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Autore: FairyCleo    07/08/2017    4 recensioni
“Vedo che la signora ha buon gusto…” – aveva detto il commerciante, avvicinandosi maggiormente a lei.
“Come?” – Bulma era trasalita, persa com’era nei suoi pensieri – “Ah, sì… Certo”.
Sollevando il capo, aveva avuto modo di osservare meglio l’uomo che aveva davanti. Era uno strano figuro, alto, dinoccolato ed estremamente magro, con la pelle color dell’ebano, la testa pelata e un singolare pizzetto azzurro che terminava in un ricciolo accuratamente acconciato che gli dava un’aria del tutto singolare. Persino la voce di quell'uomo era bizzarra, così come i suoi occhi gialli con le iridi allungate simili a quelle dei gatti. La cosa veramente strana, però, era che lei non lo avesse notato sin dall’inizio. Era come se fosse sbucato dal nulla, ma non era il caso di fare tanto la sospettosa e di farsi tutti quei problemi per un semplice mercante, no?
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 35

Tempo

Goku era sparito da ore, e Chichi, Gohan e Goten cominciavano veramente a essere preoccupati. Non era uno sprovveduto, lo sapevano benissimo… Ma a nessuno dei tre era piaciuto lo sguardo che aveva assunto prima di lasciare il loro nuovo rifugio, e cominciavano a dubitare che si trattasse solo ed esclusivamente della necessità di attenuare i morsi della fame il motivo che lo aveva spinto ad uscire allo scoperto. Gohan era sempre più convinto di aver sbagliato a lasciar andare suo padre da solo. Non voleva controllarlo, né farlo sentire inadeguato – era pur sempre suo padre, l’ adulto – ma non era capace di nascondere i suoi sentimenti e le sue preoccupazioni. Era come un libro aperto per le persone che lo amavano e lo stimavano, e non solo per loro, a quanto sembrava.
“Sei in ansia per il tuo adorato papà…”.
Vickas aveva appena sussurrato quelle parole, ma era stato perfettamente in grado di farsi sentire dal suo ancora ignaro, nuovo interlocutore.
Gohan gli aveva rivolto uno sguardo truce. Certo che era preoccupato per suo padre, ma quello, non gli riguardava affatto. Anzi, a lui non riguardava un bel niente di quello che pensavano e provavano lui e tutti gli altri. Era sua la colpa di tutte le sciagure che erano capitate. Era stato lui a cedere il ciondolo a Bulma in modo che arrivasse in mano a Vegeta, era stato lui a volere che Oozaru venisse liberato, e tutto questo era successo solo perché quell’infame a cui facevano la guardia a turno, voleva liberarsi di un fardello di cui era stato la causa.
Se glielo avessero domandato, avrebbe risposto che provava molto più rancore nei suoi confronti che in quelli di Oozaru.
Non si fidava di lui.
Nessuno di loro nutriva fiducia in Vickas, a essere precisi. La sensazione che si fosse fatto catturare di proposito, che fosse lì solo per spiarli, cresceva ogni istante sempre più nei loro cuori.
Che cosa avrebbero fatto, se li avesse attaccati? Come avrebbero reagito se avessero scoperto che quella su Oozaru non era altro che una menzogna e che lui fosse l’artefice di ogni cosa?
Certo, sin dall’inizio, avevano percepito nettamente due auree ben distinte, e quella più potente, quella che li stava opprimendo, non apparteneva alla creatura che avevano davanti. Ma se si fosse trattato di un trucco? Se anche quella fosse stata una sua trovata, come avrebbero dovuto agire? Erano tutti lì, spaventati, stanchi, indifesi… Potevano realmente batterlo?
Gohan, Goku e Vegeta avevano visto con i loro occhi quale atroce fine fosse stata riservata al povero Tenshing.
Il giovane Son non era stato in grado di darsi una spiegazione a riguardo, ma non si sarebbe di certo abbassato a chiedergliene una.
E se quello fosse stato solo un modo per ferirli, un modo per far capire loro chi aveva in mano le redini del gioco e che poteva fare di loro quello che voleva, come voleva e quando voleva?
