Nota Introduttiva:
Questa fanfic
è il sequel della mia fanfic “Galahad”,
incentrata su alcuni momenti salienti dei primi 500 anni di vita di Jenkins.
Questo sequel è ambientato ai tempi
della serie televisiva. I primi due capitoli saranno una serie di missing moment su riflessioni di Jenkins
in determinati punti delle prime tre stagioni, allo scopo di collegare meglio
l’attuale personaggio con la versione giovanile di cui ho scritto. Dal terzo
capitolo dovrebbe iniziare la trama vera e propria. Spero che il tutto non sia
più lungo di 5 capitoli.
Buona Lettura
Stagione
1, episodio 2
Judson aveva
disancorato la Biblioteca da questa dimensione.
La
Confraternita del Serpente aveva la corona
di Artù ed Excalibur e ora era diretta alla roccia situata in Londra; le sue
intenzioni non erano un mistero.
Il
Bibliotecario era arrivato nel suo annesso, ferito mortalmente, in compagnia di
una Guardiana in servizio da un paio di giorni, un cowboy e un ladro.
Tra
le tre cose, Jenkins non sapeva quale fosse la
peggiore.
Senza
Judson e Charlene, era lui
il membro più anziano della Biblioteca e sarebbe stato compito suo gestirla.
Una gran seccatura. Se da una parte avrebbe potuto cambiare qualche regola e
prendersi alcune libertà, senza incorrere in lunghe e tediose discussioni con Judson, dall’altra avrebbe anche dovuto sobbarcarsi di
tutti gli oneri e i doveri che la Biblioteca aveva nei confronti delle creature
magiche. No. Decisamente non aveva voglia di assumere un simile ruolo. Lui non
voleva tali responsabilità e compiti, lui li aveva rifiutati già da tanto
tempo. Lui si era ritirato, in un certo senso, per questo si trovava in un
annesso e non nella Biblioteca principale, per questo si era dedicato al solo
studio e non ne voleva sapere nulla di azioni sul campo.
Flynn Carsen sarebbe stato un ottimo candidato per subentrare a Judson, peccato fosse stato ferito con Excalibur. Un
destino senza dubbio beffardo: Bibliotecario per dieci anni, sopravvissuto
quasi sempre senza alcun Guardiano e poi era stato così gravemente ferito
all’interno della Biblioteca, il luogo più sicuro del mondo.
Ora
sarebbe toccato a lui, Jenkins, selezionare il nuovo
Bibliotecario?
Non
c’era nemmeno una gran scelta, visto che i candidati migliori rimasti erano
quei due tizi che avevano invaso il suo annesso con il signor Carsen e la Guardiana. Se uno dei due fosse morto, la
scelta sarebbe stata più semplice, ma non felice.
Quale
atteggiamento avrebbe poi tenuto con la Confraternita?
Cosa avrebbe pensato se il portale verso il Nun fosse
stato aperto di nuovo e la magia fosse ritornata nel mondo?
Per
quanto non fosse sicuro di quali conseguenze avrebbe comportato il ritorno
della magia, in fondo sarebbe stato contento se ciò fosse avvenuto. Aveva visto
quali conseguenze aveva avuto sulle creature fatate la chiusura di quel canale:
si erano indebolite, molte erano morte, le superstiti costrette a vivere in
piccole aree dove ci fosse un fulcro di energia a sostenerle, mentre altre avevano
incrementato la propria natura feroce e si procuravano cibo aggredendo
chiunque.
Lui
si sentiva in colpa per queste condizioni in cui le creature si erano ridotte.
Era stato lui a chiudere quel varco, nell’anno mille. Certo, quando lo aveva
fatto, non aveva altra scelta e aveva anche intenzione di riaprirlo poco dopo
ed era stato Judson a impedirlo, tuttavia si sentiva
colpevole di aver peggiorato la vita di molti.
La
ricerca che portava avanti ormai da qualche secolo consisteva proprio nel
cercare un rimedio alla situazione che aveva causato, trovare un modo per
ridare alle creature fatate una fonte d’energia magica a cui abbeverarsi.
