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Autore: Lucacelico    08/08/2017    1 recensioni
Lena e Jude vivono a Middle Town, una città nel continente di Siante sospesa tra due laghi, quello di destra, fonte di vita, e quello di sinistra, fonte di morte.
Il palazzo dove vive lei e l'angolo della strada dove lui vende spezie sembrano distanti una vita, ma una serie di eventi porteranno i due ad avvicinarsi fin troppo.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I saggi glielo avevano detto che quello sarebbe stato un autunno freddo e poco luminoso. Le avevano detto di uscire poco di casa, di mettersi sotto la lana candida del suo letto e di accendere un tiepido fuoco per scaldare mani, piedi e cuore. Middle Town era una delle città più fredde del sud, le famiglie dopo che calava il sole si chiudevano in casa e spendevano le ultime ore della giornata a scaldarsi.

Lena però i saggi non li aveva mai ascoltati.

Fin da quando era bambina aveva sempre avuto un po' paura di loro, la guardavano dall'alto in basso e sebbene fossero sempre stati vecchi rimanevano sempre, spaventosamente, uguali, come mummie in un sarcofago. Erano Rin, Form e Kail. Tre vecchi decrepiti che sapevano tutto di tutto e che vivevano in una casa sul lago di sinistra. Middle Town si chiamava così perché stava tra due laghi, quello di destra e quello di sinistra, i quali erano praticamente identici, almeno per ciò che concerne l'aspetto. Il lago di destra dava da mangiare pesce a tutto il popolo middleiano, li teneva in collegamento con le città vicine, era infatti facilmente attraversabile con navi, zattere o barche e la sua acqua era dolce e buona da bere. Poi c'era il lago di sinistra, un lago che portava la morte, lì non si poteva nuotare, pesci non ce ne nascevano e nessuno osava oltrepassarlo. In poche parole i middleiani si trovavano a vivere, mangiare e dormire esattamente tra una fonte di morte e una fonte di vita.

Sospesi.

Lena, sebbene fosse una quindicenne curiosa e piuttosto intraprendente, non aveva avuto neanche una volta il coraggio di avvicinarsi al lago di sinistra, nessuno lo faceva da decenni, forse da secoli. Il popolo viveva di pesca, di coltivazione, di artigianato, e tutto andava avanti in pace e regolarmente, praticamente sempre. Quel giorno d'autunno Lena stava lavandosi le mani nel lago, aveva scavato nella terra per recuperare più patate possibili da portare alla mensa degli orfani. Andava tutte le sere dagli orfani, erano circa quaranta ragazzini che per un motivo o per un altro si trovavano a dover vivere senza nessuno dei due genitori, la maggior parte di loro era solo a causa della malattia del sangue verde, un'epidemia che circa otto anni prima aveva colpito i pescatori, portava debolezza, spossatezza e morte, almeno ai più fragili. Con un sacco pieno di patate Lena raggiunse il rifugio.

"Sei venuta anche oggi", le disse la vecchia tata "I bambini ti stanno aspettando ma pensavo che con questo freddo saresti rimasta a casa".

"Signora Lin io ho un po' di cibo con me, mi permette di entrare?"

"Te lo permetto".

Le solite parole di accoglienza.

I bambini le corsero incontro felici, erano loro la cosa che era in grado di renderla davvero piena e soddisfatta.La tata Lin portava sempre un lungo abito nero e i capelli argentati raccolti in una coda, era severa ma il suo animo era dolce e paziente, aveva un rapporto confidenziale e di rispetto reciproco con Lena, ma non si fermava mai a parlare con lei troppo a lungo. "Il dovere chiama e al dovere si risponde", diceva sempre. La febbre le aveva portato via i due figli molti anni prima e quindi si era prodigata per salvare quelli degli altri, le ragazze del villaggio a turno le davano una mano, ma era lei a reggere il peso del rifugio per gli orfani e della mensa che dava loro da mangiare ogni giorno. Lena non mangiò nulla con i bambini, chiacchierò con alcuni di loro poi, vista l'ora tarda, si affrettò a tornare a casa.

"Tata Lin, se me lo permetti esco".

"Te lo permetto".

