Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: Vegethia    07/08/2017    6 recensioni
È il giorno del compleanno di Lucci; lui, Kaku e Spandam si trovano a Dressrosa per le indagini sul mercato nero di armi. Un regalo inaspettato da parte di Jabura risolleva una spinosa discussione sulle imperfezioni estetiche...
Se non avete gradito il nuovo look di Rob Lucci dopo il timeskip, questa storia fa al caso vostro.
[Lucci/Kaku]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cipher Pool 9, Kaku, Rob Lucci, Spandam
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Imperfezioni



«Che razza d'idiota!» 
Il commento esce spontaneo dalla bocca di Kaku quando vede il regalo che Jabura ha destinato a Lucci per il suo trentesimo compleanno; giorno che, come quasi ogni altro due giugno, stanno trascorrendo in missione per conto del Governo Mondiale.
Ad essere onesti la faccenda puzzava sin dal principio, all'arrivo del grosso albatros per la consegna di pacchi oltreoceano.
Da che mondo era mondo, i suoi due colleghi vivevano le loro esistenze evitandosi a vicenda e azzuffandosi nel resto del tempo, perciò era quanto mai sospetto che Jabura si fosse ricordato di quella particolare ricorrenza. Era però ancora più strano che si fosse sprecato in un regalo per lo storico rivale, pagando un corriere veloce affinché lo raggiungesse fin laggiù, nelle lontane lande del regno di Dressrosa.
Nonostante tutto, Kaku non se l'era sentita di aprire il pacco per verificarne il contenuto: era pur sempre un regalo destinato a Lucci, si era detto, scartarlo al suo posto non sarebbe stato opportuno.
Ma adesso, davanti alla faccia irritata di Rob che osserva quel rasoio nuovo di zecca scintillare malignamente alla luce del mattino, si pente della sua discrezione.
«È un cafone!» prorompe Spandam «Un vero cafone, signore!»
Kaku gli lancia un'occhiata di sbieco. Gli sembra di guardare un cagnetto petulante alla ricerca d'approvazione, peccato che il suo padrone non se lo fili di striscio.
Si volta di nuovo verso Lucci, sospirando. «Mi dispiace. Avrei dovuto rimandarlo indietro quando ho visto chi era il mittente.»
L'altro scrolla le spalle accantonando con stizza l'oggetto e il biglietto di auguri per accarezzare un Hattori indignato almeno quanto lui. «Non importa, può sempre tornare utile.»
A tagliargli la gola, sembra finire il suo sguardo, ma Kaku sa che in un certo senso Lucci parla senza ironia.
Già. Perché non è il regalo in sé ad essere di cattivo gusto, ma lo sfottò che c'è dietro. E lui lo sa ancor prima di raccogliere l'incarto e leggere le poche righe scarabocchiate su un fazzoletto di pergamena:

"Così puoi tagliarti quella ridicola barba!
Tanti auguri, bastardo."