Se
quel varco fosse stato aperto, sarebbe stato contento, anche se non l’avrebbe
potuto dire.
Non
aveva idea di cosa sarebbe successo; pensò che forse il signor Carsen sarebbe potuto sopravvivere, in un qualche modo.
Questa sarebbe stata un’ottima notizia, tutti i problemi sarebbero ricaduti sul
Bibliotecario e lui avrebbe potuto continuare la sua vita quieta nell’annesso.
La
Confraternita del Serpente non aveva
più creato problemi alla Biblioteca dopo la questione della lancia di Longino, tuttavia era la prima volta che agiva così
rapidamente: di solito lasciava passare molto più tempo tra un complotto e
l’altro.
Questo
significava che si sarebbe rifatta viva presto, sia che il piano fosse andato a
buon fine o fosse fallito? Lui avrebbe dovuto averci a che fare? Detestava
doverli affrontare poiché temeva sempre di ritrovarsi faccia a faccia con il
loro capo.
In
quegli ultimi mille anni l’aveva visto solo poche volte e sempre durante grandi
assemblee, in cui era facile evitarsi.
Aveva
paura di lui? No.
Si
vergognava? Forse un poco. Di che cosa? Difficile a dirsi. Di sicuro sarebbe
stato imbarazzante il momento in cui si sarebbero ritrovati faccia a faccia.
Jenkins era consapevole
di buona parte di ciò che la Confraternita
del Serpente aveva compiuto negli ultimi mille anni, da sola o per ordine
del Lago. Piani azzardati, pericolosi, alcuni addirittura folli ma mai
realmente malvagi; piani che spesso erano stati sventati dalla Biblioteca.
Jenkins aveva visto le
debolezze e i difetti del padre, non lo idolatrava più come da ragazzo … beh,
in realtà lo aveva continuato ad idealizzare per circa cinquecento anni, gli aveva
sempre accordato fiducia quasi cieca anche dopo la caduta di Camelot, per questo si era lasciato facilmente persuadere a
sostenere i piani di Viviana per portare il Nun in
questo mondo … per fortuna erano intervenuti Judson e
…Melissa…
Quell’evento
gli aveva fatto capire quanto pericoloso fosse suo padre: i suoi nobili
propositi erano offuscati dalla violenza, dalla freddezza e spietatezza dei
suoi mezzi.
Jenkins poteva avere
molto da rimproverare al proprio genitore, ma non lo odiava. Anzi, in realtà,
sotto sotto, continuava ad ammirarlo, pur non
approvando pienamente il suo operato.
C’era
stato un periodo, qualche secolo prima, in cui aveva pensato di abbandonare
nuovamente la Biblioteca e forse cercare il padre, ma alla fine aveva cambiato
idea e aveva cominciato a ritirarsi dal mondo, rifiutare di intromettersi nelle
varie vicende, fino a rinchiudersi nell’annesso per studiare e nulla più.
Certo, non era stato rinchiuso là dentro per tutto quel tempo, usciva e anche
spesso, interagiva con molte persone di un certo livello, ma non ne voleva
sapere più nulla di imprese, di salvezza del mondo e quant’altro. Aveva già
fatto la propria parte o, almeno, ci aveva provato. Non era finita bene, mai.
Preferiva quindi lasciare che le cose seguissero il proprio corso, senza
immischiarsi più in esse.
Ora,
però, il Bibliotecario era arrivato lì a turbare la sua quiete. Lo avrebbero di
nuovo coinvolto? Lui non voleva!
Non
amava molto la visione che Judson aveva della
Biblioteca e che sicuramente il signor Carsen aveva
ereditato.
Inutile
rimuginare su tutto ciò: sarebbe stato meglio bere una tazza di te e attendere
di scoprire quale piega avrebbero preso gli eventi.
