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Autore: DolceZeref    08/08/2017    4 recensioni
Ed eccomi su questo fandom con la mia prima storia ad OC! Chi vi parla è un'amante dei Ranger e ha deciso di scriverci una fiction, che si ambienterà ad Almia.
La strada per realizzare il proprio sogno è dura, soprattutto se ci si mettono in mezzo numerose difficoltà, ma insieme ce la si cava sempre. Fra gli anni in Accademia e l'addestramento pratico, riusciranno i nostri giovani eroi a salvare i Pokémon?
Beh, spero di avervi incuriosito, ci vediamo dentro!
Dal prologo:
-Come fai a rilassarti sapendo che presto metteremo piede all'Accademia dei Ranger?!-
...
L'indomani sarebbe stato un nuovo giorno: il primo alla scuola tanto sognata e di una grandiosa avventura, più di quanto pensassero.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Spiacevoli sorprese

Brando, al centro della stanza, aveva incrociato le braccia muscolose sul petto e stava squadrando con le sopracciglia aggrottate uno ad uno i cinque giovani Allievi di fronte a lui, che ormai non potevano più essere definiti come tali. Il fedele Makuhita gli stava accanto, come a volergli fare da guardia del corpo per proteggerlo. Stava riflettendo su molte cose in contemporanea, tuttavia dalla sua espressione sembrava che volesse rimproverare qualcuno e nell'aria si respirava un silenzio colmo di martellante attesa; soltanto le persone che erano presenti alla riunione di molto tempo prima erano a conoscenza di ciò che il leader aveva intenzione di rivelare e per questo motivo condividevano i suoi pensieri. Ad un certo punto, comunque, si decise a parlare.

-Ragazzi, quello che vi sto per dire non vi farà piacere, ma, dopo gli ultimi eventi, è necessario e giusto che voi ne siate al corrente. Qualche mese fa, la Federazione ha avvisato tutti i Ranger di Almia della situazione del territorio, nei cui luoghi si sono verificati strani fenomeni, fenomeni che avete potuto osservare con i vostri occhi proprio oggi. Quando ci hanno informati della cosa, l'allarme non riguardava ancora la regione per intero ed il nostro compito era il semplice monitoraggio della nostra zona di azione. Purtroppo, adesso le circostanze sono cambiate e mi vedo costretto a coinvolgere pure voi giovani. Ebbene, le scosse di stamattina non erano naturali: sono state provocate da qualcosa o da qualcuno, anche se non sappiamo da cosa o chi di preciso. Per questo motivo servono più Ranger possibili, inclusi voi. Preparate i bagagli, tornerete all'Accademia domani. So che è in anticipo rispetto al programma, però si può dire che sia saltato in seguito ai recenti avvenimenti. Non abbiamo una seconda scelta-

Se all'inizio del discorso i ragazzi erano confusi, quando questo finì lo erano ancora di più. Alla confusione, poi, si aggiunse pure la paura; la paura generata dalla minaccia invisibile che aleggiava su di loro, che in quel momento era terribilmente reale. Dopo che le parole del capo del Centro si sedimentarono appieno nelle loro menti, vennero mandati nelle rispettive cabine e nessuno ebbe niente da replicare. D'altronde, avevano sì compreso la gravità della situazione, ma con molte probabilità gli sarebbe servito del tempo per accettare il tutto. In ogni caso, avevano avuto abbastanza sorprese per quella giornata e di sicuro non ne volevano di ulteriori.

Una volta che i giovani ebbero superato e chiuso la porta che divideva i due ambienti, un pesante sospiro si levò dai membri del Centro, come se avessero finalmente scaricato l'ansia che glielo bloccava. Qualche secondo più tardi, però, i loro sguardi si fecero di nuovo seri: avevano risolto solo uno dei problemi che c'erano e mancava una cosa da fare. Si girarono quasi all'unisono verso l'assistente, che aveva già acceso il suo dispositivo di comunicazione, e attesero una risposta. Non ci volle molto perché la Federazione si mise in collegamento con loro.
-Qui la Federazione Ranger-
-Qui il Centro Ranger della città di Vien-
-Serve aiuto?-
-No, dobbiamo fare rapporto-
 
