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Autore: Tera_Saki    08/08/2017    1 recensioni
[Vladimir x Riccardo x Sol]
[Riccardo x Gabi]
Soulmate -- Legami e fili
-Mi ha lasciato- aveva mormorato con la voce spezzata dai singhiozzi Riccardo contro il suo pigiama. Vladimir lo aveva stretto a sé -Non è stata colpa tua-
Riccardo aveva il petto in fiamme e il cuore a pezzi, e non sapeva più di chi era la voce che usciva dalle labbra. -Non lo sapeva, Riccardo- mormorava Vladimir, un dolore riflesso che poteva benissimo sentire, la gola che bruciava in un nodo sempre più stretto.
Era vero, Sol non sapeva che esistesse un legame fra loro perché lui non l'aveva, il filo. Ma Riccardo sì, ed era andato in frantumi quando Sol l'aveva salutato con un sorriso.
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Sol, un calore bollente, un Legame a senso unico,
Vladimir, un vento tiepido, un compagno di vita.
Gabi, un filo teso, la brezza sottile e fresca dopo una tempesta.
Genere: Fluff, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kirino Ranmaru, Shindou Takuto, Taiyou Anemiya, Tsurugi Yuuichi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Puppet – Riccardo

 

Gli angeli non cadono”
–Zitto, Sol–
 

L'odore della polvere gli riempiva i polmoni, li accartocciava così tanto da fare male. Non c'era luce, a casa, ma un denso rivolo dei raggi solari ancora colpiva le piastrelle e dorava le ciocche sfibrate dei suoi capelli.
Smettila di aspettarmi, sono andato via per colpa tua”
Gli occhi gonfi non avrebbero nascosto il rosso che contornava l'iride e la pupilla, non le dita che tremavano, non la pelle sottile come carta, né, infondo, il buco che aveva al posto del petto.

 

Stava bene, finalmente dopo mesi. Stava meglio di come avrebbe dovuto.
La squadra aveva vacillato quando Riccardo aveva annunciato di avere la leucemia,
ognuno di loro aveva accompagnato le sue parole rotte e la sua paura.
Ma poi si era ripreso, ed era solo nel momento in cui il loro sguardo era caduto
sulla figura alle sue spalle, sul sorriso di Sol e sulle loro mani allacciate che avevano capito.

 

Era stato un reflusso di primavera, un soffio di speranza, e si era avvolto il suo calore addosso anche quando ne era rimasto scottato. Il sapore di fumo, Riccardo lo conosceva, era il suo. Sulle labbra o nella pelle nuda lo sentiva e se lo strappava insieme alla carne, ai pezzi di vetro sul pavimento di marmo scuro.

Non brucia il sole, se stai molto vicino”
Non mentire, Sol”

 

Avrebbero dovuto accorgersi che qualcosa non andava nel momento
in cui Riccardo aveva smesso di sorridere e la sua magia si
dissolveva in uno sbuffo di cenere, anche mentre era in campo.
E l'anima di un pifferaio si era crepata per sempre, come gli occhi bui
che lui faceva perdere nel nulla quando parlava senza voce.

 

Non ricordava il nome, non il volto né il tono. Sapeva di sbagliato per tutto il mondo che dietro di lui aveva lasciato incrinato, ma nessuno aveva visto e come Riccardo nessuno aveva potuto capire. C'erano così tante parole incastrate nella gola da fargli arrossare gli occhi e piegare in due, in una stanza grande della casa immensa, in cui le ombre danzavano come fogli stropicciati sul pavimento. I muri avevano inciso sopra il viso di Sol, e Riccardo non aveva neanche voluto provare a toglierlo.

Uccidimi”
No, soffri con me... Te lo meriti

 

Si era trascinato su, e il muro gli aveva offerto un freddo abbraccio, stretto sulle ossa e sulla felpa troppo grande. Se avesse fatto un passo in avanti, forse la sua guancia sul pavimento avrebbe fatto male. La realtà è che era semplicemente troppo stanco per raccogliere i brandelli di pensieri che si lasciava dietro, e un rosso cupo gli accecava la vista ogni volta che respirava.
Una fitta al labbro nel punto in cui i denti erano affondati dentro la carne era stata sufficiente a calmare per qualche minuto la voce che urlava, e Riccardo era uscito di casa con lo stordimento di una mattina d'inverno.

 

Riccardo passava troppo tempo in ospedale, Sol era un ospite
dal sorriso arancione e la pelle che sapeva di neve.
L'anima di Riccardo vibrava ad ogni bacio, in qualche modo
Sol era un sorprendente antidolorifico.


