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Autore: Mellorine    08/08/2017    1 recensioni
Lacrime di sangue rigavano le guance pallide di Deku, il suo volto aveva un'aria ancora più malsana eppure adesso si teneva perfettamente in piedi da solo, come se si fosse ripreso del tutto in un attimo.
I suoi grandi occhi verdi che gli avevano sempre fatto perdere la testa erano spariti, a fissarlo c'erano due abissi rossi… Occhi rosso scuro che lo guardavano con disprezzo, come se Katsuki fosse la causa di ogni male sulla Terra.
Quello non era Deku.
[KatsuDeku; Villain Deku (non AU); Ambientazione nel futuro]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Chi diavolo sei!? DOV'E' DEKU!?" Katsuki gridò con la voce distorta nel ringhio di una bestia inferocita, capace di azzannare alla gola per uccidere. Gli eroi non dovevano ragionare così, gli eroi non agivano per motivi personali, ma in quel momento avrebbe mandato a fanculo il mondo per riavere indietro Deku.
Che fine aveva fatto!? Quello lì era un villain che aveva preso il suo aspetto? Non sarebbe stata la prima volta che si vedeva un quirk del genere.
Chiunque fosse colui che aveva di fronte, dal canto suo, non si scompose affatto.
"Non mi riconosci, Kacchan~? Dopo tutto il tempo passato insieme…" Deku gli rispose con voce ferma, tranquilla, fredda.
Teneva il viso inclinato da un lato come a voler ostentare un'aria confusa, il volto corrucciato in un finto broncio offeso che lo faceva somigliare ad un bambino capriccioso. Aveva pronunciato il nomignolo con cui lo chiamava fin dall'infanzia con un tono tagliente, che Katsuki non aveva mai sentito prima d'ora.
Sembrava in tutto e per tutto un'altra persona, rispetto a quella che stava agonizzando tra le sue braccia fino ad un attimo prima.
Decisamente, quello non era Deku.
"CHE CAZZO HAI FATTO A DEKU!?" Katsuki cominciò a muoversi incontro a quell'usurpatore, come se il dolore per il colpo appena incassato non fosse niente rispetto alla rabbia e la paura che gli stavano dando la forza. Anzi fu quel dolore, che ancora gli rendeva difficile respirare, ad avergli insinuato il dubbio:
Era possibile replicare così perfettamente perfino un quirk come One for All?
Quello era stato un colpo di Deku, non c'erano dubbi…
"Hai paura di ammettere quello che mi hai fatto tu, Kacchan? Tutto quello che ho dovuto sopportare... forse sei tu ad avermi reso così, forse non vedevo l'ora di ucciderti già da un pezzo! Non ci hai pensato~?"
Deku gli rivolse un sorrisetto di scherno che il suo volto non aveva mai conosciuto prima d'ora. Un ghigno che gli distorceva il viso in un'espressione crudele, non da lui.
Aveva parlato col chiaro intento di ferirlo ad ogni parola,  tutto di lui diceva che non poteva essere Deku.
"Sono stanco di tutto questo, sono stanco di sopportarti. Hai sempre pensato che ti prendessi in giro, vero? Bhè, avevi ragione! Anni ed anni di sforzi e per cosa!? Per essere sempre sminuito da te? E pensavi anche che potessi amarti, nonostante tutto! Sveglia, mio grande eroe! Ho sempre agognato il giorno in cui ti avrei fatto fuori con le mie mani!"  Continuò. E più quella brutta copia di Deku parlava, ridendo con aria folle, più le gambe di Katsuki riacquisivano fermezza.
Non aveva più dubbi, non aveva motivo per tentennare. Più ascoltava le stronzate che aveva da dire quel tipo e più perdeva tempo che avrebbe dovuto usare per recuperare il compagno, ovunque fosse.
Doveva fargli sputare fuori qualcosa di utile il prima possibile.
"BASTA STRONZATE! DOV'E' DEKU!?" Uno scatto deciso, e Katsuki raggiunse quell'impostore, le braccia tese già pronte ad afferrarlo per la gola. Ormai tremava, ma di rabbia.