Kaku pensa che da Dressrosa alla base dell'AIGIS0 ci sono circa tre giorni di viaggio, perciò a Jabura non resta molto da vivere. Non che questo lo consoli della sua trovata, comunque. Era già seccante festeggiare il compleanno di Lucci in compagnia di quella palla al piede di Spandam, mancava giusto il lupo a lasciarci lo zampino!
Getta il biglietto nella scatola assieme al regalo e sbuffa, incrociando le braccia al petto. «Non dargli peso, è solo uno stupido.»
«Hai ragione!» gli fa eco l'ex capo (a cui Kaku ha tacitamente accordato il permesso di dare ancora del tu) con lo stessa enfasi artefatta di prima. «La sua condotta è inaccettabile!! Riprovevole! Meriterebbe...»
Kaku lo vede sogghignare. Da quando sono rientrati nel Cipher Pol e il Governo lo ha retrocesso di grado, mettendolo ufficialmente sotto la supervisione del nuovo direttore Rob Lucci e concretamente a leccare i piedi del temuto e odiato ex sottoposto Rob Lucci, riflette, non gli è rimasto molto altro per cui ridere, se non i dissapori tra il suo supervisore e Jabura.
«...Meriterebbe un provvedimento disciplinare! Magari un trasferimento. Magari...»
«Ma sta' zitto.» Lucci lo secca senza nemmeno sprecarsi a guardarlo.
Spandam si spegne come un giocattolo senza pile.
Stavolta è Kaku a lasciarsi scappare un sogghigno: solo due anni prima, quella scena non avrebbe mai preso forma al di fuori della sua più fervida immaginazione. Cerca un'intesa, forse persino un segno di compiacimento negli occhi del nuovo direttore in carica, ma non lo trova.
Lucci, seduto su una cassa di compensato con le mani giunte, abbandonate tra le ginocchia divaricate, fissa ciò che rimane della rigogliosa Dressrosa, ormai ridotta ad un campo sterminato di macerie.
Gli sembra pensieroso. Potrebbe dipendere dal vicolo cieco nell'indagine sul mercato nero di armi –tante grazie a quei piantagrane di Rivoluzionari–, o dal fatto che quello scenario somiglia tanto, troppo, a Enies Lobby dopo il Buster Call. Il sospetto che Lucci possa rievocare quei momenti proprio ora, nel giorno del suo compleanno, lo turba al punto che deve continuare a parlare.
«Comunque la tua barba non ha niente che non va.»
Prende posto accanto a lui e, come spera, riesce a distrarlo. Ma Lucci gli rivolge un'espressione strana, tagliente, accentuata da un sopracciglio inarcato: «Non lo pensi davvero.»
«...Perché non dovrei?» Ribatte, sollevando un po' la testa per guardarlo meglio da sotto la visiera del berretto.
Allora Lucci smette di accarezzare Hattori e riversa la sua completa e attenzione su di lui. «Perché è strana.»
Il giovane agente del CP0, per un secondo, pensa di esserci rimasto secco dentro alla Gabbia per uccelli insieme agli sfortunati sudditi di Re Riku.
Rob Lucci che ammette di avere un difetto?
Lo stesso Lucci che ogni volta che Jabura azzarda un commento sulla sua avversione prettamente felina per l'acqua digrigna i denti e sfodera gli artigli, pronto a dare una dimostrazione che in Terra si sanguina molto più che all'inferno?
D'accordo: molte cose sono cambiate, negli ultimi due anni.
Il coma ha fatto la sua parte, la sconfitta contro i pirati di Cappello di Paglia anche. Per Lucci, come per tutti loro, nessun insegnamento è stato più duro e definitivo del sapore della polvere impastata di sangue.
Eppure Lucci, rimosse le suture e le bende, scomparse le cicatrici, promosso a direttore del Cipher Pol AIGIS0, ha recuperato lo stesso cipiglio severo di sempre. L'indole composta e assieme agghiacciante di chi è stato collaudato per uccidere. L'aura sempiterna da maestro del Rokuogan: impossibile da eguagliare, impossibile da spezzare.
Forse è solo che ai suoi occhi Lucci non ha mai veramente smesso di sembrare invincibile, riconosce Kaku; ma di una cosa, in assoluto, è certo: né prima né dopo la loro ultima missione da agenti del CP9, l'orgoglio dell'uomo che ama ha mai vacillato.
«Chi ti ha messo in testa quest'idea? Fukuro?» Domanda sotto lo guardo malevolo e ficcanaso di uno Spandam che si sforza di apparire disinteressato.
«Lo pensano tutti e lo pensi anche tu» taglia corto l'altro senza scomporsi.
Una ruga profonda risale la fronte di Kaku, insinuandosi tra le sopracciglia sottili.
«Non è vero.»
«Invece sì.»
«Mai pensato.»
Lucci allora non ribatte, né si acciglia; però comincia a guardarlo in quel modo. Quello che ti passa da parte a parte e ti persuade che la ragione è la sua, e la sua ragione non è messa in discussione.
Kaku è tentato di abbassare lo sguardo, ma poi non gliela dà vinta: un po' perché fronteggiare quel suo modo di guardarlo è stata una conquista troppo importante e troppo sudata per cadere di nuovo nella trappola della soggezione, un po' perché non vuole ammettere che effettivamente sì, la barba di Lucci è strana.
Si vergogna del pensiero. Gli sembra che lo metta sullo stesso livello di maturità di Jabura; in altri termini, lo fa sentire un totale idiota.
Lucci a quel punto si spazientisce, smette di fissarlo e, miracolo dei miracoli, si volta verso Spandam.
Di solito non lo fa mai, come se confinandolo fuori dal suo campo visivo possa di fatto negarne l'esistenza, ma secondo Kaku si tratta anche di una misura preventiva. Perché tutte le volte che guarda Spandam un po' troppo a lungo, negli occhi di Lucci compare l'antico bagliore di follia che precede tutti i suoi massacri.
«Tu che ne pensi?»
L'incarnato dell'ex direttore, già esangue per natura, sbianca al punto da diventare un tutt'uno col completo d'ufficio del CP0.
Kaku non prova pena per lui, ma non lo biasima. Ha assistito e partecipato a molti interrogatori nella sua lunga carriera tra le file più segrete del Governo e sa che spesso non c'è molta differenza tra rispondere a Rob Lucci e disinnescare una bomba. Tagli il filo giusto e te la cavi con la camicia inzuppata di sudore e la sensazione di aver scampato per un pelo l'infarto; tagli quello sbagliato e speri solo che l'esplosione ti prenda tutto d'un pezzo, rapida e brutale, senza darti il tempo di soffrire.
«Sto parlando con te, idiota» ringhia Lucci, che odia perdere tempo anche a missione conclusa.
Spandam gli inchioda gli occhi addosso e deglutisce rumorosamente. «S-Sissignore!»
Questo è il momento in cui Kumadori raccomanda sempre la sua anima alla mamma, pensa Kaku con un sorriso, nonostante rischi di essere linciato dagli altri membri del CP0 per la sua compassione.
Alla fine Spandam si fa coraggio e, schiarita la voce in un rauco gorgoglio, taglia uno dei due fili: «...Credo sia una piccola, minuscola, assolutamente trascurabile imperfezione, signore! Praticamente un'inezia!!»
Lo sguardo di Lucci è ancora un abisso privo di alcun bagliore, ma si carica di un disprezzo che potrebbe corrodere la pietra viva.
«...P-Però, guardandolo più da vicino non è che sia poi…»
«Torna al tuo lavoro» termina il direttore, facendo rabbrividire Spandam che abbandona più che volentieri la conversazione. Solo quando quello ricomincia a caricare sulla nave scatoloni pieni di documenti e scartoffie sul caso che stanno seguendo, si rivolge di nuovo a Kaku:
«Lo dice persino l'impiastro.»
«Oh, ma che importanza ha?» borbotta Kaku, arrendendosi. «Insomma, non sarà perfetta ma...»
Inclina
leggermente il cilindro bianco di Lucci all'indietro e contempla il suo volto. Pensa che anche se quell'uomo avesse avuto l'occhio sfregiato di Jabura o persino il volto deturpato dalle ustioni di Spandam, a lui non sarebbe importato.
Lucci rimane sempre Lucci: un compagno, un leader. La persona che ha cominciato ad amare prima ancora di sapere cosa fosse, l'amore.
«...Ma è tua. Ed è bella per questo.»
Per un po' non arriva alcuna risposta verbale o visiva.
Lucci rimane semplicemente immobile a fissarlo come una sfinge, mentre l'estremità del suo pizzetto, ritorta in una buffa forma a sfera, ondeggia ad ogni soffio di vento.
«Curioso.» Commenta dopo lunghi, enigmatici secondi. Nella sua voce un sottile senso di divertimento che Kaku non riesce ad afferrare.
«Che cosa?»
Lucci solleva un braccio, protende l'indice in avanti e gli tocca la punta del naso: «Credevo che a te le imperfezioni non piacessero.»
A dispetto del tono mite con cui sono state pronunciate, l'effetto di quelle parole è simile ad una fiammata su un campo di sterpi e Kaku si sente avvampare dal mento fino alla punta delle orecchie.
Troppi pensieri gli si ingarbugliano in mente perché ora riesca a replicare. E Lucci che continua a penetrarlo con lo sguardo, con gli angoli della bocca curiosamente rivolti all'insù, non facilita il lavoro alle sue sinapsi.

