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Autore: Chemical Lady    04/08/2017    0 recensioni
[[ Spoiler su tutto Tokyo Ghoul :re - Presenza di personaggi OC nella storia ]]
La figura che troneggiava su di lei sembrava un angelo.
Distinta, si stagliava verso il cielo possente, spezzando il buio notturno con la sua bianca presenza. Il cappotto candido cadeva fino al terreno, immacolato ad eccezione di qualche piccola ma visibile goccia di sangue. Una costellazione vermiglia, spaventosa, che impregnava il tessuto sovrapponendosi ad altre più vecchie, marroni e rapprese, ad alta velocità.
Il volto, invece, pareva quello di un demone. Gli occhi dall'innaturale sclera nera spiavano impassibili e annoiati il solo superstite della squadra Hidaishi.
Riversa sul marciapiede, in una pozza della sua stessa urina, c'era una ragazza dai capelli neri, che spuntavano arruffati da sotto il casco della divisa antisommossa del CCG. Teneva gli occhi ambrati fissi su quelli del ghoul dalla maschera rossa, incapace di distoglierli.
Sto morendo , si diceva in una lenta litania. Sto morendo.
Aiko Masa, vent'anni sprecati a compiere scelte inutili, stava morendo.
[[ Quinx Squad center ]]
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio, Sasaki Haise, Sorpresa, Un po' tutti, Urie Kuki
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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saboteur

僕は孤独さ  No Signal

Parte quinta: Il caso Nagachika.

 

 

A meno di ventiquattro ore dalla loro ultima riunione, tutti i classe speciale vennero richiamati nuovamente dal direttore Washuu in persona, sotto consiglio dell’associato alla classe speciale Sasaki.

Secondo Haise, era necessario per lui avere un colloquio con tutti loro, così da poter gestire al meglio quella circostanza incresciosa. La morte del primo livello Masa era molto più di questo per lui, ma anche per Yoshitoki, seppur in modo diverso, che si ritrovava fra le mani una bella grana.

«Associato, quando vuole.»

Haise controllò nuovamente il foglio fitto di appunti che aveva  finito di riassumere pochi minuti prima di quel meeting, nel suo ufficio, alzandosi in piedi. Passò gli occhi su tutti i dieci partecipanti alla riunione, prima di prendere la parola.

«Le indagini preliminari, che ho potuto effettuare nelle prime dieci ore dall’assegnazione del caso, hanno riportato alla mia attenzione discrepanze fra le testimonianze di alcuni presenti in questa stanza. Vorrei solo fare chiarezza, ricostruendo i vostri movimenti di questa notte.»

«Fermati un secondo, boyMougan smise di lisciarsi i baffi, assottigliando lo sguardo in direzione dello Shinigami Nero il quale, nonostante il nomignolo, non si scompose. «Pensavo che lo scopo della riunione fosse quello di metterci al corrente di ciò che è successo. Non di indagare su di noi.»

«Non posso risolvere il caso se non so precisamente tutto ciò che è successo durante la notte, classe speciale.»

«Lasciamolo parlare», intervenne Haisaki, forse desideroso di tornare presto a dirigere la  Cochlea, lontano da tutto quel gran fracasso. Sarebbe saltata qualche testa e lui non voleva finirci in mezzo.

«Ora farò un breve riassunto delle mie conclusioni, tratte da ciò che avete riportato al classe speciale Hoiji in sede di interrogatorio informale.» Haise si sistemò gli occhiali rotondi sul naso, recuperando il foglio, prima di iniziare a riassumere. « La riunione ha avuto inizio in ritardo alle ventidue e trenta circa e si è protratta per un’ora. Ciò che è stato discusso non è rilevante al fine dell’indagine, quindi non lo citerò.» Un leggero sbuffò di Matsuri riuscì a distrarre Ui e Kiyoko, ma non Sasaki, che proseguì imperterrito. «Alle ventitre e quaranta circa la sala della riunione è stata abbandonata dai classe speciale e dal direttore. Il suddetto è stato il primo a lasciare la struttura insieme ai classe speciale Washuu, Marude e Tanakamaru. Successivamente, tra le ventitré e quarantacinque e le ventiquattro e dieci anche i classe speciale Hoiji e Haisaki hanno fatto ritorno alle loro dimore o al loro servizio attivo in un’altra sede. Al momento dell’incidente, attorno alle ventiquattro e dodici minuti da quando le barriere di sicurezza si sono abbassare per isolare il sotterraneo, in sede erano rimasti solamente i classe speciale Arima, Hachikawa, Ui, Suzuya e Aura, insieme ad alcuni loro collaboratori, il secondo livello Abara, il prima classe Hirako, il primo livello Hogi e, apparentemente ancora senza alcuna spiegazione, il primo livello Urie. Quest’ultimo, secondo la registrazione dei dati di accesso del suo badge, sarebbe arrivato a mezzanotte e nove minuti, mentre si stava già consumando la battaglia fra l’agente Masa e l’agente Hirako. Approssimativamente per quell’ora, anche il ghoul di raiting SS Tatara è stato localizzato all’esterno della struttura dalle telecamere che.»

«E il ghoul?», aggiunse Matsuri, annoiato, attirando su di sé lo sguardo di coloro che a quell’inferno avevano preso parte e interrompendo così Sasaki. «Se Tatara è rimasto all’esterno, contro chi hanno combattuto nel sotterraneo?»

«Non c’è nessun altro ghoul», specificò Haise, comprendendo che nessuno aveva avvisato coloro che non erano presenti, ad accezione di Marude che, di fatti, non si scompose. «Ogni iniziativa ostile al ccg è stata intrapresa solo e unicamente da Masa Aiko.»