Ma le sue mani si ritrovarono ad agguantare il vuoto.
"Deku, Deku… Ti sarai sentito soddisfatto quando l'ho scelto come nome, vero? Pensi che lo abbia fatto per affetto verso il modo in cui mi hai denigrato per tutta la vita? L'ho scelto solo per schiaffarti in faccia che non me ne frega niente di quello che pensi! E ancora non te ne sei reso conto, sei sempre stato così egocentrico!" Deku atterrò ad un metro da lui, ricoperto dalle scariche verdi del full cowl.
"Ma ti devo ringraziare, Katsuki. Tutto quello che mi hai fatto mi ha reso più forte, ed ora che ho aperto gli occhi eliminerò tutti gli eroi come te!" rise, sicuramente non aspettandosi che Katsuki avrebbe riso con lui.
Perfino in quella situazione, infatti, sul volto di Katsuki spuntò un sorriso che era un misto di scherno e divertimento.
Quella cazzata era stata davvero troppo.  Quel villain era convinto di fregarlo in questo modo? Faceva ridere!
In quel momento Katsuki fu sicuro di non aver bisogno di ulteriori conferme.
Deku non avrebbe mai detto cazzate simili, non si sarebbe mai lasciato abbattere da nulla. Lo aveva visto farsi il culo per tutta la vita contro tutto e tutti, continuare a non arrendersi quando la vita gli aveva dato davvero solo merda. Figuriamoci ora, per questioni appartenenti ormai ad un'altra vita!
Quel villain aveva sbagliato completamente strategia, Katsuki non avrebbe potuto sentirsi più sicuro di ciò che il compagno provava per lui.
"Non dire stronzate, Deku non è così debole. Non gli andrebbe la testa a puttane per così poco! ORA LEVATI DI MEZZO!" stavolta scattò all'attacco senza più freni, le mani bollenti già cariche.
Deku si mise subito in posizione d'attacco, chiaramente pronto a contraccambiare, sicuramente più pronto di lui a ferire.
E così aveva provato ad attaccarlo con l'intenzione di colpirlo, un lungo e logorante scontro di rincorse e schivate che avevano reso ancora più difficile mandare a segno un colpo. Ci aveva provato per davvero, cazzo, ne era convinto…
Ma non era riuscito a fare niente.
I suoi movimenti erano stati lenti e sconnessi, inefficienti come non lo erano mai stati nemmeno quando ancora doveva imparare a controllare il suo quirk.
C'erano troppe cose a rallentarlo, nonostante non se ne fosse reso conto.
I dubbi erano tornati ad ogni attacco e schivata di Deku, all'utilizzo abituale ed esperto che aveva fatto del suo quirk…
Il volto di Deku era ancora stravolto da quel ghigno irriconoscibile, ma il suo corpo si muoveva in automatico coi soliti movimenti veloci e fluidi che Katsuki era abituato a vedere.
Sembrava un momento qualsiasi degli allenamenti che facevano tra loro, divertendosi ad attaccare e schivare, mostrarsi nuove mosse ed affinare il loro stile di combattimento senza mai colpirsi veramente.
In un giorno qualsiasi, sarebbero finiti per terra uno addosso all'altro ed uno dei due avrebbe messo fine al combattimento per primo con un bacio, per passare ad attività più piacevoli...
Ma il Deku che gli stava di fronte ora lo stava guardando con occhi rossi colmi d'odio, Katsuki non poteva abbassare la guardia.
L'unica cosa in comune coi loro giorni felici, adesso,  era la sua incapacità di colpirlo.
Ci aveva provato, davvero, ne era convinto. Ma nella pratica non era riuscito ad attaccarlo veramente, questo era il motivo per cui già da tempo ormai non sapevano più chi fosse realmente il più forte di due. Avevano smesso di provare a combattere seriamente ormai da tempo, probabilmente da quando il faccino assonnato di Deku era diventato la prima cosa che Katsuki si era abituato a vedere ogni mattina al suo risveglio.