***

I professori Mina e Catturio, dopo che gli studenti salirono le scale e scomparirono alla vista, si rilassarono un po', per poi ricordare che avevano semplicemente posticipato le spiegazioni che gli dovevano. Uscirono dall'edificio, ritrovandosi in quello che giusto pochi minuti prima era stato teatro di repentini cambiamenti, ed entrarono nella piccola aula che da sempre era adibita alle loro lezioni.
Quando si guardarono, seppero di aver gli stessi identici pensieri per la testa, anche se non era raro che accadesse nelle situazioni importanti come quella.
Sapevano entrambi che sarebbe arrivato il giorno in cui pure gli alunni della scuola sarebbero dovuti scendere in campo, tuttavia gli pareva troppo presto e con molte probabilità lo era effettivamente. Certo, li avevano preparati al meglio come promesso, ma non volevano che corressero dei pericoli.
Comunque, accesero i propri Styler e contattarono la Federazione. Quello di cui vennero a conoscenza, però, non gli piacque affatto: le zone circostanti al borgo erano state soggetto di piccoli terremoti brevi e gli Allievi Ranger erano stati coinvolti. In sintesi, ciò che temevano si era avverato.
Non c'era più tempo.

***

Leo corrucciò il viso ed aprì gli occhi. Dovette strizzarli una decina di volte per scacciare i residui del sonno e capire che era notte. Il problema era che non rammentava di essersi addormentato.
Riprese la sensibilità del corpo, si accorse di essere in una posizione scomodissima e si tirò a sedere, mettendosi a gambe incrociate sul materasso. Aveva ancora la divisa scolastica indosso, eccezion fatta per le scarpe, e Turtwig dormiva beato accanto a lui. Quando il suo sguardo cadde su uno dei letti in basso davanti al suo e si rese conto che c'era un'altra persona nella camerata, saltò giù, o meglio capitombolò per terra, facendo il meno trambusto possibile mentre si alzava e sussurrava maledizioni. Nel momento in cui si sentì uno stupido per non aver riconosciuto all'istante la sorella, si ricordò che quella notte era venuta da lui, considerando che nessuno avrebbe avuto da obbiettare, ed avevano chiacchierato finché non erano crollati addormentati. Se possibile, era in una posizione addirittura più scomoda di quella in cui si era ritrovato lui e quest'ultimo, guardandola, fece un'impercettibile sorriso. Da bravo fratello quale era, prese una coperta a caso e la stese sopra la gemella, muovendosi in silenzio per il timore di svegliarla.
Si allontanò di qualche passo e si appoggiò con la schiena alla scaletta che portava al suo letto, riflettendo sul da farsi. All'inizio, il suo piano era di uscire dopo il coprifuoco dall'edificio, per poter controllare in tranquillità ciò che non andava all'esterno dell'Accademia, e di tornare senza essere visto da nessuno. Non aveva, però, calcolato che i piani non funzionano mai e non aveva calcolato l'imprevedibilità di Luna. Se fosse restato in camera non avrebbe rischiato di farla preoccupare, ma al contempo aveva la sensazione che, se l'avesse fatto, non avrebbe avuto un'ulteriore occasione per agire in libertà. Di conseguenza, prese un respiro profondo, si infilò le scarpe, si assicurò lo Styler accademico al braccio sinistro e, camminando in punta di piedi, aprì la porta, per poi richiuderla al suo passaggio.
Scese la rampa di scale che portava al piano terra, lanciando un'occhiata furtiva ai gradini che conducevano nel seminterrato, e percorse il corridoio che conosceva a memoria, evitando i Pokémon che bazzicavano in giro, fino alla soglia dell'ingresso.
Venne investito dalla pungente aria fredda della notte appena varcò l'uscio e gli ci volle qualche secondo prima di abituarcisi. Attraversò di corsa l'ampio terreno che circondava il collegio e si arrestò soltanto nel momento in cui sentì dei rumori ad intervalli regolari provenienti dalla grotta che c'era fuori dal cancello dell'Accademia, come se qualcuno stesse colpendo ripetutamente la roccia per farla crollare.
Si avvicinò lentamente alla fonte del rumore e, quando vi fu davanti, capì che il suo intuito ci aveva azzeccato: la parete era franata in seguito alle scosse e dei massi erano caduti, bloccando l'abitante della piccola caverna che cercava, con i suoi attacchi, di distruggere la barriera di pietra.
Fece per andare a catturare un Pokémon che fosse in grado di rimuovere l'ostacolo, ma non ce ne fu bisogno.
Grazie ai suoi riflessi balzò di lato, rotolando per terra, giusto in tempo per schivare l'assalto della creatura che viveva nella grotta, che riconobbe essere un Tangrowth. Quest'ultimo aveva dato il colpo finale alla parete di roccia e si era aperto un varco, tuttavia non sembrava essersi calmato, proprio per niente, anzi; era uscito e guardava Leo più arrabbiato che mai, come se il resto non gli importasse. Il ragazzo si alzò tremante in piedi e, di fronte al Pokémon provò troppe emozioni contrastanti in pochi attimi: se, da una parte, il suo unico pensiero era di scappare a gambe levate e chiedere rinforzi, dall'altra non riusciva né a muoversi né a parlare, come se fosse pietrificato. Nessuno l'avrebbe aiutato e da solo non sarebbe stato capace di niente. Questa consapevolezza gli arrivò dolorosa come una stilettata al cuore, ma aveva comunque la ferma intenzione di non arrendersi, quindi fece qualche passo indietro per scansare il tentato attacco di Tangrowth ed accese lo Styler, mettendosi in posizione per la cattura.