Stagione
1, fine episodio 4
Jenkins diede un ultimo
sguardo ai giovani apprendisti bibliotecari che festeggiavano il Natale e il
compleanno della loro Guardiana. Afferrò qualche biscotto e una tazza di
cioccolata e si ritirò nella propria camera. Era una stanza abbastanza ampia e
una tenda la divideva a metà, separando la zona con letto e armadio da quella
arredata come un salottino, con un’elegante scrivania, arredata con la sua
vecchia armatura, quelle che erano state le sue armi nel corso dei secoli e poi
alcuni quadri e piccole statuette soprammobili.
Si
sedette su una poltroncina accanto ad un tavolinetto su cui appoggiò il cibo.
Il
Natale era salvo. Babbo Natale era salvo. Il mondo era salvo.
Sebbene
trovasse seccante il fatto che il suo annesso fosse diventato la nuova sede
della Biblioteca, non poteva dirsi scontento del fatto che quei giovani si stessero
dando tanto da fare per risolvere i misteri indicati dal Libro dei Ritagli.
Trovava adorabile la loro passione e gli ricordavano come era stato lui un
tempo: zelante, bramoso di giustizia, desideroso di aiutare. Certo, con gli
anni era stato abbracciato dalla disillusione e sapeva che tutte quelle imprese
non erano altro che facezie, sassolini gettati in uno stagno che facevano
increspare l’acqua per qualche momento e poi tutto tornava come prima.
Gli
faceva piacere, tuttavia, vedere come quei giovani si illudessero che il mondo
potesse migliorare e che loro avrebbero potuto cambiarlo.
Quel
giorno, tuttavia, avevano davvero salvato il mondo. Quando lui aveva ricevuto
la telefonata di Gretchen, si era impensierito e,
quando aveva scoperto che dietro tutto ciò c’era Dulaque,
la preoccupazione aveva raggiunto i vertici massimi. Se Babbo Natale non avesse
rilasciato il dono, la speranza, il mondo sarebbe stato presto consumato dalla
crudeltà insita negli uomini!
Perché
suo padre era, un’altra volta ancora, così folle e sconsiderato?
Era
ovvio che volesse il potere accumulato da Babbo Natale, ma per cosa? A cosa gli
sarebbe servito? Ormai il mondo non era di nuovo in contatto con il Nun? Viviana non poteva fornirgli tutto il potere che
desiderava?
L’unica
ipotesi che gli sovveniva alla mente era che si fosse trattato dell’ennesimo
piano del Lago che prevedeva una mezza apocalisse per poi ricostruire dalle
ceneri. Effettivamente, forse il potere di Babbo Natale sarebbe servito proprio
per una fase successiva del piano: quando il mondo sarebbe stato in balia della
violenza e della disperazione, ecco che Dulaque, la
Dama del Lago o chiunque avessero assunto per quel ruolo, sarebbe apparso come
un salvatore, grazie al potere sottratto a Babbo Natale.
In
fondo erano solo ipotesi. Non poteva sapere che cosa avesse attraversato la
mente del padre.
Per
la prima volta dopo tanti decenni, però, si era ritrovato coinvolto in un
salvataggio del mondo e si era vivamente preoccupato. Non era rimasto
impassibile come la sua filosofia atarassica gli avrebbe dovuto imporre. Si era
dato un gran da fare per intervenire nella faccenda.
Era
contento di aver impedito il peggio? Certo.
Ciò
aveva riacceso in lui la passione per le grandi imprese e le avventure di un
tempo? No.
Rimaneva
convinto che non valesse la pena affaticarsi per cercare di cambiare le cose,
perché tanto non sarebbero mai cambiate e l’unico risultato era quello di
rischiare di essere lui stesso colpevole di atti riprovevoli.
Prese
un biscotto e lo inzuppò nella cioccolata; sollevò lo sguardo verso il dipinto
più grande tra quelli appesi: era stato dipinto da Michelangelo Buonarroti, a
Firenze, rappresentava Jenkins con un aspetto
piuttosto giovane e accanto a lui una donna dai capelli corvini, Melissa.
Stagione
1, episodio 5
Chi
accidenti aveva indetto un conclave?!
