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Autore: lost in books    08/08/2017    1 recensioni
Una maga dal misterioso passato, un giovane con una missione, un re assetato di potere. Le loro vite si intrecceranno mentre un'antica minaccia incombe sul loro mondo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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26
 
“Che cosa avevo detto?” Iliana si stava massaggiando le tempie, la rabbia mascherata a malapena nella voce apparentemente calma e composta.
“Di non fare niente di stupido” rispose prontamente Sandir.
“Appunto!” esplose lei “e tu hai appena fatto la cosa più stupida che si potesse fare!”
“Avevi qualcos’altro in mente?” ribatté lui; l’espressione di Iliana gli diede ragione.
 “Lo sai anche tu che non c’era altro modo!” continuò lui “Non avrebbe accettato nessun’altra condizione”
“Adesso calmatevi, tutti e due” si intromise Leon cercando di essere la voce della ragione, Sera era appena dietro di lui, pensierosa “Se continuate così non andiamo da nessuna parte”
“Lo so ma Fang ha accettato solo per un motivo” disse la maga a denti stetti.
“Perché è sicura di vincere” finì Sera per lei, facendosi avanti “Qualcuno mi può spiegare cosa è l’Agon esattamente?”
Sandir si mise a fissare il pavimento e Iliana lo prese come un invito a spiegare lei di cosa si trattasse “L’Agon è una prova di forza a cui solo chi è un Darman può partecipare, quindi solo Sandir fra noi è qualificato per quella sfida. Si tratta di uno scontro tra due Darman a cui è concesso di usare ogni mezzo a sua disposizione per prevalere sull’altro. Il vincitore ottiene qualcosa mentre il perdente…di solito non sopravvive per raccontarlo. È una lotta all’ultimo sangue”
Sera in poche ampie falcate si avvicinò a Sandir e lo costrinse a sollevare lo sguardo “Idea più stupida non potevi avere! Cosa ti è passato per la mente?”
Leon sospirò. Era appena riuscito a calmare due dei suoi compagni e ora ci si era messa Sera a sbraitare. Sandir dal canto suo non stava opponendo alcuna resistenza al rimprovero della ragazza, che solo dopo un buon quarto d’ora smise la sua ramanzina per domandare “E ora che facciamo?”
“Voi niente. Tocca a me” disse Sandir risoluto.
“Ma…” Sera non finì la frase, non voleva, anche se tutti sapevano quello che stava pensando: potresti morire.
Leon all’improvviso si fece avanti e poggiò una mano sulla spalla di Sandir “Non è la prima volta che uno di noi rischia la pelle per portare a termine la missione. Il minimo che possiamo fare ora è sostenerti nella tua scelta”
“Grazie Leon” Sandir era grato per le parole del suo amico, non se lo aspettava.
“Ora dimmi” continuò il cavaliere “Cosa posso fare per aiutare a prepararti all’Agon?”
Anche Sera e Iliana, arresasi alla situazione in cui ora si trovavano, lo guardarono con la stessa intenzione di aiutarlo che aveva Leon negli occhi.
Sì, era fortunato ad avere amici come loro.
 
Trascorsero i giorni seguenti principalmente all’oasi passando la maggior parte del tempo a ideare strategie per l’Agon e ad affinare la tecnica di Sandir. Leon stava facendo di tutto per prepararlo a contrastare possibili e molto probabili trucchetti che avrebbe potuto dover affrontare; Sera faceva del suo meglio per aiutare nonostante non fosse esperta in quel tipo di scontri, mentre Iliana aiutava con la sua esperienza acquisita avendo visto diversi combattimenti fra Darman in passato. Non era scesa nel dettaglio ma Sandir sospettava che, durante il suo primo viaggio per riformare il Talismano, la donna avesse assistito a cose accadute alla sua gente che non erano state tramandate fino a loro, la ragione specifica per cui il suo popolo si era nascosto. Sapeva solo, come il resto della sua gente d’altro canto, che gli adepti avevano preso di mira i Darman mille anni prima ma nessuno, come risultava dalle indagini fatte da Leon e Sera nel tempo libero tra un allenamento e l’altro, sapeva cosa fosse successo esattamente. L’unico indizio che avevano trovato era che fosse una cosa rivelata e tramandata solo da capo clan a capo clan, quindi Fang probabilmente era l’unica a sapere a parte Iliana. Era qualcosa di così terribile che aveva spinto persino lei a nascondersi.
