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Autore: Echocide    05/08/2017    2 recensioni
Una piccola raccolta di missing moments dedicata alla serie 'Quantum Universe'.
01. Come Adrien e Rafael si conobbero...
A pelle, sentiva proprio che quella sarebbe stata una persona da tenere alla larga: troppo sicuro di sé, troppo sfrontato, troppo…tutto.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Scene
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 1.006 (Fidipù)
Note: Salve a tutti! Nuovo capitolo di Scene e, questa volta, è il turno di Sarah, con la prima parte di Eroina, i due capitoli dedicati a come la nostra americana ha ricevuto il suo Miraculous: già in Antieroe II avevo detto che Fu arriverà in America - e più precisamente a New York - sotto suggerimento di Fa, che aveva incontrato per caso, la giovane e futura Bee. Cosa accadrà? E intanto, come già accennato in Coeur Noir, qualcuno ha iniziato a mandare i propri attacchi e...
Beh, io non dico nient'altro e passo subito con le classiche informazioni di rito: vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e vi do appuntamento alla prossima settimana, bella carica di aggiornamenti come sempre.
E infine vi ringrazio tantissimo tutti per il fatto che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie mille!

 

America.
Era passato un po’ di tempo dall’ultima volta che aveva visitato il grande continente al di là dell’Oceano Atlantico, e ancora si domandava perché avesse voluto seguire il consiglio di quell’insopportabile di Fa e raggiungere quella città così diversa da come la ricordava.
New York non era più lo stesso posto di sessant’anni prima. Poco ma sicuro.
L’anziano si sistemò meglio la camicia, guardandosi attorno e domandandosi come avrebbe trovato la ragazza che, qualche mese prima, aveva colpito Fa con la sua dolcezza e bontà: gentile con una donna anziana che non conosceva, così la fanciulla era stata descritta dalla megera.
Ancora non sapeva come ma, se era destino, se quella ragazza era veramente colei che doveva avere quel Miraculous, lui l’avrebbe trovata.