Forse era per questo che infine si era ritrovato sotto un cumulo di macerie sulla schiena, grondante di sangue e con ogni parte del corpo schiacciata dal dolore per tutti i calci che aveva incassato dall'altro.
Sapeva di non essere riuscito a fare altrettanto.  
Infatti Deku stava avanzando verso di lui a passo calmo, il sorrisetto di scherno ancora stampato in volto, completamente intatto se non per i vestiti appena bruciacchiati dai colpi che Katsuki era riuscito a ricambiare.
Quel dubbio si era ormai trasformato in una realtà: Poteva una copia imitare così bene ogni movimento di Deku?
Il potere di One for All che aveva sentito addosso, quello stramaledetto potere che gli stava rendendo difficile respirare, era reale. Non poteva essere una copia, non poteva essere qualcuno che provava ad imitare la forza dell'eroe numero uno…
"… Deku…" sussurrò Katsuki, la voce schiacciata dal peso della realizzazione. Non provava più rabbia, solo angoscia.
Deku avanzò verso di lui , pronto a colpirlo, e stavolta Katsuki non poteva fare niente per evitarlo. Ormai sapeva chi aveva di fronte.
"Che cosa ti hanno fatto…" lo guardò con gli occhi pieni di rammarico, colmi di domande che sarebbero rimaste irrisolte. Dov'era il bastardo col quirk che gli aveva fottuto il cervello? Avrebbe potuto evitarlo, se fosse andato a cercarlo prima? Era colpa sua…?
Deku non gli diede il tempo di pensare, figuriamoci una risposta.  Degnandolo solo del suo sguardo sprezzante, gli schiacciò la testa sotto un piede premendogli la faccia contro il terreno polveroso, non con l'intento di ferirlo ma solo di umiliarlo.
Katsuki non avrebbe mai saputo che cosa gli sarebbe successo in quel momento, se non fosse intervenuto un pezzo di macerie che costrinse Deku ad  allontanarsi con un salto all'indietro.
"OOOIII!!! Ma- Midoriya!? Bakugou!? Che state combinando!?" la voce sorpresa di Kirishima squarciò il silenzio surreale che era caduto tra di loro. L'eroe intervenuto in loro supporto era chiaramente confuso per aver dovuto lanciare un masso contro uno dei suoi amici, per difendere l'altro amico.
Gli si leggeva sulla faccia sbigottita che aveva reagito d'istinto per  aiutare Katsuki e si era accorto solo dopo che quello che aveva appena rischiato di colpire fosse proprio Deku. 
"Tsk. Che seccatura." Deku passò lo sguardo dall'uno all'altro con aria annoiata, come se stesse decidendo chi eliminare per primo. Aveva l'aria di un bambino viziato parecchio annoiato perché era stato disturbato nel bel mezzo di un giorno, un altro atteggiamento decisamente non da lui.
Ma ormai Katsuki sapeva che, anche se gli avevano mandato il cervello a puttane, quello fosse ancora il suo compagno.
Piantò le mani nel terreno e cominciò a farsi leva per sollevarsi dal cumulo di macerie, ignorando gli schiamazzi di Kirishima in cerca di spiegazioni e lo sguardo feroce di Deku addosso, che infine aveva scelto di concentrarsi su di lui.
Ma prima che potesse liberarsi dai macigni che gli gravavano addosso  irruppe un secondo intruso, stavolta alle spalle di Deku.
Era come apparso dal nulla, tanto che Katsuki sussultò preso alla sprovvista. Una figura alta ed imponente, completamente ammantata di nero. Sembrava un uomo dalle spalle larghe ricoperto di stracci scuri da capo a piedi, o forse era solo il mantello che turbinava nell'aria nonostante non ci fosse un filo di vento a dare quell'impressione.
Una cosa era sicura: Era pericoloso.
Katsuki aprì la bocca per l'istinto di gridare ed avvertire Deku, come se la sua priorità fosse ancora difenderlo nonostante fosse lui quello nella posizione peggiore.