Quando una sera Sandir glielo aveva chiesto, Iliana si era sbilanciata soltanto a dire che, anche se cose diverse, quello che era stato fatto ai Darman in passato era sullo stesso piano di quello che stava succedendo agli spiriti, non una parola di più, ma poi si era toccata il braccio, nel punto in cui ad Idyll aveva visto l’unica cicatrice che persisteva nel corpo della maga e che aveva visto anche su re Florian. Decise di non indagare oltre, d'altronde aveva una sfida a cui pensare ed era sicuro che sua zia avrebbe fatto ricorso ad ogni mezzo a sua disposizione per piegare le regole in suo favore.
Dopo poco tempo, incuriositi da quello che dovevano aver sentito dagli adulti origliando su quello che stava per succedere, diversi bambini avevano cominciato ad assistere agli allenamenti. In genere i bambini Darman più piccoli erano affidati durante il giorno ad un bambino o ragazzo più grande già in grado di cambiare forma mentre gli adulti si occupavano delle diverse faccende da sbrigare.
Sandir non aveva capito come ma Leon era diventato parecchio popolare fra i bambini. Lo aveva visto una sera ricucire alla meglio una bambola che non aveva idea dove avesse trovato per poi darla ai bambini il giorno seguente. Non sapeva e non sospettava minimamente che l’uomo sapesse cucire ma lui gli disse che era stata Giselle ad insegnarglielo; era una cosa utile da saper fare quando si viaggiava spesso come lui, anche se non si considerava molto bravo. Leon era pieno di sorprese e risorse.
Man mano che l’Agon si faceva più vicino, Sandir faceva sempre più fatica a dormire e aveva deciso di approfittare dell’insonnia per continuare a fare pratica.
All’inizio solo la luna e le stelle erano spettatori dei suoi allenamenti serali ma ben presto si sentì osservato e, anche se non ne era sicuro, pensò di essere riuscito a scorgere un paio di occhi blu nel buio della notte.
 
Due settimane dopo il lancio della sfida, Horn si presentò all’oasi per annunciare che tutto era pronto e che li avrebbe condotti nel luogo dove si sarebbe tenuto l’Agon. Anche lui sembrava preoccupato, Sandir lo lesse dalla tensione visibile nelle spalle dell’uomo che camminava appena davanti a lui.
Horn li condusse attraverso le gallerie ma non seguì lo stesso percorso che in precedenza li aveva portati all’insediamento bensì uno pieno di curve e biforcazioni. Se avesse dovuto tornare sui suoi passi Sandir era sicuro che si sarebbe perso.
Infine sbucarono in uno spiazzo illuminato dai caldi raggi del sole. Aveva l’aspetto vero e proprio di un’arena circolare dal fondo sabbioso su cui spuntavano pietre qua e là, circondata da grandi rocce dalle superfici levigate sopra le quali erano seduti praticamente tutti i Darman, i pochi che ancora mancavano sarebbero arrivati presto. Era un evento che nessuno di loro si sarebbe perso, probabilmente una delle rare fonti di divertimento che il deserto poteva offrire, per quanto macabra. C’erano anche i bambini e, poco prima di raggiungere il punto in cui si trovava Fang, Sandir scorse con la coda dell’occhio Snow, la sua espressione intelleggibile.
Fang si trovava all’ombra di una roccia sul bordo dell’arena “Eccoti qui finalmente. Ora ti spiegherò le regole che verranno adottate in questo Agon. Se ci saranno obiezioni valide” e guardò i tre alle spalle del nipote “vedrò se sarà il caso di revisionarle”
Ogni Agon aveva regole diverse e ben precise a seconda di chi lanciava la sfida. Per rendere la prova equilibrata era stato deliberato che gli avversari dovessero fronteggiarsi ad armi pari, essere allo stesso livello.
