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Autore: heliodor    08/08/2017    4 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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L'incontro

Per un attimo Joyce pensò di andarsene. In fondo era da maleducati origliare le conversazioni altrui. Ma lady Gladia l'aveva fissata parecchie volte durante la cena e provava un leggero risentimento verso la donna.
Sarebbe stato un modo per esercitarsi con l'invisibilità. Da quando era tornata da Vanoria non aveva più usato la magia.
Non voleva perdere la mano.
Mormorò la formula giusta e scomparve alla vista. Facendo attenzione a non fare rumore si sporse dal suo nascondiglio.
"...cautela, Gladia" stava dicendo Privel. "Quello che ora ci serve è tempo."
"Priv, è il tempo che sta terminando" disse lady Gladia accigliata. "Più ne passa, più il pericolo aumenta."
"Lo dicevo io che era una follia. Il re non mi ascolta mai."
"Il re ha orecchie solo per il suo consiglio ristretto. Farà ciò che gli diranno di fare i suoi generali. Lui vuole la guerra."
"Non siamo pronti per una guerra" disse Privel asciugandosi il sudore con un fazzoletto.
"Nessuno era pronto per questa guerra. Pensavamo di esserci liberati per sempre di Malag e invece..."
"Gladia, tu devi parlare con lui e fermare questa storia prima che arrivi a un punto di non ritorno. Anche Markel è d'accordo con me."
"Markel?" chiese lady Gladia sorpresa. "Avrei detto il contrario."
"Lui aveva... altri piani."
"Sai qualcosa che non so?"
"Dovresti chiederlo al tuo protetto."
 "Tharry?"
Privel annuì.
Lady Gladia scosse la testa. "Io e lui non ci parliamo più da... da molto tempo ormai."
"Ma tu hai un forte ascendente su di lui. E sul re. Se riuscissi a farli ragionare..."
"Ormai la decisione è presa. Se ci rimangiassimo la parola data sarebbe un disastro."
"Sarà un disastro se questo matrimonio verrà celebrato" disse Privel alzando la voce.
Stavano parlando di lei e Tharry, pensò Joyce.
"Parla più piano" disse lady Gladia.
"Scusami" disse Privel. "È che sono agitato anche per un altro motivo."
Lady Gladia gli lanciò un'occhiata perplessa.
"Ho ricevuto un messaggio personale..."
"Da chi?"
"Lui" disse Privel.
"E cosa aspettavi a dirmelo?"
"Stavo appunto per..."
"Non tenermi sulle spine" lo incalzò lady Gladia.
Privel deglutì a vuoto. "Vuole un incontro."
"Dove? Spero non qui."
"Belaryon" disse Privel.
Lady Gladia assunse un'aria pensosa. "È piuttosto isolato ed è lontano dalla città."
"È sicuro."
"Un buon posto per un agguato."
"Se non ti fidi non venire. Io ci andrò. Anche solo per sentire la sua offerta."
"Allora verrò anche io" disse la donna.
"È per dopodomani notte" disse Privel.
I due si spostarono in un'altra sezione, ma Joyce non poté seguirli.
In quel momento Tharry tornò. La stava cercando?
Joyce scivolò dietro uno scaffale e uscì dall'invisibilità, quindi si presentò davanti al principe cose se stesse passando di lì per caso.
"Sei qui" disse lui sorpreso di vederla.
Joyce sorrise imbarazzata. "Stavo cercando dei libri e mi sono persa."
Lui le porse il braccio e la guidò fuori dalla biblioteca.
Tornati sul terrazzo scoprirono che la maggior parte degli invitati era già andata via.
Un valletto in livrea azzurra li accolse. "Il re desidera parlare con voi" disse rivolto a Joyce.
Tharry l'accompagnò.
Re Hagar attendeva sotto un gazebo. Nella mano destra stringeva un ciondolo che portava legato al collo e nell'altra un bicchiere ancora pieno di vino. Volgeva lo sguardo verso il mare, come a cercare qualcosa di distante.
"Maestà" disse Joyce con un inchino.
Re Hagar indugiò nei suoi pensieri, poi si voltò verso di lei. "Tharry, puoi andare."
