Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    05/08/2017    4 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Taloras

Qualcuno bussò alla porta, ma lei lo ignorò. Non aveva voglia di alzarsi dal letto. Non aveva voglia di niente.
Niente aveva uno scopo nella sua vita.
Tutti i suoi sforzi, tutte le sofferenze che aveva patito.
Tutto era stato inutile.
Era solo una ragazzina patetica e inutile, buona solo come merce di scambio in un'alleanza.
Altri colpi alla porta.
"Vostra altezza" disse una voce attutita dal legno. "Aprite, vi prego."
Era la voce di Oren.
Da quante ore stava lì fuori, in attesa che lei aprisse?
Ricordava che era già venuto un paio di volte e non gli aveva aperto.
"Vostra altezza..."
Joyce sospirò e si alzò. Aveva gli occhi gonfi e i capelli arruffati. Non le importava essere presentabile. Forse, se si fosse mostrata in quello stato i reali di Taloras ci avrebbero ripensato e l'avrebbero rimandata a casa.
Valonde...
Quel pensiero era struggente. Pochi giorni prima aveva fatto di tutto per fuggirne, ma ora non desiderava altro che tornarvi.
Era l'unico posto dove potesse andare.
"Vostra..."
Aprì la porta di scatto, troncando a metà la frase di Oren. "Che vuoi?" chiese con tono sgarbato.
Il ragazzo si irrigidì. "State bene?"
"Sono ancora viva."
Oren annuì. "Sua grazia Sadorn vi desidera di sopra, sul ponte. Dice che vuole mostrarvi una cosa."
"Non mi interessa."
"Vostra altezza..."
"Non ci senti? Vai via. Non voglio vedere niente e nessuno."
Gli sbatté la porta in faccia.
Si pentì subito di quel gesto. Oren non se lo meritava. Era grazie a lui se era sopravvissuta. Era l'unico amico che le era rimasto. O almeno era un amico quando diventava Sibyl.
La riaprì subito.
Oren era ancora lì, in attesa.
"Metto una mantellina e salgo" disse richiudendo la porta con delicatezza.
"Vi aspetto qui" rispose Oren.
 
Dieci minuti dopo salì sul ponte scortata da Oren. Soffiava un vento gelido nonostante fosse ancora estate. Rabbrividì e si strinse nella mantellina leggera.
"Dovrete abituarvi al nostro clima" disse Sadorn. "Anche d'estate a Taloras fa freddo come nei vostri autunni migliori."
Joyce si limitò a fissare il mare. Erano immersi in una foschia grigia e uniforme che nascondeva ogni particolare. "Ci vorrà ancora molto?"
Sadorn indicò un punto davanti alla prua. "Ormai dovremmo esserci quasi. Lì davanti c'è Punta Nord, la parte più settentrionale del regno. La capitale è solo a poche ore di distanza."
"Allora perché mi avete fatta chiamare?"
"Per farvi uscire dalla cabina. Ci avete passato quasi tutto il viaggio."
E ci passerei il resto della vita, se potessi, pensò Joyce. "Ero indisposta" rispose invece.
Sadorn ghignò. "Certo, certo. Godetevi il panorama, vostra altezza."
Restò sul ponte per quasi un'ora, poi disse di sentirsi stanca e tornò nella cabina.
Poche ore dopo la foschia si diradò abbastanza da mostrare la costa. Era un paesaggio brullo e grigio, niente a che vedere con la lussureggiante natura di Valonde.
Joyce la detestava già.
Una nave da guerra si avvicinò alla loro e li affiancò.
"È la Duchessa Alara" spiegò Sadorn. "L'ammiraglia della nostra flotta. Sono venuti a scortarci fino in porto. È un grande onore."
"Certo" disse Joyce annoiata.
Lanciò un'occhiata a Oren. Teneva gli occhi fissi sull'orizzonte e come lei non sembrava affatto interessato al panorama. "A cosa pensi?" gli chiese.
Lui sobbalzò, come se fosse sorpreso da quella domanda improvvisa. "Chiedo scusa, vostra altezza."
Perché doveva essere sempre così formale? Quando era Sibyl si lasciava andare. "Non ti stavo sgridando. Ti ho solo chiesto a cosa pensi."
"A una persona."
Questo era già più interessante, pensò Joyce. "Ed è importante per te?"
"Credo di sì."