“È stato deciso che ti sarà concesso usare armi di tua scelta nel combattimento, ciò con cui sei più a tuo agio. Chi ti sfiderà invece non ne avrà bisogno”
Già, che bisogno c’era di un’arma quando il proprio corpo era un’arma?
“Siete coetanei. Forse te ne ricorderai al momento della sfida” Fang sembrò soppesare la reazione del nipote a quell’informazione. Forse sperava che lo avrebbe scioccato combattere contro qualcuno che sicuramente aveva conosciuto e con cui aveva giocato assieme in passato ma lui non le diede soddisfazione. La cosa parve colpire la capo clan, piacevolmente, che non si aspettava quel tipo di reazione da un Darman che non era cresciuto fra la sua gente; non pensava avrebbe reagito come uno di loro dopo anni di lontananza. Naturalmente lo nascose subito ma non fu abbastanza veloce da riuscirci anche con il nipote, che però decise di fare finta di niente; era meglio non provocarla soprattutto prima di un Agon.
“Hai già deciso con che arma ti batterai?” chiese Fang.
Sandir sguainò la sua spada, quella che gli avevano dato all’accampamento della Resistenza “Questa andrà bene, non mi ha mai deluso” le sorrise lui.
“Ma avrà anche bisogno di uno scudo” si intromise Iliana.
“Certamente. Ce ne sono alcuni qui, residui del passato che ho fatto preparare apposta per la sfida”. Dietro Fang c’era una piccola serie di scudi che sembravano aver visto giorni migliori, ma ancora decenti “Puoi prenderne uno, ma uno soltanto. Scegli con cura”
Sandir si mosse verso gli scudi ma la voce della maga lo fermò “Aspetta. Ti aiuto”
“Non serve” protestò piano lui.
“Si invece. Potrebbero essere stati manomessi, non pensi?”
Sandir guardò Leon di sfuggita e capì che era della stessa opinione della donna, così acconsentì.
“Un momento. Devo controllare che la maga non faccia niente agli scudi. Non sono consentiti aiuti esterni. Prima di iniziare voglio anche controllare la spada. Se c’è qualche incantesimo sopra me ne accorgerò, statene certi”
Iliana sbuffò piano e Sandir capì che se nessuno la avesse fermata lei avrebbe veramente incantato lo scudo scelto.
“Non ho bisogno di trucchi” le disse in un soffio.
“Pensi che lei non ne abbia in serbo per te?”
“Lo so che ne ha ma voglio combattere lealmente”
La maga sospirò “È solo che non voglio che tu perda la vita per il frammento. Ho visto morire troppa gente per questo, cambiare profondamente, da non riuscire più a capire cosa sia peggio ormai. L’Oscurità stessa o la sofferenza causata dalla ricerca dei frammenti…”
“Iliana…” la donna gli passò rapidamente e con forza lo scudo che stava esaminando mozzandogli il fiato.
“Questo andrà bene. Ora fai vedere a tutti quanto vali” il discorso era chiuso.
“Contaci”
Fang, accertatasi che tutto fosse regolare, si assentò un attimo dicendo “Vado a finire i preparativi. Se non ci sono obiezioni, è concesso usare ogni mezzo a disposizione per vincere. La sfida non verrà interrotta per nessun motivo una volta cominciata, e qualunque intervento esterno avrà come esito la sconfitta per chi verrà aiutato. È tutto chiaro?”
“Si” Sandir guardò i suoi amici per vedere se avessero da obiettare: “Accetto”
“Bene, allora io vado. Tu preparati” e si allontanò, entrando in una galleria. Non aveva ancora visto chi avrebbe affrontato ma immaginava si trovasse dove sua zia era andata, un mistero fino all’ultimo.
“Sandir, ecco…” Sera si era rivolta a lui, l’ansia evidente “volevo chiederti cosa farai. Se tutto va per il meglio, cosa succederà al tuo sfidante?”
“Farò tutto quello che posso per evitare che qualcuno muoia se è questo che ti preoccupa” rispose lui.