Il principe, sorpreso, fece un passo indietro. "Col vostro permesso" disse prima di allontanarsi.
Hagar la fissò in silenzio per qualche istante. "Sei molto giovane. Non oso immaginare quanto debba essere costato ad Andew lasciarti andare."
È costato a me, pensò Joyce. "Bisogna fare dei sacrifici per vincere la guerra."
Hagar annuì. "È facile quando a fare quei sacrifici non siamo noi. Allora, cosa ne pensi di Taloras?"
"È molto bella."
"Non quanto Valonde."
"Io non..."
"Tu non hai bisogno di mentire a me, Joyce. Il nostro è un regno grande, ma povero. Abbiamo tante montagne e ghiacciai, ma poche terre coltivabili. Ciò che cresce qui lo fa con difficoltà, ma se ci riesce è robusto e sano." Fece una pausa per raccogliere i pensieri. "Anche tu diventerai sana e robusta. Come noi."
"Sarà come dite voi" disse senza sapere cos'altro rispondere. Si sentiva a disagio e tutto ciò che voleva era finire quella strana discussione e andarsene a letto.
Hagar sospirò. "Non ti rubo altro tempo. Volevo solo dirti che sono felice di averti qui a palazzo e che da oggi in poi sei come una seconda figlia per me. Joseba sarebbe stata felice di conoscerti, ne sono certo."
Chi era Joseba?
Joyce fece un leggero inchino. "Col vostro permesso."
Hagar la ignorò e rivolse lo sguardo al mare.
Tharry l'attendeva ai margini del terrazzo. Sembrò sollevato nel vederla tornare.
"Sono stanca" disse Joyce. "Vorrei ritirarmi nelle mie stanze."
"Ti faccio accompagnare." Con un gesto richiamò l'attenzione di alcune ancelle.
"Posso farti solo una domanda?"
"Certo" rispose il principe.
"Chi è Joseba?"
Tharry sembrò turbato. "Nessuno di importante."
Joyce decise di non approfondire la cosa. Le ancelle la scortarono alle sue stanze e lei poté concedersi qualche ora di sonno.
 
La mattina dopo si vestì in fretta e raggiunse il salone principale del castello. Tharry e la sorella erano già pronti e sembravano in attesa.
Il principe indossava un completo azzurro e un mantello grigio con i simboli del circolo di Taloras. La principessa aveva scelto invece un vestito bianco crema con ricami verdi e argento.
"Dormito bene?" le chiese il principe.
"Divinamente" disse mostrandosi allegra.
"Oggi ci aspetta una visita in città."
L'ultima volta era quasi finita in tragedia, pensò. Possibile che da qualche tempo a quella parte qualsiasi attività le ricordasse un episodio brutto?
"È tutto a posto?" chiese Tharry. "Sembri turbata."
"Tra poco mi passa" rispose.
Raggiunsero il cortile e salirono sulla carrozza reale. Accanto a Joyce prese posto Lionore, mentre Tharry sedette davanti a lei con accanto il re.
Joyce decise di rilassarsi e godersi il viaggio. Il corteo era formato da un sola carrozza scortata da trenta cavalieri. Almeno dieci di loro erano stregoni del circolo. Gli altri appartenevano alla guardia reale e cavalcavano con sguardo fiero. Uno in particolare, un uomo in alta uniforme, si affiancò più volte alla carrozza per parlare con re Hagar.
"Quello è Markel Jakob, il comandante della guardia reale" disse Lionore forse notando il suo sguardo incuriosito.
Markel? Il nome non le era nuovo.
"Sua figlia Noela è una strega del circolo" aggiunse la principessa.
"Siete amiche?" chiese Joyce.
Lionore sgranò gli occhi. "Amiche? Non direi proprio. Lei non è di nobili origini. È una popolana."
"Lionore" esclamò Tharry con tono di rimprovero.
"Che ho detto di male? È la verità, no?"
Tharry le lanciò un'occhiataccia.
"Chi è quella?" disse Joyce indicando una statua che occupava una piazza ottagonale. In realtà non le interessava affatto sapere chi fosse, ma lo aveva fatto solo per stemperare la tensione tra i due fratelli.
