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Autore: Rohhh    08/08/2017    1 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Ciao a tutte!
Nuovo aggiornamento e spero vi stiate abituando ai capitoli lunghi perché non riesco davvero farli più corti di così, troppe situazioni da gestire e spero che la storia vi venga lo stesso scorrevole e comprensibile.
Questo è un capitolo un po' di 'assestamento'  e di ristabilizzazione dopo gli eventi di quello precedente, com'è giusto che sia.
Detto questo non blatero oltre e vi lascio alla lettura, ringraziando come sempre coloro che mi seguono e che continuano ad aumentare, e che mi danno sempre la spinta per migliorarmi e cercare di rendere un buon risultato.
Alla prossima!

Cap. 22 Non si può scappare per sempre

 

 

Il caldo tutto intorno era insopportabile, la pelle bruciava e la testa sembrava scoppiare.

Ashley emise dei mugolii di sofferenza e contrasse la fronte per il forte fastidio: riusciva a percepire nient'altro che una gran confusione oltre a quel calore atroce, provò ad aprire gli occhi ma le palpebre non ne volevano sapere di sollevarsi, sembravano pesare come macigni.

Immersa in quello stato di semi-incoscienza e torturata dal bollore si chiese se non si trovasse già all'inferno per colpa dei suoi peccati e le fiamme la stessero divorando senza pietà.

Una gentile voce femminile, che non poteva di certo appartenere a un demone malefico, giunse al suo orecchio e la riscosse, facendole realizzare che, probabilmente, non era ancora precipitata negli inferi e ci doveva essere un'altra spiegazione, molto più banale, per le condizioni in cui si trovava.

A fatica riuscì a schiudere appena gli occhi e guardarsi intorno.

Lo scenario era sempre il solito, la sua camera, i suoi oggetti, i libri sulla scrivania, niente di diverso da come ricordava.

La sensazione di calore bruciante però non passava, Ashley scostò bruscamente le coperte per cercare del refrigerio, ma subito una serie di brividi di freddo la fecero tremare.

Provò a sollevarsi dal letto ma la tempie le facevano un male cane e un capogiro la costrinse a rigettarsi sul cuscino, senza forze e con l'intero corpo spossato e debole.

Si portò una mano sulla fronte e si accorse di scottare, doveva avere la febbre e anche abbastanza alta, ed ecco spiegato il caldo terribile provato nelle mattinate.

«Ashley, non vorrei disturbarti ma...è tardissimo e non ti sei ancora alzata. Va tutto bene?» chiese da dietro la porta la stessa voce che la rossa aveva sentito poco prima e che adesso, da sveglia e lucida anche se in un pessimo stato di salute, riconobbe appartenere a Melissa.

«Ehm, sì...puoi aprire Melissa» farfugliò con dolore, rendendosi conto che anche la gola le bruciava parecchio.

La moretta abbassò la maniglia, ricavò uno spiraglio e si affacciò con discrezione per non essere troppo invadente, ma d'istinto spalancò la porta e fece un balzo dentro la stanza quando si accorse che Ashley giaceva sul letto con lo sguardo assente e un'aria per niente salutare.

«Oddio, Ashley ma stai male?» domandò allarmata, avvicinandosi all'amica e provando a mettere in pratica ciò che studiava quotidianamente all'università per riconoscere qualche sintomo.

«Non è niente, credo di avere solo un po' di febbre - la rassicurò Ashley, sminuendo la sua situazione e sforzandosi di sollevarsi per cercare di controllare la sveglia – piuttosto puoi dirmi che ore sono? Avevo lezione stamattina» dichiarò, con la voce roca, mentre con una mano si reggeva la testa dolorante.

«Ehm, veramente sono già le 11 passate» la informò Melissa mortificata, quasi fosse colpa sua se le ore erano volate.

Ashley strabuzzò gli occhi, sgusciò fuori dalle lenzuola con dei movimenti rapidi e tentò maldestramente di mettersi in piedi, al cospetto di una Melissa sempre più sconcertata.

«Cavoli, devo alzarmi, ho già perso due ore! Devo muovermi se voglio arrivare in tempo almeno per l'ultima lezione!» si lamentò, cercando con quel poche di forze che aveva in corpo di stare diritta, sebbene la sensazione di trovarsi su una barca nel bel mezzo di una tempesta la colse all'improvviso, ricordandole che il suo malessere non era svanito per magia.

«Attenta! - strillò Melissa, sorreggendo la sua coinquilina ed evitandole una caduta – non ti reggi in piedi, non credo che tu sia nelle condizioni per uscire di casa» le fece notare poi, offrendole appoggio e aiutandola a tornare seduta sul letto.

Ashley si prese la testa fra le mani, rassegnata, e di colpo una serie di ricordi appartenenti al giorno prima le piombarono addosso così violentemente che una pioggia di meteoriti al confronto sarebbe stata più piacevole.

Le tornò in mente la laurea di Terence, i suoi attacchi di panico dopo aver conosciuto sua madre, la fuga disperata, la porta dello studio di Matt e infine...loro due.

Il suo cuore perse un battito e il respiro le si fermò per un secondo: era successo davvero, non era stato un sogno – o forse avrebbe dovuto dire, un incubo – lei e Matt erano stati insieme...in tutti i sensi.

Si portò le mani sul viso, sospirando affranta, e le parve che l'intensità del dolore alla sua povera testa si fosse triplicato istantaneamente.

In che razza di casino cosmico si era cacciata?

«Maledizione...» borbottò tra sè e sè, mentre Melissa la osservava perplessa e confusa.

«Non è poi così grave, in fondo si tratta solo di una lezione! Sono sicura che qualche collega ti passerà i suoi appunti!» provò a consolarla, sedendo accanto a lei e posandole una mano sulla spalla.

«É tutto un completo disastro... un enorme, gigante disastro» continuò a mormorare Ashley, ignorando gli incoraggiamenti dell'amica. In quel momento la lezione persa era l'ultimo dei suoi problemi e ovviamente le sue imprecazioni non si stavano riferendo a quello, anche se Melissa questo non poteva mica saperlo.

La mora guardò l'amica ripiegarsi sempre di più su sè stessa, impegnata a stringere i pugni e a emettere flebili gemiti di sofferenza misti a parole incomprensibili così, dopo un primo momento di smarrimento, decise di agire e provare a farla ragionare con i fatti alla mano.

Ashley smise di autocommiserarsi quando una sensazione improvvisa di frescura alla fronte le diede un tenue sollievo. Sollevò di poco la testa e vide che Melissa vi aveva appena appoggiato sopra una mano per cercare di saggiare la sua temperatura corporea.

«Scotti, non sarò un termometro vivente come mia madre, ma non ci vuole nessuna particolare sensibilità tattile per capire che hai la febbre alta, è troppo evidente. Quindi, oggi devi stare a letto, fare cautela e riposare.» sentenziò, con un tono fermo e determinato, che era insolito sentire uscire dalla sua bocca, e incrociando le braccia al petto.

La ragazza timida e insicura che tutti conoscevano era capace di cambiare totalmente quando si trattava di affari medici ma, dopotutto, quello era il suo campo e non poteva che essere così.