Lena, fuori dal rifugio, si strinse nel cappotto di lana, mentre il vento le scombinava i lunghi capelli color tabacco e gli occhi color ambra le lacrimavano dal freddo.

"Mia madre mi ammazzerà non appena varcherò la soglia di casa".

A passo veloce continuò a percorrere le vie ormai semideserte della città, finché non vide Jude. Lui aveva diciassette anni, vendeva erbe aromatiche all'angolo della via delle ossa ed era piacevole conversare con lui.

Stava riponendo la sua merce in un sacco di iuta, scocciato.

"Jude!" lo chiamò lei.

"Lena, aiutami a mettere via la pianta viola".

"Non dovresti già essere tornato a casa?"

Lena prese quattro vasetti di pianta viola e con più delicatezza possibile li sistemò nell'ampio sacco del suo conoscente.

"Io sono un maschio, posso girare liberamente anche con il buio, invece del tuo coprifuoco che ne è stato? Tua madre ti permetterà di entrare? Il sole è già tramontato"

"Non mi lascerà di certo fuori di casa".

Jude caricò in spalla il pesante sacco e le sorrise. Quei capelli neri disordinati e gli occhi pallidi e grigiastri le erano sempre piaciuti, Jude era bello, dolce, educato, paziente ... ma spaventosamente povero. Vendere piante viola e ramoscelli di pianta odorosa non lo avrebbe mai fatto arricchire. I genitori erano due pezzenti, vivevano in una baracca e facevano lavorare lui al posto loro per "forgiargli il carattere".

In realtà preferivano che fosse lui a passare la giornata per strada, semplice. Jude la salutò con un bacio sulla guancia destra, lei arrossì e veloce percorse il tratto di strada che la separava da casa. La sua casa era posizionata al centro della città, là dove tutti potevano vederla, suonò la campana e aprì il portone Pat, la sua domestica.

"Pat, mi permetti di..."

Pat la tirò per il braccio.

"Sciocca ragazza!" urlò mentre sbatteva la porta.

All'interno dell'abitazione Lena fu travolta da un improvviso calore.

"Tua madre ha mandato Carmin a cercarti, è nervosa, arrabbiata e preoccupata, il sole è calato da un decimo di giornata.

"Non esagerare Pat..." - "Non esagero, sciocca ragazza!".

Sua madre in breve tempo fu lì, nella sua invernale veste viola, aveva i capelli castani legati in una treccia, lo sguardo verde furibondo e una candela in mano, le diede uno schiaffo sonoro e istintivo.

"Stavi ancora parlando con quel barbone?".

"Barbone, madre ma che stai..."

"ll figlio di quelli della stirpe Trad, June...un barbone di prima categoria, un perdigiorno"

"Jude..."

"Cosa vuoi che me ne importi del suo nome? Ti ho detto mille volte che prima che il sole cali tu devi stare dentro casa, è fondamentale, delle altre ragazze cosa importa se vengono travolte dal buio, ma della figlia del governatore della regione cosa potrebbero pensare? Potrebbero pensare che chiudi le botteghe con i commercianti o ancor peggio...che stringi amicizia con persone poco raccomandabili".

"Io non stringo amicizia madre, semplicemente intrattengo delle conversazioni con le persone che mi stanno a genio".

Pat, in quel momento si dileguò, rendendosi forse conto che l'ora della cena si era estremamente avvicinata. Carol, la mamma di Lena, continuò ad esporre le sue idee.

"Quel June o Jude è stato fidanzato con la sorella del mugnaio, tu sai che tipo di persone sono? No? Te lo dico io! Sono persone che non si lavano da almeno due mesi!"- "Madre ti prego smettila..."- "Carmin è così in pena per te, lui si che è raccomandabile, figlio di ricchi commercianti, eloquente ...così .... bello".

Carmin sembrava una foca.

"...bello?" - "Lena, posso assicurarti che si lava, a differenza dei tuoi amici bottegai di strada e degli orfani dove vai a portare le patate che rubi dall'orto della stirpe Fried".

Perché sua madre riusciva sempre a scoprire tutto?