"Quella è la regina Dalya" disse Tharry. "È stata la settima sovrana di Taloras."
"L'ottava" lo corresse Lionore. "Non sei mai stato bravo in storia."
Tharry arrossì.
"Non è importante" disse Joyce venendo in suo soccorso. "Le donne possono ereditare il trono anche a Taloras?
"Era la vecchia legge prima che re Hovik la cambiasse, più di trecento anni fa" spiegò Lionore col tono di chi tiene una lezione. "Hovik aveva tre figlie gemelle che erano rivali per il trono, così decise di cambiare la legge e fare in modo che fosse il figlio minore, Henrik, a ereditare la corona."
Il corteo si snodò tra strade tortuose che attraversavano edifici alti tre o quattro piani. La folla si era radunata sui marciapiedi e lanciava fiori e applausi al passaggio della carrozza.
"Ti amano già" disse Tharry sorridendo alla folla. Joyce notò il suo imbarazzo.
Lionore invece era del tutto a suo agio. La maggior parte degli applausi erano per lei.
"Quindi tua zia Gladia sarebbe stata l'erede al trono con la vecchia legge?" chiese Joyce a Tharry.
Il principe si lasciò sfuggire un sorriso. "Sì, ma tu non dirlo mai in sua presenza."
"Perché?"
"Diciamo che è piuttosto... sensibile riguardo all'argomento."
"Tharry. Posso chiederti una cosa?"
"Certo."
"Ma devi essere sincero."
"Sul mio onore."
Joyce si sporse in avanti. "Secondo te le mie labbra hanno qualche difetto?"
Tharry arrossì e Lionore esplose in una sonora risata.
"Le tue labbra" disse il principe riprendendosi dallo stupore. "Sono perfette."
"Come pensavo" disse Joyce soddisfatta.
Il corteo rallentò. Le guardie a cavallo si fecero più vicine.
Re Hagar lanciò un'occhiata al comandante Jakob, che spronò la sua cavalcatura e al trotto si diresse in testa al corteo.
Joyce si sporse per guardare meglio.
C'era un assembramento di persone davanti ai cavalieri, a cinquanta passi di distanza. Agitavano i pugni al cielo e gridavano qualcosa, ma da quella distanza non riusciva a udire ciò che dicevano.
Tharry guardava preoccupato nella stessa direzione.
"Che succede?" chiese Joyce.
"Non ti preoccupare" rispose il principe.
Jakob tornò al trotto, smontò da cavallo e si avvicinò al re. "Forse è meglio rientrare."
Re Hagar scosse la testa. "Mai. Dobbiamo proseguire."
"Ma..."
"Niente ma. Disperdete i manifestanti, se necessario."
Markel chinò il capo e corse via urlando degli ordini.
"Ci sono dei manifestanti?" chiese Joyce.
"È solo un problema temporaneo" disse Tharry.
Si udirono delle urla provenire dalla testa del corteo. Qualcosa sfiorò la carrozza e rimbalzò sul selciato, fermandosi vicino al marciapiede.
Era una grossa pietra nera.
Poi altre pietre caddero come proiettili sul corteo.
Tharry l'afferrò per le braccia e la costrinse a piegarsi in avanti, facendole scudo col suo corpo. Joyce d'istinti si coprì la testa. Lionore si accucciò tra i sedili ed evocò uno scudo magico. L'energia sprigionata dalle sue mani avvolse metà della carrozza.
Il re invece balzò in piedi e fissò lo sguardo in direzione della testa del corteo, quasi a sfidare i proiettili che ora cadevano da ogni parte.
Una guardia venne colpita alla testa e cadde da cavallo. Un'altra venne raggiunta alla gamba.
I soldati corsero verso il punto da cui provenivano le pietre, le spade sguainate.
La carrozza iniziò a girare, ma la strada era stretta e la folla ai lati, impaurita, intralciava la manovra.
Un tuono sopra le loro teste squarciò il cielo, seguito da una pioggia di detriti.
"Sigillo esplosivo" gridò qualcuno.
"Lì, su quel tetto."
Joyce sollevò la testa d'istinto ed ebbe la fugace visione di un'ombra che si muoveva da un tetto all'altro con ampi balzi. Ove si posava qualcosa esplodeva, ma l'ombra era già lontana.
