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Autore: TeamFreeWill    07/08/2017    5 recensioni
Storia collocata tra la 11*21 e la 11*22.
Sam cerca di convincere Chuck a salvare Adam dalla gabbia. Riuscirà quella povera anima straziata a ritornare nel suo paradiso personale? :)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chuck Shurley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Link alla mia one shot "Adam (È solo un'illusione)"
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3691534&i=1
Qui ho scritto un pov dell'anima di Adam.



Sam se ne stava in camera sua a ripensare a quello che era successo solo qualche ora prima in quel bunker, che oramai era diventato un porto di mare dalla mole di gente che ci entrava da quando ci abitavano. E meno male che era impenetrabile!

Il moro si era appena fatto la doccia, era vestito con una tuta leggera e aveva i capelli ancora un po’ umidi tirati all’indietro.

Se ne stava coricato sul letto con le mani incrociate dietro la nuca sospirando. Ripensava a quello che era successo, a come avevano salvato Lucifero dalle grinfie di Amara e di come Metatron si fosse sacrificato per loro finendo nel Vuoto.

Dio in persona dopo averli salvati e teletrasportati tutti nel bunker con tanto d’impala e solo dopo che le acque si erano calmate, aveva preparato dell’ottimo caffè espresso italiano a lui, Dean e a Donatello, con tanto di guarnizione alla panna e un cioccolatino.

Lucifero era sparito in camera sua appena era stato guarito dal padre, rifiutandosi di rimanere in quella cucina con l’essere che odiava di più al mondo.

In ogni caso Chuck non si preoccupò di fermarlo e con il suo solito modo strampalato, invece, si versò la bevanda in quella sua strana tazza dalla scritta bizzarra “Word’s greatest dad!”.

Dopo di che, i due fratelli accompagnarono il profeta a prendere un taxi. Era ancora frastornato, ma stava bene tutto sommato.

Era stata pur sempre una vittoria contro la sorella di Dio, ma in quel mentre le parole che pronunciò Dean spezzarono la quiete “Amara vuole che diventi parte di lei per sempre. Letteralmente”

Il biondo, stoico (o incosciente!!) come sempre, si era sforzato di sembrare il più naturale possibile ed erano ritornati al bunker nel silenzio più assordante che Sammy avesse mai preso parte.

Il suo cuore divenne pesante e istintivamente chiuse gli occhi al ricordo di quella conversazione. Non doveva permettere che questo accadesse. Dovevano fermarla a tutti i costi.

Ma ora, dopo quella doccia ristoratrice, un altro pensiero si era fatto strada nella sua testa. Un pensiero che non aveva niente a che fare con l’apocalisse imminente.

Si alzò, uscì dalla sua stanza e si diresse verso la camera di suo fratello passando di fronte alla stanza di Dio e a quella di Lucifero. I due non si parlavano e ognuno era fermo nelle proprie convinzioni

“Maledetta frustrazione divina” sussurrò scuotendo la testa e, nel mentre, bussò deciso alla porta della stanza del maggiore che lo invitò ad entrare.

Il moro aprì subito la porta. Fece qualche passo e si appoggiò al legno con la schiena, subito dopo averla richiusa alle sue spalle.

Dean era appoggiato alla scrivania, anche lui in tuta con i capelli un po’ bagnati che lo guardava curioso. Sul tavolo tutto l’occorrente per pulire le sue pistole e i fucili.

“Ehi Sammy che c’è? ” chiese Dean guardandolo e scorgendo nel viso del minore tensione e pensieri.

Prendendo un profondo respiro, il minore parlò. “Mi stavo chiedendo….ora che c’è Chuck qui…lui potrebbe salvare Adam e rimandarlo nel suo paradiso che condivide con sua madre…Finalmente potremmo tirarlo fuori da quella cazzo di Gabbia!” disse il moro fissando i suoi occhi in quelli di Dean.

Il maggiore, sentendo queste parole, lo raggiunse subito. Il fratello era rimasto in attesa di una sua risposta.

Il biondo, appoggiando una mano sulla sua spalla, rispose sinceramente “Anch’io l'ho pensato proprio mentre pulivo le armi! Che l’essere sovrannaturale che è di là mi fulmini se non ci ho pensato….ma credi sul serio che lui voglia fare questa cosa solo perché glielo chiediamo noi? Sai quante volte l’ho pregato perché ci aiutasse quando eravamo nella merda fino al collo in questi anni? Solo prima ha esaudito la tua preghiera e ci ha salvati da Amara. Però scommetto che l’ha fatto per non darle soddisfazione!”

Sam a questo punto non poté fare altro che abbassare lo sguardo. “Hai ragione Dean…” rispose e se ne uscì dirigendosi in cucina, triste. Dean rimase lì, dispiaciuto.