«Ma oggi pomeriggio devo lavorare, ho già chiesto la mattina libera ieri per andare alla laurea, non posso...» provò a ribellarsi Ashley, facendo per rimettersi in piedi prima che una stretta salda al braccio le impedisse di alzarsi.

«Non se ne parla! - obiettò subito Melissa, annientando qualunque tentativo della rossa di opporsi, poi però addolcì il tono, sorridendole – adesso chiami al negozio, dici che stai male e che non verrai per almeno due giorni, ti metti a letto al caldo e non fai sforzi. Io vado a prendere il termometro e torno, ok? Non devi trascurarti, la salute viene prima di tutto e se non lo sostenessi proprio io finirei praticamente per rinnegare tutto ciò a cui sto dedicando la mia vita, non ti pare?» concluse senza ammettere repliche, mentre si avviava verso la porta a passi veloci.

«Hai ragione» si arrese infine Ashley, sorridendo e impiegando le poche energie che le erano rimaste per scivolare di nuovo sotto le coperte e mettere finalmente la sua testa scombussolata ben comoda sul cuscino.

Melissa sarebbe diventata di sicuro un buon medico, un giorno: sapeva essere davvero convincente coi suoi modi fermi ma cortesi e allo stesso tempo trasmetteva un senso di sicurezza e fiducia.

Rimase sola, gettata su quel letto come una bambola di pezza, e i pensieri ripresero a invaderle la mente martoriata, che non aveva ormai tregua dalla sera prima.

Sensi di colpa, incertezze, paure, dubbi e domande la affollavano e per la maggior parte di questi non aveva risposta o soluzione.

Girò istintivamente la testa verso il comodino, dove giaceva il suo cellulare, privo di alcun segnale di vita, e lo fissò con uno sguardo colmo di delusione e rammarico.

Non biasimava Matt perché non l'aveva cercata e non era arrabbiata con lui: al suo posto avrebbe agito allo stesso modo e, ad esser sincera, lei per prima non aveva la minima intenzione di sentirlo.

Per dirsi cosa?

Che era stato meraviglioso o al contrario niente di entusiasmante o degno di nota?

Dare un giudizio alle proprie prestazioni sessuali non avrebbe di certo cambiato la realtà dei fatti, e cioè che loro non avrebbero mai dovuto finire avvinghiati l'uno all'altra a darci dentro in un pomeriggio di disperazione.

Suonava tutto terribilmente sbagliato perché loro non si amavano ma non erano nemmeno due squallidi scopamici qualunque.

Che diavolo erano, allora?

Ashley strinse le lenzuola fino a stritolarle, odiava non riuscire a inquadrare il loro rapporto in uno schema preciso, era qualcosa che la faceva imbestialire e la confondeva fin dal giorno in cui le loro labbra si erano scambiate il primo bacio nel giardino di quel locale da snob, siglando la sua condanna definitiva.

Dopo era stato tutto un crescendo confusionario di attrazione, sensazioni e pensieri, che aveva avuto la sua degna conclusione il giorno prima.

La situazione era già abbastanza complicata così, se poi si aggiungevano anche Michelle, Terence e tutto il resto, diventava davvero insostenibile.

Così, giusto per non farsi mancare niente.

Alla fine uno dei rischi che il loro patto poteva contemplare li aveva investiti in pieno...e poi ce n'era un altro, molto più pericoloso e che Ashley aveva terrore persino solo a ipotizzare, perché avrebbe messo in gioco sentimenti che tra loro due non erano nemmeno lontanamente concepibili.

L'amore era fuori discussione, ma proprio anni luce lontano.

E allora, perché rimaneva quel maledetto amaro in bocca?

Per fortuna Melissa irruppe nella stanza e catturò la sua attenzione, distogliendola da quegli interrogativi troppo complicati e dolorosi.

Qualche minuto dopo avevano già tra le mani il responso.

«Hai 38.4! Ti avevo detto che era abbastanza alta! Devi aver preso un colpo d'aria ieri, eravamo vestite leggere e fuori comincia a far freddo, in questo periodo sono frequenti i raffreddamenti da sbalzi termici» le spiegò Melissa, descrivendo con un perfetto linguaggio tecnico quello che Ashley aveva già perfettamente compreso.

Era scappata via correndo con quel vestito scollato, fregandosene dell'aria fresca e sudando, poi era stata da Matt e lì aveva sudato per tutt'altri motivi e infine era fuggita per la seconda volta quando già era sera e faceva davvero freddo, sentendo la pelle ancora umida congelarsi a contatto col vento.

Di sbalzi termici ne aveva sopportati un bel po' tutti insieme e, a pensarci bene, quel raffreddore era la cosa più sensata e logica che le fosse capitata nelle ultime 18 ore.

«Già, direi che è proprio così» confermò, sprofondando rassegnata sotto le coperte e girandosi di fianco, verso Melissa.

«Visto che hai anche mal di gola e mal di testa, credo che dovresti prendere un antibiotico per evitare la sovrapposizione batterica, ma non sono ancora un medico, quindi credo che per quello dovrai consultare il tuo» le consigliò l'amica in maniera estremamente professionale, strappandole un sorriso sincero per tutte quelle premure nei suoi confronti.

«Lo farò, tranquilla. Non sarai ancora un medico ma ti vedo già sulla buona strada, sei così seria e professionale anche per un banale raffreddore» ci tenne a farle sapere, vedendola arrossire quasi subito per quel complimento.

«Beh, ti ringrazio, sono ancora all'inizio ma cerco di impegnarmi. E poi, vorrei specializzarmi in ginecologia e poter lavorare in sala parto. É un percorso lungo e difficile ma...spero tanto di arrivare in cima alla salita!» disse Melissa, sedendo sul bordo del letto accanto ad Ashley, con gli occhi che le brillavano di determinazione.

«Lo farai di sicuro! Posso già immaginare le migliaia di bambini che verranno alla luce grazie anche alle tue cure!» le augurò, socchiudendo gli occhi e sentendosi già un pizzico meglio grazie alla compagnia di Melissa.

Lei sorrise e si strinse nelle spalle, lusingata di ricevere così tanti buoni auspici per il futuro, poi parve essere attraversata da una scossa elettrice e si drizzò in piedi.

«Adesso vado di là a prepararti un bel tè caldo che ti darà immediatamente sollievo. Le altre sono tutte fuori e non torneranno prima di stasera ma non preoccuparti, rimarrò io nel caso in cui avessi bisogno. Sei ancora troppo debole per poter badare a te stessa e un aiuto ti farà comodo!» la informò, accingendosi ad uscire dalla stanza prima che una stretta al polso la fermasse.

«Ma no, non c'è bisogno! Avrai da fare, magari devi vederti con Luke e non voglio che rinunci per colpa mia!» si oppose Ashley, sollevandosi quel tanto che bastava per raggiungere il braccio dell'amica.

Melissa rimase un attimo stupita, poi si aprì in un ennesimo bel sorriso.