"Morte alla straniera" sentì urlare.
"Morte al falso re" urlò qualcun altro.
La carrozza riuscì a girarsi e a ripartire verso il castello seguita da una dozzina di cavalieri. Gli altri rimasero per bloccare la folla che cercava di inseguire il corteo.
Joyce non osò uscire dal suo rifugio finché la carrozza non raggiunse le porte del castello.
 
Il re convocò il suo consiglio personale, compresi i due figli, il comandante Jakob, Privel e una mezza dozzina di stregoni che non aveva mai visto e che arrivarono al castello dopo essere stati convocati in tutta fretta.
Un'ancella scortò Joyce nelle sue stanze.
"Lì sarai più al sicuro" disse Tharry.
Quando chiuse la porta, Joyce si sentì più tranquilla. Era durato tutto un attimo e grazie alla protezione di Tharry e Lionore non era mai stata davvero in pericolo, ma era scossa lo stesso.
Morte alla straniera.
Quelle persone ce l'avevano con lei?
Era sicura di non aver fatto niente per irritarli fino a quel punto.
Lionore salì a trovarla un paio d'ore dopo. "Come stai?"
"Bene" rispose, ma si sentiva atterrita da quello che era successo. "Cos'è successo?"
"Un banale incidente. Uno dei cavalieri ha urtato per sbaglio una persona che si era sporta tra la folla e sì è verificato un parapiglia. Gli animi si sono scaldati troppo e..."
Morte alla straniera.
Non credeva a una sola parola di quella versione.
Però disse: "Voi come state? Tharry?"
"Noi stiamo bene. Ora la situazione è tranquilla. Però sarà meglio non uscire per qualche giorno dal palazzo. Ora, se mi vuoi scusare..."
Passò un'altra ora prima di ricevere una seconda visita. Stavolta era uno dei valletti. "Vostra altezza, c'è una persona che desidera vedervi."
"Chi è?"
"Dice di essere la vostra guardia del corpo."
Oren! Si era dimenticata di lui. "Fallo entrare."
Oren mosse un solo passo nella stanza. "Sono venuto a vedere come stavate."
E tu dov'eri mentre mi prendevano a sassate? Non sei la mia guardia del corpo? Avrebbe voluto dirgli. Respirò a fondo e ritrovò la compostezza. "Sto bene. Tu piuttosto dovresti essere la mia ombra."
"Mi spiace ma non mi è stato concesso di farvi da scorta."
"Prego?"
"Mi hanno detto che era inutile. Che alla vostra sicurezza avrebbe provveduto la guardia reale e che eravate in buone mani" disse lui d'un fiato con tono mortificato.
Joyce stava per perdere la pazienza. "Risolverò io la questione. A parte questo, ti hanno dato un alloggio dignitoso? Ti manca qualcosa?"
"Dormo nella caserma con altri sei soldati e non me ne lamento. Il posto è caldo e il cibo è buono. Non come a Valonde, ovvio. Chiedo scusa, non era mia intenzione mancare di rispetto."
"No, no. Non ti devi scusare" Joyce era divertita. Le piaceva di più quando diceva quello che pensava. "Devi sempre dirmi tutto."
Qualcuno bussò alla porta senza essere annunciato da un valletto.
Joyce aprì e si ritrovò di fronte Tharry.
"Posso entrare?"
Joyce si fece da parte.
Il principe fu sorpreso di vedere Oren.
"Vostra altezza" disse il ragazzo con un leggero inchino. "Col vostro permesso."
"No, non te ne andare" disse Joyce. Poi, rivolta a Tharry. "Perché oggi alla mia guardia del corpo non è stato permesso di farmi da scorta?"
Tharry arrossì. "Pensavamo che la guardia reale fosse sufficiente."
"Oren è addestrato per vegliare sulla mia persona" disse Joyce col tono più imperioso che riuscì a usare. "Mi conosce meglio di qualsiasi guardia in questo palazzo. Sa dove mi piace andare e sa cosa fare in caso di pericolo."
"La prossima volta gli daremo un permesso speciale."