Haisaki si irrigidì. «A noi è stato detto che l’agente Masa è morta combattendo contro un ghoul, a causa di un errore di calcolo dell’agente Hirako.»

«Non è andata così.» A prendere la parola fu il direttore Yoshitoki. «Abbiamo messo in giro questa voce in modo tale da proteggere almeno in parte l’integrità del bureau e del progetto Quinx. La verità è che Masa Aiko ha agito contro di noi, come spia e infiltrata di Aogiri.»

«Non abbiamo ancora prove certe di questo», sottolineò Ui.

A quel punto, a sbuffare una risata divertita oltre il bordo alto del cappoto, fu Hachikawa. «Tatara è venuto fin qui e se né andato nel momento in cui è stato comunicato che lei era stata abbattuta. Se non fossero stati in combutta allora non si sarebbe mai-»

« Morta.» Stringendo i denti e i pugni, Ui fulminò con lo sguardo l’altro investigatore. Non si curò di averlo interrotto. «Parliamo di una persona, una collega. Non è stata abbattuta. È deceduta.»

«Rimane il fatto che ci ha traditi, sbaglio? Eri presente anche tu, Koori.»

Gli occhi di tutti tornano ad incollarsi a quelli di Sasaki che, per riflesso, cercò quelli di Arima. Peccato che la Morte Bianca fosse il solo a non ricambiare lo sguardo. «Non ho ancora trovato molte è prove in merito, ma Masa indossava la maschera di un noto ricercato di Aogiri, Labbra Cucite.» Qualche foto venne fatta passare di mano in mano, fino ad arrivare al presidente. «Altezza e corporatura paiono coincidere e ciò spiegherebbe anche perché durante gli scontri, Labbra Cucite non ha mai usato il kagune per difendersi.»

«Per non farsi scoprire», sottolineò l’ovvio Matsuri. «Abbiamo un’idea da quanto tempo Labbra Cucite ha fatto il suo esordio come leader della diciannovesima?»

«Poco meno di un paio di anni, a giudicare dal fascicolo sul caso Aogiri redatto, ironicamente, dalla ex squadra Hirako», rispose Sasaki.

«Ironicamente a dir poco. Doveva farne parte da molto prima, se le hanno dato un ruolo tanto di spicco.»

Kiyoko non aveva tutti i torti. Questo fu quello che il ghoul si ritrovò a pensare, mentre gli veniva porta la sola domanda che sperava di evitare. E a farla, inaspettatamente, fu Suzuya. « Non ricordo una cosa. Chi aveva in carico lo smantellamento della sede di Aogiri della diciannovesima?»

Haise abbassò il capo, fingendo di leggere. Lo ricordava benissimo. «La Squadra Quinx.»

«La squadra di Urie», disse con tono freddo Yoshitoki, guardando il figlio come se la colpa potesse essere sua e non del suo subordinato.

«Prima era competenza della squadra Hirako», si difese quello, «Posso garantire io per i miei uomini, Arima può fare lo stesso?»

Finalmente, lo Shinigami Bianco parlò. «Non lo faccio da stamattina, per caso?»

«Basta così», riprese il controllo della situazione il direttore. «Entrambi sono stati sospesi e sono oggetto di indagine. Verranno giudicati o meno a seconda del loro coinvolgimento. Sasaki, prosegui.»

Haise riprese come se non fosse mai stato interrotto. «Da mezzanotte e cinque a mezzanotte e quindici circa c’è stato un malfunzionamento degli impianti di sicurezza. Non abbiamo quindi filmati dal cavò né dai corridoio adiacenti. Ciò che sappiamo è che in questo lasso approssimativo di tempo si è consumato lo scontro fra il primo livello Masa e il prima classe Hirako, in presenza dei classe speciale Suzuya e Arima. Durante lo scontro, Masa è deceduta per ciò che presumiamo essere un forte trauma al cervello. Non possiamo esserne certi perché il corpo è stato prelevato dagli affari interni sotto richiesta specifica del presidente, nonostante io avessi domandato diversamente.»

Sasaki lo notò. Notò lo sguardo che Yoshitoki lanciò ad Arima, il quale però fu abbastanza bravo da non fare nemmeno un movimento. Continuava ad ascoltare, con gli occhi a mezz’asta e una  penna a sfera chiusa fra le dita, un po’  assente.

«Mi è stato quindi impedito di trarre delle conclusioni pertinenti sul corpo» Haise voltò il foglio. «A mezzanotte e diciassette è stato annunciato il cessato all’arme nel momento in cui, secondo la testimonianza dei classe speciale Hachiawa, Ui e Aura e dei primo livello Hogi, Tatara si è ritirato. A mezzanotte e ventitré è tornato in sede il classe speciale Marude, seguito poco dopo dal direttore e dal classe speciale Washuu. Infine, anche Hoji, Mado e il sottoscritto sono arrivati, qualche istante prima dell’una di notte. Il caso mi è stato affidato dal direttore nell’esatto istante in cui ho messo piede sulla scena del crimine, che ho fatto sgomberare in fretta. Alle sette e venti di questa mattina, dopo la riunione, il corpo è stato prelevato e la scena ripulita senza il mio consenso, tarpandomi le ali e impedendomi di procedere. Domando quindi al direttore Washuu di potere avere accesso ai file personali di ogni dipendente della struttura al fine di poter identificare un possibile collegamento fra questo trasporto di cadavere che io reputo non autorizzato e uno dei nostri agenti.»