E quello era il massimo che avrebbe saputo da Oren. Da quando lo zio era morto era diventato taciturno e musone. Voleva onorare la memoria di Mythey diventando la sua copia perfetta?
"Ti manca Mythey?" gli chiese.
Oren annuì. "Lo conoscevo poco, ma mi ha insegnato molto."
"Sono certa che sarebbe orgoglioso di te."
"Grazie, ma non ho fatto molto per inorgoglirlo. Mi sento un po' inutile, a dir la verità."
Più o meno come mi sento io, pensò.
 
La nave attraccò al molo e una passerella venne gettata in mezzo. Joyce prese la borsa con le sue cose e si preparò a sbarcare.
Oren era già in attesa sul ponte. Aveva ancora la spada che gli aveva regalato Vyncent legata al fianco.
Ciò le procurò una leggera fitta al ventre. Inspirò e raddrizzò la schiena.
Sul molo, allineati, c'erano due file di soldati ad attenderla. Non c'erano ancelle che gettavano fiori al suo passaggio o un tappeto di prezioso raso rosso, ma era abbastanza.
In fondo al corridoio formato dai soldati stavano quattro figure in piedi.
Un uomo e un ragazzo in abiti da parata bianchi e rossi, i colori di Taloras. Una ragazza che poteva avere l'età di Bryce e un anziano con una veste da stregone.
Joyce marciò verso di loro affiancata da Sadorn e seguita da Oren. Si fermò a pochi passi di distanza e si esibì in un inchino.
Sadorn prese la parola. "Sua altezza Joyce di Valonde."
L'uomo in abiti militari si presentò come re Hagar in persona. Il ragazzo al suo fianco era il principe Tharry e la ragazza la principessa Lionore.
Tutti e due si presentarono con un inchino formale.
Tharry era alto e prestante. Aveva capelli scuri tagliati corti e naso a punta. Lionore portava i capelli castani lunghi e sciolti. Indossava un vestito bianco con ricami di fiori rossi e oro.
L'anziano stregone si presentò come Stefan Privel, decano del circolo di Taloras.
Tharry le offrì il braccio e la guidò verso la carrozza. Un valletto l'aiutò a salire. La principessa Lionore sedette al suo fianco e il principe davanti a lei. Il re e Privel presero posto vicino a Tharry.
Oren e Sadorn rimasero sul molo.
Joyce gli gettò un'occhiata perplessa e Tharry dovette cogliere il dubbio nel suo sguardo.
"La vostra guardia del corpo verrà con un'altra carrozza."
"Grazie" disse Joyce.
La voce di Tharry aveva una tonalità dolce e sonora al tempo stesso, quando parlava sembrava misurare ogni parola.
"È vero che a Valonde aveva delle fioriture anche d'inverno?" le domandò la principessa Lionore.
La carrozza aveva lasciato il porto e si era immessa su una delle strade principali della città.
L'aspetto delle case non era diverso da quelle a cui era abituata. La maggior parte aveva il pian terreno di pietra e due o tre piani di legno. C'erano molti porticati e colonnati e piazze con fontane e piccoli mercati che vendevano ogni genere di merce esotica.
Non era diversa da come ricordava Valonde.
"Più di una" rispose Joyce.
"Qui a Taloras le fioriture sono rare anche d'estate" disse la principessa. Aveva un modo particolare di pronunciare la erre e la esse.
"Lionore, non dare fastidio alla principessa" disse Tharry. "Immagino sarete stanca per il viaggio."
"Non immaginate quanto." Sapeva che cosa aveva passato a Vanoria?
Joyce aveva risposto a qualche domanda di Sadorn, cercando di dargli a intendere che sapeva molto poco dell'incidente. Gli disse che l'avevano rapita a Valonde e portata sull'isola. In seguito suo fratello Roge l'aveva liberata ma si erano persi di vista. Lei era fuggita sulla nave rubata dagli abitanti dell'isola.
Pensò ad Adrien e alla sua gente. Sperava che stessero bene e che avessero raggiunto Valonde sani e salvi. Joyce aveva scritto una lettera indirizzata al re per spiegargli che cosa era successo e pregarlo di dare aiuto e rifugio a quelle povere persone.
"So che avete passato dei brutti momenti" disse Tharry. "Ma ora siete al sicuro. Qui a Taloras nessuno vi farà del male."
I migliori stregoni di Valonde non erano riusciti a proteggermi, pensò Joyce. Come potresti tu?