«É molto carino da parte tua Ashley, ma devi stare tranquilla. Posso benissimo studiare a casa e non per forza all'università, e poi con Luke ci vediamo praticamente tutti i giorni, non sarà una tragedia se oggi salta. Mi fa molto piacere poter prendermi cura di te, oggi...sai, ultimamente mi sei stata vicina, mi hai compreso e ascoltato nonostante le mie noiose paranoie e la situazione assurda in cui mi trovo e...non vedevo l'ora di poter fare qualcosa io per te, per ricambiare le tue gentilezze. Penso che tu sia una persona bellissima e una cara amica e...beh, non credo serva aggiungere altro.» riuscì a confessarle Melissa, tirando fuori il coraggio e vincendo la sua estrema timidezza che le impediva spesso di comunicare agli altri i suoi sentimenti.

Ashley rimase assai contenta delle stupende parole della sua amica ma subito i sensi di colpa tornarono e si rese conto di non meritarle. Stava mentendo anche a lei e, per quanto fosse sicura che Melissa in quella casa sarebbe stata l'unica a non giudicarla e a capirla, qualcosa dentro di lei la bloccava e non le permetteva di confidare a nessuno il suo segreto.

Il suo sguardo si incupì «Non sono così perfetta come mi descrivi» mormorò, cercando rifugio nelle lenzuola.

«Beh, ma chi lo è? Siamo umani, Ashley, sbagliare è nella nostra natura, non possiamo evitarlo...io sono la prima a commettere errori da sempre ma...la vita è fatta di scelte, spesso non facili e che comportano sempre delle conseguenze. É come siamo veramente dentro che fa la differenza, e quando uno sbaglio ha dietro le giuste motivazioni, pesa meno di uno fatto appositamente per fare del male.» tentò di spiegare in breve, riassumendo il risultato di una serie di riflessioni che aveva eleborato di recente, dopo la storia con Luke. Sapeva di dover cambiare, stava lottando per farlo e per trovare la strada più giusta possibile per uscirne, ma non era facile come sembrava. Incolparsi alla fine non dava i suoi frutti, bisognava lavorare sui propri difetti e non piangerci addosso, solo così, forse, prima o poi avrebbe trovato una soluzione per rimediare alle sue mancanze.

Verso sè stessa, verso Luke e verso le sue amiche.

«E se le tue azioni feriscono involontariamente altre persone? » chiese, sperando di trovare un po' di conforto.

«L'importante è rendersene conto e provare ad aggiustare il tiro. Non è mai troppo tardi per farlo. - disse Melissa, mentre osservava lo sguardo carico di preoccupazione di Ashley e rivedeva la stessa espressione che caratterizzava i suoi occhi in quel periodo – Ieri, quando sei sparita dalla festa, Michelle e le altre erano preoccupate. Pensano che tu sia strana, ultimamente e...ad essere sincera anche io lo penso – ammise schiettamente, facendo sussultare Ashley per la sorpresa – non so cosa ti turbi e non voglio che tu me lo dica se non ti va ma...sappi che, di qualunque cosa si tratti, io sono qui pronta ad aiutarti, per quanto possa valere. » mormorò, con lo sguardo basso e il viso arrossato.

Ashley esitò qualche secondo, poi sollevò gli occhi e scrutò la figura esile della sua amica, che quel giorno si stava dimostrando davvero tale.

«Grazie, Melissa. Lo terrò presente, sei una ragazza davvero speciale» disse a bassa voce, il mal di testa stava avendo il sopravvento, la febbre divampava ancora forte e i suoi occhi cedettero sotto il peso del malessere.

Melissa uscì in punta di piedi dalla stanza e lasciò che la sua amica riposasse, augurandole che potesse fare un sonno sereno e privo di incubi.

 

 

«Sta meglio Ashley?» chiese Terence a sua sorella, mentre si avviavano assieme agli altri al locale in cui erano soliti trascorrere il giovedì sera.

«Sì, la febbre è scesa rispetto a ieri, anche se Melissa le ha consigliato di rimanere in casa qualche altro giorno per evitare delle ricadute.» gli rispose Michelle, che avanzava a passo svelto, con lo sguardo fiero e il suo solito portamento elegante.

«Magari quando si rimette faccio un salto da voi, allora» continuò Terence, il suo viso ebbe un attimo di incertezza quando notò l'espressione della sorella mutarsi e diventare quasi preoccupata.

«Ok, come vuoi» disse soltanto, chiudendo lì la questione in maniera sbrigativa.

Terence aggrottò le sopracciglia, fissò Michelle e poi cercò di distanziare il gruppo con qualche falcata più ampia, tirandosi dietro anche lei.

«C'è qualcosa che non va?» fece, stando attento a non farsi sentire da nessuno.

Michelle esitò un attimo, incerta se rivelare o meno le sue supposizioni, poi decise che era inutile tenere all'oscuro il fratello e che tanto, se la verità era proprio quella, prima o poi sarebbe venuta fuori.

Era solo questione di tempo.

«Niente è che...Colleen pensa che Ashley si stia comportando in modo strano, ultimamente e...anche io comincio a notarlo. Alla tua festa è scappata via all'improvviso, non ci ha nemmeno spiegato bene per quale motivo, ha solo detto di avere un'emergenza con una sua collega o una cosa del genere...ma onestamente la cosa puzza un po' di bruciato. Quando è tornata a casa la sera era evasiva, è andata subito a letto e ci ha liquidate senza perdersi in troppi dettagli» gli spiegò, rivelando i suoi dubbi, più che fondati in realtà.

«Magari una sua collega aveva davvero bisogno di lei...e poi ti ricordo che l'indomani si è svegliata con una febbre da cavallo, credo sia normale averla vista un po' abbattuta la sera prima, non credi?» provò a confutare tutte le sue tesi, che trovava azzardate, e soprattutto non aveva ancora capito dove sua sorella volesse andare a parare.

«Sì, può darsi» lo assecondò Michelle, facendo una smorfia e usando un tono dubbioso che però lasciava intendere quanto preferisse rimanere della sua idea.

«Michelle, parla chiaro. Cosa stai cercando di dirmi?» insistette il ragazzo. Conosceva troppo bene la sua sorellina per non capire che stava cercando in tutti i modi di evitare di dirgli tutto ciò che frullava nella sua testa macchinosa.

Michelle sospirò, poi si arrestò un attimo e lo fissò coi suoi grandi occhi.

«Senti Terence, quello che sto cercando di farti capire è che...alcuni comportamenti di Ashley di recente lascerebbero sospettare che stia frequentando con qualcuno...e non intendo un'amica o qualche collega universitario...intendo un ragazzo!» ammise infine, non trovando un modo migliore per addolcire quella pillola amara.

Terence rimase qualche secondo in silenzio, corrucciò lievemente lo sguardo e poi si schiarì la voce, come per prendere tempo prima di parlare.

«Ashley è libera, può frequentare chiunque le pare e, se anche questo qualcuno non dovessi essere io, pazienza, me ne farò una ragione!» esclamò Terence, puntando lo sguardo dritto davanti a sè ed evitando quello di Michelle.

La castana scosse la testa in disapprovazione.