Yoshitoki sistemò la schiena, ben diritta, sulla sedia. Non poteva concederglielo, ma non poteva nemmeno farlo sapere così a tutti quanti.  «Inoltrerò alla fine della riunione una richiesta formale al presidente in merito, associato alla classe speciale.» Il direttore osservò attentamente Haise, prima di sospirare piano, rilassandosi contro lo schienale. «Hai ricostruito gli eventi molto in fretta, associato. Scegliere di affidarti le indagini è stato saggio, eppure manchi dell’esperienza. Per questo avrai l’affiancamento del classe speciale Marude, come pattuito con lui precedentemente. Ti aiuterà solo nel lavoro interno, negli interrogatori al resto dello staff. Aiko Masa era la talpa di Aogiri che cercavamo da anni e qualcuno doveva saperlo o averlo anche solo vagamente immaginato. Due dei suoi partner sono morti per questo, probabilmente. A causa sua i corpi di Shirazu Ginshi e Ihre Hairu non sono stati sepolti come avrebbero dovuto. Ha venduto i nostri piani e le nostre operazioni per potere o soldi, chi lo sa, facendoci subire molte perdite, soprattutto durante i casi più recenti. Voglio trovare ogni responsabile,  ogni ignavo che non ha parlato e farlo pagare per ogni vita che si è spenta per colpa della nostra negligenza. Potete andare tutti a casa, ora. Sasaki, vai avanti così.»

Le  sedie strusciarono sul pavimento coperto da una moquette compatta verde. Haise mise via tutti i fogli, salutando garbatamente coloro che gli passarono accanto, in particolare Koori, che appoggiandogli una mano sulla spalla sembrò comunicargli almeno in parte tutto il dolore che sentiva in quel momento. Erano amici, lui e Aiko. Amici nel vero senso del termine, non solo compagni di pausa sigaretta. Ui l’aveva salvata e lei gliene è sempre stata riconoscente.

L’averla scoperta una spia fu per tutti un duro colpo, come se non l’avessero mai davvero conosciuta.

«Un ultima cosa.» Il direttore li fermò. «Credo sia superfluo dirlo, ma la verità sulla morte di Aiko Masa deve rimanere segreta. Se trapelasse che faceva parte di Aogiri verrebbe messo a rischio non solo il ccg, ma soprattutto il progetto Quinx. La versione ufficiale, che verrà anche annunciata domani in conferenza stampa, è che è deceduta durante uno scontro con un ghoul a causa di un errore di un collega. Non possiamo e non vogliamo proteggere nessuno, ma non possiamo nemmeno rivelare troppo. Non parlatene nemmeno ai vostri sottoposti.» Li guardò tutti severamente, in modo più freddo rispetto alla sua solita indole pacifica, fermando poi lo sguardo su quello di Arima. «Kishou, mi concedi un minuto?»

Attesero che la stanza si svuotasse prima di iniziare a parlare. Prima ancora che Yoshitoki riuscisse a formulare la domanda più importante, Arima lo incalzò. «Ho chiesto io al presidente di prelevare il corpo. Sicuramente ha mandato Kaiko mentre tutti erano ancora impegnati con gli interrogatori e tu stavi sospendendo Aizawa inutilmente.»

Il direttore prese un respiro profondo. «Non l’avrei sospeso se avessi saputo prima di questa tua richiesta. Non volevo ficcasse troppo il naso in questa questione, non mi fido molto di lui. Credo che sia compromesso tanto quanto Masa. Erano amici dopotutto, no?»

Arima annuì lentamente. «Dirò ad Haise di indagare in questo senso.»

«Perché hai chiesto che il corpo venisse prelevato, in ogni caso? La causa della morte era lampante. Nemmeno un Quinx avrebbe mai avuto la forza di rimarginare una ferita di tale portata.»

Lo Shinigami Bianco osservò attentamente il consanguineo, prima di spostare gli occhi sulla finestra. La luce del tramonto infastidiva l’occhio sensibile, non sfiorando minimente quello che ormai non poteva più cogliere le sfumature rosse del cielo. «L’ho fatta portare via perché Masa Aiko era la mia partner.»

«Non volevi le facessero l’autopsia? In qualche modo dovremo dare loro delle informazioni attendibili in ogni caso.»

«No. Non per questo. Aiko aspettava un bambino.»

Yoshitoki non recepì bene la notizia, perché di tutte le informazioni che l’altro poteva dargli, quella era la sola che non si aspettava affatto. «Aspettava un-»

«Non potevamo rischiare che indagassero la natura del feto. Così ho coinvolto V.»

Il direttore lo sfidò a rispondere anche all’ultima domanda. «Il bambino…. Era tuo?»

Arima si limitò a guardarlo, zittendolo per quanto tagliente fu il suo sguardo. «Non potevo permettere che indagassero la natura del feto», ripeté molto lentamente.

E quindi lasciò la stanza.

 

Capitolo ventisei

«Hideoshi Nagachika, hai detto?»

Akira aveva reagito con sorpresa quando Masa l’aveva avvicinata, poco prima di raggiungere il suo ufficio, e le aveva chiesto se poteva farle alcune domande su un suo vecchio collaboratore. Per un istante aveva visto la bionda vacillare, ma poi l’aveva invitata a entrare e si erano chiuse nel luminoso ambiente, per poter parlare senza che troppe orecchie indiscrete rischiassero di metterci becco.

«Sono passati anni dall’ultima volta che ho sentito parlare di lui.»

Aiko annuì lentamente, prendendo un sorso del tea che le era stato offerto dal superiore, proveniente direttamente dalla sua scorta personale. Nonostante fossero i primi giorni di settembre, l’aria aveva già iniziato a cambiare e si era fatta più fresca, quindi la bevanda non poteva che risultare gradevole.

«Ho quattro giorni di ferie obbligate», le spiegò Aiko, con le spalle ricurve e una mano appoggiata alla scrivania di fronte a lei. «Ho sempre voluto iniziare un progetto di questo calibro: cercare le persone che nessuno ha mai più visto dopo lo scontro dell’Operazione di Sterminio del Gufo. Dopo essere stata promossa a vice caposquadra ho pensato di avere più possibilità, così ho deciso di iniziare da Nagachika perché non era un investigatore, ma si è comunque ritrovato coinvolto, in qualche modo.»