In tutti questi anni, anche se non ne parlavano, comunque ricordavano che il loro fratellino minore era ancora rinchiuso in quella fottutissima Gabbia. Che era stato alla mercé di due arcangeli bastardi che si facevano la lotta tra di loro. Subendo cose che lui stesso, se non fosse stato per Castiel che si era trasferito la sua sofferenza psichica, lo avrebbero ucciso quando era crollato il muro eretto da Morte.

Si stava riscaldando del latte in cucina, quando una voce alle sue spalle lo fece voltare. “Ehi Sam…come stai?” chiese Chuck entrando in cucina e sedendosi su una sedia.

“Niente …pensieri e ancora pensieri…” rispose sincero il ragazzo, versandosi il latte in una tazza e iniziando a sorseggiarlo lentamente.

“Fammi un po’ indovinare…Amara, l’apocalisse e…qualcos’altro” continuò Chuck appoggiando i gomiti sul tavolo e incrociando le mani sotto il mento per poi appoggiarglielo, guardandolo serio.

Sam lo guardava di rimando, indeciso se continuare o meno, la tazza stretta tra le sue mani. Si appoggiò con la schiena al bancone della cucina e sorrise. Aveva un’occasione, doveva sfruttarla.

“Sei Dio!” iniziò, appoggiando la tazza sul ripiano della cucina. “Sei l’essere più potente dell’intero universo…e ancora mi fa strano ricordando com’eri quando ci incontrammo la prima volta. Lo sai che prego, sono un uomo di fede…nonostante tutte le batoste che io e mio fratello subiamo da quando eravamo piccoli”

Chuck lo ascoltava in silenzio, appoggiandosi ora con la schiena allo schienale della sedia e lasciando le braccia rilassate sul tavolo.

“Come hai detto prima, a volte le preghiere le esaudisci…” continuò il moro, il cui cuore stava martellando furiosamente “e la mia, per stavolta, non è una preghiera. E’ più una richiesta….” E qui si fermò osservando l’espressione dell’uomo di fronte a sé, che era imperscrutabile.

“Sam so cosa mi stai per chiedere…” rispose Dio calmo.

 “Allora se lo sai perché non lo hai ancora liberato dalla Gabbia? Cosa ha lui meno di me e Dean?” chiese il minore.

“Sam…non è come pensi… lui è un Winchester…non ha assolutamente niente di meno rispetto a voi…Solo che io sono Dio, non un essere che elargisce miracoli a destra e sinistra. Ho smesso di intervenire come vi ho detto…” rispose calmo Chuck,  ma Sam lo guardò sconvolto e incredulo.

Quello era pur sempre suo fratello minore! Non concepiva che Dio lasciasse nella Gabbia una povera anima per l’eternità! Adam quella vita non l’aveva scelta, anzi! Erano stati quei fottuttissimi angeli a coinvolgerlo!

Chuck restituì lo sguardo, ma non rispose, intuendo i pensieri del ragazzo. Il moro, si staccò dal bancone e andò a sedersi vicino a Dio.

“Ma certo! Devo dedurre che l’unico motivo per cui ci hai salvati prima, era per non darla vinta a tua sorella! E’ così?!” disse serio, ripetendo le parole di Dean.

Chuck, decisamente risentito, si alzò di colpo e per poco non fece cadere la sedia a terra.

“Ma cosa dici! Non sono un essere abbietto. Tengo a ogni creatura di questo universo! Se non vi avessi salvato sareste finiti nel Vuoto!” rispose e poi si sedette di nuovo respirando forte e chiudendo gli occhi.

Sam si scusò immediatamente, però non volle arrendersi! Voleva salvare Adam a ogni costo.

Gli balenò un’idea strampalata e, al costo di rendersi ridicolo, volle andare fino in fondo: sfoderò i suoi occhioni da cucciolo all’ennesima potenza!

Era Dio, ma li aveva già usati e sperava avrebbero funzionato. Con Dean funzionavano sempre…. Li usò anche con Gabriele, quindi si disse, che valeva la pena sfoderali anche con Dio in persona.

“Ti prego Chuck…. Adam è nostro fratello!” disse Sammy, lo sguardo da cucciolo sempre più triste.

“Sam…non guardarmi così…con me non attacca!” iniziò l’essere divino, ma il moro non accennò a smettere.

Nel frattempo, Dean, appoggiato allo stipite della porta si stava godendo lo spettacolo.

Era uscito poco prima dalla sua stanza perché non sopportava di vedere suo fratello triste, così si era deciso a parlare con Chuck, ma una volta in corridoio aveva sentito che Sammy stava già agendo da solo.