"Non deve avere un permesso speciale. Deve essergli riconosciuto il ruolo di mia guardia del corpo ufficiale."
"Mia cara..."
"Con una paga e una sistemazione adeguata. Ciò vuol dire trasferirsi in un alloggio dotato di ogni comodità."
"Quello che mi chiedi..." annaspò Tharry.
"È troppo per la sicurezza della mia persona?" chiese con tono civettuolo.
"Ovviamente no, ma..."
"Allora spero che provvediate al più presto. Ho la tua parola?"
Tharry sospirò. "Sul mio onore" disse con tono rassegnato. "La tua guardia del corpo avrà una sistemazione e una paga adeguata."
"Bene." Soddisfatta, guardò Oren. "Ora puoi andare. Ma non allontanarti troppo."
E con questo, pensò, ho saldato un paio di debiti di riconoscenza. Peccato che lui non l'avrebbe mai saputo.
"Ero passato per vedere se stavi bene" disse Tharry quando rimasero soli.
"Adesso sì, ma ho avuto paura" ammise Joyce.
"Mi spiace. Non succederà mai più, te lo prometto. Vuoi che ti faccia portare qualcosa da mangiare? Immagino che tu sia troppo scossa per cenare."
"In verità non ho molta fame. Ho solo voglia di fare un bagno e andare a letto."
"Allora ti lascio riposare." Fece per andarsene ma sembrò ripensarci e si voltò. "Quasi dimenticavo. Domani ci sarà un ballo per presentarti alla nobiltà del regno. Spero che quanto avvenuto oggi non ti abbia scosso troppo. Se è così possiamo rimandare a un'altra occasione..."
"No, credo di potercela fare." Domani è il giorno in cui lady Gladia e Privel dovevano incontrarsi con una persona misteriosa. "Posso farti una domanda?"
"Certo."
"Cosa sai di un certo Belaryon?"
Tharry sorrise. "Non è una persona, ma un posto. Un vecchio tempio in rovina che sorge nel bosco fuori città. Come mai ti interessa tanto?"
Joyce fece spallucce. "Ho sentito due ancelle parlarne e mi sono incuriosita."
"Magari un giorno potremmo farci una gita."
"Magari" disse lei sorridendo.
"Buonanotte allora." Tharry si richiuse la porta alle spalle.
Joyce sospirò. Andò al baule dove aveva nascosto il compendio magico e le poesie di Hopott e li tirò fuori. Aprì il compendio e cercò tra i capitoli. Ormai riusciva a tradurre i titoli a mente.
"Scudo magico" mormorò quando ebbe trovato quello che cercava.
Non voleva più essere indifesa contro un attacco.
Passò un paio d'ore a studiare le formule scritte in una lingua ormai morta da millenni, poi come aveva detto fece un bagno caldo e andò a dormire.
Si svegliò qualche ora dopo. Era ancora buio e il castello sembrava silenzioso.
Le servivano informazioni e quello era il momento migliore per procurarsele.
 
Come aveva sperato, la torre era vuota e non c'erano guardie alla sua porta. Scese la scala a chiocciola e arrivò a una sala da cui si diramavano tre corridoi.
Aveva imparato a memoria il percorso per arrivare alla biblioteca il giorno in cui Tharry gliel'aveva mostrata.
C'erano alcuni soldati di guardia.
Joyce pronunciò la formula per l'invisibilità e proseguì senza fare rumore. Quando raggiunse la biblioteca la trovò vuota.
Uscì dall'invisibilità e accese una lanterna per fare luce.
Spese la prima mezz'ora cercando tra le varie sezioni quello che le serviva. Prese un atlante e un libro di storia di Taloras.
L'atlante conteneva un centinaio di mappe disegnate a mano. Una mano abile aveva tracciato colline e montagne, laghi e fiumi, città e villaggi sul foglio.
Joyce sfogliò le pagine fino a trovare quello che cercava. La mappa ritraeva i dintorni della capitale. Aiutandosi con l'indice trovò il luogo chiamato Belaryon sulla mappa.
Come aveva detto Tharry era al centro di un bosco che sorgeva ai confini della città a non più di dieci miglia di distanza. Era un bel viaggio ma poteva farcela.