Ma non vece in tempo, che qualsiasi suono sarebbe stato coperto dalla voce profonda ed agghiacciante di quel villain, che risuonò nell'aria come se fosse ampliata.
"Vieni, Deku. Stiamo andando." Il villain pronunciò il nome da eroe di Izuku come se provasse particolare piacere nell'avere un eroe sotto il suo comando.
"Ma-" Deku provò a protestare, ma si interruppe senza nemmeno concludere ciò che stava dicendo. Katsuki lo vide cambiare espressione in un attimo, gli occhi diventare vuoti e spenti, il volto distendersi in un'aria impassibile.
"I piani per oggi sono conclusi. Il resto verrà portato a termine a suo tempo." Si spiegò il villain, nonostante Deku non sembrasse più realmente capace di ascoltarlo.
Katsuki capì che non ci fosse più tempo da perdere.
"KIRISHIMA! PRENDI DEKU E PORTALO VIA!" gridò con tutto il fiato che aveva in gola. In un movimento repentino che gli costò uno strappo doloroso, si voltò sotto le macerie e fece esplodere le travi che gli bloccavano le gambe.
Si rimise in piedi mosso solo dalla forza di volontà, doveva avere un po' di ossa rotte, ma grazie al proprio equipaggiamento si lanciò lo stesso in aria all'attacco di quel bastardo.
Scostò lo sguardo dal bersaglio giusto il tempo di accertarsi di vedere Kirishima che correva verso Deku, ma gli fu fatale.
Quando puntò di nuovo gli occhi davanti a sé, alla ricerca del suo obiettivo, il villain era sparito.
"DEKU!!!" Katsuki si voltò subito verso il compagno, assalito da un terribile sospetto.
Ed infatti il villain era già alle spalle di Deku e Kirishima non aveva ancora fatto in tempo a raggiungerlo.
Con un movimento agile del braccio, il villain avvolse Deku sotto il suo mantello ed entrambi sparirono nel nulla, come se fosse un giochetto del cazzo di uno spettacolo di magia di dubbio gusto.
Ma quell'incubo era tutto vero.
"DEKUUUU!!!!" gridò fino a sentirsi graffiare la gola, ma ormai non sarebbe servito più a niente.
Deku gli era stato portato via.
 
Qualche ora dopo, Katsuki si trovava nella sede della sua agenzia.
Aveva vaghi ricordi di come ci fosse arrivato. Ricordava la pressione delle braccia di Kirishima addosso che non lo avevano lasciato andare per molto tempo, prima per trattenerlo poi per sostenerlo.
Ricordava di aver sbraitato contro soccorsi e giornalisti di levarsi dal cazzo, che non aveva tempo per farsi curare figuriamoci per lasciare stramaledette interviste.
Non ricordava nemmeno i bisbigli che si erano alzati intorno a lui, non gli erano arrivati alle orecchie.
Anche in quel momento, mentre sedeva ad un tavolo pieno degli eroi migliori di quel tempo, stava ascoltando a stento ciò che ognuno aveva da dire.
Tutto intorno a sé era come ovattato, le voci delle persone gli suonavano come suoni confusi, aveva appena coscienza dell'infermiera seduta al suo fianco che stava faticando contro la posizione scomoda per bendargli il torace.
Non ne aveva voluto sapere di essere portato all'ospedale o nell'infermeria che avevano nell'edificio.
"NON C'E' TEMPO PER QUESTE STRONZATE!" aveva gridato, rischiando di strozzare chiunque si fosse messo ad insistere per convincerlo. Non ricordava chi, probabilmente sempre Kirishima.
Non aveva perso tempo nemmeno a cambiarsi, era rimasto nella sua divisa da eroe pronto a partire in azione appena avesse ottenuto uno straccio di indizio su dove iniziare a cercare quel figlio di puttana e Deku.
Qualcuno aveva implorato Recovery Girl di caricarsi su un taxi ed andare in loro aiuto, la vecchietta era venuta a fare il suo lavoro ma nemmeno lei era riuscita a mettere Katsuki a riposo.