Non avevano più avuto modo di avvicinarsi a quella sorta di cittadina. Ormai, aveva capito il motivo per cui teneva con sé solo le donne e i bambini, aveva capito che la sua aura era in grado di creare sconvolgimenti anche nei cuori più puri, anzi, proprio nei cuori più puri, incapaci di schermarsi di fronte al suo sconfinato potere. Ma al potere di chi? Di Vickas, o di Oozaru?
Se avesse potuto, si sarebbe liberato di lui lì, in quel preciso istante, e sarebbe partito alla volta della fortezza, ponendo fine all’esistenza di quella creatura maledetta. Voleva il potere degli dei? Benissimo, lo avrebbe spedito all’inferno con le sue stesse mani, a costo di accompagnarlo di persona.
Per colpa sua, aveva rischiato di perdere Videl… Per colpa sua, Goten aveva fatto del male a Trunks. Per colpa sua, aveva dovuto separarsi dal suo maestro Junior. Non avrebbe mai e poi mai avuto pietà di lui. Né di lui, né di questo fantomatico Oozaru che continuava a non mostrare il suo viso.
La rabbia stava nuovamente montando nel giovane guerriero. Era una rabbia incontrollabile, qualcosa che non aveva niente a che fare con quella che gli aveva permesso di trasformarsi nel mitico super saiyan e che gli aveva permesso di sconfiggere Cell. Era qualcosa di nuovo, di sconosciuto, e cresceva in modo spropositato.
Le sue mani avevano cominciato a tremare.
Vickas lo stava guardando con quei suoi occhi a tratti privi di emozione.
Vickas lo stava deridendo.
Vickas lo stava sfidando.
E lo stava per fare. Stava per trasformarsi e ucciderlo. E lo avrebbe fatto, se solo qualcuno, qualcuno che non si sarebbe mai aspettato di vedere, non lo avesse fermato.
“Figliolo… No”.
Era stato un attimo, eppure, era certo che si trattasse di lui.
Non avrebbe mai confuso la sua voce con quella di un altro, né mai avrebbe potuto accadere una cosa simile con il suo aspetto. Eppure… Eppure, quello che lo stava guardando con occhi stanchi e severi non era Junior… Quello che aveva davanti, era il povero Vegeta.
“Io… Io…”.
Non riusciva a trovare le parole. Era veramente così stanco da aver avuto un’allucinazione? O Vickas era talmente potente da fargli vedere quello che più gli andava a genio?
Senza neanche rendersene conto, aveva nascosto per un attimo il viso dietro i palmi delle mani, traendo un respiro profondo. Vegeta non aveva lasciato la sua spalla per tutto il tempo. Era strano ricevere da lui un contatto fisico. Vegeta era sempre schivo, riservato, e non gli era mai capitato di vederlo anche solo accennare una carezza o un abbraccio verso qualcuno che non facesse parte della sua famiglia. In realtà, anche verso di loro non gli era parso di vedere chissà quale estremo slancio di affetto.
Eppure, era proprio lui quello che lo stava ancora osservando con quei suoi occhi tristi, forse un po’ persi, ma ancora carichi di quella forza che lo aveva da sempre contraddistinto e che lo aveva sempre portato a rimettersi in piedi dopo ogni sconfitta, dopo ogni rovinosa caduta. Forse, non lo aveva mai avuto così vicino, se non nelle rare occasioni in cui si erano scontrati. Improvvisamente, gli era tornato in mente quell’episodio, sul pianeta Namecc, in cui lo aveva invitato a schierarsi dalla sua parte. Lo aveva accarezzato, e poi lo aveva tradito.
Quello che aveva davanti era lo stesso Vegeta di quella volta, eppure, era diverso. Il suo aspetto poteva anche essere lo stesso, ma il suo sguardo no, così come non era lo stesso il cuore che batteva in quel petto devastato dal dolore fisico e da un dolore che veniva direttamente dall’anima.
“Vieni con me, Gohan… Te ne prego”.
E lo aveva seguito, senza chiedere dove volesse portarlo e cosa volesse da lui. Lo avrebbe seguito ovunque e avrebbe fatto qualsiasi cosa. Questo perché finalmente, per la prima volta, aveva capito che poteva realmente, ciecamente fidarsi di lui.