“Bene. Ora vado su quella specie di spalti. Sei tutti noi!” Rassicurata, Sera andò assieme a Leon a sedersi mentre Iliana rimase con lui. Voleva aspettare fino all’ultimo.
Fang ricomparve dalla galleria in cui era scomparsa prima e fece un cenno ad Horn, che si avvicinò a Sandir.
“Ci siamo” disse l’uomo.
“Sarai tu a scortarmi?” chiese Sandir. Da tradizione c’era sempre un altro Darman a condurre ogni partecipante all’interno dell’arena. Di solito era una persona fidata e più esperta nella lotta e si approfittava di quel momento per qualche consiglio finale.
“Mi sono offerto volontario” Sandir gli fu grato per quello, avrebbe dovuto incamminarsi all’arena da solo altrimenti, Iliana non poteva, visto che non era un Darman.
“Andiamo” Horn lo condusse verso il centro dell’arena, lo scudo e la spada già saldi nelle sue mani. Faceva molto caldo, il sole era alto. Iliana era ancora a bordo arena, lo stava guardando.
Fang si fece avanti per il discorso introduttivo prima dell’Agon.
“Mio popolo, siamo qui riuniti oggi per presenziare, dopo molto tempo, ad un Agon”
I Darman sugli spalti esultarono.
“Questo ragazzo, un sandir di nome e di fatto ha lanciato la sfida. Se vincerà, il frammento che custodiamo sarà suo” la donna si tolse la rudimentale collana e sollevò il frammento in alto perché tutti lo vedessero brillare “ma se perderà, solo la morte lo attende”
Ovviamente Fang pensava avrebbe perso la sfida e con essa la vita. Era questo che voleva, anche se aveva sperato cambiasse idea.
“Senza ulteriori indugi, vi presento chi si scontrerà con lui”
Dalla galleria da cui era ricomparsa prima, lentamente si fece avanti qualcuno, ma non era da solo, erano in due, un ragazzo e una ragazza. Gli erano vagamente familiari.
Sandir sentì Horn imprecare sottovoce, non era per niente rassicurante.
“Questo è contro le regole! Dovrebbe esserci solo un avversario, non due” Iliana si era fatta avanti fino a dove si trovava Fang al centro dell’arena, lo sguardo furente.
“Le regole non sono state violate. Gli sfidanti sono gemelli, coetanei di Sandir. Sono nati assieme, hanno sempre combattuto assieme, si può dire che siano due metà di un insieme, quindi un solo avversario. Inoltre le regole per questo Agon sono già state approvate”
Fang, come immaginato aveva piegato le regole a suo favore, ma era andata decisamente oltre le loro aspettative. Aveva tenuto segreto il suo asso nella manica, o per meglio dire assi.
“Ma…”
“Va bene” le proteste di Iliana vennero fermate proprio da Sandir “Non è un problema, davvero. Me la caverò, ora raggiungi gli altri. Ci vediamo dopo”
Ancora furiosa e titubante, Iliana si fece strada verso gli spalti, accanto a Sera e Leon. Nessuno dei tre era tranquillo.
“Come stavo dicendo” riprese Fang “gli avversari saranno Beak e Claw, coetanei dello sfidante. A Sandir è stato concesso l’uso di un arma e uno scudo a sua scelta mentre ai suoi sfidanti è concesso solo di trasformarsi, nessun arma in più”
Ultimato il discorso, Fang si rivolse ai gemelli mentre Horn ne approfittò per dare qualche ultimo consiglio a Sandir.
“La loro forma animale è quella di aquila, per entrambi. Sono specializzati in attacchi volanti, una della loro tattiche preferite è che mentre uno attacca, l’altro osserva e aspetta un’apertura dell’avversario. Usalo a tuo vantaggio. Giocano sporco, preparati a parecchi colpi sleali e mi raccomando, proteggiti gli occhi. Non saresti il primo che accecano”
“Horn” se ne stava già andando quando la voce del giovane lo fermò “Grazie”
“E per cosa?”
“Per tutto”
L’uomo scoppiò a ridere “Non ho fatto niente” si rincamminò ma si fermò di nuovo “Ah, Sandir, un’ultima cosa”
“Sì?”