Stavolta non sarebbero bastati nemmeno i sonniferi per un elefante ad abbatterlo.
Così adesso sedeva ad un tavolo colmo di tutti gli eroi che avevano risposto all'emergenza. C'erano praticamente tutti i vecchi compagni di Katsuki ed Izuku, più qualche eroe di vecchia data.
Naturalmente, se l'eroe numero uno era in difficoltà i colleghi rispondevano.
Qualcuno gli aveva tolto le granate dalle braccia per rendere le cose più facili all'infermiera in panico,  di questo era sicuro che fosse stato Kirishima perché nessun'altro avrebbe osato mettergli una mano addosso in quel momento.
Stavano discutendo. Avevano riunito le loro reti d'informazioni per ricostruire i fatti e risalire al villain che aveva portato via Deku. Erano in attesa degli esiti degli interrogatori in corso ai villains che aveva catturato Katsuki, e intanto intorno a lui si parlava solo di modi e modi in cui perdere ancora altro cazzo di tempo.
Non avevano capito niente.
Appena fosse saltata fuori una merda d'informazione, Katsuki sarebbe saltato da quella sedia e sarebbe corso a riprendersi Deku, con o senza tutti loro.
Non avrebbe di certo aspettato il permesso di nessuno.
Intanto stavano cercando di elaborare una strategia d'attacco, basandosi su ciò che sapevano di quel villain.
"Nei prossimi giorni potremmo-" Katsuki captò delle parole che gli fecero girare le palle, non gli importava chi le avesse pronunciate.
"Agiamo stasera." Intervenne con fermezza, senza ammettere discussione, e si accorse che la persona che aveva interrotto era Uraraka.
Era la prima volta che apriva bocca da quando aveva smesso di raccontare l'accaduto, e tutti lo guardarono come se temessero di vederlo esplodere da un momento all'altro. Forse letteralmente.
"Facciamo il culo a quel pezzo di merda e prendiamo Deku entro stanotte." Spiegò, come se dovesse farsi capire da dei bambini.
Forse la cosa che stava più preoccupando tutti i presenti era proprio la calma apparente di Katsuki.
Forse si aspettavano tutti di vederlo mettersi a piangere e sbraitare, devastato ed incapace di muoversi, e vederlo lì seduto composto a parlare lucidamente su come agire li metteva ancora più in difficoltà.
Tutti erano abituati a consolare una persona distrutta dal dolore, nessuno era preparato a dover fermare qualcuno determinato a gettarsi in prima linea.
"Bakugou, sei ferito…"
"Non possiamo agire senza un piano preciso, è pericoloso per Deku!"
Erano tutte proteste lecite, che si aspettava, ma non gliene fregava niente.
"STRONZATE! SE NON ARRIVA UNA CAZZO D'INFORMAZIONE ANDRO' A CERCARLO IN OGNI FOTTUTO ANGOLO DI QUESTO FOTUTTO PAESE E LO RIPORTERO' A CASA ANCHE A CALCI IN CULO!" Katsuki scattò in piedi così bruscamente da far sussultare l'infermiera per lo spavento, facendo rotolare per terra le bende non ancora fissate.
In quel momento, tutti si accorsero di non aver mai visto Katsuki davvero arrabbiato prima d'ora.
Erano presenti tutti i compagni che lo avevano visto ringhiare e sbraitare a scuola quando era un ragazzo, erano convinti di aver sempre assistito ai continui sfoghi di un adolescente perennemente arrabbiato.
Ma guardandolo ora capirono che gli schiamazzi di un ragazzino frustrato non erano niente, rispetto alla rabbia allo stato puro.
Il Katsuki che avevano di fronte era furia, quella vera nata dalla frustrazione di chi doveva stare seduto in un posto senza poter fare niente mentre c'era l'esito della sua stessa vita in ballo.
Tutti tacquero, tutti sapevano che il collega era l'unico a quel tavolo che non voleva salvare solo uno stimato compagno e caro amico.
