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Autore: lillabulleryu    07/08/2017    0 recensioni
Lance McKlain ha un sogno: diventare un famoso attore di teatro! Una possibilità interessante sembra presentarglisi, ma dovrà collaborare con Keith Kogane, pianista hipster patito di jazz e caffè...
(Come molti potranno perspicacemente notare, la fanfic è ispiramente liberata al quasi omonimo film La La Land. Quello che si sono sbagliati a darci l’Oscar come miglior film, per intenderci. Che ne ha comunque vinti un casino, era candidato per almeno quattordici.
Non contiene: tip tap, citazioni di musical d’epoca, Frédéric Chopin, attrici che diventano famose e parlano francese per fare più le fighe, glutine
Contiene: snobismo, parolacce, frutta a guscio, jazz, tai chi, cose inventate, cose non inventate, glutine
Potrebbe contenere tracce di Franz Liszt e nicotina.)
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Gunderson Pidge/Holt Katie, Kogane Keith, McClain Lance, Takashi Shirogane, Un po' tutti
Note: AU, Lime, Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Nella vita ci si abitua presto o tardi all’ironia dell’imprevisto.
La chiave di casa può finire in gola a un tombino per scherzo della forza di gravità. Possono montarti le piastrelle nuove del pavimento al contrario.  Il telefono può scoprire il suo talento sportivo e fare un tuffo carpiato nel cesso. Il gatto può pisciarti sulla prima edizione di un fumetto introvabile o sul manuale che devi portare al prossimo esame.
Lance lo sapeva bene.
Lo aveva accettato.
Era pronto a tutto questo.
Il Caso, però, lo aveva guardato e aveva detto: aspetta, fammi controllare gli aggiornamenti dell’archivio incontri con deficienti. Sì, penso proprio che quell’ultimo là, che ti ha anche preso per il culo, sia perfetto per fare il pianista di Shiro.
A questo non poteva essere pronto.
Doveva esserci un errore. O una telecamera, nascosta da qualche parte a filmare la sua faccia.
- È uno scherzo, vero?!  
Il suo orrore fu ignorato: evidentemente non era ancora tempo per rivelare la bufala.
Shiro proseguì con le presentazioni.
- Keith, loro sono gli attori: Allura e Coran già li conoscevi, e… a quanto pare, anche Lance. Hunk è il nostro tecnico.
Alla sola menzione di Lance, Keith arricciò il naso senza nascondere un palese disgusto. Rivolse a Coran e Allura un segno di saluto e porse ad Hunk la mano.
- Piacere. Sono Keith Kogane.
Quante parole erano? Quattro?
Bastavano quelle e c’era abbastanza materiale per stendere un pamphlet: “Keith Kogane è uno stronzo”.
 La smorfia di qualche istante prima ora si era dissolta in un’aria da non-me-ne-frega-una-sega. Così si presentava laconicamente al villico, insieme a tutti gli accessori in dotazione: topo morto per capelli. Postura da soldatino. Guanti senza dita da motociclista. Pantaloni e maglia nera. Il suo sguardo si soffermava poco sulla gente, ma, quando lo faceva, era intrusivo e saccente; sembrava dire “vediamo cos’hai di sbagliato”.
Il sensore di odiosità stava raggiungendo percentuali da primato. Tale era la sua concentrazione che la voce degli altri era naufragata in un indistinto cicaleccio di convenevoli; fu una gomitata di Hunk a riscuoterlo dallo scanning e farlo tornare al presente. Forse stava scongiurando il pericolo di una sua implosione.
- Confido nella vostra adattabilità ad ogni evenienza. – stava dicendo Shiro; con bonaria ironia, appoggiò la mano sulla spalla del pianista. - Ci siamo intesi, Keith.
L’imperturbabilità di questi andò in frantumi; con uno scatto rivolse l’indice accusatorio contro Lance, sibilando stizzito:
- È stato lui a cominciare!