«Dovrebbe parlarti prima, però. Per correttezza» sottolineò l'ultima parola con particolare intensità, prima di imitare il fratello e riprendere il suo passo spedito.

«Sono sicuro che lo farà» ribattè lui, spingendo la porta del locale e facendo segno di entrare alla sorella e alle altre ragazze.

Era piuttosto affollato, il giovedì c'era sempre musica o qualche evento particolare e quel posto si riempiva molto più che nei restanti giorni della settimana.

Stavano quasi tutti prendendo posto attorno al tavolo, quando l'attenzione di Terence fu catturata da un intruso fin troppo familiare che avrebbe volentieri preferito vedere spiaccicato a un muro piuttosto che gironzolare a distanza ravvicinata attorno al suo gruppo.

Matt, quell'essere che consideravano la peggiore feccia sulla faccia della terra, si era avvicinato a loro, violando la distanza di sicurezza che si erano tacitamente imposti, e con quella sua solita aria sfacciata e temeraria, stava passando a rassegna i loro amici, soffermandosi accanto alle sedie e sbirciando i visi, quasi fosse alla ricerca disperata di qualcuno.

Era davvero strano, per quanto fosse nota a tutti la sua sfrontatezza, il biondastro non si era mai concesso un simile comportamento, così spudorato e al limite della sfida.

I suoi occhi scrutavano attentamente ogni angolo, fregandosene di aver varcato quel confine invalicabile e invisibile, che li divideva inesorabilmente come un muro di pietra, e di essere ormai in zona nemica, pronto a essere fatto a fettine.

Terence si accigliò in un istante insieme a qualche altro ragazzo del gruppo, mentre Michelle sbiancò e le altre ragazze si ammutolirono, compresa Melissa, che però guardò la scena con un pizzico di curiosità e cercò disperatamente lo sguardo di Luke, da qualche parte nel locale, perché potesse ricavarne uno straccio di spiegazione.

Il problema era che lo trovò, alla fine, ma il suo amato aveva gli occhi sbarrati da dietro gli occhiali, e osservava il suo migliore amico con aria stranita e sconcertata, ancora di più di quanto non stessero facendo già i membri del gruppo di Terence.

Matt doveva aver agito imprevedibilmente e colto alla sprovvista anche lui.

«Si può sapere che cazzo hai da guardare? - sbottò Terence, ergendosi di fronte al suo nemico con tutto il suo orgoglio e odio represso e sfidandolo apertamente, occhi negli occhi – faresti meglio a scomparire, non sei una persona gradita qui e non lo sarai mai! Dovresti averlo imparato in tutti questi anni o vuoi una rinfrescata?» gli chiese provocatorio, puntando i suoi occhi castani e ribollenti di odio in quelli azzurri e freddi dell'ex amico.

La faccia di Terence era una maschera di rabbia e nervosismo ma Matt rispose nell'unico modo che conosceva.

Fece un sorriso beffardo e non si scompose, facendo irritare doppiamente Terence.

«Grazie, ma non ne ho bisogno, ricordo alla perfezione quanto siate bravi a credere alle voci di corridoio e a farvi fottere il cervello – rispose a tono, senza abbassare lo sguardo e senza farsi intimidire dalle minacce del suo rivale – anzi, a proposito di voci...ho saputo che ti sei laureato, beh...volevo farti gli auguri, sono sinceramente contento che tu sia arrivato dove volevi, che tu abbia raggiunto l'obiettivo che ti ha fatto dimenticare tutto il resto» gli sibilò, facendo un riferimento abbastanza esplicito a quanto la sua ambizione lo avesse accecato e gli avesse impedito di accorgersi che lui non aveva mai desiderato mettergli i bastoni tra le ruote ma che anzi avrebbe gioito del suo successo se solo gliene avesse dato la possibilità.

Del dolore che Matt ai tempi era stato costretto a provare, di tutte le pressioni e angherie che aveva sopportato a causa della sua famiglia, però, di quello Terence non si era mai interessato, non aveva mai capito niente, lo aveva lasciato solo e alla fine lo aveva accusato di qualcosa di orribile per poi cancellarlo dalla sua vita.

«Le tue viscide prese per il culo risparmiale per le tue troiette e per quei quattro leccapiedi che ti ritrovi» dichiarò fredda Michelle, intromettendosi in quella disputa a due.

Melissa sussultò quando si rese conto che uno di quei leccapiedi era il suo Luke e la cosa le fece montare una rabbia dentro insieme a un senso di frustrazione e impotenza.

Avrebbe dovuto alzarsi e difendere il suo amore da chiunque avesse osato insultarlo, come in quel momento, e invece agì da codarda, rimase ancora una volta ferma e schiacciata dalla sua timidezza e fragilità.

Il leone che abitava dentro di lei, per il momento, faticava ancora a destarsi e chissà quando e se l'avrebbe mai fatto.

Matt posò lo sguardo su Michelle, incontrando gli occhi di una ragazza arrabbiata e ferita: ce l'aveva con lui da anni ma per motivi differenti che però, stranamente, gli venivano più facili da comprendere rispetto a quelli del fratello.

Un rifiuto può pesare più di qualunque altra cosa nel cuore di una persona e spesso non si riesce mai a razionalizzarlo e superarlo, lascia sempre un vago senso di amarezza e insoddisfazione e così era stato con lei. La questione di suo fratello era solo una ulteriore scusa in più per odiarlo e canalizzare la sua delusione in una causa che appariva più importante di un semplice cuore infranto.

Non le rispose, non volle infierire, soprattutto adesso che c'era di mezzo Ashley; se solo Michelle avesse scoperto cosa c'era stato fra loro, ne sarebbe uscita annientata e isolata.

«Non vi scaldate, stavo giusto andando, non continuerò a inquinare la vostra preziosissima aria – disse, voltandosi per abbandonare il viso di Michelle e tornare a quello di Terence – mi ha fatto piacere parlare di nuovo con te, come i vecchi tempi» aggiunse, accennando un sorriso e lasciando il ragazzo incapace di replicare se non dopo, con un insulto forte e chiaro, che però raggiunse le orecchie di Matt quando era già lontano.

Lei, comunque non c'era, nemmeno quella sera.

Tornò al tavolo poco dopo con un birra in mano e la visione di Luke, inebetito e sconvolto, che boccheggiava e gesticolava furiosamente.

Si accomodò accanto a lui e come niente fosse portò la bottiglia alle labbra, con lo sguardo pensoso in direzione del tavolo di Terence.

«No, ma dico...sei diventato completamente idiota o hai di colpo maturato istinti suicidi? Perché sai, farti una passeggiata improvvisa attorno al tavolo di quelli non credo sia la maniera migliore di passare un tranquillo giovedì sera!» gli fece notare, pallido come uno straccio e ancora visibilmente scosso dal comportamento assurdo dell'amico.

«Devi farmi un favore, Luke – attaccò Matt, senza nemmeno dare una giustificazione o lasciarsi turbare dai commenti del riccio – potresti chiedere a Melissa come mai Ashley non è con loro?» domandò serio, sorseggiando la sua birra senza nemmeno guardarlo in faccia.