Akira annuì lentamente, gli occhi amaranto persi su un pensiero indefinibile. «Una iniziativa molto nobile.»

«Non voglio che quel giorno venga mai dimenticato e dopo quello che abbiamo scoperto sul secondo livello Takizawa, ci sono possibilità che anche Nagachika possa essere vivo.»

Quell’ultima affermazione aveva scosso l’associato Mado come un salice dal vento. Aiko sapeva di aver toccato un nervo lasciato scoperto al tempo e al dolore, per questo non aggiunse nulla, limitandosi a prendere un altro sorso, per poi abbandonare la tazzina.

Fu proprio la stimolazione di quel nervo a portare Akira a dirle ciò che sapeva. «Nagachika era un ragazzo molto giovane, che Marude affidò a me e al mio partner di quel tempo in qualità di assistente investigatore.»

«Amon Kotarou», disse Masa al sui posto, così che l’altra investigatrice potesse solo annuire e proseguire, senza citarlo necessariamente.

Un’altra ustione mai guarita.

«Era brillante, nulla da dire in merito. Una perdita enorme per noi, sarebbe potuto diventare qualcuno qui dentro pur non avendo frequentato l’accademia.»

«Ti ricordi qualcosa di lui che possa aiutarmi nella sua ricerca?»

Mado la guardò con un leggerissimo biasimo negli occhi e Aiko non poté che comprenderne il motivo. Erano passati tre anni e poco più, ormai era un po’ tardi per aprire un’istruttoria in merito, però Eto aveva chiesto e Seidou fornito quel nome. Tanto valeva provarci.

Akira la sorprese, prendendo dalla scrivania un foglio e iniziando a scarabocchiarci sopra qualcosa. «Non so niente di lui», ammise quindi, prima di porgerle quella che si rivelò essere una domanda formarle di prelievo di un documento riservato. «Però Nagachika ha lasciato un testamento per la sua fidanzata di allora. Magari parlando con lei potresti scoprire qualcosa, però non ci spererei troppo. Se gli è successo quello che è successo al secondo livello Takizawa o se è anche solo morto, finito divorato o mutilato, non caverai un ragno dal buco.»

«In quel caso potrò comunque dire di averci provato e passerò al prossimo caso.» Aiko si alzò in piedi, stringendo la mano della bionda. «Grazie, associato alla classe speciale.»

Akira non si scompose oltre, mentre l’altra si dirigeva alla porta. Le chiese però un ultimo favore. «Primo livello Masa, in confidenza», sussurrò così piano, che se Aiko non avesse avuto un udito sviluppato non l’avrebbe mai sentita. «Tienimi aggiornata, se scopri qualcosa.»

Masa le sorrise, prima di chinare il capo, educatamente.

Ammirata per il peso che Akira portava sulle spalle e sul cuore, eppure ancora inconsapevole di tante, brutte faccende.

«Lo farò, grazie associato Mado.»

 

 

L’archivio riservato del personale era gestito da un agente in pensione, il prima classe Kaiamo, a cui mancavano non solo un occhio, ma anche parte del braccio destro. Non riuscivano però a mandarlo via di lì e, oggettivamente, nessuno sembrava davvero intenzionato a prendere in suo posto nel duro lavoro di archiviazione e detenzione dei testamenti.

Il loro mestiere poteva essere abbastanza deprimente anche senza veleggiare fra le ultime volontà dei colleghi, così lo avevano semplicemente lasciato lì a spendere gli ultimi anni della sua vita nel suo complesso e a tratti inspiegabile metodo di archiviazione che invece che essere in base agli anni e dei mesi di archiviazione, era in base all’età del personale.

Ancora più triste.

Aiko aveva presentato la sua richiesta ormai da quarantacinque minuti, quando un altro agente si presentò, chiedendo invece un avviso di notifica per un’infrazione del regolamento di un membro della squadra Aura, che lui doveva retificare e invalidare per conto della sua caposquadra.

Il poveraccio ci mise cinque minuti a far capire a Kaiamo cosa effettivamente volesse. Quando ci riuscì si lasciò scivolare su una poltroncina poco distante da quella di Aiko, con un lungo sospiro rassegnato. Lei lo guardò vagamente divertita, notando che sembrava giovane e che forse non era a conoscenza delle leggende metropolitane circa quell’ufficio specifico.

E che avrebbe dovuto aspettare almeno un’oretta.

«Spero ti sia portato un sudoku», gli disse di fatto, accavallando le gambe lunghe e sorridendo divertita verso il muro, mentre lasciava dondolare il piede coperto dalla scarpa di vernice nera. «Rimarrai qui un po’.»

«Il classe speciale Aura mi aveva informato», borbottò questi, rassegnato.

«Sei nella quadra di Kiyoko? Ragazzo fortunato.» La mano della mora si allungò oltre i due seggiolini che li separavano, incontrando subito quella dell’altro. «Masa Aiko, squadra Quinx.»

Lui la guardò sorpreso. «Siete le quinque umane», osservò ammirato mentre la stretta di mano si prolungava. Poi registrò che non si era presentato, quindi corse hai ripari. «Secondo livello Ikari Naoki

«Ti chiami come il protagonista di Neo Genesis Evangelion? Che invidia.»

«Sì, ma mio padre è un tipo simpatico.»

Si scambiarono un sorriso divertito, poi Aiko schioccò la lingua contro il palato. «Ho un test per te, Naoki: per Shinji, Asuka o Rei?»

Lui sbuffò. «Kaworu, ovviamente»

«Test superato a pieni voti, mi piaci già.»