Una gioia sadica gongolò nel cuore di Lance: essere sputtanati davanti a Shiro non lo lasciava indifferente, eh?   
- Oh, certo, - rivolse gli occhi al cielo, storcendo la bocca in uno sbuffo sarcastico. - Sono stato io a venirmi a importunare al banco da solo!
- Cosa c’entra adesso?! – un’ombra di rossore sdegnato raggiunse la punta del naso di Keith. - Era nei miei diritti di cliente!
- I clienti pagano quello che comprano!
- I clienti vengono risarciti, se quello che comprano fa schifo!
- Se vi interessa rimanere in questa stanza, prego entrambi di gestire le vostre discussioni in un momento qualsiasi del vostro tempo libero.
Ad interrompere quella schermaglia non servì ricorrere a urla o minacce: l’autorità di Shiro fece ritirare i due litiganti come paguri nel guscio. Bastava il suo sguardo per lasciare intendere che nessuna replica sarebbe stata accolta favorevolmente.
Lance deglutì insieme alla saliva il “fetido accattone snob” che stava per venire alla luce dalla sua gola; Keith si richiuse in un silenzio furibondo e incrociò le braccia sul petto.
Hunk e Coran furono gli unici a cercare di ridare vita e sonorità all’atmosfera con piccoli schiarimenti di voce.
- È umido, oggi, eh?
- Altroché! Un incubo per i capelli crespi!
- Eh, immagino.
Shiro li assecondò distrattamente; lanciò un’occhiata all’ingresso e poi all’orologio. Lo scambio riempitivo sul tempo ebbe tempo di proseguire fino alle caratteristiche del capello afro e alle impegnative cure che richiede. Lance si fingeva interessato pur di evitare qualsiasi contatto visivo con Keith, che nel frattempo era tornato al piano e ai suoi appunti.
- Deve arrivare ancora qualcuno? – domandò Allura.
Shiro si grattò la nuca, esitando. Sembrava che aspettasse che la porta gli suggerisse cosa dire.
- Comincia a farsi tardi. – sospirò, come arreso al suo silenzio. - Direi di cominciare.
Il gruppo si accomodò, prendendo posto sulle sedie; Keith rimase dove si trovava, limitandosi a deporre la matita sul leggio.
Shiro restò in piedi, appoggiato al pianoforte. Li guardò ad uno ad uno, prima di cominciare. Sul suo volto si intravedeva l’accenno di un sorriso, ma la piega dei suoi occhi accentuava la mestizia profonda che tutto il suo essere esprimeva.
- Vi ringrazio di essere venuti. – cominciò, - Ci sarebbero così tante cose da dire che non so nemmeno da dove cominciare. C’è sempre una certa emozione quando si sta per cominciare le prove di un’opera nuova. Sono emozionato anch’io. Forse più di voi.
Il Mainard ha un fascino unico anche per chi fa l’attore da tempo. Dopo un periodo di inattività e di ricerca, perché lanciarsi in un progetto sperimentale assumendo il ruolo di regista? Quest’audacia, per me, è necessaria. E per affrontarla, ho scelto voi. Magari siete curiosi o impazienti. Almeno, spero. – si corresse.
Un’ombra umile di timidezza lo portò a ridere; Coran e Allura gli fecero affettuosamente eco.
Dovevano conoscere Shiro abbastanza da sapere decifrarne le manifestazioni emotive.
- Nei prossimi sei mesi vi chiederò di vivere quest’esperienza con occhi nuovi e di impegnarvi con un’energia particolare. La stessa energia che mi impegno a restituirvi.
Lance sentì un batticuore da innamorato; una gratitudine entusiasta prorompeva in ogni fibra del suo corpo.
Già poteva figurarsi le scene più solenni: Lance, mi aspetto che tu scali un Everest infuocato per domani.
Ok, capo,  dammi il tempo di scegliere la biancheria intima adeguata e ci sono.

Se non fosse stata una prospettiva davvero imbarazzante, avrebbe levato il pugno al cielo esultando.