Doveva
essere una semplice intercessione con Mr Drake … per
quanto potesse essere un’intercessione con i draghi … e invece avevano iniziato
a piombare in Biblioteca i rappresentanti di vari popoli fatati. Non erano
venuti tutti, anzi, solo una piccola parte e questo rendeva la situazione ancor
più confusa. Ci doveva essere per forza qualcosa sotto, ma non riusciva a
capire, non aveva ancora abbastanza informazioni.
Si
era stupito nel vedere entrare Dobra, il rappresentante dei Geni; la parola
Conclave l’aveva disorientato; non aveva avuto il tempo di riprendersi che ecco
che Lady Sylalandria aveva fatto il proprio ingresso
e poi altri ancora.
Per
qualche momento si era domandato se avrebbe visto entrare anche Melissa; non
era però sicuro che fosse una buona cosa vederla. Certo l’incontrarla gli
avrebbe fatto un gran piacere, almeno all’inizio, ma se poi lei si fosse
rivelata fredda e distaccata, lui non lo avrebbe sopportato.
Il
problema di essere nel mezzo di un Conclave indetto da ignoti e arbitrato da Ezekiel Jones, faceva allontanare dalla mente di Jenkins ogni altra preoccupazione.
Stranamente
le questioni stavano procedendo abbastanza tranquillamente, in fondo bastava
aspettare il ritorno del signor Carsen.
Ecco,
però, qualcosa che Jenkins non si sarebbe aspettato: Dulaque entrò nella stanza, tenendo in mano una fetta di
pizza.
Ora
tutto era più chiaro. C’era lui dietro tutta quella faccenda: lui aveva
provocato il risveglio dei draghi e indetto un Conclave a tradimento. Tutto ciò
poteva avere un solo scopo: Dulaque voleva
approfittare dell’assenza di Judson e Charlene per porre fine alla Biblioteca e probabilmente
impossessarsi dei testi e del poco che era ancora accessibile.
Si
irrigidì e fissò per qualche istante il padre che lo ricambiò con un’occhiata
di sfida e rimprovero come se gli stesse domandando: Vuoi davvero metterti contro di me?
Jenkins si alzò in
piedi e si allontanò dal tavolo.
Basta.
Non ne voleva sapere nulla di quella storia. Al diavolo tutto quanto, compresa
la Biblioteca.
Quello
era uno di quei momenti cruciali nella storia in cui avvengono grandi
cambiamenti che, solitamente, non portano mai a nulla.
Sì,
l’eventuale abolizione della Biblioteca avrebbe provocato grande subbuglio, grandi
agitazioni tra tutte le innumerevoli fazioni presenti nel mondo sovrannaturale.
Non gli interessava. Che le cose andassero come andassero, lui non avrebbe
interferito.
Ogni
volta che aveva cercato di far funzionare le cose come riteneva giusto, alla
fine aveva fallito, i cambiamenti erano stati piccoli e momentanei, poi era
sempre tornato tutto alla malora e il tutto era sempre stato accompagnato da
grandi spargimenti di sangue.
Le
guerre compiute da Carlo Magno per unificare l’Europa, tutte quelle morti erano
state presto vanificate con il disgregarsi dell’impero. I Templari che avevano
in parte servito la Biblioteca che avevano recuperato tesori e avevano cercato
di trasmettere valori e ideali al mondo, erano stati messi a morte. I vani
tentativi di intervenire nelle guerre d’Italia e l’inutilità della Scuola
Neoplatonica che voleva provare a ergersi come nuova pacifica guida; i vari
massacri in Europa; il supporto a Giordano Bruno; la notte di San Bartolomeo …
Basta! Basta … non voleva più ricordare quei fatti … e quelli erano solo quelli
in cui la magia aveva influito meno.
Aveva
deciso di accantonare ogni spirito interventista quindi perché tentare di
impedire che la Biblioteca fosse presa o chiusa da Dulaque?