Luke strabuzzò gli occhi, il suo amico quella sera doveva essere stato rapito dagli alieni che avevano provveduto a sostituirlo con una copia davvero ben fatta.

«Che razza di richiesta è? Ti dico che hai quasi fatto scoppiare una rissa qua dentro e te ne esci così? Per favore qualcuno chiami un esorcista!» sbottò Luke, che si era già immaginato impegnato a intervenire per sedare il manicomio che poteva esplodere, rischiando la propria incolumità.

«Sono solo andato a prendermi questa» fece tranquillamente, indicando la sua bottiglia.

«Certo, ovvio, mi pare più che legittimo! E quindi per farlo era necessario circumnavigare l'isola felice dei tuoi acerrimi nemici e fare partire un embolo a Terence e sua sorella, invece che dirigerti direttamente al bancone. Sì, in effetti, detta così adesso suona ragionevole!» ironizzò, diventando paonazzo in viso con la voglia di farla scoppiare lui una rissa per mano sua contro l' amico incosciente che aveva a fianco.

Matt sbuffò, annoiato, senza commentare; aveva altri pensieri in testa e le ansie, peraltro giustificate, di Luke, in quel momento non riusciva proprio a reggerle.

«Quindi, puoi chiederglielo?» insistette imperterrito, facendosi scivolare addosso le accuse del moro, come una statua di marmo.

«No che non posso! Secondo te mi metto scrivere a Melissa, dicendole ' ehi ciao, che stai facendo? Ci vediamo domani? Ah, a proposito, come mai Ashley non era con voi, stasera?' Non credi che suonerebbe un po' strano? Se ti interessa perché non lo chiedi direttamente a lei? Avete di nuovo litigato?» domandò, sporgendosi verso l'amico e costringendolo a guardarlo in faccia, per tentare di farlo rinsavire.

«Peggio – rispose di getto Matt, poi bevve un lungo sorso di birra quasi avesse bisogno di una maggiore quantità di alcool in corpo per continuare quella frase – abbiamo fatto sesso» confessò, facendo uscire gli occhi dalle orbite a Luke.

«CHE COSA??? Cazzo, Matt, vi piace proprio bruciare le tappe, eh?» sbraitò, arrendendosi all'evidenza che quella sera non sarebbe riuscito ad avere un attimo di pace.

«A differenza vostra, siamo perfettamente consci di avere organi funzionanti e addetti a rispondere agli impulsi sessuali quando c'è attrazione.» rispose Matt, sbuffando e lanciando un'occhiata di disappunto all'amico.

«Ah si? E allora, perchè adesso sei qui in difficoltà a chiedere il mio aiuto per sapere dove sia? Mi sa che i vostri organi e i tutti questi impulsi hanno fatto un gran bel casino, non è vero?» obiettò, guadagnandosi stavolta la palma della vittoria in quel gioco a botta e risposta.

Matt incassò il colpo, senza fiatare.

In quei due giorni non aveva avuto il coraggio di contattare Ashley.

Ogni volta che prendeva in mano il telefono e provava a chiamarla o scriverle, le ritornava alla mente l'immagine di lei che, un minuto prima lo teneva abbracciato dopo averlo fatto, e quello seguente era scappata via senza degnarlo di una parola o un saluto.

Probabilmente lo stava evitando e non le dava tutti i torti.

Il loro rapporto pieno di complicità e di comprensione, sembrava essersi ridotto a un cumulo di cenere.

Aveva bisogno anche solo di vederla per rendersene conto, per accettare che tra loro era finita e anche in malo modo.

«Hai ragione, Luke» mormorò, rassegnato, suscitando finalmente la pietà dell'amico, che non riusciva mai a restare indifferente quando lo vedeva così remissivo e stanco di combattere.

Un giorno avrebbero dovuto farlo santo, come minimo.

«E va bene, chiederò a Melissa di Ashley! Ma ti giuro che, se la prossima volta che agisci da sconsiderato con Terence finirai per fare scoppiare un putiferio, non potrai contare sul mio aiuto!» dichiarò, incrociando le braccia al petto e mantenendo un'espressione imbronciata ed esasperata.

Matt sorrise, sapeva che Luke non l'avrebbe mai abbandonato, faceva solo il duro perché voleva proteggerlo.

«Sarò più prudente, te lo prometto» lo rassicurò, prima di scambiarsi delle occhiate di intesa e qualche sorriso sghembo.

Una mano si posò sulla spalla di Matt, all'improvviso, costringendo il biondo a voltarsi.

Dietro di lui Pam, l'artefice di quel gesto, poi una ragazza che non aveva mai visto, dai capelli castano chiaro, lisci e di media lunghezza e gli occhi della stessa tonalità, e infine, Jessica, che gli fece un saluto con la mano.

«Ciao, Matt, ciao Luke! - salutò allegra Pam, mentre si accomodava accanto a lui, poi si rivolse alla misteriosa ragazza nuova – lei è Christie, una mia collega e amica! Stasera è dei nostri!» esclamò, mentre la ragazza porgeva la mano a Matt, sfoggiando un sorriso smagliante e lui la stringeva malvolentieri, ostaggio dei pensieri che in quel momento avevano solo il volto di Ashley.

Jessica prese posto di fronte ai due ragazzi, fulminando Luke e guardando di soppiatto la scena appena consumata, preparandosi a godere di uno spettacolo niente male.

Le ragazze ordinarono i loro cockatil, poi presero a chiacchierare amabilmente.

Christie non si perdeva neanche per un secondo il viso di Matt, lo aveva adocchiato da tempo, tramite la sua amica Pam, e si era presa una cotta bella grossa. Quando la sua amica le aveva rivelato che la ex di Matt, Jessica, non aveva più nessun contatto 'amoroso' con lui e che il loro rapporto era definitivamente chiuso, aveva fatto i salti di gioia e aspettato quell'uscita con euforia.

Era abbastanza estroversa e non le ci era voluto molto per cominciare a parlare senza sosta, per indagare gli interessi di Matt e mettersi in mostra, al fine di suscitare la sua attenzione.

Peccato che avesse beccato la serata più sbagliata in assoluto per farlo.

Matt annuiva distrattamente, il suo sguardo era assente e vuoto, diretto a guardare un punto della sala, e non pareva aver voglia di fare nient'altro quella sera.

Pam se ne accorse, lanciò un'occhiata a Jessica che per tutta risposta scrollò le spalle, facendole intendere che non aveva idea del perché Matt sembrasse aver preso una botta in testa.

In effetti non lo sapeva, ma poteva intuire chi potesse essere il colpevole, anzi la colpevole.

«Allora sei fotografo? Wow, deve essere un mestiere molto affascinante! - incalzò Christie, continuando con le sue attenzioni farcite di luoghi comuni – sai, mi piacerebbe che mi facessi qualche bello scatto, magari un giorno potremmo metterci d'accordo, potremmo andare nel tuo studio...o prenderci qualcosa fuori, insieme!» propose la castana, alludendo a qualcosa che doveva andare oltre un banale servizio fotografico.