Il suo fratellino quando aveva un’idea, nessuno poteva distoglierlo dal portare a termine il suo obbiettivo, se poi si aggiungeva lo sguardo da cucciolo era fatta. La vittoria era assicurata.

Infatti, dopo una leggera resistenza, Dio si arrese a quello sguardo. Dean era rimasto a bocca aperta e pure Sammy…perché non pensava che il suo sguardo potesse far capitolare lo stesso Dio.

“Va bene…vedrò di fare qualcosa per Adam...” si arrese Chuck e Sammy lo abbracciò di slancio ringraziandolo. Il maggiore uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò ai due.

“Lo sguardo di mio fratello è più efficace di mille preghiere…se sapevo che era così semplice farti capitolare, avrei imparato anch’io a farlo!” Disse ridendo e appoggiando una mano sulla spalla del minore, che si staccò da Chuck e lo guardò sorridendo voltandosi.

“Finalmente Adam è libero!” disse e abbracciò il maggiore. Felice anche lui della notizia.

Chuck, schiarendosi la voce, li fece voltare verso di lui. "Ragazzi lo faccio solo perché siete voi" disse, il tono dalla voce divertito però.

Chiuse gli occhi e con un gesto della mano apparve una luce.

Negli stessi istanti, nella profondità dell'inferno in quella Gabbia sospesa da spesse catene, quello che rimaneva dell'anima di Adam fu pervasa da una luce potentissima e piena di pace.

Erano secoli che viveva il tormento eterno. Aveva perso la speranza di essere salvato. Ricordava perfettamente quel giorno che Morte prese con sé l'anima di suo fratello Sam, l'esatto istante in cui la speranza morì. E il dolore aumentò in una maniera che credeva inimmaginabile.

Ma ora, ora era diverso. Non sentiva più freddo, disperazione, dolore. Quella luce ipnotica era calda, tranquilla, leniva le ferite.

Michele, nel suo angolino, osservava. Sapeva di chi potesse essere l’opera. Era la sua mano, era inconfondibile.

Seguì con lo sguardo l'anima di Adam sparire. Ora era solo. Un urlo disperato riecheggiò per l'inferno. Forse un giorno anche lui sarebbe stato liberato.

Nella cucina, contemporaneamente, apparve quel che rimaneva dell’anima del loro fratellino.

Appena la videro i due fratelli non poterono far altro che mettersi una mano alla bocca. Erano sgomenti, pietrificati, affranti.

Quella non era un’anima o come la chiamavano gli angeli, una bomba nucleare. Lì di fronte a loro avevano un filamento tenue che faticava a muoversi, che soffriva evidentemente molto.

"Cristo santo Dean!" Disse Sammy con le lacrime agli occhi e il biondo aggiunse "Adam…"

Si sentiva in colpa. Lui doveva scegliere entrambi, doveva insistere con Morte. Se era ridotto così era solo colpa sua.

"Chuck puoi fare qualcosa?!" Chiese in un sussurro.

"Certo…ma è molto danneggiata" Rispose Dio in tutta sincerità.

"Sempre meglio di com’è ora…E’ colpa di Zaccaria se è stato coinvolto e anche mia che non ho insistito con Morte!" disse il biondo, la voce intrisa di colpa.

Sam lo guardò di sottecchi e poi appoggiò una mano nella sua spalla per infoderagli conforto, ma anche lui si sentiva in colpa per non essere riuscito ad afferrarlo mentre il cavaliere lo salvava.

"Smettetela entrambi. Le regole erano regole e il cavaliere era stato categorico" rispose Dio solenne. “Voi non potevate fare assolutamente niente. Mi avete capito?! Niente di niente!”. I due annuirono, ma comunque la colpa non andò via dai lori cuori.

“Siete un agglomerato di sensi di colpa, ragazzi!” e dicendo così l'uomo schioccò le dita. Una luce come quella che aveva guarito Lucifero si sprigionò intorno all'anima di Adam, avvolgendola e infondendogli linfa vitale.

Quando si affievolì, l'essenza era ancora meno luminosa rispetto alle anime sane, ma era già meglio rispetto a prima. Era più veloce, scattante e si alzava da terra.

L'anima si avvicinò ai due fratelli e li sfiorò come a ringraziarli, poi si voltò verso Chuck aspettando il passo successivo.

L'uomo mosse la mano di fronte a sé e l'anima volò verso l'alto, sparendo alla vista, illuminando tenuamente la stanza di una flebile luce azzurrina.

I fratelli la guardarono estasiati. Finalmente, Adam, poteva riposare in pace e anche sua madre sarebbe stata in felice, com'è giusto che sia.

"Grazie Chuck" dissero in coro i fratelli, grati ed emozionati, stringendogli la mano e Dio sorrise di rimando. “Bene ragazzi…” continuò e andò verso il corridoio lasciandoli lì contenti.