Era un pensiero ingiusto nei confronti del principe. In fondo lui non era responsabile più di lei di quello che stava succedendo.
Il pensiero che sarebbe diventato suo marito la metteva a disagio.
"Ne sono certa" disse con tono neutrale.
La carrozza risalì la strada fino a una collinetta che degradava verso il mare. Al termine del promontorio la strada proseguiva diventando un ponte che attraversava il mare e collegava alla terraferma un isolotto.
Sopra quest'ultimo sorgeva un castello.
Era formato da guglie e campanili che svettavano verso il cielo. Sotto il sole del pomeriggio inoltrato sembrava luccicare.
"Vi piace?" chiese Tharry notando il suo sguardo.
Joyce era sorpresa da quella visione. Il castello era splendido e sembrava uscito da una delle favole che leggeva. "È bello. Di cosa è fatto?"
"È il castello di corallo" spiegò Tharry. "Secondo la leggenda era la dimora di Solena, la strega del mare. Quando lei si innamorò di un uomo comune dovette abbandonare il castello per sempre."
"È davvero di corallo?"
Tharry sorrise. "Purtroppo no. Sono le pietre vulcaniche di cui è fatto che lo fanno brillare sotto il sole. I racconti dei marinai hanno fatto il resto."
L'ingresso del castello era delimitato da un arco alto venti metri, sopra il quale sventolavano il blasone dei Taloras, un falco in campo bianco e rosso e quello del circolo stregonesco, tre cerchi uniti a formare una catena.
"Siamo arrivati" disse Tharry.
La carrozza di fermò nel piccolo cortile antistante la scalinata che portava al castello vero e proprio.
Joyce fu aiutata a scendere dallo stesso principe e poi affidata a delle ancelle che la scortarono fino alle sue stanze.
L'interno del castello era un susseguirsi di lunghi corridoi dai soffitti altissimi e sale esagonali che sembravano intagliate nella roccia viva. C'erano arazzi e quadri appesi alle mura che ritraevano scene di caccia o di guerra.
Le venne riservato un alloggio in una delle torri. Per raggiungerlo dovettero arrampicarsi su per una lunga scala a chiocciola.
La stanza era di forma esagonale, con finestre su due lati e un'ampia balconata sul terzo. Da lì si poteva vedere il mare. La città era invece coperta dal castello.
C'erano un enorme armadio, un letto a baldacchino, uno scrittoio e un baule, oltre a scaffali pieni di libri.
Le ancelle l'aiutarono a togliersi di dosso i vestiti che si era portata dietro da Vanoria. Joyce ripose la borsa nel baule.
Le ancelle prepararono un bagno caldo e solo allora si accorse di quanto ne avesse desiderato uno. A Vanoria doveva accontentarsi di un catino di acqua calda ogni mattina.
Indugiò nella vasca per quasi un'ora, lasciando che tutta la stanchezza e la tensione accumulata in quei giorni fluissero via.
Rifiutò l'aiuto delle ancelle quando si offrirono di asciugarla e fece da sola frizionando a fondo la pelle dove non era troppo arrossata. Aveva ancora qualche livido ma stava tornando quella di una volta.
Indossò la biancheria intima che le era stata data e tornò nella stanza.
Le diedero la possibilità di scegliere tra vari abiti della sua misura. Dopo qualche indecisione scelse un completo azzurro con una gonna ricamata con fili d'argento e oro.
Le ancelle l'aiutarono a vestirsi e poi le sistemarono i capelli ravvivandole la treccia. Quando fu pronta un valletto si presentò alla porta.
"La cena sarà servita tra un'ora."
Joyce decise si scendere ben prima. Voleva dare un'occhiata al castello e conoscere meglio Tharry e Lionore.
In fondo doveva passare il resto della vita con loro.
Quel pensiero l'atterriva. Non si era ancora abituata all'idea e una parte di sé la respingeva indignata.
Lei aveva sempre sognato di innamorarsi dell'uomo che avrebbe sposato. Che fosse un principe stregone o un valente cavaliere, non c'era il matrimonio dinastico nei suoi sogni di una ragazzina che leggeva i romanzi d'avventura, dove le eroine sceglievano da sole il proprio destino.
Solo che quella era la vita reale. C'era una guerra da combattere e lei doveva fare la sua parte.
Ora l'aveva capito.
E poi c'era Vyncent. Sperava che fosse sopravvissuto in qualche modo, ma suo padre era stato chiaro. Per loro non c'era alcun futuro.