Le scale scendevano verso in basso, inghiottite dal buio.
Inspirò profondamente, tenendo lo sguardo rivolto sull’ultimo gradino visibile e lasciando andare poi l’aria lentamente, mentre le mani serravano la presa sulla cinghia della borsa: rimase immobile, ascoltando i rumori che la circondavano e non curandosi delle persone che salivano e scendevano quelle stesse scale che lei stava fissando da un bel po’.
Poteva farcela.
Quel giorno ce l’avrebbe fatta.
Mosse il piede destro, posandolo sul primo gradino e rimando ferma lì, incapace di proseguire.
Il respiro accelerò, mentre cercava di muovere la gamba sinistra e scendere un nuovo gradino.
Non ce l’avrebbe fatta.
Strinse maggiormente la tracolla, scuotendo il capo e tornando velocemente indietro, senza controllare ciò che la circondava: sentì qualcosa contro la schiena, un piccolo scontro che le costò parte del suo equilibrio, costringendola a cercare solidità su entrambe le gambe; si voltò, notando l’anziano signore, che si era scontrato con lei, seduto per terra e con il braccio che si allungava per recuperare il bastone perduto: «Mi perdoni» mormorò, chinandosi e aiutando l’ometto, recuperando l’oggetto e passandoglielo: «Io…»
«Sembrava che avevi qualche problema, signorina» mormorò l’uomo, donandole un sorriso mentre lei lo aiutava a rialzarti: «Pensavo saresti scesa e quindi non ho fatto caso a…»
«Mi dispiace tantissimo» bisbigliò la ragazza, assicurandosi che l’anziano fosse saldo sulle sue gambe e portandosi poi una mano al viso, mandando indietro una ciocca di capelli biondi: «Io ho un po’ di problemi con la metropolitana» continuò, guardando le scale e scrollando poi le spalle: «Le chiedo ancora scusa.»
«Non ti preoccupare» mormorò l’uomo, voltandosi poi verso la strada, allarmato dalle sirene che, al massimo del loro volume, annunciarono il veloce passaggio delle auto della polizia locale: «Ma che cosa…?»
«Non è di qui, vero?» domandò la ragazza, vedendo il suo interlocutore negare con la testa: «E’ da un mese che abbiamo dei problemi qui a New York. Dicono siano attentati, ma non ci sono state rivendicazioni o niente. Solamente dei guerrieri neri che appaiono all’improvviso e attaccano.»
«Guerrieri neri?»
La ragazza annuì, osservando il punto in cui le volanti erano sparite: «Ormai è così da un mese. E non c’è nulla che si può fare per fermarli.»
L’anziano si voltò nella stessa direzione della ragazza, spostando poi l’attenzione su quest’ultima e fissandola con un sorriso deciso sulle labbra e la decisione, che l’aveva portato fino in America, ben salda nella sua mente: «Forse c’è bisogno di un eroe. O un’eroina.»
Sarah Davis si voltò a quelle parole, pronta a chiedere spiegazioni per quella strana affermazione, ma tutto ciò che trovò fu il nulla: dell’uomo con cui aveva scambiato poche parole, di quello strano anziano, non c’era nessuna traccia.
Si guardò attorno, volgendo il capo in ogni direzione, posando lo sguardo su chi la circondava: un secondo, il tempo per non riconoscere le fattezze di quell’anziano dalla stravagante camicia hawaiana e i tratti tipici degli orientali, prima di passare al successivo.
Niente.
Nulla.
Sparito.
Come poteva una persona scomparire così velocemente e in silenzio?
Sarah scosse il capo, lasciando andare un sospiro e poi riportando la sua totale attenzione alle scale della metropolitana: sicuramente le linee sarebbero state chiuse per l’attacco, quindi non aveva senso provare nuovamente a mettersi in gioco, a superare il suo terrore.
La prossima volta.
Avrebbe tentato la prossima volta.
Rimandando ancora, continuando a rimanere bloccata nella sua paura.
Forse un giorno sarebbe riuscita a scendere quelle scale, a superare quel blocco e a prendere la metropolitana come una persona comune.
Strinse la tracolla, lasciando andare un sospiro e voltandosi nella direzione ove erano andate le forze dell’ordine, scuotendo il capo e dirigendosi dalla parte opposta, conscia del lungo ritorno a casa che l’attendeva: New York sarebbe stata un po’ nel caos, almeno fino a quando gli attentatori avrebbero messo a ferro e fuoco la città.
Forse quell’anziano aveva ragione.
C’era bisogno di un eroe.

 

«Mi sono mosso troppo tardi» mormorò Fu, stringendo le dita sul piccolo cofanetto che teneva fra le mani e lo sguardo fisso sulla schiena della ragazza: non era stato complicato trovare la giovane che tanto aveva colpito Fa ed era stato semplice seguirla e studiare ciò che faceva.
Gentile e dolce, così l’aveva definita nella sua mente, due aggettivi che tanto gli ricordavano un’altra Portatrice.
Sarah Davis gli ricordava molto Abeja, la sua compagna ai tempi di Nanchino.
«Maestro, pensate che i guerrieri neri…» la voce di Wayzz lo riscosse dalle sue elucubrazioni, riportandolo alla realtà e alla minaccia che aveva scoperto essere lì a New York: guerrieri neri. Aveva già avuto a che fare con cose simili e sperava sarebbero rimasti in un passato lontano, dimenticati nella polvere del tempo.
Ma così non era stato.
«Dovevo immaginarlo» mormorò Fu, alzando la testa e addossandosi contro il muro, mentre i ricordi lo assalivano e gli riportavano alla mente cose che avrebbe dovuto dimenticare: «Sono stato ingenuo. Non avrei dovuto…»
«Maestro, era normale che…»
«Avrei dovuto stare più attento.»
Wayzz aprì la bocca, scuotendo poi il capino e abbassando lo sguardo sul piccolo scrigno che l’ometto teneva in mano: «Con questo, tutti i Miraculous avranno un possessore. Ma come potranno combattere lei?»
«Intanto, diamo a New York un’eroina che la protegga. Per lei…» Fu si fermò, inspirando profondamente e lasciando andare l’aria: «Ci penseremo poi.»

 

 

   
 
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