Il Disco schizzò fuori dal dispositivo ed il giovane cercò di tracciare degli anelli attorno al Pokémon, fallendo miseramente. La Linea venne interrotta e spezzata molteplici volte, con conseguenti danni e perdite di vigore. Tentando e ritentando, riuscì a completare qualche cerchio, anche se dovette sacrificare circa un quarto di energia. Era arrivato quasi a metà cattura quando un arto composto da liane di Tangrowth colpì con forza la trottola, che cadde su un lato e determinò il totale esaurimento del dispositivo accademico. Leo, che aveva il cuore martellante a mille, sbarrò gli occhi e le gambe non lo ressero più, facendolo cadere sulle ginocchia.
Era finita, no?
Sapeva bene, benissimo, che non ce l'avrebbe fatta. Era vero che, la mattina, insieme alle compagne aveva catturato molti Pokémon selvatici, ma erano meno grandi e forti. Senza dimenticare che aveva fatto un lavoro di gruppo. In quel momento, invece, si trovava a combattere contro un avversario da solo.
Tangrowth si avvicinò per poterlo avvinghiare ed intrappolare con le liane, intanto che lo studente si preparava psicologicamente. Si appoggiò su un ginocchio e si alzò, anche se con fatica. Non sarebbe rimasto ad aspettare, avrebbe combattuto fino alla fine, tanto ormai non riusciva a muoversi e non aveva niente da perdere. Strinse i pugni e strizzò le palpebre, per poi schiuderle e constatare con sorpresa che la creatura selvatica aveva arretrato a causa di un attacco erboso. Leo si voltò a sinistra e ciò che vide lo stupì ulteriormente: Turtwig era di fianco a lui e fissava l'avversario con sguardo di sfida, come se lo stesse provocando ad avvicinarsi di nuovo solo per fargli vedere che lo poteva sempre respingere; più lontana, invece, c'era Luna con il suo Styler puntato sul Pokémon, il viso sul quale i raggi lunari facevano strani giochi di luci e ombre. Sentendo gli occhi del fratello su di lei, si girò nella sua direzione e ricambiò con quella che poteva essere un'occhiataccia, ma che nascondeva il sollievo di vederlo al sicuro.
La ragazza non perse secondi preziosi ed avviò la cattura. Tracciò una moltitudine di cerchi concentrici attorno a Tangrowth, approfittando del fatto che i suoi movimenti fossero rallentati in seguito all'attacco dell'amico, e lo catturò in un tempo relativamente breve per il livello a cui si trovava. Con molte probabilità, fu possibile perché la maggior parte del lavoro era stata fatta. Quando la creatura della grotta accettò di calmarsi, tornò a passi pesanti alla sua abitazione e poterono rilassarsi per lo scampato pericolo.
Turtwig e Luna raggiunsero Leo, che aveva raccolto con mani tremanti il Disco di cattura e stava guardando affranto le due parti del dispositivo. Glielo avevano affidato e lui che aveva combinato?
-Ehi, non è distrutto, si può ricaricare-
-Eh?-
-Non eri tu quello che per un certo periodo di tempo si è interessato di meccanica e cose varie? Si può ricaricare, ti dico- Il gemello incrociò il suo sguardo e notò che era serio, quindi annuì come per darsi forza.
I tre varcarono il cancello e salirono i gradini della scalinata in pietra, per ritrovarsi nei pressi dell'edificio principale.
Luna osservò il terreno intorno a loro e, quando vide quello che cercava, corse nella direzione di un Pikachu che bazzicava nei dintorni, catturandolo immediatamente, per poi fare cenno al fratello di avvicinarsi. Chiese con gentilezza al Pokémon elettrico di utilizzare la sua mossa, per ridare energia al dispositivo di comunicazione esaurito, e lo ringraziò per l'aiuto mentre lo salutava.
-Visto? Ora è come nuovo-
-Gra...- Non fece in tempo a concludere la frase, o meglio la parola, che la sorella lo prese per il colletto della divisa scolastica e lo schiaffeggiò, lasciandolo esterrefatto a massaggiarsi la guancia rossa e dolorante. Dopo l'attimo di sorpresa, la sua espressione cambiò da incredula ad irata -...ma perché?!-
-Perché non devi mai più sparire e farmi preoccupare in questa maniera- Un ordine. Una muta richiesta. Il tono della sua voce era fermo, ma si sentiva che non l'avrebbe mantenuto a lungo ed infatti strinse l'altro in quello che era un vero e proprio bisogno di constatare che fosse vivo, nemmeno un semplice abbraccio.
-Hai ragione, scusami, io...ho sbagliato- disse in un flebile sussurro, ricambiando la stretta. Sì, era decisamente stupido. Voleva proteggere la gemella, però alla fine era sempre lei a proteggere lui. Non doveva dimenticare la promessa che si erano fatti quel giorno, tantissimi anni prima.
Ad un certo punto sciolsero l'abbraccio e si guardarono negli occhi. Turtwig gli zampettò vicino.
-Ti scuso. Per fortuna ti abbiamo trovato subito-
-Sì...a questo proposito, com'è che ti sei svegliata?-
-Me lo stai davvero chiedendo?-
-In effetti, no- Era da quando erano piccoli che, sebbene ci mettesse impegno, ogni volta che si alzava di notte, svegliava la sorella. Che avesse una specie di antenna per captare i suoi movimenti?
-Forza, proviamo a dormire almeno qualche oretta- propose, facendo un cenno con la testa verso l'edificio.
-Qualche oretta sarebbe fantastico- ammise, sospirando stanco.