 
*
 
“Non devi credere a tutto quello che ti dice” – aveva esordito l’attuale re dei saiyan, raccogliendo dal ruscello dell’acqua fredda e limpida da una foglia superstite che usavano come ciotola, offrendola poi al giovane Son. Le mani di Vegeta, solitamente rivestite da candidi guanti, erano in parte coperte da bende, in parte, mostravano chiaramente i segni dell’ustione che si era causato per salvare suo fratello e la figlioletta di Crilin e C 18.
La neve continuava a cadere, lenta, silenziosa, inesorabile. Era già riuscita a ricoprire gran parte del terreno con il suo manto biancastro, e il freddo cominciava a diventare estremamente pungente. Qualche fiocco era caduto anche nella foglia colma di acqua che Vegeta gli stava offrendo. Si era soffermato a osservarla per qualche minuto, prima di prenderla. Aveva cercato di fare attenzione a non sfiorare le mani ferite di Vegeta, ma aveva ottenuto scarsi risultati. Le sue dita avevano toccato inavvertitamente i dorsi fasciati, causando sul suo viso una piccola ma percepibile smorfia di dolore.
“Mi dispiace…” – si era scusato, pentendosene un attimo dopo. Non era la sua pietà che voleva, Vegeta. Avrebbe dovuto immaginarlo.
“Tsk… Non farlo, Gohan… Ti prego. Almeno tu, non farlo”.
Cosa? Cosa non doveva fare? Non doveva avere pietà di lui? Non doveva essere dispiaciuto? No. Certo che non doveva. Vegeta voleva aiuto, evidentemente, non suscitare pietismi nelle persone che lo circondavano. A volte, era un perfetto idiota.
Imbarazzato più che mai, aveva chinato il capo, perdendosi per un istante nell’acqua limpida che aveva iniziato a cadere dai bordi della foglia piegati alla meno peggio. E, allora, aveva sorriso, mesto, e aveva bevuto, ringraziando silenziosamente l’uomo che aveva davanti per quel gesto di amicizia inaspettato.
“Io non mi fido di lui” – aveva esordito, prendendo coraggio.
Vegeta gli dava le spalle. Non aveva più la sua posa eretta, da uomo impassibile: stava leggermente curvo in avanti, e continuava a mantenere il peso tutto sulla gamba destra. Non stava bene. Per quanto Vickas lo avesse aiutato, le ferite e la sorte toccata a Trunks lo avevano devastato.
E lui cosa aveva fatto per aiutarlo? Niente. Assolutamente nulla. Si sentiva estremamente in colpa. Ma le cose sarebbero cambiate. Poteva contare su di lui. Anzi, gli avrebbe chiesto scusa per non averglielo consentito in precedenza, e…
“Non lo so, Gohan”.
“Come?” – non lo sapeva? Stava davvero provando a dirgli che si fidava delle parole di Vickas?
Un lungo istante di silenzio aveva preceduto le motivazioni fornite da Vegeta. Gohan non sapeva se erano la stanchezza, il dolore o la rassegnazione a farlo parlare, ma non poteva credere che pensasse realmente di potersi fidare di chi aveva ingannato sua moglie e aveva fatto del male a lui e a suo figlio.
“Sai, per tutta la mia vita, hanno provato a ingannarmi. Mio padre, è stato il primo. Mi aveva detto che sarei stato il guerriero saiyan più forte mai nato, e non stato così. Freezer mi aveva raccontato che il mio pianeta era stato distrutto da un meteorite, e anche questo era falso. Io stesso ho provato a prendermi in giro, quando ho concesso a Babidi di prendere possesso della mia mente per diventare più forte, perché desideravo ardentemente tornare a essere il cinico guerriero di un tempo. Eppure, ogni singola volta, qualcosa dentro di me, qualcosa che non so spiegare, mi suggeriva l’esatto opposto, che le cose non erano come volevano farmi credere, o come volevo credere io stesso. Ma, nella mia estrema cocciutaggine, mi rifiutavo di capire, mi rifiutavo di vedere.