Tanto
più che la Biblioteca, ancora una volta, aveva cessato di svolgere tutti i
propri compiti, concentrandosi solo nel recupero di artefatti e nella difesa
degli uomini, trascurando i propri doveri verso le creature fatate.
Jenkins stava caricando
le proprie cose in automobile, quando Ezekiel era
andato a parlargli per convincerlo a non partire.
Lo
aveva accusato di non scegliere una parte. Effettivamente era vero, lui non
stava scegliendo né di supportare, né di andare contro la Biblioteca. La realtà
era che non voleva sbagliare di nuovo, non sapeva che cosa sarebbe stato
meglio: se non aveva le risposte, se finora ogni sua decisione era stata
disastrosa, perché ostinarsi ad agire?
Tu sei cambiato
Questo
aveva detto il ladro. In effetti … come dargli torto?
Vide
il proprio riflesso nel parabrezza dell’automobile: era ancora Galahad, il cavaliere perfetto, incorruttibile?
No.
Sembrava davvero essere solo Jenkins, un vecchio
arrabbiato col mondo, privo di speranza.
Diamine!
A che valeva essere immortale e avere tutte le conoscenze e le abilità che
possedeva, se poi non le metteva a servizio di nessuno? Come cavaliere aveva
deciso di servire il bene!
Forse
non sapeva che cosa fosse meglio ma, di certo, sapeva che cosa fosse peggiore.
Come
aveva potuto pensare di lasciare a Dulaque la
possibilità di chiudere la Biblioteca?!
Sapeva
benissimo di cosa suo padre fosse capace, poco tempo prima aveva tentato di
uccidere Babbo Natale … non poteva lasciargli carta bianca!
Jenkins chiuse la
macchina e rientrò nella Biblioteca.
Il
Conclave si era concluso. Il signor Carsen,
nonostante l’inconveniente della mela di Eris, era
riuscito a risolvere la situazione.
Jenkins aveva
accompagnato Mr Drake all’uscita e poi era rimasto ad
aspettare che Dulaque passasse da lì. Gli voleva
parlare. Non sapeva esattamente perché, ma voleva parlargli, sentiva il bisogno
di un confronto, anche breve, diretto con lui, senza altri attorno.
“Risvegliare
i draghi … avrebbero potuto distruggere il mondo!”
“Il
sessanta per cento, sessantacinque al massimo.”
Jenkins non poté
lasciarsi sfuggire un’occhiata di rimprovero: come poteva suo padre parlare con
una noncuranza del genere? Come poteva ritenere accettabile la distruzione di
oltre metà del mondo pur di raggiungere i suoi fini? Era così diverso dal
cavaliere che era stato un tempo …
“Non
è troppo tardi, sai … puoi ancora unirti a me.”
Jenkins avvertì un
fremito. Quell’offerta … Suo padre gli voleva bene, lo apprezzava … Questo
rendeva sicuramente felice l’uomo, ma sapeva di non poterlo più assecondare.
Non era sempre d’accordo con la politica della Biblioteca, ma non avrebbe mai
potuto sostenere l’estremismo della Confraternita.
Si
limitò a ribadire che il conclave fosse terminato.
Il
mezzo sorriso, quasi di speranza, che aveva piegato le labbra di Dulaque, scomparve.
L’uomo,
poi, abbracciò il figlio. Jenkins non ricambiò. Si
stava commuovendo e voleva impedirselo. Era da così tanto che non parlavano.
Voleva bene a suo padre e lo rispettava, nonostante fosse un folle. Non
riusciva né ad odiarlo, né a disprezzarlo e forse proprio per questo era così
dolorosi essere su fronti opposti.
Fronti
opposti? Aveva realmente pensato questo? Sì ed era la verità: ormai aveva
deciso di essere leale alla Biblioteca e questo comportava essere nemico del
proprio padre.
Più
tardi, mentre stava sistemando alcuni documenti e verbali tirati fuori durante
il conclave, Jenkins fu avvicinato da Flynn.
“Signor
Carsen, avete bisogno di qualcosa?”