"Sei la figlia di un uomo importante, comportati con reverenza, vai a lezione la mattina, pranza con la tua famiglia, torna a casa un decimo prima che il sole cali, se non rispetterai queste semplici regole da domani in poi ti manderò a lavorare con Tata Lin o con il tuo amico June, Jupe o come diamine si chiama.Spero di essere stata chiara".
 

Lena sognò i bambini della mensa, forse perché temeva che non le sarebbe stato permesso di andarci ancora.

La mattina in modo meccanico si fece un bagno, raccolse i capelli lunghissimi in una treccia e, indossato un abito scuro come richiedeva la buona educazione, si incamminò verso la baita dei tutori.

La ragazza ogni giorno seguiva corsi e lezioni che le avrebbero permesso di individuare la professione adatta a lei, faceva parte di un gruppo di venti ragazze appartenenti al ceto più alto della città.

Non ci si mischiava con quelli che non indossavano abiti interi, commerciavano o peggio ... non potevano permettersi di mangiare carne.

A Middle Town se eri ricco mangiavi carne, altrimenti ti nutrivi di pesce, erba e patate, se ne trovavi.

La maggior parte della carne proveniva da oltre il lago di destra, era trattata e venduta da abitanti di altre città, alcune molto lontane, e portata in barca dai "carnieri", uomini da pelle scura e parlata incerta.

Lena odiava la carne, ma la mangiava perché così era buona educazione.

Arrivò alla baita dei tutori, un'enorme struttura di legno scuro e senza il minimo ornamento, bussò tre volte, perché bussare meno non sarebbe stata buona educazione, e fu la tutrice Cloe ad aprirle.

"Mi permette di entrare tutrice Cloe?".

"Te lo permetto, sei in anticipo Lena May".

"Lo so ... ho bisogno di fare delle domande al tutore Carl, è presente oggi?", Cloe la fece annuì e la fece entrare.

"Potrai parlargli direttamente nel suo studio, ne conosci la strada".

Cloe sembrava un maschio, aveva corti capelli rossi e il naso a punta, la madre delle genti non era stata gentile con lei e, in un impeto di crudeltà, le aveva anche cosparso la faccia già inguardabile di puntini marroni, che la facevano somigliare ad una malata di morbo dell'odore acre.

Lo studio del tutore Carl si trovava in fondo ad un corridoio poco illuminato, lo percorse lentamente, arrivata alla sua porta bussò tre volte e dopo il solito rito fu seduta di fronte all'uomo che Lena stimava di più di tutta Middle Town, aveva circa sessant'anni, non aveva un singolo capello in testa ed era veramente bassa, ma la sua cultura era notevole.

"Non ne posso più Tutore Carl, è diventato tutto insopportabile, non va bene con chi parlo, non va bene a che ora torno in casa, non va bene se vado a trovare gli orfani della mensa della signora Lin, non va bene se porto loro delle patate..."

"Le patate le hai rubate però.:."

"Le ho rubate a chi ne ha molte più del dovuto"

"Hai sbagliato Lena, non cercare di giustificarti".

Lena alzò gli occhi a cielo, mentre Carl le sorrideva.

"Quei bambini non hanno niente" - "Sta alla generosità della gente il loro nutrimento, gli orfani appartengono..." - "moralmente a tutti noi, da secoli e secoli. Sempre la solita storia".

"Lena, non è rubando una manciata di patate che risolverai i problemi di Middle Town, e non lo farai neanche facendo arrabbiare tua madre, o saltando le lezioni di pittura" - "La pittura è inutile" - "Nulla lo è mia cara, lascia che ti dica nuovamente come stanno le cose".

"Tu hai avuto la sorte di nascere in una famiglia del ceto più elevato, e questo è buono, hai modo di avere sempre la pancia piena, acqua per lavarti, la possibilità di essere seguita ed educata dai migliori tutori, non devi cucinare o rassettare la tua stanza, perché hai una domestica a farlo al posto tuo, molti venderebbero il proprio fratello per avere i tuoi privilegi."

"Non è lamentandoti con me che risolverai qualcosa, gli orfani lasciali a tata Lin, e quando avrai un tuo introito devolvi tutto alle loro cure, poco importa, finché non avrai diciassette anni non potrai far nulla che esuli dai tuoi doveri di figlia, poi, lasciato il tetto familiare, sarà piacevole respirare aria di libertà, ma non so quanto sarà gradevole dover essere la domestica di te stessa".