Non mi hai risposto”
Smettila

 

Il suo autista l'aveva portato fino all'ospedale, e la nausea non era diminuita, anche se ora avrebbe voluto nascondere i segni violacei intorno agli occhi e le nocche screpolate. Aveva socchiuso gli occhi appoggiando la portiera, il sole bruciava le cornee e feriva la pelle, anche se era solo metà marzo.
L'entrata era quella che ricordava, solo un po' meno definita, ma anche l'odore era lo stesso.
-Oh, Riccardo-
L'infermiera che stava all'ingresso lo stava osservando camminare piano nella sala d'aspetto, come se ogni passo costasse fatica, come se gli occhi spalancati più del dovuto stentassero a riconoscere le piccole sedie di plastica e i muri dipinti di bianco. Forse l'infermiera aveva chiamato Camelia, Riccardo non lo sapeva, si limitava a salire le scale verso il terzo piano, seppellendo in mezzo al cuore l'angoscia che la targhetta del reparto oncologico aveva generato.

 

Non sarebbe più stato bene, l'aveva capito Ryoma, lo avevano capito Arion e JP,
lo aveva capito anche Victor.
Riccardo parlava da solo, Riccardo aveva le allucinazioni e non rispondeva più
nemmeno all'allenatore.
Lo sapevano tutti loro che non si poteva ricucire un filo reciso.

 

Erano passati tredici giorni, e Riccardo non aveva avuto il coraggio di tornare in ospedale, nemmeno per Vlad. Era la vergogna, adesso, quella che gli bruciava nella gola, e ad ogni passo i muscoli si facevano pesanti e la paura gli invadeva la mente.
Aveva fatto di Sol il suo baricentro, uno specchio sottile che rifletteva distorcendo un legame che non esisteva. Sol non era suo, ma per Riccardo il filo era così vero, così reale che non ci voleva credere che per lui non esistesse.

Sei tu quello sbagliato”
-Lo so-
Traditore”

Riccardo aveva tremato prima di aggrapparsi alla porta e fare un passo nella stanza di Vladimir. Lui era in piedi, con le mani strette sulla sbarra di ferro che circondava il letto, ma il suo sguardo era scivolato in quello di Riccardo solo quando dalla gola del più piccolo era sfuggito un basso -Nh-
Vladimir aveva spalancato gli occhi nocciola, il respiro gli si era spezzato -Riccardo?-

 

Il Legame esisteva per tutti, Lucian, ad esempio, l'aveva con Aitor.
A volte, però, le cose erano complicate, e Riccardo aveva anche troppi fili.

Sol, un calore bollente, un Legame a senso unico,
Vladimir, un vento tiepido, un compagno di vita.

 

-Mi ha lasciato- aveva mormorato con la voce spezzata dai singhiozzi Riccardo contro il suo pigiama. Vladimir lo aveva stretto a sé -Non è stata colpa tua-
Riccardo aveva il petto in fiamme e il cuore a pezzi, e non sapeva più di chi era la voce che usciva dalle labbra. -Non lo sapeva, Riccardo- mormorava Vladimir, un dolore riflesso che poteva benissimo sentire, la gola che bruciava in un nodo sempre più stretto.
Era vero, Sol non sapeva che esistesse un legame fra loro perchè lui non l'aveva, il filo. Ma Riccardo sì, ed era andato in frantumi quando Sol l'aveva salutato con un sorriso.

Uccidimi
... non sarebbe più divertente”

 

Nessuno aveva potuto giudicarlo, ma come se la sua fosse stata una malattia
lo compativano. Riccardo si odiava, Riccardo era un mostro e lo sapeva.
Mark gli aveva sorriso, forse un po' più dolcemente del solito,
non gli aveva chiesto niente, ma la paura gli aveva annodato lo stomaco
quando, cinque giorni dopo la partenza di Sol, Riccardo era in campo.

-Capitano!- l'urlo di Arion gli era rimbombato nelle orecchie, amplificandosi,
ma Riccardo era fermo, ed era stato solo un riflesso istintivo
quello che gli aveva fatto afferrare la palla. Era rimasto immobile alcuni istanti,
gli occhi chiari persi in un punto imprecisato del campo, come se vedesse qualcosa
che tutti loro non potevano guardare. Poi Mark le aveva viste, le sue labbra piegarsi
e muoversi soffiando il refolo di voce sottile che gli era rimasta

-Smettetela di urlare-

 

 

-Mi odia- il gemito di Riccardo era la consapevolezza gelida che Vladimir temeva. Gli aveva stretto le braccia intorno al busto, trasmettendo con la voce un tentativo disperato di consolazione -Non è vero, lo sai-
-Lui mi parla- aveva mormorato tentennando Riccardo, come se adesso un dubbio atroce gli si fosse impigliato tra un respiro e l'altro. -Sol è andato via- aveva risposto Vladimir senza che lui negasse. Riccardo non voleva che fosse la verità, ma la voce che gli bisbigliava nella testa assomigliava così poco alla sua.

 

Gli angeli non cadono, Riccardo. Quelli muoiono

  
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