Stava ancora studiando la mappa quando una voce alle sue spalle disse: "Nemmeno tu riesci a dormire, signorina?"
Joyce si voltò di scatto e quasi rovesciò la lampada col rischio di versarne l'olio infuocato.
Lady Gladia la stava osservando con sguardo neutro. Indossava un vestito comodo, senza il mantello del circolo di Taloras.
Joyce non aveva idea che fosse ancora nel castello. Forse aveva deciso di trattenersi dopo la riunione.
"Vostra grazia" disse chiudendo l'atlante.
Lady Gladia gettò un'occhiata veloce ai libri sul leggio. "Cerchi di imparare quante più cose possibili su Taloras?"
Joyce storse il naso. Il fiato della donna puzzava di alcol. "Non so molto del vostro regno."
Lady Gladia andò a sedersi su una panca. "Non imparerai niente su di noi da quei vecchi libri. Vieni qui, facciamo due chiacchiere."
Joyce ubbidì e sedette accanto alla strega.
"Hai avuto paura oggi?"
"Sono più sorpresa che impaurita."
"Invece dovresti avere paura" disse lady Gladia. "Quella gente ce l'aveva anche con te."
Morte alla straniera, pensò Joyce.
"Perché?" chiese.
Lady Gladia scrollò le spalle. "Diciamo che una parte del regno non vede di buon occhio questo matrimonio."
"Per via della guerra?"
"Quello è solo un aspetto. Ci sono anche altri motivi ben più profondi. Diciamo che questo matrimonio ha rotto certi equilibri che credevamo consolidati."
Joyce non riusciva a capire dove volesse arrivare. Non era abituata a quel genere di discorsi.
"Non volevo spaventarti o confonderti" disse lady Gladia. "Dimmi piuttosto che ne pensi dei principi."
"Sono molto gentili" disse Joyce cercando le parole giuste. "Mi hanno fatto subito sentire a casa."
Lady Gladia sorrise. "Ah sì. Tharry è delizioso. Uno stregone di prim'ordine, un re perfetto per Taloras. Lionore è intelligente e sveglia e impara in fretta. È una delle streghe più forti del regno, anche se non si impegna molto."
Joyce continuava a non capire.
"Il problema è Hagar" disse lady Gladia con tono triste. "Purtroppo è nato senza poteri. Non lo sapevi?" disse notando lo stupore sul viso di Joyce. "Nessuno te l'ha detto per non offenderti, ne sono certa. Il povero Hagar è nato senza poteri, primo in una lunga sequenza di sovrani e abili stregoni. È il primo da ottocento anni a questa parte a non far parte del circolo di Taloras. Questo, come puoi immaginare, ci crea qualche problema."
"A Valonde abbiamo avuto molti re e regine senza poteri" disse Joyce ricordando la storia che aveva imparato da piccola.
"Valonde è un caso a parte. A Taloras la stregoneria è tutto, signorina" disse lady Gladia con tono che non ammetteva repliche. "Da noi chi nasce senza poteri è destinato a una vita senza onori. Può essere un buon soldato, forse un valoroso cavaliere, ma la vera gloria risiede solo nell'indossare le vesti del circolo." Fece una pausa, come se i suoi pensieri stessero vagando altrove, poi disse: "Quindi che cosa abbiamo? Un re debole. Una guerra imminente. Una principessa straniera."
"Io cerco solo di fare la mia parte."
"Povera piccola" disse lady Gladia, ma non sembrava esserci compassione nella sua voce. "Ti abbiamo messa in un bel guaio."
Abbiamo? Di che guaio stava parlando?
"Devi credermi quando ti dico che non era nostra intenzione."
Joyce continuava a non capire.
"Ho fatto tutto quello che ho potuto per rimediare al mio errore." Lady Gladia sospirò e si alzò dalla panca. "Credo di aver bevuto e parlato troppo per stasera. Col tuo permesso, ma anche senza, me ne vado a letto. Domani sarà una giornata lunga."
Si allontanò con passo incerto.
Joyce attese che se ne fosse andata per alzarsi a sua volta e tornare al leggio. Diede un'ultima occhiata alla mappa e rimise i libri al loro posto.
Non era più interessata alla storia di Taloras.

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