Lui ridacchiò sotto i baffi, appoggiandosi con i gomiti alle ginocchia. «Tu sei in squadra con Mutsuki Tooru, dico bene? Abbiamo fatto l’accademia insieme.»

Quella frase diede un’informazione preziosa ad Aiko. Non solo conosceva Mutsuki ed era quindi un potenziale testimone per delle future indagini su Tooru, ma così aveva anche potuto ‘datare’ il giovane. Aveva l’età di Urie, seppure sembrasse più giovane. Aiko valutò che doveva essere il taglio di capelli, decisamente pretenzioso: una cresta di un blu elettrico con il rasato ai lati nero corvino.

Lo faceva sembrare un liceale. «Primo livello Masa?», la voce di Kaiamo la fece tornare sulla terra. Schizzò in piedi e si avvicinò allo sportello, prendendo in mano una busta bianca dentro cui doveva esserci una copia del testamento di Hideoshi Nagachika. Ringraziò l’anziano uomo, che sparì nuovamente fra gli scaffali, prima di rivolgersi di nuovo ad Ikari.

«Era. Ora penso che l’abbiano trasferito nella squadra Hachikawa

«Una squadra che fa per lui, credo.»

Aiko alzò un sopracciglio. «Perché sono inquietanti?»

Per riflesso, Naoki arrossì fino alla punta del ciuffone blu. «No, ecco, io…»

«Sono d’accordo», lo freddò, con un sorriso vagamente divertito. Sventolò quindi la busta, «Mi aspetta del lavoro, ma appena ci rivediamo ti offro un caffè. Dobbiamo parlare di Evangelion

Superando la figuraccia appena fatta, Naoki alzò una mano in segno di saluto. «Mi farebbe piacere, primo livello.»

Masa lo lasciò lì, entrando in ascensore e resistendo a stento alla voglia di leggere subito il contenuto della busta.

Però si trattenne.

Quello sarebbe stato un ottimo allenamento anche per Higemaru.

 

 

Ti sorprenderà ricevere questo testamento.

Anche io sono sorpreso, perché ho deciso di indirizzarlo a te. Infondo, non mi è rimasto più nessun altro e i miei genitori meritano di ricordarmi per come ero, non attraverso qualche frase di circostanza scarabocchiata con la mia orribile calligrafia su un foglio bianco.

Non ho molto da lasciarti, però puoi andare a sgomberare il mio appartamento e tenere ciò di cui hai bisogno. Magari troverai anche qualcosa di interessante, lì dentro.

 

Avrei preferito riferirti personalmente queste parole, ma a quanto pare non ho potuto.

Sappi che non ho scusanti. Ti chiedo solo scusa per 14 Volte per ciò che è successo e per il dolore che ti sto arrecando.

Sicuramente, quel poco che è rimasto di me ora è abbandonato a se stesso dove l’oscurità incontra la luce, di fronte a un campo pieno di fiori di sangue. Lì vicino al luogo in cui lui si è incontrato con il bambino che gioca nel giardino baciato dal sole.

Se un giorno vorrai, porta lì una rosa in mio ricordo.

 

E guardati dall’ultimo dei draghi della famiglia falsa e ipocrita.

Farà qualsiasi cosa per distruggerlo. Per distruggere qualsiasi cosa.

Per ora, però, va bene così.

Non cercarlo, non portarlo a ricordare.

È dove deve essere.

E un giorno tornerà.

 

Addio.

Hideoshi Nagachika, assistente investigatore.

 

 

Aiko aveva lasciato a Higemaru il semplice compito di leggersi il testamento di Nagachika ancora chiuso nella busta che Kaiamo le aveva consegnato per poi riassumerglielo, mentre lei si concedeva una doccia. Quando era tornata da lui, con i capelli ancora umidi e l’abbigliamento da casa, l’aveva trovato disperato come un ragazzino di fronte a un test impossibile di algebra. Dopo aver buttato un occhio sulle poche righe che rappresentavano l’eredità del defunto assistente investigatore, si era ritrovata a pensare l’opposto del collega, che riteneva il tutto privo di qualsiasi senso logico.

«Affatto, Hige. Qui dentro c’è scritto qualcosa che noi non dobbiamo capire, ma che qualcun altro deve ricevere forte e chiaro. Qualcosa di serio, fra l’altro. »

Il giovane dai capelli pervinca non pareva molto d’accordo. Non si  azzardò a dire nulla, tenendo conto di due fattori: la sua poca esperienza e l’acuto intuito della sua partner. « Cosa te lo fa pensare?», si informò, però.

«Guarda per esempio qui: 14 Volte. Perché quattordici? È un numero molto insolito. E la V maiuscola? Che senso ha?» Aiko rilesse di nuovo, una, due, dieci volte. Quando schiuse di nuovo le labbra, forse sarebbe stata in grado di recitarlo a memoria. «Di chi si parla poi? Chi è questo fantomatico lui? Una famiglia ipocrita e il drago come simbolo…»

Touma sospirò pesantemente, sgonfiandosi come un palloncino. «E il bambino che gioca nel giardino baciato dal sole? Non dimenticartelo.»

Le labbra della mora si incresparono appena a quell’ultima affermazione del collega. «Possiamo solo andare a parlare con il destinatario di questo testamento, non credi? Chi è?»

Un sorriso sornione riaccese il volto del giovane. «Questa ti piacerà di sicuro.»

 

 

«Touka Kirishima

La cameriera del :RE dava loro le spalle, china a raccoglie un sacchetto pieno di caffè da uno degli scaffali dietro al bancone, ma si voltò immediatamente quando sentì il suo nome recitato a quella maniera. Di fronte al naso si ritrovò Aiko e Touma, entrambi avvolti nei loro trench d’ordinanza e, a giudicare dall’odore nell’aria, accompagnati dalle valigette. Non poteva vederle però, perché i due avevano preso posto al bancone. Per la prima volta sembravano aver deciso di abbandonare il loro solito tavolino.