“Sì,
vorrei che facessimo due chiacchiere. Quando sono stato qui la prima volta, ero
morente e concentrato sul recuperare Excalibur e la corona di Artù, quindi non
mi sono soffermato su di lei e dopo sono partito per una missione, senza
tornare fino ad oggi. Vorrei sapere chi sia lei, esattamente.”
“Sono
il custode della Biblioteca.”
“Sì,
questo è il suo ruolo, ma io voglio sapere chi è lei. Non credo che Judson avrebbe fatto quel che ha fatto, se non fosse stato
certo che ci fosse qualcuno più che in grado di gestire la Biblioteca.”
“Infatti
abbiamo voi signor Carsen.”
“Non
intendevo questo. Io so molte cose, è vero, ho 23 lauree e da quando lavoro qui
ho imparato ancor di più, tuttavia questo è un luogo che esiste da duemila
anni. So che Judson è stato Yahuda,
il primo Bibliotecario, e sono certo che si è premurato di lasciare qualche
immortale a custodire la Biblioteca, che possa dare continuità anche quando io
dovrò passare il testimone. L’ho osservata, non molto, ma il suo accento lascia
ancora sentire un’inflessione dell’antico gaelico e germanico, il suo
portamento e la sua corporatura indicano che lei non è solo un intellettuale,
ma anche un guerriero, un cavaliere. Considerando il passato della Biblioteca,
mi viene da pensare che lei sia stato uno dei cavalieri della Tavola Rotonda e,
per quanto ne so, ci sono stati solo due cavalieri ad aver ottenuto
l’immortalità ed uno è Galahad, poiché ha trovato il
Santo Graal e ha bevuto da esso. Dunque, lei è Galahad?
Tranquillo, non lo dirò a nessuno, conosco l’opinione di Judson
sul non dire al personale dell’immortalità … ho impiegato anni per fargli
ammettere di essere il Primo Bibliotecario. Ebbene?”
“Avete
ragione, sono Galahad o, almeno, lo sono stato.”
“Bene,
questo mi porta ad una nuova domanda. So che Dulaque
è Lancillotto, non ci vuole molto a capirlo, ha perfino mantenuto i tre
leopardi sul suo stemma. Questo è un problema per lei? So che Judson non l’avrebbe fatta restare qui, se non si fosse
fidato di lei, ma io ho bisogno di saperne di più.”
“Signor
Carsen, dovete sapere che io sono nato per
appartenere alla Biblioteca. Per molto tempo l’ho rifiutato, ma ormai sono
mille anni che servo la Biblioteca e l’affetto per mio padre non è mai stato un
ostacolo.”
“D’accordo.
Concorderà con me che questo è un momento molto delicato per la Biblioteca,
siamo pochi, senza il supporto di artefatti, la magia è tornata nel mondo e
questo ci rende più vulnerabili. Ho bisogno che noi sei restiamo uniti. Siamo
l’unico baluardo per mantenere in equilibrio questo mondo.”
“Equilibrio
…? Mi fa piacere usiate questa parola, non è comune che i Bibliotecari capiscano
qual è il vero scopo di questo luogo, solo i Veri Bibliotecari lo comprendono.”
“Lo
so, non è una lotta tra bene e male, ma tra conoscenza e male; non è una lotta
contro la magia, è l’impegno affinché tra la magia e il non magico ci sia
equilibrio e armonia e non sopraffazione.”
“Sono
molto lieto che voi lo sappiate e sarò ancor più tranquillo nel sostenervi.”
“Molto
bene, Jenkins, allora cerchi di essere meno
scorbutico con le nuove leve.”
Stagione
1, episodio 7
Jenkins aveva lasciato
i tre bibliotecari e la Guardiana alla mostra competitiva di scienze ad
indagare sugli strani fenomeni e sul misterioso software trovato sugli smartphone, molto simile ad un incantesimo di magia rituale.
Era tornato in Biblioteca per controllare alcune cose e si era preparato un te
caldo per rilassarsi, quando tornò nella sala principale ebbe un sobbalzo: una
donna sottile, in un abito smeraldo, capelli rossi, si stava guardando attorno,
era Morgana.