Ma nella mente di Matt, nel momento in cui era stato nominato il suo studio, prese a vorticare il pensiero di Ashley, di loro due insieme e delle sensazioni sconvolgenti che li avevano animati quel pomeriggio, proprio in quel luogo.

«Ehm, non lo so, non credo proprio, sono piuttosto impegnato» la liquidò assente, poggiando il mento sulla mano, mentre Jessica, sorseggiava il suo drink con la cannuccia e riuscì per quel motivo a camuffare un ghigno di vittoria.

Lei aveva sempre ragione, aveva già previsto quel sonoro rifiuto.

Luke la scorse e per una volta si trovò d'accordo con lei.

La bionda allora si sporse verso di lui e gli fece cenno di avvicinarsi, approfittando del fatto che Matt si era alzato per fumare e Pam e Christie parlottavano tra loro, furiose e sconcertate, commentando amaramente l'atteggiamento schivo e gelido del ragazzo e constatando quanto, forse, fossero vere le notizie che circolavano sul suo conto e su una sua presunta relazione con una misteriosa ragazza che nessuno aveva mai visto.

«Ascolta cespuglio, non vorrei interpellarti ma...questo è l'unico argomento che abbiamo in comune. Che diavolo prende a Matt? Sembra che un tram l'abbia preso in pieno» bisbigliò, attenta a non fare capire il soggetto di quella comunicazione top secret.

«Perchè dovrei dirtelo?» obiettò Luke, che non aveva la minima intenzione di divulgare le confidenze di Matt, considerando che Jessica era comunque una sua ex.

«Perchè, mio caro, so che in tutto questo c'entra la rossa del gruppo di Terence, inutile fare il misterioso con me. Ne abbiamo già parlato io e lui e...beh...ho capito che gli piace e anche molto. - affermò con sicurezza, sorridendo alla faccia stupita di Luke – hanno litigato, per caso? » domandò, lanciando un finto sorriso a Christie, che nel frattempo la fissava sospettosa.

«Non lo definirei proprio 'litigare'...» chiarì il moro, con aria allusiva dopo qualche incertezza, ma decidendo di fidarsi di Jessica.

La ragazza sghignazzò, intuendo al volo a cosa stesse facendo riferimento.

«Oh, bene! Senti un po', inutile girarci intorno, non mi sei molto simpatico e trovo alquanto discutibile la tua pettinatura e, per contro, so che non approvi il mio stile di vita e che probabilmente hai fatto scoppiare dei fuochi d'artificio quando io e il tuo migliore amico abbiamo rotto ma...credo che potremmo stabilire una tregua provvisoria e occuparci della sola cosa in comune che abbiamo a cuore, ovvero la salute mentale di Matt. Quell'idiota deve capire che si è innamorato e poi...avrà bisogno di noi quando scoppierà la bomba nel gruppo di Terence. E tu sai che succederà prima o poi.» lo avvisò, facendosi seria.

Luke deglutì, quel discorso pareva riguardare anche lui e Melissa, provò un brivido lungo la schiena al pensiero del futuro e non potè fare altro che concordare con quella presuntuosa insopportabile.

Dovevano stare uniti e sostenersi e non c'era tempo per perdersi in faide interne al loro gruppo.

«Ci sto» disse, lanciandole un'occhiata eloquente al quale la bionda rispose con un sorriso.

L'alleanza temporanea era stata fatta, ora bisognava metterla in pratica.

 

Quella sera Ashley, a riposo sotto le coperte, meno bollenti rispetto al giorno prima e imbottita di antibiotici, ricevette un messaggio che la costrinse a ridestarsi dal torpore e allungare una mano fuori dal suo caldo bozzolo.

Il nome del mittente la fece avvampare così tanto che ebbe l'impressione che la febbre le fosse tornata, stavolta molto più alta.

Alla fine, Luke aveva mantenuto la promessa e trovato un modo ingegnoso per fare uscire la questione dell'assenza di Ashley durante la sua conversazione serale con Melissa, anche se Matt gli sarebbe stato debitore a vita.

«Rimettiti presto» recitava solamente, ma per Ashley quelle semplici due parole ebbero un impatto devastante.

Si ritrovò seduta sul letto, a sorridere e piangere contemporaneamente, senza distinzione.

L'estrema gioia e il dolore, la perfetta sintesi di quello che era quel rapporto o per meglio dire, di quello che ne rimaneva, dopo quel pomeriggio che li aveva segnati per sempre.

 

 

Qualche giorno dopo, Ashley era guarita del tutto e aveva ripreso le normali attività, il lavoro, lo studio, i suoi amici.

Tutte, tranne un tassello, uno dei più importanti.

Dopo quel messaggio niente più era successo, lei non aveva risposto, bloccata dalle sue stupide paure e, le poche volte che lo aveva intravisto in giro, il cuore le aveva fatto un tuffo e un tremore diffuso l'aveva invasa, impedendole di muoversi.

Lo aveva evitato, incapace di affrontare l'ammasso di pensieri e domande che affollavano la sua mente.

Una mattina, aveva sentito spettegolare Michelle e le altre su un curioso episodio accaduto in quei giorni.

Stando ai loro racconti, Matt si era avvicinato al loro gruppo spudoratamente, senza alcuna spiegazione plausibile se non quella che loro gli avevano attribuito, cioè attaccare briga e rovinare a Terence la gioia per la sua laurea.

«Sembrava quasi stesse cercando qualcuno» commentò invece Beth, che, nella sua ingenuità, ci aveva preso proprio in pieno.

Ashley aveva sussultato e si era voltata per nascondere le sue emozioni, troppo evidenti nel suo sorriso e nei suoi occhi.

Lui l'aveva cercata, per chiarire o per rompere, non lo sapeva, rischiando di beccarsi insulti o altro ancora.

L'aveva fatto, non era rimasto indifferente.

«No, è impossibile! - aveva esclamato Michelle – è solo invidioso di Terence perché ha saputo che è riuscito a realizzarsi, nonostante lui abbia fatto di tutto per umiliarlo e impedirglielo!» aveva affermato poi, col suo solito atteggiamento di superiorità, e per la prima volta Ashley aveva provato l'impulso di tirarle un sonoro schiaffo.

Aveva preso un paio di respiri profondi e capito che evitarlo sarebbe stato inutile, che lui faceva parte della sua vita ormai e non poteva scappare all'infinito.

 

 

Fu un caso – o forse no - che il pomeriggio dopo quella conversazione con le ragazze, Ashley, di ritorno da una lezione, si ritrovò a percorrere una delle strade che Matt faceva spesso dopo il lavoro per ritornare a casa.

E forse fu il destino che li fece trovare faccia a faccia, uno opposta all'altra, pronti per un confronto che avevano evitato ma che, alla fine, qualcosa di più grande di loro stessi evidentemente voleva fortemente che accadesse.

Ashley indietreggiò, colpita dalla visione di quel ragazzo, che iluminato dalla luce dorata del tramonto, appariva più bello che mai.

Le sue gambe esitarono, rimase pietrificata ma con una disperata voglia di scappare, di non essere pronta a fare i conti con la dura realtà, con la battaglia finale.