“Non morire. Ho già perso degli amici e mi stai simpatico”
Anche Sandir non trattenne una risata ma nel suo caso nervosa “Ok”
 
I gemelli portavano abiti semplici e rattoppati, come il resto della loro gente. Avevano entrambi occhi grandi verde brillante, bocche sottili, nasi aquilini e capelli castani che la ragazza portava lunghi e spettinati. La loro pelle era abbronzata dal sole del deserto.
Dalla vaga memoria che aveva di loro, ricordava che la gemella era stata una bambina permalosa e impulsiva e che quando voleva una cosa la otteneva, sempre con l’aiuto del fratello, mentre il gemello era una persona apparentemente tranquilla ma capace di ricorrere ad ogni mezzo per farla pagare a chi facesse un torto a lui o alla sorella.  
Beak, la ragazza, e Claw, il ragazzo, i suoi avversari, lo stavano fissando come se si fossero trovati davanti una sorta di nuovo gioco con cui divertirsi. Dal modo in cui lo stavano guardando, Sandir intuì che  stessero studiando il modo per far durare il loro divertimento il più a lungo possibile. Questo voleva dire che non lo avrebbero attaccato con forza dall’inizio e questo giocava a suo vantaggio. Lo stavano sottovalutando per via della sua condizione mentre lui non avrebbe commesso lo stesso errore.
Fang ora si trovava nel centro esatto dell’arena, tra gli sfidanti, pronta a dare il via alla sfida. Prima di parlare guardò un’ultima volta il nipote e a Sandir parve di leggere qualcosa nei suoi occhi, un sentimento a lui familiare visto che lo aveva tormentato per molto tempo e ancora lo faceva soffrire: il senso di colpa.
Provò a dirle qualcosa, ma sua zia si era già voltata e rivolta al pubblico, la sua voce risuonò nell’arena.
“Che l’Agon abbia inizio!”
Appena Fang si fu allontanata dall’arena, i gemelli si misero all’opera.
Il rumore di ossa che si spezzavano e riformavano arrivò alle orecchie di Sandir e in breve sul volto di Beak si fece strada il becco di un’aquila e i suoi occhi divennero quelli di un rapace. Anche gli occhi di Claw cambiarono ma nel suo caso a mutare erano stati i suoi piedi, ora senza scarpe, e del tutto simili alle zampe di un’aquila, gli artigli a graffiare il terreno sabbioso.
I due avevano optato per una trasformazione parziale, cosa che richiedeva un’alta concentrazione e allenamento per imparare a gestirla, e parecchio tempo.
Il fatto che non avessero alterato ulteriormente il loro aspetto confermò la sua teoria; i gemelli non avevano un’alta stima delle sue capacità.
Il giovane alzò lo scudo e la spada, mettendosi in guardia, li sfidò con lo sguardo “Avanti, che aspettate?” voleva che fossero loro a fare la prima mossa e loro lo accontentarono.
Lo attaccarono direttamente, Beak ricorrendo di più all’uso delle braccia e cercando di avvicinarsi abbastanza per colpirlo con il becco, mentre Claw si dedicò ad attacchi basati sui calci, gli artigli la sua arma.
Sandir era concentrato, mantenere la calma e lo studio dei suoi avversari come gli aveva detto Leon, era essenziale. Era talmente concentrato e deciso che in poco tempo fu in grado di leggere il loro schema di attacco coordinato. Prima Claw cercava di aprire una breccia nelle sue difese o di tenerlo occupato a difendersi dai suoi attacchi e poi Beak, una volta individuato un punto scoperto, cercava di portare a segno un colpo.
Il loro piano era chiaro: stancarlo senza fare troppa fatica per poi finirlo e vincere facilmente.
Attacchi del genere non lo avrebbero colto impreparato, non alla velocità dei loro movimenti, e glielo fece capire quando Beak cercò di colpirlo con il becco per l’ennesima volta.