L’uomo
trattenne un sospiro sconsolato e disse solo: “Poveri noi.”
“Oh,
Galahad … dovevo immaginare di trovarti qua … Alla
fine la Biblioteca ha vinto sul buon senso.” parlava con voce limpida, con una
cordialità che evidenziava il suo essere beffarda; domandò: “Dov’è mia nipote?
Non è … qui?”
Jenkins non rispose
subito, il labbro inferiore gli tremò un poco e poi disse: “No. Le nostre
strade si sono separate da qualche secolo … ma immagino che tu sappia già che
Melissa è ritornata a Brocelandia da tempo.”
L’uomo
suppose che la Fata gli avesse posto quella domanda solo per infierire. Non c’era
tempo da perdere: preso il telefono e contattò il Colonnello Braid.
Più
tardi, dopo che i Bibliotecari ebbero messo al sicuro gli studenti dal
contraccolpo della legge del tre e che il Colonnello si era lasciata sfuggire
la possibilità di uccidere Morgana, Jenkins era
tremendamente preoccupato, tanto che si era riempito un bicchiere di cognac.
Per
qualche momento c’era stata la possibilità di uccidere la Fata, quella che lui
riteneva la responsabile della caduta di Camelot,
quella che, pur senza aspirare alla conquista del mondo, aveva creato
innumerevoli problemi e causato morti a causa dei suoi capricci. Non ambiva al
comando, ma amava divertirsi e i suoi divertimenti spesso nuocevano gli altri;
come molte creature che avevano avuto una vita lunga di secoli, non provava
empatia.
Detestava
Morgana, aveva inferto molto dolore anche alla sua famiglia. Egli stesso era
stato vittima di uno dei suoi complotti, quando era ventenne, pur non avendola
mai offesa prima. Certo, in quell’occasione lui aveva rimediato il suo bel
cavallo Brannon … chissà se stava bene, nelle praterie
di Brocellandia.
Ora
Morgana aveva accumulato molto potere e chissà per cosa lo avrebbe utilizzato.
Inoltre,
lo turbavano quelle parole che gli aveva fatto riferire: Non temere il malvagio, bensì l’eroe.
C’era
un solo modo in cui lui poteva interpretarle: Dulaque
aveva in serbo un piano ancor più tremendo di quelli finora sperimentati. La
Fata aveva parlato della fine del mondo in arrivo.
Ancora
una volta la Confraternita e, probabilmente, il Lago, stavano superando ogni
limite.
Stagione
1, episodio 10
Ora
sapeva. Ora, Jenkins sapeva perché suo padre tanto si
affannava ad elaborare piani che mettevano a repentaglio l’intera esistenza.
Distruggere
gli ultimi millecinquecento anni di storia, tessuti sul Telaio del Fato. Come poteva
una persona concepire un piano del genere? Come poteva osare manomettere il
Fato?
Eppure
Dulaque l’aveva fatto, desideroso di riportare Camelot al suo splendore.
Solo
allora Jenkins aveva compreso quanto Lancillotto si
sentisse in colpa per la fine di Artù.
Dulaque credeva che il
male del mondo dipendesse dalla caduta di Camelot,
ergo di essere il responsabile di tutto ciò che non funzionava. Vedeva il male
del mondo come un proprio errore e sentiva il dovere di rimediare.
Jenkins lo capì solo in
quel momento, in quelle poche frasi che si erano scambiati, mentre incrociavano
le lame, dando a Flynn il tempo di aggiustare il
tessuto.
Jenkins non aveva mai
immaginato quanto il padre si sentisse responsabile, né che la sua follia fosse
sospinta dal desiderio di redenzione.
Ora
che lo sapeva poteva provare solo tenerezza per il padre, compassione … poteva essere
arrabbiato per la testardaggine e scarsa lungimiranza del genitore ma, ancora
una volta, aveva avuto conferma di non poterlo odiare.