"Bakugou… Hai ragione, però calmati." Kirishima fu il primo a rompere quel silenzio. Gli posò una mano sulla spalla col suo solito fare fraterno e gli impose di tornare a sedersi, facendo un cenno all'infermiera di concludere alla svelta.
Katsuki non protestò ma gli rivolse un tacito avvertimento con lo sguardo. Erano ore che l'amico gli metteva quella cazzo di mano sulla spalla, la prossima volta gliel'avrebbe staccata a morsi.
Gli servì un respiro profondo e l'utilizzo di tutta la propria forza di volontà, ma riuscì a restare fermo e farsi finire quella stramaledetta medicazione.
Qualcuno propose una pausa per fare qualche telefonata e riorganizzare le idee, probabilmente solo una scusa per dare a Katsuki il tempo di calmarsi. In ogni caso, nel giro di pochi minuti la stanza si svuotò.
Ad eccezione di Kirishima, gli avevano tacitamente affibbiato il compito di calmare il suo migliore amico.
Katsuki lo fissò negli occhi, come pronto ad azzannarlo alla gola se gli avesse sentito dire una sola cagata.
"Oi, guarda che ti capisco. Tutti ti capiamo, ci teniamo a Midoriya. E se fosse successo a Denki-" iniziò Kirishima, il suo volto troppo sincerò che non seppe nascondere la sofferenza al solo pensiero.
"Se fosse successo a Kaminari staresti pensando solo a riprendertelo! COME STO CERCANDO DI FARE IO!" Katsuki lo fermò subito, aveva già sentito abbastanza.
L'amico non ebbe il coraggio di contraddirlo perché la pensava come lui, glielo leggeva in faccia.
"Lo so, hai ragione. Però fare tutto avventatamente non servirà a nessuno. Devi riposare e riprenderti, in queste condizioni sei solo un pericolo per te e per lui!" Kirishima provò comunque ad essere ragionevole e la sua mano fece ancora per pattare  la spalla dell'amico, ma rimase sospesa a mezz'aria scorgendo il suo sguardo di fuoco.
"Non ti sei preso nemmeno un attimo per pensare! Sono ore che ti tieni impegnato in tutti i modi per non pensarci, lo abbiamo capito tutti! Perché invece non ti fermi un momento per sfogarti?!" Senza più tentennare, ma mano di Kirishima si posò sulla spalla dell'amico… E Katsuki esplose.
"MA CHE CAZZO VUOI!? CHE CAZZO VOLETE TUTTI!? Che dovrei fare, mettermi a piangere!? Non c'è niente da pensare! Deku sta in mano a dei fottuti villains e devo tirarlo fuori, FINE!"  Katsuki infuriò e schiaffò via la mano dell'altro con talmente tanta forza da sbilanciarlo all'indietro.
Ma che cazzo voleva, EH!? Come si permetteva di schiaffargli in faccia la realtà, come se fosse uno stupido che non poteva arrivarci da solo!? E CHE DOVEVA FARCI CON QUELLA CAZZO DI MANO!? NON ERA UN BAMBINO DA AIUTARE! NON AVEVA BISOGNO DI SOSTEGNO!
Katsuki era fuori di sé, lo vedeva riflesso nel volto sbigottito dell'altro.
Come dargli torto? Erano anni ormai che non si comportava più così, come quando era un ragazzino del cazzo perennemente frustrato.
Col tempo molte cose erano cambiate, aveva imparato ad accettare l'aiuto degli amici così come aveva accettato i suoi sentimenti per Deku. Anzi, si poteva dire che avesse accettato il fatto stesso di avere degli amici, così come aveva accettato di stare con Deku, ed aveva iniziato proprio da Kirishima.
L'altro era stato il primo a cui aveva riconosciuto il proprio rispetto da uomo a uomo e, senza che se ne accorgesse, se lo era ritrovato sempre più presente nella sua vita finché non era diventato il suo migliore amico.
