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Autore: vero511    05/08/2017    1 recensioni
Ellie Wilson 24 anni, appena arrivata a New York insieme alla sua gioia più grande: il figlio Alex. Lo scopo della giovane è quello di ricominciare da zero, per dare la possibilità ad Alex di avere un futuro diverso dal passato tumultuoso che lei ha vissuto fino al momento del suo trasferimento. Quale occasione migliore, se non un prestigioso incarico alla Evans Enterprise per riscattarsi da vecchi errori? Ma Ellie, nei suoi progetti, avrà preso in considerazione il dispotico quanto affascinante capo e tutte le insidie che si celano tra le mura di una delle aziende più influenti d’America?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Alex è in braccio a me sul divano, trema quasi impercettibilmente, ma la sua mano paffuta stringe l’orsacchiotto di pezza con una forza che non si addice per nulla alla sua figura di bambino indifeso. “Sht amore, va tutto bene” cerco di tranquillizzarlo, ma il mio tentativo è vano. Guardo Zack in cerca di aiuto, anche se l’esperta in materia infantile qui, sono io. Il ragazzo accanto a me, è palesemente in difficoltà, ma riesco a capire subito che la sua mente sta pensando a qualcosa per correre in mio soccorso. Improvvisamente si alza e lo vedo scomparire al piano superiore, dov’è situata la camera da letto. Sono incuriosita dalla sua azione e attendo con trepidazione il suo ritorno; persino Alex si è accorto del fulmineo movimento accanto a noi e il uso sguardo è rivolto verso le scale. Zack non ci lascia troppo tempo ad aspettare e infatti eccolo  ricomparire un paio di minuti dopo con le mani impegnate. Riconosco l’album e la valigetta che mi aveva dato Arthur e un sorriso spontaneo solca il mio viso; mio figlio ha smesso di tremare e lo sento allungarsi sul divano verso Zack che ritorna a sedersi accanto a me.
Non si preoccupa di avere attenzione su di sé, ma si concentra nell’aprire con cura il prezioso contenitore dal quale scaturiscono numerosi colori e un tripudio di forme e dimensioni. Alex sorride alla vista del materiale da disegno e batte le mani dimentico della bufera che imperversa all’esterno. “Facciamo qualche disegno?” Domanda Zack come se niente fosse. Il bambino sembra capire la proposta e annuisce contento.
Il capo avvicina il tavolino al divano e i due si mettono comodi intorno ad esso per poter iniziare la loro attività creativa. Io, nel frattempo, osservo con attenzione tutti i pastelli, pennelli e matite presenti nella valigetta, ammirandone la consistenza e i toni. “Zack, sei sicuro che sia una buona idea?” Gli domando preoccupata. “Far disegnare un bambino?” Ribatte confuso. “No, intendo…fargli usare i tuoi strumenti…hanno un’aria costosa” non che i soldi siano un problema per lui, ma per principio, non credo sia una buona idea metterli in mano ad un bambino così piccolo. “Non li rovinerà” afferma sicuro. “Come fai ad esserne certo?” Non mi risponde; apre l’album e strappa un foglio per poi passarlo ad Alex. Si concentrano entrambi sulla superficie bianca davanti a loro, ancora incerti nel dare sfogo alla loro creatività.

Mezz’ora dopo, Zack, vedendomi distratta, mi propone di unirmi a loro, ma rifiuto. Non me la sento di disegnare, in realtà non ho voglia di fare nulla, una strana stanchezza si è impossessata di me. “Perché non vai di sopra a riposare?” Sto per declinare la proposta di Zack, quando decido di accettare, dopo che ogni fibra del mio essere si è resa particolarmente pesante.
Lascio un bacio sulla fronte di Alex e mi trascino verso le scale, che al momento mi sembrano davvero troppe e decisamente troppo ripide da percorrere. Mi attacco alla ringhiera e salgo lentamente, con il costante pensiero che mi stia venendo l’influenza, data questa mia mancanza di forze.
La camera, che non avevo ancora visto, è essenziale e principalmente occupata da un grande letto matrimoniale. Quest’ultimo sembra chiamarmi e mi pare molto più invitante di quanto non mi appaia di solito. Mi ci butto sopra con poca delicatezza e constato che la sua consistenza è perfetta: né troppo dura, né troppo molle. Il materasso aderisce alla mia figura, il cuscino mi dona pace e il piumone sotto cui mi posiziono, mi stringe in un caldo abbraccio che mi culla, trasportandomi nel mondo dei sogni.