Matt non glielo permise, le corse incontro, approfittando della sua incertezza, lei si fece raggiungere, decidendo alla fine di arrendersi a ciò che il fato e il suo cuore in fondo volevano fortemente da giorni.

«Aspetta, Ashley!» la chiamò lui, leggermente affannato per la corsa improvvisa.

La sua voce, sempre la stessa, risuonava di nuovo nelle sue orecchie ed era una bella sensazione dopotutto, anche se gli sarebbe bastato pronunciare poche parole per disintegrarla del tutto.

Non rispose, deglutì dolorosamente per via di un groppo alla gola, e rimase in piedi, immobile.

Non era scappata, stavolta.

«Come stai?» domandò lui, dopo qualche esitazione, di fronte a lei.

Stavano vicini, così tanto da potersi toccare se solo avessero allungato una mano, ma sembravano distanti anni luce, irraggiungibili, e quella sensazione faceva male a entrambi. Era strano e oltremodo paradossale il gelo che li circondava dopo aver condiviso due mesi, in cui si erano confidati e sostenuti a vicenda, e quell'ultimo episodio così intimo e intenso.

«Bene, ho solo preso un colpo d'aria. Sono cose che capitano, in questo periodo» rispose lei, riducendo il tutto a una considerazione ovvia e banale, assorta e concentrata a osservarsi le scarpe, lasciando che i capelli le coprissero parte del volto e facendo molta attenzione a non incrociare il suo sguardo nemmeno per sbaglio.

Matt sospirò e infilò le mani nelle tasche del suo giubbotto di pelle «Non intendevo solo quello, non fingere di non aver capito - ribattè calmo e senza la minima voglia di abbandonare quel discorso – mi stai evitando e...guardaci! Ci comportiamo come due perfetti estranei!» constatò, sbattendole in faccia la nuda e cruda realtà.

Ashley sussultò vistosamente a quell'affermazione che le provocò un dolore al petto e un forte senso di tristezza, le sue iridi castane cominciarono a spostarsi rapidamente da un punto all'altro della strada, erano irrequiete mentre lottavano per impedire alle lacrime di offuscarle, e la gola le si serrò, costringendola a un mutismo irreale.

Matt se ne accorse, studiò la sua intera figura coi suoi occhi attenti, quindi si portò una mano sui capelli e li spostò dalla fronte per liberarla, poi diede un'occhiata attorno per controllare la situazione e capì che erano troppo esposti.

Le prese una mano con delicatezza, lei non la ritirò ma non ricambiò la stretta, il biondo la sentì tremare ed esitare al suo tocco, come se fosse la prima volta che la loro pelle si sfiorava, e il suo sguardo si rabbuiò inevitabilmente.

«Togliamoci da qua, potrebbero vederci» la informò, prima di vederla annuire incerta e senza guardarlo, e condurla via, dietro un muretto basso che creava un nascondiglio perfetto.

Una volta al sicuro, Matt le lasciò la mano, si sedette per terra, alla base del muro, e silenziosamente anche Ashley prese posto, ponendo almeno mezzo metro di distanza tra loro e poggiando la schiena contro il cemento.

«Allora, come la sistemiamo?» domandò Matt, dopo qualche interminabile minuto di silenzio, con lo sguardo fisso davanti a sè, perso e indecifrabile in quell'atmosfera a dir poco surreale.

«Non saprei, dovresti essere tu l'esperto, ti sarà già capitato» rispose svogliatamente Ashley, raggomitolandosi su sè stessa e circondandosi le ginocchia con le braccia, in evidente stato di disagio.

«Sì è vero, mi è capitato di avere brevi storie basate sul sesso, anche se non così tante come pensi o come possano averti raccontato i tuoi teneri amichetti - ci tenne a precisare, immaginando quante leggende metropolitane dovessero girare sul suo conto, soprattutto per bocca di Michelle – ma stavolta...è stato diverso» aggiunse, infine, con aria enigmatica e vagamente pensierosa, la sua voce risuonò più bassa e dolce.

«In cosa sarebbe stato diverso?» ribattè Ashley, facendo oscillare le gambe nervosamente. Più il discorso si addentrava e sfiorava argomenti delicati che potevano riguardare il loro rapporto, più l'ansia la assaliva.

«Semplice, stavolta si tratta di te...e tu...non sei le altre, Ashley, non lo sei mai stata! Di quelle poco mi importava il giorno dopo ma con te...è diverso. Puoi fingere quanto vuoi, evitare la realtà dei fatti...ma in fondo sai benissimo che è così!» dichiarò lui, finendo la frase in un sussurro, si era sporto fino ad un centimetro dal suo viso e la fissava con quegli occhi penetranti e ipnotici, ai quali lei non riuscì a tenere testa come invece era abituata a fare di solito. Abbassò lo sguardo e corrucciò le sopracciglia, incapace di proferire parola e obiettare a quella verità che le scombussolava i pensieri e allo stesso la riempiva di una irrazionale felicità.

Matt rimase a guardare il suo viso confuso e sconvolto per un po', mentre una miriade di emozioni si accavallavano nella sua testa, poi si allontanò e ripristinò le distanze fra loro.

«L'attrazione tra noi c'è sempre stata, è inutile negarlo ma...quello che è successo, è andato oltre il lato fisico, mi ha coinvolto per intero e, che tu ci creda o no, è stato come se riuscissi a percepire tutte le tue emozioni, una per una. Ho avuto paura dopo...che si fosse rotto qualcosa tra noi, che ti avessi ferita in qualche modo...non riuscivo a capire che diavolo ti passava per la testa dopo che ti eri rivestita, sono rimasto immobile e poi...sei scappata.» riprese a parlare poco dopo, cercando di riassumere in poche parole un turbinio di eventi e sensazioni che nemmeno un intero foglio bianco sarebbe stato in grado di contenere.

«É per questo che ti sei avvicinato al mio gruppo così tanto da rischiare che Terence ti tirasse un pugno in faccia? Guarda che l'ho saputo...razza di idiota incosciente!» blaterò Ashley, fingendosi delusa dal suo comportamento ma celando malamente il piacere che l'aveva colta quando aveva saputo del suo gesto avventato.

La confessione di Matt le aveva riacceso il cuore e ne aveva tratto una sorta di conforto nel sapere che anche lui era stato assalito dai suoi stessi dubbi.

Un po' del ghiaccio parve sciogliersi di nuovo nel momento in cui si scoprirono ancora una volta simili e in sintonia.

«Non è andata così male! Era da tanto che non scambiavo quattro chiacchiere con lui, è stato divertente!» commentò Matt, concedendosi un meraviglioso sorriso liberatorio che Ashley riuscì a godersi appieno, visto che ora guardarlo in viso non appariva più un'impresa tanto impossibile.

«Divertente? Ti avrebbe volentieri ridotto a pezzetti! Tu sei proprio pazzo e masochista!» esclamò allora, sforzandosi di rimanere seria ma lasciandosi sconfiggere da un timido sorriso, che sbucò sul suo volto, alleggerendo la tensione tra loro e riportando l'atmosfera un po' a come era prima di quel giorno fatale.