Il tuo ragazzo è proprio uno stronzo! Ridacchia la voce del lupo dall'angolino della mente di Kaku preposto ad arginare i ricordi spiacevoli.
Viene zittita all'istante, ma il giovane asso del Rankyaku non può fare a meno di ricordare in quale occasione è stata pronunciata. Del resto, è proprio quella la miccia da cui è divampato il suo imbarazzo: la famosa litigata con Lucci.
Famosa non per la sua violenza né per la sua durata, ma per il semplice fatto che fosse avvenuta. Perché lui e Lucci, a parte qualche sporadico battibecco di poca importanza, non litigavano mai.
Ed era nato tutto da una stupidaggine, Kaku se ne rendeva conto ora come se n'era reso conto tre mesi prima, rientrando nelle sue stanze nella sede distaccata dell'AIGIS0, subito dopo aver spaccato il muso ad uno dei nuovi colleghi affiliati dell'organizzazione.
Non era da lui perdere le staffe in quel modo, ma non aveva potuto farne a meno: lavorava con quel Braccialunghe e i suoi compari da quasi una settimana e ogni volta che si girava dall'altra parte li sentiva ciarlare, sghignazzare alle sue spalle e soffocare senza reale impegno risolini di scherno nonappena rivolgeva loro l'attenzione.
Se si fosse trattato di un caso sporadico, avrebbe lasciato correre. Ma per Kaku il vaso della pazienza era già più che colmo; era strabordante.
«Ti rendi conto che è da stupidi prendersela per una cosa del genere?»
Lucci non lo aveva rimproverato per il pugno (lui avrebbe sfasciato mascelle per molto meno), ma per il malumore che Kaku aveva permesso di farsi montare addosso e che lo aveva tenuto sveglio anche sotto le lenzuola.
Allora Kaku aveva risposto che sapeva che era stupido, lo sapeva sempre che era stupido, e riusciva a farselo scivolare addosso il più delle volte. Ma quando da tutta una vita venivi preso in giro per il tuo naso o troppo lungo, o troppo largo, o troppo quadrato, e comunque certamente ridicolo, arrivavi al punto che non riuscivi più ad ignorarlo; ci stavi male e basta.
Lucci allora aveva sospirato, chiudendo gli occhi. Kaku si era preparato all'ennesimo discorsetto sull'irrilevanza dei commenti degli idioti e sull'opinabilità dei difetti estetici che già conosceva a memoria ma che, nonostante tutto, di solito sortivano un qualche effetto benefico sul suo umore.
E invece, quella volta, forse perché era stanco di ascoltare i soliti vecchi crucci o perché era stanco e basta, Lucci aveva solo sbuffato: «Cresci un po', Kaku.»
Così il vaso della sopportazione si era rotto, frammentandosi in acuminati cocci di risentimento che erano volati ovunque.
«Per te è facile parlare!» Aveva sbottato Kaku. «Non hai mai avuto di questi problemi, tu
Perché che cosa poteva saperne Rob Lucci, nato col naso dritto, gli zigomi alti e il mento pronunciato al punto giusto, di cosa si provava nel sentirsi ridicolizzati per un naso buffo e insolito?
Assolutamente niente.
Per questo Kaku aveva dato il via alla litigata vera e propria, che si era protratta per venti minuti con toni più alti del normale da entrambi i fronti e si era conclusa con Lucci che usciva dalla sua stanza nel cuore della notte, sbattendosi la porta alle spalle.
Il giorno seguente non si erano rivolti né sguardo né parola.
Il giorno dopo ancora, nel pomeriggio, sbollita buona parte della rabbia, Kaku era pronto per un confronto riappacificatore, ma Lucci non aveva voluto saperne. Piuttosto, era andato ad allenarsi con Blueno e, in assenza di Califa e Kumadori alle prese con alcune intercettazioni importanti giunte dal paese di Wa, lo aveva lasciato a scegliere tra Jabura e Fukuro come compagno d'esercizi. In altre parole, l'aveva condannato come un manzo al macello.
In tale occasione Jabura aveva fatto quel simpatico commento su Lucci e Kaku avrebbe davvero voluto ucciderlo, perché anche se persino Fukuro, ormai, aveva qualche sospetto in merito alla loro relazione, era sempre meglio non dargliene conferma.
Alla fine della fiera, non si erano parlati per quasi tutta una settimana; finché quel silenzio pregno di tensione reciproca non aveva cominciato a suscitare anche il malumore dei compagni. Allora era bastata una chiacchierata con Kumadori e Califa per Kaku, una scazzottata con Jabura per Lucci, un paio di drink offerti da Blueno (con Fukuro a spettegolare sulla disastrosa vita privata di Spandam); e voilà: tutto era rientrato nella norma.
Non avevano più affrontato il discorso. Erano tornati a condividere la stessa stanza e Kaku aveva creduto che quel litigio Lucci lo avesse dimenticato per sempre.
Fino ad oggi.