La ragazza schivò il colpo di spada con un movimento decisamente più veloce dei precedenti. Sia lei che il fratello si fermarono. Beak portò una mano su una guancia e se la ritrovò sporca di sangue. Gli occhi di Claw si fecero glaciali mentre Beak, ritrasformando il suo volto per un attimo in quello umano, schioccò la lingua e disse “Ci stavamo andando piano in nome dei vecchi tempi ma adesso mi hai fatta arrabbiare. Preparati, perché adesso ti pentirai di avermi anche solo sfiorata con quella patetica spada”
Il corpo della ragazza cominciò a tremare, le ossa si spezzarono e riformarono ad un ritmo allarmante. Una cosa che tutti i bambini chiedevano ai genitori, quando il tempo della loro prima trasformazione si avvicinava, era se facesse molto male. Anche Sandir ricordava di averlo chiesto ai suoi, e le parole rassicuranti della madre. Suo padre invece, quando la madre si era ritrovata occupata in altre faccende, aveva scelto di non indorare la pillola. Gli aveva detto che la prima volta che si era trasformato completamente era stata la cosa più dolorosa che avesse mai provato e alla domanda del figlio se poi le volte successive il dolore non persistesse, il padre gli aveva semplicemente detto che, gradualmente, ci si abituava al dolore. 
Vedere il corpo di Beak e quello di Claw, a seguire la sorella, trasformarsi a quella velocità lo aveva riportato a quel momento della sua infanzia e per un attimo perse la concentrazione.
Alzò lo scudo appena in tempo per bloccare gli artigli di Claw, ora completamente trasformato, diretti ai suoi occhi.
Ora al posto delle braccia entrambi avevano delle ali ricoperte da morbide piume. Beak ora anche lei trasformata, si stava librando in cielo, pronta a colpire la preda al momento opportuno. La folla esultò, l’Agon cominciava ora.
Entrambi i suoi avversari, dall’aspetto di enormi aquile, stavano volando in circolo sopra la sua testa. Guardare in alto era difficile per via dei raggi del sole ma era chiaro che facesse tutto parte della loro strategia.
Sandir era in difficoltà ora, i gemelli scendevano in picchiata ad una velocità allarmante per colpirlo e per quanto cercasse di evitare i loro colpi alcuni di essi lo colpirono procurando danni lievi ma in quantità sempre maggiore. Se fosse andata avanti così avrebbe perso troppo sangue e sarebbe svenuto perdendo la sfida, ma cosa poteva fare?
Il sole gli faceva troppo male agli occhi e dovette abbassare lo sguardo per un attimo e fu allora, quando vide le ombre dei suoi avversari a terra, che capì cosa doveva fare.
Per gli spettatori dello scontro dovette sembrare  che fosse impazzito ma non era così.
Sandir mantenne gli occhi sul terreno vicino e quando Claw andò in picchiata verso di lui, sfruttando l’ombra dell’aquila, schivò agilmente l’attacco e lo colpì con lo scudo facendolo cadere rovinosamente a terra. Il gemello doveva aver preso un brutto colpo alla testa cadendo perché non si muoveva, sanguinava copiosamente da una ferita alla testa.
Dall’alto si levò un potente grido, quello di Beak, coperto velocemente da quello della folla, in delirio per il colpo di scena.
L’aquila rimasta scese in picchiata verso di lui più volte per poi tornare a librarsi in cielo senza attaccarlo. Erano delle finte, cercava di distrarlo ma fu tutto inutile.
L’attacco di Beak fu rapido e preciso ma Sandir era pronto a riceverlo, si era allenato a mantenere il sangue freddo, cosa che mancava ad entrambi gli impulsivi gemelli.
Se gli attacchi di Claw prevedevano un uso maggiore degli artigli, quelli di Beak erano più focalizzati nell’uso del becco.
Sandir alzò lo scudo un attimo prima di venire colpito e Beak si ritrovò a sbattere violentemente sulla sua superficie. Ma non era finita, perché con la spada il giovane andò a colpire una delle sue ali abbastanza forte da renderle impossibile librarsi nuovamente in volo.
L’impatto dell’aquila sullo scudo lo aveva completamente reso inutilizzabile, cadde a pezzi, ma aveva assolto il suo compito.