Ora come ora, credo che questa sia un’offesa alla mia intelligenza. Ma cosa posso farci… Ho un carattere difficile, no?”.
Non cercava approvazione. Era una sorta di ammissione di colpe, e Gohan continuava a non capire perché ne stesse parlando proprio con lui.
“Sono stanco, Gohan… Forse è per questo che parlo in questo modo. O forse, sono semplicemente impazzito, non lo so. Ma non so come venire a capo di questa situazione”.
“Vegeta… Io farò tutto quello che mi chiederai, ma…”.
“È questo, il punto… Siete tutti convinti che io sappia cosa fare. Non so perché sia così. Forse perché sono un saiyan. Ma io non so cosa si debba fare, adesso. Trunks… Lui sta…” – e aveva lasciato la frase in sospeso.
“No, Vegeta, no! Non devi pensare a queste cose! Noi lo salveremo!” – come gli era venuto in mente di pensare a una simile eventualità? Trunks sarebbe guarito. Tutti loro sarebbero guariti e avrebbero sconfitto Oozaru e punito Vickas! Perché si stava perdendo d’animo in quel modo?
Vegeta aveva preso un profondo sospiro e aveva chinato il capo, chiudendo gli occhi. Gohan era certo di non aver mai visto quell’espressione sul suo viso, mai. Neanche quella volta sul pianeta Namecc, quando era stato ucciso da Freezer.
“Vickas… Oozaru… Io non so neanche contro chi stiamo combattendo, ormai. Ma credo in una cosa, Gohan. Che il mio nemico, ora come ora, sia il tempo”.
“Il tempo?”.
“Io non ho più tempo. Trunks non ha più tempo. Ce ne stiamo qui, nascosti… Terrorizzati. Forse, anche rassegnati. E non ho più tempo per salvare chi ho giurato di proteggere”.
Aveva iniziato a tremare. Poteva vederlo chiaramente. Il panico lo aveva assalito. Non avrebbe sopportato di vederlo piangere, non di nuovo, non in un momento come quello.
“Che cosa vuoi fare, Vegeta?”.
Aveva preso un lungo respiro prima di rispondere.
“Gohan, dovete controllarvi” – improvvisamente, era tornato a essere quello di un tempo. Era impressionante il cambiamento che il giovane Son aveva visto in Vegeta in termine di qualche istante. Prima sembrava spacciato, e ora, eccolo lì, che gli impartiva ordini.
“Emmm… Io non capisco”.
“Siete vittime dell’influenza di quella bestia di Oozaru. E vittime dell’odio che provate nei confronti di Vickas. Fidati, ragazzo, nessuno dovrebbe avercela con lui più del sottoscritto, ma non è questo il momento. Lui vuole essere aiutato, vuole essere liberato. Non lo nego, ci ha ingannati, usati, sfruttati. È solo colpa sua siamo nella condizione che siamo, ma…”.
“Vegeta…”.
“Aiutami a trovare il tempo, Gohan. Aiutami”.
Non capiva. Di che cosa stava parlando? Lo avrebbe aiutato, certo, ma doveva permettergli di capire.
“Farò tutto quello che vuoi, Vegeta. Te lo prometto”.
“Allora, prova a fidarti di Vickas”.
“Ma… Ma lui…”.
“Ho capito, Gohan. Lo so. Ma non ho soluzione. Fidati di lui… Fidati di me, e aiutami a recuperare almeno un po’ di tempo”.
“Come posso fare?”.
“Tu non riesci a vederlo… Non è colpa tua… Alcune delle tue abilità sono ancora sopite. Ma fidati, se tu fossi in grado di andare oltre il suo aspetto esteriore, di concentrarti sulla sua aura e di vedere qual è il suo aspetto reale, ne rimarresti sconvolto”.
Ma di cosa stava parlando?
“Lui ti osserva, Gohan. Ti brama”.
“Eh?” – la cosa stava diventando inquietante.
“E sai perché?”.
No, come avrebbe potuto immaginarlo?
“Perché lui era esattamente identico a te”.