- Lo spettacolo è momentaneamente senza titolo, ma il copione è completo. Stasera vi verranno assegnate le parti e vi indicherò alcune letture preliminari.
Shiro recuperò una cartella azzurra (la stessa cartella che aveva portato con sé al colloquio della settimana precedente), appoggiata in mezzo alla distesa di spartiti sulla coda del pianoforte. Ne estrasse quelle che da lontano sembravano le pagine di un quaderno; erano ricoperte di una fitta scrittura caotica e grumose macchie di inchiostro, che aleggiavano controluce come spauracchi di pece. 
- La genesi di questo lavoro comincia circa tre anni fa… tutto nacque da un sogno. Ho intenzione di leggervene la trascrizione, così come io, a suo tempo, la lessi. – tacque. I suoi occhi scivolarono in silenzio lungo le righe prima di cominciare.
– “Siamo in un non-luogo dall’atmosfera gassosa e ovattata, come un quadro di Redon. Ci sono tulle colorati ovunque. Al centro della stanza c’è un ammasso di nuvole a forma di pianoforte. Un pianista lo suona in sordina; la sua musica è soffice e morbida.”
“Arriva un esploratore. Era sulle tracce di un nuovo continente. A bordo della sua nave, stava solcando l’immensità del Pacifico. Quasi gli sembrava di vedere qualcosa all’orizzonte… ma una tempesta improvvisa lo ha travolto. Al suo risveglio si è ritrovato lì, solo, in quello strano limbo.”
“Ci sono anche una giovane e un uomo. Questi raccontano la propria storia.”
“L’uomo era un illustre curioso del passato. Nei tempi antichi c’era ancora tanto da conoscere, da scoprire; un giorno un vulcano eruttò, e lui volle vederlo troppo da vicino.”
“La giovane era una ricercatrice. Stava per trovare una cura per una malattia neurologica molto rara, ma durante il suo esperimento decisivo, qualcosa andò storto.”
“Il pianista non parla, se non tramite il pianoforte. Quando è in ascolto resta in silenzio; se pensa, fa una musica di sottofondo. Se è un altro a pensare, lui dà voce ai suoi pensieri attraverso la musica.”
“Perché sono lì? La loro ricerca non può interrompersi. In quel limbo il tempo non scorre, le immagini della terra sono solo una vago riflesso in lontananza, ma non lo possono raggiungere. Tra loro è molto difficile farsi capire, non tanto per la lingua, ma perché vengono da epoche e luoghi talmente diversi che ascoltarsi  è un fastidio. Soltanto la musica riesce a conciliarli, ma senza essere mai decisiva.”
“È una bambina a trattenerli. L’uomo del tempo antico dice sia un oracolo. Pare che possa esaudire i desideri. Quando il tuo desiderio sta per realizzarsi, a volte sparisci, dice la bambina. È lei a scegliere se farti tornare. Lei renderà visibile il tuo sogno, mostrerà la via. Ma prima, la devi convincere che sia un sogno degno.”  
- Chi dovrebbe fare la bambina?  - intervenne una voce alle loro spalle.
Tutti si voltarono. Accanto alla porta, c’era il ragazzino biondo che subito Lance riconobbe come quello a cui aveva raccolto la spilla di Star Wars. Aveva già appoggiato a terra lo zaino, nonostante nessuno lo avesse sentito entrare.
Shiro era impallidito come Amleto di fronte al fantasma del padre.
- … Katie?! – balbettò.
Il nuovo arrivato aggrottò le sopracciglia e scosse la testa, agitando la mano in segno di disappunto.
- Preferisco Pidge.
- Pidge…? – ripeté Shiro. Sul suo sguardo sbarrato, le palpebre sbattevano nel codice morse oculare dello sconcerto.
E non era il solo; in educata perplessità, il resto dei presenti attendeva che qualcuno consentisse anche a loro di capire il motivo di tanto turbamento. Pidge doveva avere agito di impulso senza valutare le ovvie conseguenze dell’entrata in scena, perché subito si irrigidì.