Lucifero in quel mentre usciva dalla sua stanza e lo incrociò. Sapeva tutto anche se non aveva assistito. Lo aveva percepito.

“Quei due insetti li accontenti…Invece quando io, tuo figlio, ti chiesi di non amare gli uomini mi cacciasti come un cane rognoso” gridò l’arcangelo, pieno di rabbia e gelosia.

“Tu meritasti quello ho fatto Lucifero” disse Dio, il tono della voce più alto del solito rientrando nella sua stanza, sbattendo la porta, lasciando l’arcangelo in mezzo al corridoio, ancora più arrabbiato e frustato.

I due fratelli, sentendo le urla accorsero immediatamente. Arrivati si guardarono un po’ preoccupati per la tensione che si percepiva nell’aria.

“Che volete voi due? Fatevi gli affari vostri inetti bastardi” e con un gesto della mano li spinse contro il muro, mentre passava per andare in salone.

“Dean dobbiamo fare qualcosa o qua non collaboreranno mai” disse Sam, staccandosi dalla parete una volta che la forza bloccante fu meno.

“Assolutamente fratellino….assolutamente! Questo bunker sta diventato una gabbia di matti. Ora andiamo da Chuck e gli ordiniamo di parlare immediatamente con Lucifero!” Disse il biondo e poi aggiunse “Noi usciamo a prendere la cena e ci fermiamo, nel frattempo, a prendere i Pancake e li mangiamo nella Baby. Sai dobbiamo onorare la vita di Adam. Ho scoperto che sua madre glieli faceva sempre quando stava a casa dal lavoro ed erano il suo piatto preferito”

Sam si sorprese e lo guardò di rimando incuriosito chiedendo “Come fai a saperlo?”

”Lo scoprii andando nel magazzino di papà, quando cercavo ancora un modo per tirarvi fuori dalla Gabbia entrambi. Pensavo che là ci fosse qualche libro che potesse aiutarmi, ma non c’era niente. Invece trovai una lettera scritta da sua madre, dove si raccontava, tra le varie cose, di questo aneddoto”

Al minore vennero gli occhi lucidi per l’emozione. Poi si guardarono e sorrisero entrambi. Il cuore riscaldato da una gran calore.

Per un attimo scordarono tutto. Erano felici, cavoli se lo erano. Per Adam. Per il loro fratellino minore. Per aver risolto quella questione spinosa che li affliggeva da 5 anni, anche se non ne parlavano mai. Troppo doloroso rinvangare il ricordo.

Ma ora si che la questione era risolta ed erano pienamente soddisfatti di come erano andate le cose.

Almeno una cosa era andata per il verso giusto. Ora però dovevano riconcentrarsi su Amara.

Con questi pensieri bussarono alla porta della stanza di Chuck. L’uomo si scorse appena sulla soglia, portava occhiali da lettura e teneva in mano un giornale.

Chiese cosa volessero ancora. I due, notando che era visibilmente alterato, gli domandarono gentilmente se poteva andare di là da Lucifero a parlargli mentre loro andavano a prendere qualcosa da mettere sotto i denti per la cena, così poi avrebbero affrontato l’argomento “Fermare Amara”.

L’uomo non rispose e rinchiuse la porta davanti al loro naso, sbattendola di nuovo.

I due rimasero lì come due salami guardandosi. “Ehi Chuck!” gridò Dean, ma fu fermato da Sam che scosse la testa. Era inutile insistere. A questo punto andarono ognuno nella propria stanza a prepararsi per uscire.

Una volta pronti, passarono per il grande salone dove trovarono Lucifero intento a sfogliare vari libri distrattamente, sbuffando.

“Oddio Sammy…se non esco da questo asilo nido li prendo a calci in culo!” disse Dean e Sammy annuì.

Arrivati nel garage i due salirono nella Baby e partirono verso il centro di Lebanon a prendere la cena e a onorare Adam, esattamente come ne avevano parlato poco prima. Era la cosa giusta da fare, lo sentivano nel loro cuore.

Ci misero poco più di un’ora e quando ritornarono al bunker trovarono Dio e Lucifero che stavano discutendo animatamente, sputandosi veleno addosso e parole di fuoco.

Sarebbe stato più difficile del previsto farli arrivare a un tacito accordo, ma erano certi che ci sarebbero riusciti. Loro due dovevano solo parlare e chiarirsi e, in onore del “Dr Phil”, i due Winchester li avrebbero fatti parlare costi quel che costi. Tutto pur di fermare Amara.
 
 

Note autrice
Grazie a Cin75 come sempre per la sua grande pazienza nell'avermela corretta. Grazie. *_*
Grazie a chiunque ha avuto la pazienza di leggerla. Ciao.
  
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