«Il solito, agenti?», aveva domandato con tono delicato, appoggiando le mani al ripiano di fronte a lei e guardandoli.

«In verità, questa volta siamo venuti in veste ufficiale», le fece sapere Masa, godendosi il modo in cui l’altra non si scompose affatto con una certa soddisfazione. Touka non sapeva molto di lei, ma abbastanza da cacciarla in un mare di problemi, quindi era abbastanza tutelata da poter mantenere i nervi saldi in presenza di due investigatori.

«Se posso aiutare il ccg in qualche modo, lo farò più che volentieri», recitò di fatto la giovane dal caschetto azzurro spettinato, con voce armoniosa. Non riuscì però a non sbiancare lievemente quando vide il documento che Masa aveva estratto dall’interno del cappotto e che poi aveva appoggiato di fronte a lei. Tentennante, Touka aveva allungato la mano pallida come porcellana e sottile verso di esso, tirandolo verso di sé e accarezzando con la punta del polpastrello dell’indice la parola ‘testamento’.

Non aveva avuto bisogno di aprirlo per capire il contenuto.

«Chiedetemi quello che volete.»

 

 

L’ufficio era sgombro nonostante fossero solo le cinque del pomeriggio.

Urie si trovava a suo agio nella solitudine, con un paio di rapporti da leggere e convalidare di Saiko e una tazza di caffè fumante, direttamente dalla scorta privata di Komoto e gentilmente concesso da quest’ultimo in un gesto di profonda empatia.

Aveva sempre ammirato il fatto che Kuki portasse i guanti in qualsiasi stagione. L’aveva etichettato come una persona pulita ed era entrato nelle sue grazie da quel momento. L’upgrade da una veloce chiacchierata all’avere ogni tanto dell’ottimo caffè raccolto a mano e lasciato a tostare alla perfezione era avvenuto molto velocemente.

Prese un sorso di quella miscela paradisiaca, alzando di una tacca il volume delle musica e sistemandosi l’auricolare nell’occhio destro.

Delle quattro scrivanie presenti, solo la sua era occupata, eppure era la più spoglia. Quella di Saiko, che fra l’altro era la più vicina, era stipata di schifezze, cartacce, involucri di dolciumi di dubbio gusto e fotografie. La più grande, Urie, la poteva vedere chiaramente semplicemente alzando gli occhi serpentini.

La prima foto scattata alla squadra Quinx, addirittura prima dell’arrivo di Masa. In quella foto, nella sua uniforme di alta ordinanza candida, c’era anche Shirazu. Urie non aveva il coraggio di scoccargli nemmeno un’occhiata, seppure si sentisse fissato.

Doveva essere qualche tipo di strano giochetto mentale giostrato dall’opprimente senso di colpa che provava ormai da cinque mesi. Non aveva ancora nemmeno una pista per ritrovare il corpo dell’ex compagno caduto e per quanto lavorasse sull’Aogiri, grazie anche alle agevolazioni che Matsuri gli garantiva, non aveva ottenuto nulla.

Frustrato, chiuse il fascicolo, per poi alzare finalmente lo sguardo.

Per poco si rovesciò dalla sedia, tanto veloce scattò all’indietro nel ritrovarsi di fronte un paio di occhi neri come la pece.

«Furuta?», chiamò con tono incerto quell’ospite inatteso, che gli sorrise amichevolmente.

«Non intendevo spaventarti, ma per quanto bussassi e ti chiamassi, non riuscivi a sentirmi.»

«Ti chiedo di scusarmi, non mi aspettavo che qualcuno sarebbe venuto a cercarmi. Oggi non faccio orario da ufficio.»

Sono qui solo perché a casa Yonebayashi e Hsiao stanno organizzando qualche stupido scherzo ai danni di Aura e mi disturbavano. Come sempre, del resto.

«Non c’è bisogno di scusarsi», lo rabbonì Nimura, muovendo la mano guantata di rosso di fronte al viso come per scacciare via un pensiero inutile. «Mi manda Sasaki, dicendomi di riferirti che questi sono i documenti che hai richiesto.»

Alla buon ora, stupido Sasaki. Li ho chiesti oltre un mese fa.

«Grazie, secondo livello Furuta.»

Il moretto sorrise di nuovo, chiudendo gli occhi per una contentezza che l’altro non colse. Poi girò sui tacchi per uscire, ma qualcosa lo trattenne. «Ah! Primo livello Urie!», chiamò con urgenza il Quinx, il quale lo guardò abbastanza perplesso. «Credo di doverti delle scuse.»

La fronte di Kuki si corrugò. «Per quale ragione?»

«Ieri sera ti ho visto insieme al Primo livello Masa alla festa di Omohara, ma non sono riuscito a raggiungervi sulla pista da ballo per salutarvi. Era proprio affollata quella festa, non trovi?»

Le labbra dell’altro si schiusero. Poi le riaprì nuovamente, quasi tentennante. «Io ieri sera non c’ero alla festa.»

Furuta alzò le sopracciglia, stupito, prima di portare entrambe le mani sulla bocca, esibendo la sua miglior espressione colpevole. «Oh! Mi dispiace allora magari ho visto male.»

Urie corrugò la fronte, prima di scrollare le spalle con non curanza. «Masa c’era, però. L’avrai vista con la sua amica.»

«No, era sicuramente un ragazzo quello con cui ballava.»

Ci fu un lungo silenzio, nel quale entrambi si guardarono in viso, apparentemente non sapendo cosa dire.