Non so quanto tempo sia passato da quando ho chiuso gli occhi, ma la mia fronte è leggermente imperlata di sudore e il mio respiro è pesante: come avevo immaginato, la febbre è salita. La porta si apre lentamente e dietro lo stipite compare Zack con in braccio Alex, quest’ultimo tiene tra le mani un foglio. I due mi raggiungono sul letto e Alex gattona velocemente accanto a me, per poi mostrarmi il suo disegno stropicciato: “Mamma!” Il suo urletto mi procura un fulmineo dolore alle tempie, anche se cerco di non darlo a vedere. “Amore, ma è bellissimo!” Distinguo un cerchio rosa, solcato da due circonferenze più piccole azzurre e con intorno delle linee disordinate bionde. Ammiro il lavoro di mio figlio e gli lascio dei buffetti sulle guance per complimentarmi con lui finché dei colpi di tosse non mi fanno allontanare e raggomitolare su me stessa.  “Ellie, stai bene?” Zack mi si avvicina preoccupato. “Credo di avere un po’ di influenza, ma nulla di grave” non lo dico solo per non farli agitare, mi rendo conto di non essere in ottima forma, ma sono stata molto peggio di così. “Vado a prenderti un’aspirina e a preparare qualcosa di caldo da mangiare” prima che possa andarsene, gli chiedo com’è il tempo, dato che dormivo così profondamente da non essermi accorta delle condizioni della bufera. “Si sta calmando, ma è ancora impossibile uscire” mi spiega. “Alex è tranquillo, disegnare l’ha distratto completamente e ho cercato di spiegargli che fuori non c’è nulla di pericoloso” “Ottimo lavoro!” Gli sorrido fiera di lui e piena di gratitudine per essersi preso cura di mio figlio.

“Forse dovrei dormire sul divano…non vorrei attaccarvi l’influenza” dico a Zack mentre gusto una squisita minestra che riesce a placare i miei brividi. “Non se ne parla, devi stare comoda e soprattutto non devi prendere freddo” ribatte prontamente. “Agli ordini capo” lo prendo in giro per il suo tono autoritario. “Era da un po’ che non mi chiamavi così” osserva. “Nella mia testa ti chiamo spesso in questo modo” solo un attimo dopo aver pronunciato queste parole, mi rendo veramente conto di quello che ho detto. “Ah, quindi mi pensi frequentemente?” Ammicca. Oh. Mio. Dio. “NO” rispondo sbrigativamente, fin troppo. Mi guarda in attesa e sento il mio viso diventare sempre più rosso. “Smettila subito!” gli lancio un cuscino cercando di non rovesciare la cena. “Io? Non ho fatto nulla! Ti sei fregata con le tue mani…o dovrei dire, con le tue parole” ridacchia divertito e io mi sento sempre più in imbarazzo, fortunatamente un colpo di tosse viene in mio soccorso e Zack smette all’istante di divertirsi per iniziare a preoccuparsi. “Va bene, va bene, non è il momento di affrontare questo discorso, ne riparleremo quando sarai guarita. Ora dormi.” Si alza prendendo il mio piatto e aiutando Alex a scendere dal letto. Prima che possa chiudere la porta alle sue spalle, lo fermo: “Non c’è nessun discorso da affrontare!”

La mattina sono la prima a svegliarsi, la medicina ha avuto l’effetto sperato, e la mia lieve febbre è completamente sparita anche se non sono ancora del tutto in forze. Decido di preparare la colazione, così mi dirigo in cucina, ma mi fermo passando accanto al tavolino in sala. Sopra ad esso è posato l’album da disegno di Zack. Ho visto il ritratto di mio figlio, ma chissà quale bellissima opera avrà prodotto il capo. La curiosità ha la meglio e subito le mie mani aprono il quaderno: un volto dai lineamenti dolci e posto a tre quarti si staglia sul foglio altrimenti bianco. Non ci sono colori, il tutto è fatto a matita, persino le sfumature e le ombre che creano le palpebre e il naso sono create grazie alla grafite. Riconosco me stessa in questa giovane donna con un sorriso appena accennato e lo sguardo dolce. La figura guarda non troppo lontano da sé, anche se non è possibile vedere ciò che vede lei. Non riesco a distogliere gli occhi dalle linee scure, ne sono totalmente affascinata. “Ti piace?” La voce di Zack alle mie spalle mi fa sobbalzare, ma il mio volto resta comunque fisso sul ritratto. “Come potrebbe non piacermi? È…stupendo” mi manca il fiato mentre lascio uscire queste parole dalle mie labbra che spero siano esattamente come le ha rappresentate Zack, perché in questo caso, sarebbero davvero belle. “Mi vedi davvero così?” Questo dubbio mi assale improvvisamente. “Così come?” Mi stuzzica. “Così…piacevole?” Bella mi sembrava un parolone per descrivermi. Lo sento avvicinarsi ancora di più, il suo volto è sopra la mia spalla sinistra anche se non ci tocchiamo con nessuna parte del corpo. Sento il suo respiro accarezzarmi i capelli. “Allora?” Lo esorto a rispondermi. “Oh no, io ti vedo molto più che piacevole.” Lentamente mi fa girare verso di lui e adesso il suo fiato colpisce la mia tempia. “Per me sei bellissima”.
  
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