 
*

“Sei tornato, amore mio! Cielo che sollievo, come sono contenta!”.
Chichi era euforica. Quando Goku aveva deciso di uscire da solo, era piombata nello sconforto, aumentato nel constatare che anche Gohan aveva seguito le sue orme, questo prima di rendersi conto che fosse in compagnia di Vegeta.
“Sì, sono tornato! E guardate qui: stasera si mangia!”.
“Oh Goku, sei il migliore!” – Crilin aveva quasi le lacrime agli occhi. Quel pezzo di carne non identificato era gigantesco. Li avrebbe sfamati per giorni se fossero riusciti a conservarlo in maniera adeguata.
“Mi metto subito all’opera!”.
Chichi non aveva perso tempo, attizzando il fuoco e iniziando a preparare la carne prima di cuocerla. Quel pasto avrebbe alleggerito gli animi di tutti.
 E poi, non aveva potuto non notare la bizzarra espressione che era apparsa sul volto di suo marito. Gli era capitato qualcosa, qualcosa di positivo che non riguardava solo la cena. Prima o poi glielo avrebbe detto, ne era certa. Per ora, avrebbe fatto meglio a sfamare tutti i presenti.
“Dove sono Gohan e Vegeta?” – aveva chiesto a Satan e al maestro Muten.
“Sono qui fuori” – contrariamente a quanto si aspettava, era stato Vickas a rispondere – “Sai, decidono della mia sorte… Hanno pareri contrastanti, a quanto sembra”.
Quella constatazione lo aveva lasciato di sasso. L’occhiata lanciatagli da Vickas, poi, lo aveva raggelato. Perché sembrava che continuasse a giocare al gatto e al topo? Anzi, al gatto e ai topi? Cosa non riusciva a vedere?
“Non guardarmi così, Son Goku. Lo so che non ti fidi di me”.
“E dimmi… Faccio bene, Vickas?”
Era calato il silenzio tra i presenti. Nessuno si aspettava un simile risvolto.
Goku guardava Vickas, e Vickas guardava Goku. L’aria era diventata tesa, irrespirabile.
E poi, prima che potessero anche solo capire quello che stava accadendo, era successo: Vickas aveva attaccato Goku.
“NO! FERMATEVI!”.
Le urla di Chichi non erano servite a nulla, così come non era servito a nulla il tentativo di intervento del piccolo Goten e di Crilin.
I due stavano combattendo all’ultimo sangue, scatenando una potenza che poche volte avevano avuto modo di vedere. Pugni, calci, onde di energia stavano illuminando l’angusto spazio costituito dalle rocciose pareti della caverna, costringendo i presenti a trovare riparo.
Bulma si era nascosta nei pressi dell’ingresso, stringendo Trunks tra le braccia, pronta a fuggire una volta trovato il momento più opportuno.
“FERMATI! GOKU, FIGLIOLO, BASTA! O VERRA’ TUTTO GIU’!” – ma persino la richiesta di Muten era stata ignorata. Goku non sentiva niente, se non l’esigenza di battersi contro Vickas.
“Io voglio essere libero!” – aveva tuonato, inesorabile – “Voglio tornare a essere libero!” – e aveva continuato a colpire Goku.
“Non te lo permetterò, Vickas!”.
“Invece sì, lo farai eccome!”.
Le cose erano precipitate prima ancora che Goku potesse avere il tempo di capirlo. Gohan e Vegeta, allarmati dal trambusto proveniente dalla grotta, erano accorsi, e l’attenzione di Vickas si era immediatamente spostata sul maggiore dei figli Son.
Ora, era Gohan l’avversario di Vickas.
“GOHAN! NO!” – Vegeta avrebbe voluto farlo, avrebbe tanto voluto farlo, ma non ne aveva la forza. Come intervenire se a stento si reggeva in piedi? Il suo discorso non aveva sortito nessun effetto, allora? Era stato tutto vano? – “Kaharot… Fermalo!”.
Ma Goku non riusciva a muoversi. Era come prosciugato, svuotato. Ed era caduto sulle ginocchia, incapace di alzarsi e di respirare regolarmente.
“Mi serve tempo… Mi serve tempo per… Per…” – e i suoi occhi si erano posati su sua moglie e su suo figlio, debole, esangue, più stanco che mai.
Non poteva permettere che ciò accadesse. Lui non si era sbagliato. Lui non… Non…
“FERMATEVIIIIII!”.
Se gli avessero chiesto come aveva fatto, dove aveva trovato tutta quella forza, non avrebbe saputo rispondere. Eppure, eccolo lì, a splendere nel buio come solo un super saiyan poteva fare. Eccolo lì, a difendere la sua idea, a prendersi il tempo che gli mancava. Non lo avrebbe permesso. Non avrebbe permesso alla stanchezza di vincere. Doveva aiutare suo figlio, doveva aiutare chi amava. E niente glielo avrebbe impedito.
“HO DETTO BASTAAAAA!!!”.
Aveva atterrato Vickas sferrandogli un solo, potentissimo colpo al ventre. Il sacerdote saiyan si era piegato in avanti e aveva vomitato sangue, prima di cadere al suolo.
Gohan era atterrato accanto a lui, tenendolo fermo, inchiodato al suolo. La sua aura sembrava niente a confronto di quella di Vegeta, ma qualcosa gli suggeriva che nulla, in quella grotta, fosse capitato per caso. E poi, era successo. Vickas aveva riso, e gli aveva detto l’ultima cosa che avrebbe creduto di poter udire, prima di spirare sotto i suoi occhi.
“Adesso lo so… Adesso so che potete fermarlo”.
E, senza sapere come, o perché, il giovane Son si era sentito invadere di una nuova forza, una forza mai provata prima di allora. E quello che era stato fino a pochi istanti fa un dubbio, non aveva potuto che diventare una certezza. Alla fine dei conti, Vegeta aveva davvero avuto ragione.

Continua…


Eccomi qui!
Puntualissima, stavolta! ;)
Ci siamo quasi, ragazze. Non mancano tantissimi capitoli alla fine di questa storia. Sono a dir poco elettrizzata.
Ma cosa sarà capitato a Gohan? E a Goku? E dove ha preso tutta quella forza, Vegeta?
Lo scopriremo presto!
Un bacino
Cleo
   
 
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