Tharry l'accolse con un sorriso sincero. "Siete splendida."
Joyce arrossì. "Grazie, anche voi non siete male."
"Che ne direste di abbandonare le formalità e darci dal tu?" propose lui.
Joyce fece un cenno d'assenso con la testa.
"La cena verrà servita tra poco. Dopo ti mostrerò il castello."
"Avete una biblioteca?" domandò.
"La più grande del regno dopo quella del circolo, ovviamente."
Come a Valonde. Forse non era poi così lontana da casa dopotutto.
 
Sedette al lungo tavolo tra Tharry e Lionore, che le tenne compagnia per tutta la durata della cena e le introdusse gli ospiti più importanti.
"Quello è Privel, l'hai già conosciuto. È uno stregone potente ed è stato maestro mio e di Tharry."
"Sei una strega?" domandò Joyce sorpresa.
"Certo" rispose la ragazza. "Mi sono consacrata l'anno scorso. Una cerimonia splendida, era presente tutto il regno."
"E non hai paura della guerra?"
"Guerra?" Lionore rise. "Certo che no. Vinceremo di sicuro. Noi siamo molti di più e più forti."
Joyce non ne era così certa. Invidiava l'ottimismo della principessa.
"Ma tu non devi preoccuparti" aggiunse Lionore. "Senza poteri non corri alcun rischio. In un certo senso ti invidio."
"Lionore" disse Tharry severo. "Non essere indelicata con la principessa."
"Che ho detto di male?"
"Ne abbiamo già parlato" l'ammonì lui.
Lionore rispose mettendogli il broncio.
Joyce non voleva essere motivo di risentimento in famiglia, così disse: "Sono abituata a certi discorsi."
"Tu sei comunque di nascita nobile" disse Tharry. "E poi i poteri sono sopravvalutati. Nella vecchia guerra Bellir era un uomo comune e riuscì a battere Malag da solo."
"Non è stato così bravo visto che Malag è tornato" disse Lionore.
"Ma ci ha comunque dato cento anni di pace."
Re Hagar si schiarì la gola. "Vorrei fare un brindisi per la nostra ospite" disse alzando il calice pieno di vino. "Che possa diventare presto un membro della nostra famiglia."
Quelli presenti al tavolo alzarono i calici.
Non tutti i volti esprimevano felicità per quelle parole. Alcuni la fissarono ostili.
Joyce dimenticò Bellir e il piccolo litigio tra fratelli d poco prima e tornò a concentrasi sugli ospiti. Ce n'era uno che la inquietava.
Una donna che continuava a fissarla quando pensava che lei non la vedesse. Joyce le aveva rivolto qualche occhiata fugace. Indossava le vesti del circolo di Taloras e sedeva tra Privel e un altro maestro di cui non conosceva il nome.
"Quella è zia Gladia" disse Tharry senza alzare lo sguardo dal piatto.
"Cosa?"
"È la sorella di nostro padre. Una delle streghe più potenti del regno, se non la più forte. Diventerà decana del circolo tra qualche anno."
"Mi sta fissando."
"È solo curiosa, come tutti."
"Curiosa di me?"
"Sono settimane che sei al centro di accese discussioni nel circolo."
Parlano di me? Si chiese Joyce.
"Diciamo che ci sono due fazioni opposte. Una appoggia l'alleanza con Valonde. È da tanto tempo che Taloras è isolata da tutti i grandi regni e questo è un modo per tornare al posto che ci compete. L'altra ti teme."
"Io non sono pericolosa." Almeno finché non divento Sibyl, pensò.
"Tu porti in dote la guerra, Joyce. Una volta stretta l'alleanza con Valonde, diventeremo un bersaglio di Malag. Non so se l'hai notato, ma la sorveglianza qui a palazzo è minima. Non temiamo un attacco da parte di forze ostili."
Joyce ne sapeva qualcosa. L'ultima volta che aveva partecipato a un ballo era terminato con un massacro.
Non voleva ripetere quell'esperienza.
"Mi dispiace, io non sapevo..." cercò di dire.
Tharry le sorrise. "Tu non c'entri niente, Joyce. Sei una vittima come me."
"Come te?"
Tharry fu sul punto di dire qualcosa, ma Lionore lo interruppe. "Andiamo a prendere un po' d'aria nel giardino."