- Ehm. Scusate. Sono in ritardo. Non volevo disturbare… Ho trovato… traffico.
- Non pensavo più che venissi. Avrei aspettato… voglio dire—
- Ho sentito una parte del discorso. – tagliò corto Pidge. Si avvicinò al resto del gruppo e si sedette sulla sedia vuota. - Penso di raccapezzarmi.
Shiro si schiarì la voce; gli ci volle qualche istante per decidere come riprendere il discorso.
- Ragazzi, lei è… Pidge. – annunciò infine, con leggera titubanza. - Fino all’ultimo non avevo ricevuto una sua conferma di partecipazione, ma non per questo è meno benvenuta.
Lance incontrò lo sguardo di Hunk, confuso quanto il proprio. Cercò di sillabargli “Di che sesso è?!”; lui si strinse nelle spalle. Non fu chiaro se fosse perché non sapeva come rispondere o non aveva proprio decodificato la domanda.
- Coran, tu sarai il curioso del passato. Allura, tu sarai la ricercatrice. Lance, tu sarai l’esploratore. – proseguì Shiro, mentre distribuiva a ciascuno una copia cartacea del copione. - Come ho accennato a qualcuno di voi, lo spettacolo sarà in parte un musical e per alcuni brani prepareremo una coreografia. Per quella, ci affideremo ad Allura e al suo vasto bagaglio di conoscenze nel campo della danza.
Lance non aveva bisogno di incentivi per rivolgere attenzione ad Allura; si beò del sorriso con cui rispose a Shiro e si concesse di fantasticare per un grappolo di secondi sul magico futuro in cui si sarebbe guadagnato anche lui il privilegio di essere guardato a quel modo.
Buono a sapersi, era pure ballerina… chissà come doveva essere in movimento.  Wow. Si sarebbe lasciato coreografare anche le ossa, da lei.
- Keith sarà in scena per tutto il tempo ed eseguirà i brani di sua composizione dal vivo. Per il supporto tecnico e sonoro, attingeremo alle risorse di Hunk.
Con la tenacia della patella allo scoglio, Lance si sforzò di rimanere concentrato sull’immaginaria sequenza di Allura che ballava per ignorare qualsiasi interferenza sgradita.
Ok, no, Hunk non era sgradito. Un cinque mentale se lo meritava. Ma niente balli.
- Pidge. – Shiro si soffermò sulla ragazzina e le offrì l’ultimo copione. Il divario di altezze era accentuato dal fatto che lei fosse ancora seduta, ma non ne sembrò per nulla intimidita; prese il blocco di fotocopie, continuando a sostenerne lo sguardo. Shiro sorrise. - Sono molto felice che tu sia dei nostri. Conto su di te. 
Pidge scrollò le spalle.
- Avrei preferito l’esploratore.
- Ah, temo che non sarei troppo credibile nel ruolo di bambina! – si intromise vivacemente Lance, che già si sentiva territoriale alla sola menzione del suo personaggio.
Keith ringhiò qualcosa tra i denti.
- Beh. Neanch’io. – sentenziò Pidge, acre.
***
 
Come chi non sa che vestito indossare per andare a un appuntamento, così il cielo non sapeva se coprirsi di nuvole o restare sgombro; senza sosta, un vento vivace sospingeva avanti e indietro carovane di ovatta bianca e grigia. 
C’era anche chi era totalmente immune all’indecisione della mattinata; nemmeno l’ombra di un dubbio offuscava le scintillanti certezze di Lance McClain.
Sarebbe riuscito a fare un ottimo lavoro? Non aveva bisogno della conferma di Clarokke. La risposta era più radiosa del volo delle rondini in primavera: certo che sì.
Un rinvigorito fervore per la recitazione e l'arte avvampava in lui come la Forza in un guerriero Jedi. Non esistevano più concetti come stanchezza, tre ore e mezza di sonno, turni al lavoro.
