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Autore: Silver_Doe    07/08/2017    0 recensioni
So che dovrei odiare quest'uomo per ciò che è, per ciò che ha fatto e farà non appena domattina sorgerà Aurora. Dovrei odiarlo perchè è un nemico, perchè ha sete di sangue e di gloria, perchè la guerra lo pone sul fronte opposto al mio. Dovrei odiarlo perchè sono sua prigioniera, perchè mi ha ammaliata, sedotta, profanata... perchè ha distrutto il mio voto. Dovrei odiarlo perchè mi ha mostrato il fuoco della passione e con esso mi ha bruciata, perchè è entrato dentro di me e, da allora, non ne è più uscito. Ci sono un centinaio di motivi per cui dovrei odiarlo e un po' lo faccio. Ma ancor di più sento di amarlo. Lo amo, lo amo da morire e non ne conosco la ragione. Ahimè, un tormento infinito che non lascia scampo nè pace.
L'odio e l'amo, mi chiedi come sia possibile. Non lo so, ma sento che accade e mi struggo.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Achille, Briseide | Coppie: Achille/Briseide
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Odi et Amo
Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et exrucior.

 
E' notte fonda e tutto tace, tutto dorme, immobile e sereno, immerso tra le braccia di Morfeo. S'ode solo il fruscio del vento contro le tende e lo sciabordio delle onde che si infrangono dolcemente sulla riva vicina, ormai territorio e dimora degli Achei, bruti usurpatori di terra e mare. Ho perso il conto di quante notti ho passato qui. Ogni mattina mi alzo e prego gli dei che quello appena sorto sia l'ultimo giorno che trascorro in questo covo nemico, in quest'orda di selvaggi senza ritegno ma, una volta calato il sole, mi rendo conto che lassù nessuno sembra voler ascoltare le mie preghiere, neanche Apollo, quel dio che amo e servo con tutta me stessa, e così mi abbandono allo sconforto di dover scorgere chissà ancora quante albe e vedere chissà ancora quanti tramonti attraverso questi miei occhi da prigioniera. Stanotte, però, qualcosa cambierà. Questa notte, lo giuro, sarà diversa. A pochi piedi da me dorme il più grande guerriero che abbia mai toccato le sponde di Troia e, probabilmente, l'uomo più forte e spietato che abbia mai avuto la sfortuna di incontrare. Achille. Lo osservo, lo scruto, lo studio. I miei occhi, rapidi e silenziosi, si soffermano sul suo bel viso, sui lineamenti marcati... la fronte alta e superba, le labbra carnose appena schiuse, il mento pronunciato e i capelli biondi, innumerevoli fili d'oro che gli incorniciano il volto. E, per ultimo, il collo, robusto e possente, che pare esser stato scolpito da mano divina. Gli sono talmente vicina che posso udirlo respirare e vedere il petto nudo e scultoreo alzarsi e abbassarsi a ritmo con il suo respiro. Mi chiedo se sia mai stato così tranquillo come lo è adesso, mentre dorme sereno come un fanciullo, o se qualcuno l'abbia mai visto così vulnerabile. Adesso o mai più, sussurra una voce dentro di me. Per un attimo non le dò ascolto, troppo assorta in questa visione celestiale, ma poi il canto di un grillo mi ridesta dal mio momentaneo torpore. Devo compiere ciò a cui ho pensato per tutto il giorno e farlo alla svelta. Cogliere l'attimo e farla finita, una volta per tutte. Allungo il braccio e afferro il coltello che ho rubato e nascosto quella mattina sotto il mio giaciglio, dopodichè, attenta a non emettere il minimo rumore, mi dispongo a cavalcioni sopra colui che vogliono costringermi a chiamare "padrone". Con mano tremante, avvicino la grossa lama a quel collo che tanto ho ammirato pochi attimi fa. Mi basterebbe un unico taglio, netto e profondo, per recidere la testa del più temuto eroe che il mondo conosca. Un solo taglio e lo spedirei nell'Ade, a vagare tra le anime di tutti coloro che sono morti sotto il colpo infallibile della sua spada. Quanto dolore ha provocato quest'essere, poichè non sono sicura che sia un uomo come gli altri, e quanto ancora ne provocherà se stanotte non lo uccido. Massacrerà la mia città, la mia famiglia e, prima o poi, anche me, null'altro che una schiava troiana al suo servizio. Ma perchè non l'ha ancora fatto? Perchè, invece di pestarmi, violentarmi, uccidermi, mi ha salvata, protetta, curata? Che ci sia qualcosa di buono in lui? Sono queste le domande che mi fanno esitare, che mi trattengono dal fermare un cuore che, forse, possiede ancora una minima parte di umanità, celata al resto del mondo. 