Poi Furuta svicolò rapidamente. «Forse però era un suo amico, quasi del tutto sicuramente lo era. O forse il suo ragazzo? Non so se è fidanzata.» Alzò le spalle, «Ora devo proprio tornare al lavoro. A presto, Primo livello.»

Quando la porta si chiuse, con un click distinto, Urie non seppe bene come reagire.

Se essere stupito perché lui e Aiko erano riusciti in qualche modo a tenere davvero segreta la loro storia almeno a Furuta.

Oppure se spaccare la scrivania con il suo kagune, in modo del tutto razionale e che non lo rappresentava per niente,  e chiamare immediatamente la mora.

Alla fine prese un sorso di caffè, ormai tristemente tiepido e rovinato, decidendo di reagire come meglio riusciva, ovvero ignorando il problema fino a che ci fosse riuscito, mentre dall’altra parte dell’uscio di legno, Furuta ancora ghignava.

«Chi sceglierebbe mai una persona così noiosa, avendo a disposizione un Gufo?»

 

 

Per delicatezza nei confronti di Touka, Masa aveva domandato a Higemaru di aspettarla dentro al :re, mentre le due donne salivano nell’appartamento della cameriera per parlare.

In realtà lo aveva chiesto per un fine puramente egoistico: far sì che la ragazza potesse esprimersi liberamente, non temendo che l’altro giovane investigatore potesse intuire nulla. Soprattutto la sua vera natura.

Si era quindi ritrovata in un salotto che profumava di detergente al pino, con una porta finestra brillante che dava sull’esterno della facciata. Seduta a terra sul tatami, osservava incuriosita una scatola che Touka le aveva appoggiato di fronte già da qualche minuto.

L’ultima eredità che Hideoshi Nagachika si era lasciato alle spalle.

«Tutto qui?», aveva chiesto Aiko, un po’ delusa, spostando qualche vestito, una copia dell’Odissea di Omero con il frontespizio in greco e un paio di scarpe.

«C’erano anche molte altre cose», le aveva rivelato senza remora Kirishima, incrociando le mani sotto al mento. «Foto, articoli di giornale, raccolte di prove…. Tutto appeso alle pareti. Ma ho buttato via tutto. Credevo fosse quello il motivo che lo ha spinto a scrivere a me. Non voleva che nessun altro pensasse che fosse morto per seguire quelle piste, credo.»

«Credi?»

«Sì, come ti ho spiegato prima, non era il mio ragazzo. Non so perché ha lasciato detto questo ai vostri superiori, forse per farmi arrivare il testamento senza beghe legali. Eravamo appena conoscenti. Lui era l’amico di Kaneki Ken, per me.»

Masa non si ritrovò spiazzata come la prima volta che aveva sentito Touka nominare l’alterego di Sasaki, mentre ancora sostavano al piano di sotto. Anche quello era uno dei motivi che l’aveva spinta a portare altrove la conversazione. Finalmente poteva chiederle.

«Lavoravi con Kaneki Ken all’Anteiku, vero?»

«Non chiedermi cose che già conosci. So per chi lavori, anche se non capisco il motivo. Loro ti avranno detto tutto.»

Aiko abbassò il capo, come per scusarsi. «Hai ragione, questo non è un interrogatorio quindi verrò al sodo: Che rapporto avevi con Kaneki?»

«Lo conoscevo appena», rispose freddamente Kirishima, mentre i suoi occhi cambiavano. Da gentili come lo erano sempre stati, s’erano fatti più freddi e distaccati. «So a cosa stai pensando. Quel lui sottointeso nel testamento è Kaneki? Probabile. Potrebbe esserlo, però non mi interessa. Forse Nagachika pensava di farmi felice o di confortarmi, ma le sue parole non hanno fatto altro che confondermi. Kaneki Ken è un ragazzo che ha scelto la sua strada, nonostante l’aiuto che il signor Yoshimura gli ha fornito. Posso dire che non lo conosca meglio di quanto conoscessi Nagachika

«Eppure ti ha dato indicazioni ben precise», la incalzò l’investigatrice. «Portare un fiore nel luogo in cui luce e ombra si incontrano, in un campo di fiori di sangue.»

«Scusandosi quattordici volte», aggiunse Touka. «Mi sono scervellata per tanto tempo su quella parte, poi un mio cliente mi ha raccontato che esiste un luogo, alla fine delle fognature che passano sotto alla ventesima che si chiama Uscita 14 V. Ci sono stata, ma non ho trovato nulla.»

«Credo sia il luogo dove il Centipede e lo Shinigami si sono scontrati», soppesò Masa, cercando di ricordare i dettagli di quella battaglia che era passata di bocca in bocca dentro al ccg. Almeno fino all’arrivo di Sasaki. Da quel momento era calata una coltre di polvere su quell’argomento. «Avrebbe un senso, ma come faceva Nagachika a prevederlo?»

«Potrebbe essere una coincidenza?»

«Non credo.»

«Nemmeno io.»

Prima di recarsi al :re, Aiko aveva fatto i compiti. Aveva cercato qualche informazione su Nagachika nel database e lo aveva ritrovato citato in un rapporto di Marude circa l’attacco avvenuto all’undicesima circoscrizione, la notte in cui Kenzo era morto. Era la stessa notte in cui Juuzou Suzuya aveva abbattuto il boss di Aogiri, Yamori.

La stessa in cui Touka le aveva detto di aver visto Kaneki per l’ultima volta, mentendole. Masa sapeva che le mentiva, ma dopotutto lo aveva visto molte volte negli ultimi mesi, prima che le visite di quello strano avventore cessassero definitivamente.

Per lo Shinigami Nero, il :re non era più un’opzione.