Beak era a terra ma ancora cosciente, il sangue scorreva dalla ferita all’ala riversandosi a terra. La sua trasformazione si stava lentamente disfacendo, il suo volto era ormai quasi del tutto tornato quello di una ragazza salvo per occhi e becco, il suo corpo era coperto solo dalle piume, i vestiti ridotti a brandelli quando si era trasformata.
Sandir si fece avanti versi di lei. Beak provò a muoversi, ma con scarsi risultati, sanguinava ed era ancora intontita per il colpo alla testa. Improvvisamente lei lo guardò, dapprima a fatica, ma una volta messo a fuoco, Sandir lesse per la prima volta sul suo volto la paura.
Per la prima volta in vita sua non aveva suo fratello a sostenerla, era da sola e nessuno l’avrebbe aiutata.
Era come lui quando era rimasto solo, quando lo avevano abbandonato, aveva lo stesso sguardo.
La folla voleva altro sangue ma Sandir non aveva intenzione di accontentarla, voleva farla finita lì. Abbassò la spada.
Non si rese conto del suo errore finché non fu troppo tardi, colse solo il cambio rapido di espressione della ragazza. Non era più spaventata, sorrideva inquietantemente.
Degli artigli si conficcarono con forza nella sua schiena, il dolore fu tremendo e finì a terra sbattendo la testa sulla sabbia.
D’istinto rotolò di lato e gli artigli mollarono la presa. Rotolò di nuovo e proprio accanto alla sua testa vide conficcarsi a terra gli artigli ricurvi di Claw. Si era ripreso e mentre lui si era distratto pensando al suo passato ne aveva approfittato per attaccarlo. Era stato uno stupido, se solo fosse stato più attento ora avrebbe vinto.
Sandir sollevò la spada di fronte a sé, unico scudo tra la sua faccia e gli artigli di Claw, ma la pressione esercitata dall’aquila era tremenda, stava perdendo la gara di forza. La schiena bruciava e il suo sangue stava lentamente tingendo la sabbia di rosso.
Riuscì all’ultimo momento a sfruttare la luce del sole riflessa sulla spada per accecare temporaneamente Claw ma non fece in tempo a rimettersi in piedi perché Beak lo attaccò, facendogli perdere la presa sulla spada, che finì fuori portata. Raggiungerla sarebbe stato quasi impossibile se doveva anche resistere agli attacchi.
Claw e Beak lo attaccarono entrambi, Sandir non aveva più né lo scudo né la spada, non poteva fare niente, solo cercare di schivare i colpi.
Riuscì a girarsi di schiena a terra, doveva coprirsi gli occhi a tutti i costi. I gemelli lo stavano bersagliando di colpi, becco e artigli, lo stavano lentamente privando delle forze infliggendo ferite non troppo profonde. Volevano ucciderlo lentamente, gustarsi ogni attimo della sua fine, di questo Sandir era consapevole.
Ma non poteva finire così, non voleva. Con una mano artigliò il terreno, non voleva arrendersi, sentì la rabbia crescere in lui e poi, per un attimo, vide rosso…
No, non doveva farsi prendere dalla rabbia, non era così che si combatteva, doveva mantenere il controllo, doveva mantenere il sangue freddo come gli era stato insegnato, doveva pensare.
Ma era sempre più difficile tenere gli occhi aperti, sempre più difficile sentire le urla eccitate della folla, sempre più difficile sentire il dolore delle sue ferite.
Poi non sentì più nulla, era come se non ci fosse più il peso dei suoi avversari a gravare su di lui, e lentamente sprofondò nell’incoscienza, con la vaga visione della schiena di qualcuno davanti a lui.    
 
 
 
 
Salve a tutti, qui lost in books.
Scusate se ci è voluto tutto questo tempo ma sono state due settimane impegnative e mi è stato impossibile aggiornare prima.
Sandir in questo capitolo ha affrontato l’Agon e si è comportato meglio di quanto i Darman si sarebbero mai aspettati, anche se non è andata a finire proprio per il meglio…
Alla prossima! (spero di metterci meno tempo)
 
 
 
  
   
 
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