«Che hai da guardare?»
La voce di Lucci, carica di acredine, lo riscuote dai ricordi.
Kaku si accorge in ritardo che Spandam si è fermato a fissarli entrambi.
«Nulla! Mi perdon...»
«Datti una mossa a caricare le provviste, non abbiamo tutto il giorno» gli intima Lucci.
«Signorsì signore!!» Spandam obbedisce, scivolando un attimo dopo sulla passerella, cozzando la fronte contro una bitta e lanciando un urlo di dolore quando la scatola che trasportava gli ricade addosso
di spigolo.
«…E vedi di sopravvivere mentre lo fai!»
Kaku riderebbe di quella scena, almeno dentro di sé, e starebbe bene attento allo scambio di battute per poterne fare un resoconto accurato ai compagni, se non fosse troppo occupato a tirare le somme.
Ha avuto quella discussione con Lucci sulle imperfezioni estetiche circa tre mesi prima, ovvero... da quando lui ha cominciato a usare meno il rasoio.
«L'hai fatto per me?» Sussurra incredulo, così piano che l'altro non lo sente nemmeno.
«Andiamo, non c'è speranza che quell'incapace ce la faccia da solo.»
Mentre Lucci si rialza, Kaku nota di nuovo il pizzetto che guizza nella stessa direzione del vento e non riesce a non sorridere. Per la prima volta lo trova assolutamente e sinceramente irresistibile.
«Lucci.» Kaku lo ferma prima che possa muovere un passo verso il molo a cui è ormeggiata la loro nave, trattenendolo per un lembo del cappotto.
«Mh?»
«La tua barba... non azzardarti a tagliarla.»