« Fallo. » 
Mi basta udire il suono della sua voce pronunciare quell'unica parola per trasalire. Quando poi si volta a guardarmi e affonda l'azzuro dei suoi occhi, vigili e splendenti, nello scuro dei miei, attoniti e spaventati, sento il mio cuore arrestarsi per un istante, un istante lungo una vita intera. E' sveglio, rilassato, e non accenna a distogliere lo sguardo dal mio viso, pur essendo perfettamente conscio del fatto che gli sto puntando un coltello alla gola per ucciderlo. 
« E' facile, vedrai. » 
Mormora, quasi invitandomi a porre fine alla sua vita. Non riesco a comprenderlo, a capacitarmi di come possa comportarsi in questo modo in quello che potrebbe essere l'ultimo soffio della sua esistenza. Quale tempra, mi domando, si cela dietro quest'uomo? 
« Non hai paura? » Gli chiedo, lasciando trasparire la mia curiosità, continuando a tenere la presa sul suo collo di ferro.
Sembra pensarci un momento, nel quale provo un'invidia bruciante nei confronti degli dei, poichè capaci di leggere nella mente e penetrare l'anima di ognuno di noi.
« Si deve morire, oggi o tra cinquant'anni. Che cosa importa? » 
Altri attimi di silenzio, che fuggono via come sabbia fra le dita. Il tono della sua voce, benchè fermo e sicuro, sembra nascondere un velo di tristezza. Rimango in silenzio a meditare sulle sue parole così sagge eppure così insolite se penso a colui che le sta pronunciando. Il grande, leggendario, feroce Achille, il Pelìde Achille, l'Achille piè veloce, il potente re dei Mirmidoni... possibile che si dimostri così arrendevole di fronte all'idea della morte? Che non combatta? Dov'è finito il guerriero il cui sol nome fa rabbrividire uomini e dei? Chi ho di fronte e chi sto per ammazzare? Ormai non lo so più. D'improvviso mi afferra per le spalle, morse d'acciaio che mi fan tremare, e mi scuote, mi scrolla, incitandomi ancora.  
« Coraggio! »   
« Ucciderai altri uomini se non ti uccido. » 
« Molti. »   
Questa triste verità la conosco da sempre, è la ragione che mi ha spinta a fare quello che sto per fare. Tuttavia rimango immobile, persa nell'impenetrabilità dei suoi occhi, mentre la mia mano, lentamente, comincia ad allentare la presa, come mossa da una forza proveniente dall'esterno del mio corpo. Sciocca ragazzina senza coraggio, penso, accettando la consapevolezza che non posso e non voglio ucciderlo. Rimarrei a guardarlo per ore... è talmente bello da far male. Mi vergogno della natura dei miei pensieri, felice che lui non possa udirli, o forse sì. D'un tratto i suoi occhi si accendono e divampano, il suo sguardo è come fuoco sulla pira e le sue braccia avvolgono il mio corpo come fiamme ardenti, facendomi rotolare sotto di lui. Ecco, ora sarà lui a uccidere me. Terrorizzata da questo repentino scambio di ruoli, riporto la mia mano armata alla sua gola, mentre la sua, inspiegabilmente, si posa sulla mia gamba e afferra l'orlo della mia veste, tirandolo su, percorrendo con esso il profilo della mia coscia... del fianco... del ventre. Un tocco avido e delicato al tempo stesso che mi mozza il respiro. Mai ho sentito la mano di un uomo toccarmi in questo modo e mai ho desiderato così ardentemente che un uomo, lui, lo facesse. Comincio a tremare, ma non più di paura. Fino a poco fa ero una vergine, una sacerdotessa di Apollo, mentre adesso sono solo una donna che sta per varcare le porte dell'inferno. Sento il fuoco dovunque sulla mia pelle. E' dentro, è sotto, è sopra di me... ed