La serata era fresca e fu costretta a indossare una mantellina leggera per proteggersi dal freddo. Il giardino non era paragonabile a quelli di Valonde. Il castello era troppo piccolo per avere un vero spazio verde e tutto ciò che avevano potuto ottenere era una terrazza coltivata con alberi di piccolo fusto e aiuole.
Gli ospiti presero posto sotto i gazebo e sulle panche.
Re Hagar e gli stregoni si ritirarono a parlare in un angolo.
Tharry invece la condusse verso un piccolo balcone che sporgeva verso l'esterno delle mura. Da quella posizione poteva vedere la città distesa sulle colline che degradavano verso il mare.
Ricordò la sera in cui lei e Vyncent, dopo aver ballato, si erano ritirati sui balconi del castello di Valonde.
"Domani ti porteremo a fare un giro in città" annunciò Tharry. "Vogliamo presentarti al popolo. Molti si chiedono se la principessa di Valonde sia bella come dicono."
Joyce arrossì. Era da tanto che non le capitava. Tharry sembrava davvero il principe stregone dei romanzi d'avventura. Giovane, bello, galante.
Se non ci fosse stata la guerra...
E se non ci fosse stato Vyncent...
"Sei stanca? Vuoi riposare?"
Joyce scosse la testa, "Tutt'altro. Avevi detto che c'è una biblioteca nel palazzo."
Tharry sorrise. "Vuoi vederla?"
Lei annuì. Almeno si sarebbe distratta dai suoi pensieri.
Tharry le porse il braccio e lei lo accettò.
 
Tharry non aveva esagerato. La biblioteca era grande e ospitava centinaia di volumi sugli scaffali impolverati.
Joyce notò che c'erano molti libri nella sezione dedicata ai poemi e ai romanzi.
"Ti piace questo genere?" chiese Tharry.
"Lo adoro."
"Io ho letto tutti i romanzi di Adenora Stennig" disse lui con una punta d'orgoglio.
"Sul serio?" domandò Joyce stupita. "Anche 'L'orgoglio di Rivalenne'?"
"Due volte."
"E "La duchessa misteriosa'?"
Lui annuì. "La parte che preferisco è quando il principe Sarryan scopre il tradimento dello zio e lo sfida a duello."
"Anche la mia" disse Joyce. Adorava quella storia. Era piena di danze al chiaro di luna, incontri romantici e duelli magici per la mano della principessa.
"E il tuo romanzo preferito qual è?" domandò Tharry.
Joyce non aveva bisogno di pensarci. "Il Principe Stregone. E il tuo?"
"Lupi e Ribelli."
"Di Julen Koldo?"
Lui annuì.
"Ma è meraviglioso" disse Joyce felice. "Anche mia sorella lo adora. In verità io lo trovo un po' prolisso nelle descrizioni ma... Non credevo potesse piacere a qualcun altro."
Tharry si strinse nelle spalle. "So che uno stregone come me dovrebbe interessasi di altre letture..."
"Non volevo dire questo..."
L'espressione di Tharry mutò all'improvviso, facendosi seria. Si voltò verso una delle entrate secondarie della biblioteca, come se cercasse qualcuno. "Puoi perdonarmi? Devo parlare con una persona."
"Certo" rispose Joyce sorpresa da quel cambiamento così improvviso.
"Col tuo permesso."
Tharry si allontanò a passo veloce.
Rimasta sola, Joyce dimenticò quello che era successo e si perse nella lettura dei titoli dei libri. Ce n'erano così tanti e in edizioni che non aveva mai visto prima. C'era persino una copia di 'Fanti e traditori' di Gotzon. A Valonde non era mai riuscita a trovare una copia completa di quella storia e desiderava leggerne la fine.
Almeno avrebbe saputo come ingannare il tempo.
Si aggirò a lungo per la biblioteca, senza accorgersi del tempo che passava. Era così assorta che non si rese conto delle due figure che si erano appartate in una delle sezioni più lontane dall'entrata.
Non appena le vide Joyce si ritrasse d'istinto.
Le riconobbe subito. Erano lady Gladia e Privel. I due stregoni parlavano tra loro a voce bassa, ma da quella distanza Joyce riusciva a cogliere qualche parola nel mormorio indistinto.
"...cambiamento..."
"...crisi..."
"...decisioni..."
Se voleva sentirli meglio doveva avvicinarsi. Ma come fare senza essere vista e riconosciuta?

Prossimo Capitolo Martedì 8 Agosto
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor