
con Kaneki Ken all’Anteiku, vero?»
«Non
chiedermi cose che già conosci. So per chi lavori, anche se non capisco il
motivo. Loro ti avranno detto tutto.»
Aiko
abbassò il capo, come per scusarsi. «Hai ragione, questo non è un
interrogatorio quindi verrò al sodo: Che rapporto avevi con Kaneki?»
«Lo
conoscevo appena», rispose freddamente Kirishima,
mentre i suoi occhi cambiavano. Da gentili come lo erano sempre stati, s’erano
fatti più freddi e distaccati. «So a cosa stai pensando. Quel lui sottointeso
nel testamento è Kaneki? Probabile. Potrebbe esserlo, però non mi interessa.
Forse Nagachika pensava di farmi felice o di
confortarmi, ma le sue parole non hanno fatto altro che confondermi. Kaneki Ken
è un ragazzo che ha scelto la sua strada, nonostante l’aiuto che il signor Yoshimura gli ha fornito. Posso dire che non lo conosca
meglio di quanto conoscessi Nagachika.»
«Eppure
ti ha dato indicazioni ben precise», la incalzò l’investigatrice. «Portare un
fiore nel luogo in cui luce e ombra si incontrano, in un campo di fiori di
sangue.»
«Scusandosi
quattordici volte», aggiunse Touka. «Mi sono
scervellata per tanto tempo su quella parte, poi un mio cliente mi ha
raccontato che esiste un luogo, alla fine delle fognature che passano sotto
alla ventesima che si chiama Uscita 14 V. Ci sono stata, ma non ho trovato
nulla.»
«Credo
sia il luogo dove il Centipede e lo Shinigami si sono scontrati», soppesò Masa, cercando di
ricordare i dettagli di quella battaglia che era passata di bocca in bocca
dentro al ccg. Almeno fino all’arrivo di Sasaki. Da quel momento era calata una
coltre di polvere su quell’argomento. «Avrebbe un senso, ma come faceva Nagachika a prevederlo?»
«Potrebbe
essere una coincidenza?»
«Non
credo.»
«Nemmeno
io.»
Prima
di recarsi al :re, Aiko aveva fatto i compiti. Aveva cercato qualche
informazione su Nagachika nel database e lo aveva
ritrovato citato in un rapporto di Marude circa l’attacco avvenuto
all’undicesima circoscrizione, la notte in cui Kenzo era morto. Era la stessa
notte in cui Juuzou Suzuya
aveva abbattuto il boss di Aogiri, Yamori.
La
stessa in cui Touka le aveva detto di aver visto
Kaneki per l’ultima volta, mentendole. Masa sapeva che le mentiva, ma dopotutto
lo aveva visto molte volte negli ultimi mesi, prima che le visite di quello
strano avventore cessassero definitivamente.
Per
lo Shinigami Nero, il :re non era più un’opzione.
In
ogni caso, Nagachika era stato citato dal classe
speciale Marude poiché aveva localizzato lui stesso la sede della base di
Aogiri. Infilando in qualche modo un ricevitore nella scarpa di Yamori. Qualcosa di eccezionale che gli era valsa la sedia
di assistente investigatore senza aver fatto un singolo giorno di corso
preparatorio.
Un
piccolo genio.
Un
investigatore infallibile.
Masa
iniziava a tratteggiare un profilo via via sempre più
netto di quel ragazzo misterioso, con qualche tratto narcisistico e sicuramente
con ben poco interesse nella sua stesa vita.
Dopotutto
era riuscito a farsi ammazzare pur avendo l’ordine di rimanere nelle retrovie,
no?
«Ho
la forte convinzione che Nagachika sia vivo», le
disse Aiko, guardandola negli occhi e sperando che Touka
tradisse una qualsiasi emozione. «Credo inoltre che stia facendo qualcosa di
molto, molto losco. Come, per esempio, mettere i bastoni fra le ruote ad Aogiri
rubando qualcosa.»
«Se
anche fosse vivo», le rispose a tono Kirishima, «Non
mi interesserebbe altro se non una spiegazione di questo testamento. Mi mancano
alcuni punti e dopo tutti questi anni lo trovo ancora seccante.»
«Seccante,
dici?», domando Aiko, tornando all’attacco mentre la sua mano scivolava nella
scatola e afferrava una felpa nera, dalle maniche gialle. «Eppure hai
conservato le sue cose in casa tua per tutto questo tempo.»