avvampa sulle mie labbra non appena esse incontrano quelle di Achille. Mi bacia oltrepassando la lama che è fra noi, la quale cade per terra con un tonfo al contatto con la sua lingua, dardo incandescente che risveglia per la prima volta il mio essere donna. Le mie labbra, pur incerte e vergini d'amore, rispondono e danzano con le sue, calde ed esperte, schiudendosi per lui come un fiore a primavera. Chiudo gli occhi e cedo di fronte a cotanto ardore, cercando di inalare il suo sapore, il suo profumo, il suo respiro che si fonde col mio e mi attanaglia i sensi. Intanto le sue mani continuano a tracciare le linee del mio corpo nudo, raggiungendo ogni angolo, anche quello a me più sconosciuto, facendomi rabbrividire da capo a piedi, mentre le mie vagano sul suo busto marmoreo e si convincono di star tastando la perfezione e il vigore della schiena di un dio. Mi lascio trascinare da questo vortice di impeto e di passione, in questa nuova, ignota e splendida avventura, consentendo al suo corpo di unirsi finalmente al mio in un idillio senza fine. Perchè hai scelto di amare un dio? Ti accorgerai che è un amore senza scambio. Mi tornano alla mente le parole che Achille aveva pronunciato qualche giorno prima, parole che allora mi avevano offeso e ferito, ma di cui solo adesso riesco a comprendere il significato. L'amore che ho provato fin a questa notte è stato obbedienza, devozione, solitudine... un amore cieco, sordo, muto, che non si può toccare, come se adorassi null'altro che un fantasma.  Un amore che è pallida ombra in confronto a quello che sto appena scoprendo, pura emozione che posso vedere, sentire, avvertire sulla pelle e stringere tra le dita. Un amore fatto di cuori che battono, occhi che parlano, spiriti che infiammano e corpi che si svelano e si intrecciano l'uno all'altro, come due alberi inestricabili. Non siamo più Achille e Briseide, un guerriero greco e una sacerdotessa troiana, un padrone e la sua schiava, siamo solo un uomo e una donna che Eros, illecito, invincibile desiderio, ha travolto e vinto.
Ti dirò un segreto, una cosa che non insegnano nei templi. Gli dei ci invidiano, ci invidiano perchè siamo mortali, perchè ogni momento può essere l'ultimo per noi, ogni cosa è più bella per i condannati a morte e tu non sarai mai più bella di quanto sei ora. Questo momento non tornerà. Facciamo l'amore per tutta la notte, come se questo sia davvero il nostro ultimo giorno sulla terra, come se volessimo rendere l'ultimo istante il più prezioso della nostra vita, prima di abbandonarla per sempre per l'erebo oscuro. So che dovrei odiare quest'uomo per ciò che è, per ciò che ha fatto e farà non appena domattina sorgerà Aurora. Dovrei odiarlo perchè è un nemico, perchè ha sete di sangue e di gloria, perchè la guerra lo pone sul fronte opposto al mio. Dovrei odiarlo perchè sono sua prigioniera, perchè mi ha ammaliata, sedotta, profanata... perchè ha distrutto il mio voto. Dovrei odiarlo perchè mi ha mostrato il fuoco della passione e con esso mi ha bruciata, perchè è entrato dentro di me e, da allora, non ne è più uscito. Ci sono un centinaio di motivi per cui dovrei odiarlo e un po' lo faccio. Ma ancor di più sento di amarlo. Lo amo, lo amo da morire e non ne conosco la ragione. Ahimè, un tormento infinito che non lascia scampo nè pace.
L'odio e l'amo, mi chiedi come sia possibile. Non lo so, ma sento che accade e mi struggo.
  
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