Note dell'autrice
note dell'autrice
E invece tagliati pure la barba, Lucci!
Ok, scherzi a parte. Questa fan fiction avrebbe dovuto essere pubblicata il 2 giugno 2016, primo compleanno di Rob Lucci dopo la sua ricomparsa nel manga e la scoperta traumatica del pizzetto a forma di antenna. Vederlo col nuovo look mi aveva così turbata, al tempo, che ho dovuto per forza inventarmi qualcosa per accettarlo: questo è il risultato, finalmente completo.
Avrei potuto aspettare il prossimo 2 giugno per pubblicare, ma temevo che nel mentre Oda mi smontasse molti dei dettagli sul CP0 presenti in questa storia. In più, oggi è il compleanno di Kaku! Considerando che nell'OS la prospettiva è la sua ho pensato di approfittarne ♥
Due precisazioni sul canon: Lucci e Kaku non si trovavano a Dressrosa mentre Doflamingo stritolava l'isola nella Gabbia per uccelli, Kaku ha visto solo i risultati di quello scempio e ha potuto solo immaginare di trovarcisi coinvolto; il Braccialunghe
appartenente al CP0 esiste davvero, lo trovate nel capitolo 705, ma non ci sono conferme ufficiali (per ora) che sia effettivamente membro della suddetta tribù e, ovviamente, non ha mai preso in giro Kaku per il suo naso (e vorrei ben vedere, si guardasse le sue braccia!).
Infine, una piccola curiosità: in questa Shot doveva esserci un secondo biglietto di auguri per Lucci da parte degli altri membri dell'ex CP9, che si scusavano per non essere riusciti a fermare Jabura. Non l'ho inserito per esigenze di narrazione ma ci tenevo a farvelo sapere xD


Grazie per essere arrivati fin qui!


Vegethia


  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Vegethia