«Credevo
che Kaneki, un giorno, sarebbe venuto a chiedermele. Però ammetto di aver
sopravvalutato quello stupido.»
Stringendo
la felpa fra le mani, Aiko la annusò. C’era ancora abbastanza profumo su di
essa per poterlo distinguere da quello del tempo che stava consumando la stoffa.
«Per essere quasi due sconosciuti, per te, li conosci entrambi molto bene.»
Qualsiasi
cosa controbattuta da Touka non riuscì uscì dalle sue
labbra a causa di un rumore di fogli che scivolavano a terra. Masa vide con la
coda dell’occhio l’oggetto caderle accanto e quando lo prese in mano si rese
conto che era una mappa. La osservò per un istante, prima di aprirla
avidamente.
C’erano
dei luoghi segnati in penna.
Alcuni
contrassegnati da piccola stelline.
Altri
da cerchi.
Infine,
qualche triangolino.
Un
sorrisetto le incrinò le labbra, ampliandosi nel notare che Touka
era appena sbiancata, colta alla sprovvista.
«Non
ti dispiace se prendo questa scatola con me, vero?»
La
cameriera scostò i capelli dall’occhio destro, guardandola col capo chino, come
un gatto messo all’angolo.
«Fa’
pure. Ma ti prego di farmele riavere quando il tuo delirio sarà terminato.»
Aiko
buttò la felpa con il resto degli oggetti, infilando la mappa direttamente nel
cappotto. «Lo troverò», comunicò, lapidaria, scoprendosi. «Troverò lui e Amon Koutaro e poi tornerò per avere delle vere risposte. E
questa volta non vestirò un cappotto, ma una maschera.»
«Suona
come una minaccia.»
«Ogni
frase suona diversa a seconda dall’orecchio che la ascolta.»
La
riaccompagnò al piano di sotto, in silenzio, e lì Masa si stupì. Voleva
chiedere a Nishiki qualcosa riguardo a Nagachika, visto che Touka le
aveva rivelato che era stato il suo senpai, ma non
trovò il ragazzo con gli occhiali a tenere compagnia a Hige,
bensì qualcuno di più chiassoso.
«Ciao
Ikari.»
«Ei
Masa!» Il giovane dai capelli blu ridacchiò, alzando il bicchiere di cedrata
fresca verso di lei, mentre Touma si voltava a
guardarla, spicciandosi a prendere la scatola dalle sue mani. «Mi hanno detto
che anche tu sei un abituer qui. Peccato non esserci
incontrati prima.»
«No,
infatti», confermò la mora. Prese il portafogli per pagare ciò che Higemaru aveva consumato, ma Touka
la fermò.
«Metto
tutto sul tuo conto», le disse, con tono basso. «Infondo penso che ci rivedremo
molto presto.»
«Lo
credo anche io.» Le due donne si scambiarono un’occhiata, poi Aiko sorrise più
rilassata, salutando tutti i presenti e lasciando il bar per prima, seguita dal
suo partner.
Touka attese di vedere la berlina
nera allontanarsi, prima di prendere il cellulare, isolandosi dal
chiacchiericcio di Naoki, che stava raccontando come
al solito la sua giornata a un passivo signor Yomo.
Sospirò
pesantemente, comprendendo di aver appena permesso qualcosa che andava
impedito.
Era
stata una sciocca a credere di poter abbassare la guardia con
quell’investigatrice dalla doppia vita.
༒
Touka: Come avevi previsto, hanno mandato
qualcuno per cercare il tuo fuggitivo.
Touka: Non volevo, ma ho mostrato
all’agente Masa Aiko lo scatolone con gli oggetti che ho conservato e lei ha
trovato una mappa dentro.
?:
Una mappa?
Touka: Era nascosta in una vecchia
felpa, deve essermi sfuggita. Sembrava una mappa di Tokyo, sulla quale c’erano
segnate delle zone della città.
?:
@#[?x£
Touka: Deduco che ora tu abbia un
problema un problema.
?:
Solo se trova anche il quaderno. A che punto è col testamento?
Touka: Sai del testamento, dovevo saperlo.
Comunque non lo so, ma sa più di noi perché ha dei capi che sanno il fatto
loro.
?:
Non importa.
?:
Forse è meglio che trovi tutti i tasselli che le mancano, potrei trarne
vantaggio sui suoi capi.
?:
La terremo d’occhio, tu non fare niente. Sarà lo spettro che cerca a
perseguitarla.