"Non voglio altro tutore Carl, voglio essere libera di fare le mie scelte" - "Adeguati, rendi lieta tua madre, resisti altri due anni e poi comincerai a vivere sul serio".

Lena non era molto convinta, si alzò.

"Mamma mi ha detto che per essere una buona figlia devo andare a lezione la mattina, pranzare con la famiglia e il pomeriggio rincasare un decimo prima che cali il sole" - "Lei vuole una figlia che non dia problemi, e tu gliene dai, sei la figlia del governatore May, praticamente sei la padrona qui" - "resisterò due anni, poi me ne andrò da Middle Town, andrò oltre il lago di destra" - "e troverai solo carnieri, deserti e arbusti secchi" - "lo dici perché ci sei stato?" - "non ci sono mai stato, ma lo sanno tutti. La tua vita è iniziata e finirà qui, farai la governatrice e tutti ti rispetteranno, da adulta ripenserai a questa conversazione e ti farai quattro risate, rassegnati, il tuo destino è scritto".

Da chi?

Lena, nervosa, chiese il permesso di uscire e se ne andò.

Pittura non lo avrebbe seguito neanche quel giorno, accelerando il passo, e superando una dubbiosa e borbottante Cloe, fu fuori dalla baita dei tutori in pochi istanti, la vide Saia, una sua compagna di corso e la chiamò gridando il suo nome, ma Lena non si voltò.

Qualche fiocco di neve aveva cominciato la sua discesa verso il suolo.

Assalita da brividi di freddo percorse a grandi passi la via delle ossa, fino a quando non lo vide di nuovo, avvolto in una giacca lunga, con qualche radice in mano, che ridendo parlava con Ger la sorella del mugnaio, Jude la notò.

"Lena, che piacere vederti anche oggi", lei suo malgrado gli sorrise, Ger, che invece non stava affatto ridendo, disse: "Vedo che non sei a lezione, cosa c'è? Le ragazze ricche ne sono esonerate?".

Ger era bella come il sole e non erano vere le dicerie di sua madre ... si lavava.

Bionda, con occhi di ghiaccio e pelle candida come la neve, era povera, ma a lei l'oro non serviva, aveva chiunque ai suoi piedi, Jude compreso, a quanto pare la loro relazione non era affatto finita.

"Io e Ger stavamo parlando della festa della pesca, è tra due giorni, lei indosserà un vestito rosso".

Jude stava sbavando sull'idea di Ger con indosso un vestito rosso.

"Io non conosco questa festa, i miei genitori non mi permettono di parteciparvi".

Ger rise : "Beh, tutta quella puzza di pesce, quei miseri pescatori, deve essere frustrante avere una figlia che puzza per una precisa come tua madre".

Jude ignorandola continuò a parlare con Lena: "In caso riuscissi a partecipare noi abbiamo l'onore di abbellire questa via, verranno alcuni amici di mio padre a suonare i tamburi e ci saranno dei balli, sarebbe bello, potremmo davvero passare una bella serata e per una volta non mi vedrai indaffarato nelle piante odorose" - "Grazie dell'invito..." - "Lena scusaci ma noi stavamo parlando, sei invadente a restare ancora".

Ger, che aveva un abito che, generosamente, mostrava le sue morbide forme e lasciava perfino intravedere il suo ombelico, scompigliò i capelli neri di Jude, che continuava a sbavare.

Lena, rossa in viso se ne andò.

"Non ci devi parlare con quella, è una cretina, ogni volta che mi vede mi fissa, deve ringraziare la sua famiglia se è ricca, questo non le permette di guardare gli abitanti di Middle Town come dei ratti, non trovi?" - "Lena è una ragazza gentile, sei tu che con i tuoi modi l'hai intimorita" - "La figlia del governatore intimorita dalla sorella del mugnaio? Io per vivere vendo latte di capra a quelli come lei, non può essere intimorita da me, ha l'unico problema di non avere un briciolo di personalità, coccolata dal lusso e dai privilegi" disse ridendo Ger, poi tirò a sé Jude e lo baciò, per finire le chiacchiere.

 
   
 
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