In ogni caso, Nagachika era stato citato dal classe speciale Marude poiché aveva localizzato lui stesso la sede della base di Aogiri. Infilando in qualche modo un ricevitore nella scarpa di Yamori. Qualcosa di eccezionale che gli era valsa la sedia di assistente investigatore senza aver fatto un singolo giorno di corso preparatorio.

Un piccolo genio.

Un investigatore infallibile.

Masa iniziava a tratteggiare un profilo via via sempre più netto di quel ragazzo misterioso, con qualche tratto narcisistico e sicuramente con ben poco interesse nella sua stesa vita.

Dopotutto era riuscito a farsi ammazzare pur avendo l’ordine di rimanere nelle retrovie, no?

«Ho la forte convinzione che Nagachika sia vivo», le disse Aiko, guardandola negli occhi e sperando che Touka tradisse una qualsiasi emozione. «Credo inoltre che stia facendo qualcosa di molto, molto losco. Come, per esempio, mettere i bastoni fra le ruote ad Aogiri rubando qualcosa

«Se anche fosse vivo», le rispose a tono Kirishima, «Non mi interesserebbe altro se non una spiegazione di questo testamento. Mi mancano alcuni punti e dopo tutti questi anni lo trovo ancora seccante.»

«Seccante, dici?», domando Aiko, tornando all’attacco mentre la sua mano scivolava nella scatola e afferrava una felpa nera, dalle maniche gialle. «Eppure hai conservato le sue cose in casa tua per tutto questo tempo.»

«Credevo che Kaneki, un giorno, sarebbe venuto a chiedermele. Però ammetto di aver sopravvalutato quello stupido.»

Stringendo la felpa fra le mani, Aiko la annusò. C’era ancora abbastanza profumo su di essa per poterlo distinguere da quello del tempo che stava consumando la stoffa. «Per essere quasi due sconosciuti, per te, li conosci entrambi molto bene.»

Qualsiasi cosa controbattuta da Touka non riuscì uscì dalle sue labbra a causa di un rumore di fogli che scivolavano a terra. Masa vide con la coda dell’occhio l’oggetto caderle accanto e quando lo prese in mano si rese conto che era una mappa. La osservò per un istante, prima di aprirla avidamente.

C’erano dei luoghi segnati in penna.

Alcuni contrassegnati da piccola stelline.

Altri da cerchi.

Infine, qualche triangolino.

Un sorrisetto le incrinò le labbra, ampliandosi nel notare che Touka era appena sbiancata, colta alla sprovvista.

«Non ti dispiace se prendo questa scatola con me, vero?»

La cameriera scostò i capelli dall’occhio destro, guardandola col capo chino, come un gatto messo all’angolo.

«Fa’ pure. Ma ti prego di farmele riavere quando il tuo delirio sarà terminato.»

Aiko buttò la felpa con il resto degli oggetti, infilando la mappa direttamente nel cappotto. «Lo troverò», comunicò, lapidaria, scoprendosi. «Troverò lui e Amon Koutaro e poi tornerò per avere delle vere risposte. E questa volta non vestirò un cappotto, ma una maschera.»

«Suona come una minaccia.»

«Ogni frase suona diversa a seconda dall’orecchio che la ascolta.»

La riaccompagnò al piano di sotto, in silenzio, e lì Masa si stupì. Voleva chiedere a Nishiki qualcosa riguardo a Nagachika, visto che Touka le aveva rivelato che era stato il suo senpai, ma non trovò il ragazzo con gli occhiali a tenere compagnia a Hige, bensì qualcuno di più chiassoso.

«Ciao Ikari

«Ei Masa!» Il giovane dai capelli blu ridacchiò, alzando il bicchiere di cedrata fresca verso di lei, mentre Touma si voltava a guardarla, spicciandosi a prendere la scatola dalle sue mani. «Mi hanno detto che anche tu sei un abituer qui. Peccato non esserci incontrati prima.»

«No, infatti», confermò la mora. Prese il portafogli per pagare ciò che Higemaru aveva consumato, ma Touka la fermò.

«Metto tutto sul tuo conto», le disse, con tono basso. «Infondo penso che ci rivedremo molto presto.»

«Lo credo anche io.» Le due donne si scambiarono un’occhiata, poi Aiko sorrise più rilassata, salutando tutti i presenti e lasciando il bar per prima, seguita dal suo partner.

Touka attese di vedere la berlina nera allontanarsi, prima di prendere il cellulare, isolandosi dal chiacchiericcio di Naoki, che stava raccontando come al solito la sua giornata a un passivo signor Yomo.

Sospirò pesantemente, comprendendo di aver appena permesso qualcosa che andava impedito.

Era stata una sciocca a credere di poter abbassare la guardia con quell’investigatrice dalla doppia vita.

 

 

Touka: Come avevi previsto, hanno mandato qualcuno per cercare il tuo fuggitivo.

Touka: Non volevo, ma ho mostrato all’agente Masa Aiko lo scatolone con gli oggetti che ho conservato e lei ha trovato una mappa dentro.

?: Una mappa?

Touka: Era nascosta in una vecchia felpa, deve essermi sfuggita. Sembrava una mappa di Tokyo, sulla quale c’erano segnate delle zone della città.

?: @#[?

Touka: Deduco che ora tu abbia un problema un problema.

?: Solo se trova anche il quaderno. A che punto è col testamento?

Touka: Sai del testamento, dovevo saperlo. Comunque non lo so, ma sa più di noi perché ha dei capi che sanno il fatto loro.

?: Non importa.

?: Forse è meglio che trovi tutti i tasselli che le mancano, potrei trarne vantaggio sui suoi capi.

?: La terremo d’occhio, tu non fare niente. Sarà lo spettro che cerca a perseguitarla.

 

 

 

 

  
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