Aveva letto tutto il copione a tempo di record, consacrandovi molto del suo riposo. Già empatizzava con il suo alter-ego esploratore, casualmente uno spagnolo di origine. Ruminava gli intercalari che gli erano rimasti più impressi nell’attesa di farli suoi. Immaginava la cadenza della voce, l’andatura, le interazioni con gli altri.
A lui e al suo monologo ripensava, mentre di buon’ora inforcava la sua bicicletta.
Sulla strada ancora insonnolita, faceva capolino soltanto qualcuno tra gli eletti mattinieri. Lance respirò a fondo il profumo dolce e vanigliato di pastella nell’aria; salutò il Clarokke, lanciandosi a tutta velocità contro il vento.
Per entrare nel vivo della tematica, vi chiedo di leggere questi libri. Ovviamente non è obbligatorio... ma credo siano importanti per chiarirvi le idee.
Se fosse stato il suggerimento di una persona qualsiasi, si sarebbe avvalso del liberatorio sollievo dell’opzione facoltativa. Ma Shiro non era una persona qualsiasi.
Con tempismo provvidenziale, lo aveva avviato verso il cammino stretto e in salita del riscatto; per quella via si accedeva alla rinascita. Non poteva permettersi di non dare il massimo. Avrebbe stupito tutti, perfino se stesso.
La biblioteca più vicina era quella intitolata a Anne Bradstreet e si era di recente trasferita in un ex-carcere ristrutturato. La rigidità sinistra di ogni linea faceva ancora pensare a file squadrate di sbarre. L’intonaco giallo-banana della facciata e le bordature color mattone delle finestre non erano bastati a stemperare la struttura austera e marziale dell’edificio: lo facevano assomigliare a un ufficiale arcigno vestito come Twiggy.
Lance salì le scale a due a due fino all’ingresso principale, dove entrò baldanzoso. Teneva la mano in tasca, stretta tra la lista dei libri che gli occorrevano e le chiavi della bicicletta.
No, le sue fantasie sulla ragazza carina e giovane al banco le dovette accantonare. Non se ne fece davvero cruccio: era pur sempre un gentiluomo. Salutò con un sorriso cortese e molto intellettuale.
- Buongiorno. Vorrei prendere in prestito questi libri.
Mentre terminava la frase, presentò il foglio con un movimento fluido, appoggiandolo sul bancone.
La signora bibliotecaria lo scorse rapidamente. A colpo d'occhio, sembrò riconoscere qualcosa; scosse la testa. Si confrontò in severo silenzio con lo schermo del computer; lo interrogò con due click e un paio di colpi sulla tastiera. Scosse la testa di nuovo.
- Mi dispiace, li ha appena presi quel ragazzo. – spiegò, accennando all’utente con un movimento del capo. Lance seguì il movimento con lo sguardo e poco mancò che gli prendesse un colpo. Strizzò gli occhi, perché non poteva credere a ciò che vedeva; era impossibile sbagliarsi, visto che la sala era deserta.
Prima ancora di prendere forma, l’Atroce Sospetto divenne un’Amara Verità: seduto al tavolo di fronte al banco informazioni, Keith Kogane sfogliava i SUOI libri! È così, dunque, che la gente sana di mente finisce per credere che qualcuno li stia perseguitando?!
-  Siete studenti? Se vi conoscete, mettetevi d'accordo!
- Ma è una congiura!!!
Lance non sentì nemmeno il suggerimento conciliante della bibliotecaria; a grandi falcate, raggiunse il ragazzo come una furia e sbatté le mani sul tavolo.
– Sei ubiquo o che?!
- Ma è impazzito?! Silenzio!!
Keith sollevò un’espressione di sufficienza. Era così poco toccato dall’incontro che poteva dirsi sul punto di sbadigliare. Il massimo segno di scompiglio fu inarcare un sopracciglio.