Un giorno Kirishima era, insieme a Kaminari, uno di quei due coglioni che gli stavano sempre intorno e lo prendevano in giro dandogli del gay represso, e quello dopo era diventato l'unica persona che riusciva a far sfogare Katsuki sui problemi che gli dava il suo stupido cuore.
D'accordo, non era stata una cosa proprio così da un giorno all'altro. Erano passati anni ed anni nel mezzo, anni in cui Kirishima aveva sopportato ringhi e sbraiti ed aveva continuato lo stesso a fare del suo meglio da buon amico per aiutarlo con Deku.
Kirishima aveva sempre supportato quel cosetto lentigginoso, insinuando cose che per lungo tempo Katsuki non aveva voluto ascoltare.  Katsuki lo aveva chiamato traditore innumerevoli volte, pensava che in quanto amico avrebbe dovuto sostenere lui che diceva che non ne voleva saperne niente di quella pulce inutile, non fare il tifo per il nemico!
E invece Kirishima era sempre stato dalla parte di Deku, sempre dirgli "Hai visto Midoriya come ti guardava?!", "Ho visto come lo guardavi negli spogliatoi!", "Vedi il tuo fidanzatino come si è addormentato sul banco!"… 
Finché un giorno Katsuki aveva dovuto rispondergli "SI' LO SO L'HO VISTO VAFFANCULO!!!!", e da allora non aveva avuto più pace.
C'era da dire che, una volta ingoiato l'orgoglio, Kirishima era diventato un ottimo consigliere tutte le volte che aveva bisogno di un parere per qualcosa che riguardava Deku. Tipo dove portarlo in vacanza a sorpresa o che cavolo di anello scegliere in quella cavolo di gioielleria che lo faceva scoppiare per l'imbarazzo solo al pensiero di entrarci.
Probabilmente, se non ci fosse stato il migliore amico ad accompagnarlo, oggi lui e Deku non avrebbero mai avuto degli anelli di fidanzamento.
Ma stavolta proprio non riusciva ad ascoltarlo.
Non aveva ancora reagito a quello che era successo, E ALLORA!? CHE GLI IMPORTAVA, CHE COSA IMPORTAVA A TUTTI!? Si aspettavano tutti di vedergli perdere la testa e gli sembrava così strano che volesse solo sbrigarsi a salvare Deku!? NON AVEVA TEMPO PER QUESTE STRONZATE!
Si accorse di star tremando soltanto quando smise di gridare, e l'espressione preoccupata sulla faccia di quel cretino del suo migliore amico gli fece ancora più rabbia.
"Facciamo così." Kirishima riprese a parlare dopo una pausa di silenzio troppo lunga, in cui doveva aver combattuto  tra la cosa più ragionevole da fare e quella che invece gli sembrava la più giusta.
"Tu adesso vai a fare una doccia e ti metti su un letto mentre io raccolgo le informazioni dagli interrogatori. Appena finisco, succeda quel che succeda, ti prometto che ci mettiamo in azione. Dovessimo esserci solo noi due, verrò con te a cercare in ogni angolo di questa città."
"In ogni angolo del cazzo di mondo. Farò fuori quel pezzo di merda e riprenderò Deku, dovessi arrivare al Polo Sud." Lo corresse Katsuki.
Kirishima annuì, sul volto la meraviglia di essere riuscito a fargli fare un passo indietro. Forse l'amico si era semplicemente reso conto che in quelle condizioni il suo corpo non lo avrebbe portato da nessuna parte, ma era comunque una piccola vittoria.
 
Nella sede dell'agenzia c'era un piano dedicato al ristoro,  in un'ala c'era l'infermeria e nell'altra gli spogliatoi con le docce
Era stato consigliato a tutti di tenersi lontani da quel piano.
Così nessuno avrebbe sentito il rumore delle piastrelle che si spezzavano, le mura che si aprivano in crepe profonde sotto duri colpi e poi cadevano a pezzi per le esplosioni.
Non sempre c'era bisogno di piangere, per sfogarsi.
 
 
  
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