«Era un rischio che dovevo correre. Volevo solo scorgerti, guardare anche un frammento del tuo viso per intuire cosa ti girasse in mente. Non sapevo se avresti avuto ancora voglia di parlarmi e così...era l'unico modo che avevo per capire se avrei fatto meglio a sparire per sempre dalla tua vita.» le confessò, poggiando le mani per terra e tirando indietro la testa, lasciando che i capelli gli ricadessero sulla nuca e fin quasi alle spalle.

«Mi dispiace Matt... ho avuto paura anche io, per le tue stesse ragioni e...di solito è questo quello che faccio quando non so come affrontare qualcosa. Scappo e cerco un buco in cui rifugiarmi e piangermi addosso. Ho una gran confusione dentro, non mi è mai successa una cosa del genere e...in più mi sento in colpa per Terence e gli altri...ho la testa che mi scoppia!» si lamentò lei, portandosi le mani sulle tempie e massaggiandole, con la fronte contratta in un'espressione a metà tra il sofferente e l'incazzato.

«Sei proprio bella quando ti arrabbi, lo sai?» la provocò Matt, scostandole dei ciuffi ribelli che le coprivano la guancia. Il fatto che ricominciava a stuzzicarla era un segnale che le nuvole si stavano diradando tra loro e che un sole, anche se non completamente acceso, stava pian piano facendo capolino.

«Non ci provare o finiremmo per fare la cazzata numero due in tempo record!» lo ammonì, lei, meravigliandosi di riuscire a scherzare su quell'argomento, nonostante i problemi esistenziali che l'affliggevano e gli interrogativi sul loro rapporto.

Risero, entrambi, finalmente.

Sembrava tornare tutto al suo posto, come i pezzi di un puzzle che, con pazienza, si incastravano di nuovo alla perfezione dopo essere stati staccati via da un colpo brusco.

Matt ritornò serio, la guardò, ottenendo finalmente in cambio una sua occhiata sicura, poi riprese a parlare «In fondo sapevamo che sarebbe successo, era solo questione di tempo. Non riusciamo a stare lontani l'uno dall'altra, a resisterci per troppo tempo e, forse, dovremmo semplicemente accettare quello che siamo, senza volerlo infilare in una categoria precisa. » provò a trovare una spiegazione a quella situazione ancora fosca e priva di una soluzione definitiva.

Ashley scrollò le spalle dubbiosa, e fece vagare lo sguardo confuso oltre la case che si stagliavano di fronte a loro.

«Senti, io non so cosa ci sia tra noi, nè dove ci porterà questo casino ma...di una cosa sono sicura...non voglio perderti, Matt, non voglio che cambi qualcosa...» la sua voce uscì tremante e rivelò una profonda commozione, quella che stava trattenendo dall'inizio ma che adesso si stava ripresentando con prepotenza.

I begli occhi di Ashley erano colmi di lacrime e Matt non ci pensò sù due volte.

Le portò una mano sulla testa e dolcemente la accostò a sè, accogliendola nell'incavo del suo collo. Lei non fece resistenza, si abbandonò a lui di nuovo, a quel dolce calore che sapeva darle e che assomigliava alla sensazione piacevole di ritornare nella propria casa dopo una lunga assenza.

«Ma non mi hai perso, Ashley. Non mi perderai mai» le sussurrò all'orecchio, prima di poggiare le labbra sui suoi capelli e premere per depositarle un leggero bacio.

Ashley si arrese, annullò la distanza tra loro, si accucciò tra le gambe di Matte e gli circondò la schiena con le braccia, sentendosi completa e in pace quando anche quelle del ragazzo la strinsero forte.

Parevano aver ritrovato un equilibrio anche se non sapevano dire per quanto sarebbe durato.

Matt era stato ben consapevole di non averle potuto promettere che niente sarebbe cambiato. Lui cominciava già a sentire un battito diverso, anche in quel momento, con lei stretta al petto.

«Che cosa ci sta succedendo?» mormorò lei, con il viso ancora affondato sul torace del ragazzo, adesso che la vicinanza col suo corpo non la imbarazzava più, ma anzi, col ricordo del loro incontro sembrava aver acquistato una confidenza nuova.

«Una risposta ce l'avrei ma non ti piacerebbe sentirla» rispose Matt, la sua allusione al fatto che si stessero innamorando reciprocamente non sfuggì alla ragazza, che si scostò bruscamente e lo fissò sconcertata.

«Matt! Non ti azzardare...non pensarci proprio! Avevamo un accordo e...questo non era contemplato!» provò a difendersi, balbettando con in testa l' immagine degli effetti che una catastrofe del genere avrebbe avuto sulla sua esistenza e su quella di altre persone a lei vicine.

«Bene, allora ci impegneremo a rispettarlo»la tranquillizzò, tornando a stringerla e ad accarezzarla.

Non ne era affatto convinto ma lei questo non doveva saperlo.

«Che ne dici se andiamo in quel parco, quello in cui abbiamo mangiato il gelato ormai più di un mese fa e mi racconti cosa ti è successo alla festa di Terence? Quel pomeriggio è stato un po'...movimentato, diciamo così, e non ho capito i dettagli. Sempre se sei libera.» le propose dopo qualche minuto.

Ashley sollevò la testa, risvegliandosi dal dolce torpore in cui era sprofondata tra le braccia di lui, e annuì con un cenno del capo.

«Va bene, e poi sono stufa di stare seduta in questo posto polveroso!» accettò, staccandosi da lui e appoggiandosi al muretto per mettersi in piedi.

Si spazzolò con le mani i jeans per qualche secondo, mentre Matt faceva lo stesso, poi lo vide frugare nelle tasche per recuperare delle chiavi.

«Aspettami qua, ti passo a prendere con la macchina, così non rischiamo di farci vedere insieme per strada. Per tua fortuna oggi non ho lo scooter che odi tanto, comincia fare freddo per quello» le disse, accingendosi ad allontanarsi.

Ashley lo guardò di spalle, giocherellò con la zip del suo giubbotto, indecisa, poi aprì bocca.

«In realtà...anche se mi lamentavo sempre, mi piaceva girare con quello, mi faceva tornare alla mia adolescenza, quando ero solo una ragazzina spensierata.» gli rivelò, piegando le labbra in un sorriso accennato.

Gli occhi azzurri di Matt furono attraversati da una scintilla nuova.

«Ti ci portava il tuo amato?» le domandò, voltandosi appena così che lei riuscisse a intravederne il profilo.

«Già» disse Ashley, senza aggiungere altro, con una nota nostalgica a colorarle la voce.

«Mi dispiace, io non sono lui» asserì il biondo, prima di voltarsi definitivamente ed avviarsi a recuperare l'auto.

«No, infatti» gli fece eco Ashley, con una punta di amarezza.

Poi, quando la sagoma di Matt era abbastanza lontana e fu certa che non potesse sentirla, le sue labbra si mossero impercettibilmente perchè uscisse solo un lieve sussurro.

«Tu sei molto meglio» mormorò, gli occhi fissi nella sua direzione e il cuore che, almeno per quella volta, aveva smesso di farsi soffocare dalla ragione.

 

  
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