- Ero qui prima di te. - gli fece notare, avendo cura di non alzare la voce.
Faticando a trattenere una conga di imprecazioni, Lance guardò l’orologio.
- Sono le otto e dieci! – esclamò, allibito. - Vuoi farmi credere che sei qui dalle otto spaccate per prendere in prestito proprio i libri che dovevo leggere io, quando non saresti neanche tenuto a spararteli?!
- Shiro ha detto a tutti di leggerli. – puntualizzò l’altro, appoggiando protettivamente una mano sui testi impilati alla sua destra, - E se tu non sei puntuale, sono cavoli tuoi.
- È PRESTISSIMO, SONO QUI IN PERFETTO ORARIO E—!
- Insomma, vuole darsi un contegno?! – lo rimproverò stizzosamente la signora del banco.
Contenersi era faticosissimo; il risultato che ottenne per finire la frase fu uno straniante falsetto sussurrato. Si sarebbe potuto definire in molti modi, fuorché intimidatorio.
- ... e poi io dovrei leggerli per primo, sono in scena!!!
- Lo farai appena li avrò finiti. - gli concesse Keith.
Lance avrebbe potuto vomitare lava e bile per quella faccia da schiaffi tutta appagata del suo trionfo; strinse i pugni immaginandosi di accartocciarvi il collo del pianista come un pezzo di pollo nell’alluminio, poi si sforzò di riprendere una parvenza di trattazioni diplomatiche.
- Non puoi leggerli tutti insieme, scegline uno e sgancia gli altri!
- Non mi fido. – il ghigno sul volto di Keith si accentuò in una sadica distensione. - Se ci metti una vita e poi non me li passi in tempo?
- IO COSA DOVREI DIRE, NON SONO NEANCHE SICURO CHE TU SAPPIA LEGGERE!
- Sai che ti dico? Li leggerò molto piano apposta!​
- COSA?!  HIJO DE—!!
- Adesso basta, o uscite immediatamente o chiamo la polizia!!!
La signora del banco sovrastò l’insulto di Lance e si alzò in piedi furente, indicando perentoria verso la porta.
Impietrito, Lance balbettò qualcosa di sconnesso, arrossendo di mortificazione; Keith, senza replicare, si alzò e raccolse i libri, infilandoli in uno zaino.
- Sentito? Piantala di fare casino! – infierì, scocciato, mentre si allontanava. - Te la sei cercata.
Per qualche secondo, l’ accumulo di imbarazzo, incazzatura e frustrazione furono tali e tanti che a Lance non fu possibile reagire. Gli occorse una scintilla di furore per scattare, rimettendosi in moto.
Si precipitò fuori dalla biblioteca, fiondandosi giù per le scale a rotta di collo; Keith aveva già fatto in tempo ad attraversare la strada.
Si portò le mani a megafono e urlò a pieni polmoni:
- KEITH KOGANE!!! SEI UN GRANDISSIMO BASTARDO!!!
Si voltarono tutti dall’Antartide in qua, tranne il diretto interessato.
- QUEI LIBRI LI FINIRO' PRIMA DI TE!!!
Soltanto a quella provocazione, Keith si voltò.
- E come pensi di farlo? – gli chiese, con un sorriso beffardo. - I libri ce li ho io.
- PENSI CHE QUESTA SIA L'UNICA BIBLIOTECA CHE ESISTA?!
Keith si strinse nelle spalle con noncuranza prima di salutarlo in maniera falsamente amichevole.
- Io comincio appena arrivo a casa. Ci vediamo!
Lance digrignò i denti così forte che per puro miracolo non se li scheggiò tutti.
- TE LA FARO' VEDERE IO!!! – sbraitò, ricambiando al saluto con il dito medio. - JODETE!!!
Una nuova, ardente consapevolezza si era aggiunta alle motivazioni di Lance McClain: non avrebbe mai e poi mai potuto permettersi di perdere contro quello stronzo di Keith Kogane.
   
 
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