Si incamminarono in direzione dell'istituto, intanto che alcuni raggi di sole spuntavano timidi da dietro la linea dell'orizzonte, decretando l'alba. Possibile? D'altronde, i gemelli avevano chiacchierato fino alle due di notte ed avevano avuto il tempo di appisolarsi solo un paio d'ore, forse tre, per poi rimettersi in piedi e tornare a dormire. Se già normalmente fare orari simili era sconsigliato, figuriamoci prima di una giornata che si prospettava stancante sin dalla mattina precedente...

I corridoi della scuola, comunque, erano ancora deserti, a parte per i vari Pokémon, ed i tre non incapparono in insegnanti o compagne mattinieri, giungendo illesi fino al dormitorio maschile.
Luna si lasciò cadere sul materasso più vicino e si mise in una posizione comoda, su un fianco, abbracciando il cuscino. Si riaddormentò una manciata di minuti dopo aver chiuso le palpebre, anche se dalla finestra entrava una tenue luce. Leo la imitò, senza nemmeno fare lo sforzo di salire la scaletta a pioli che portava al suo giaciglio, tanta era la stanchezza. Dopotutto, se c'erano otto letti in entrambe le camerate, ne avevano sei liberi. Se fossero andati a fare colazione una decina di minuti in anticipo del solito, avrebbero rassettato la stanza e nessuno avrebbe notato niente di niente.

***

Fino all'ora delle lezioni, non ci furono ulteriori problemi da gestire. Gli studenti si recarono nell'aula dei professori Mina e Catturio, come da richiesta, dove questi ultimi gli spiegarono ogni cosa, ricevendo le conseguenti reazioni.

Di pomeriggio, arrivarono gli allievi del secondo anno.

Di sera...una sorpresa.


Spazio dell'autrice
Per chi sabato avesse controllato questa storia per l'aggiornamento, non sono morta né mi sono dimenticata della pubblicazione: ero in montagna e la mia connessione non funzionava manco a minacciarla. Morale della storia? Avrei dovuto sfornare il capitolo venerdì invece di illudermi di poterlo fare sabato, mi dispiace. A questo proposito, mi sono resa conto che non riesco e non riuscirò ad aggiornare ogni due settimane, quindi il prossimo non so quando arriverà. Detto questo, ditemi cosa ne pensate, per favore! Capisco che non ne si abbia la voglia, però mi farebbe piacere sentire i vostri pareri.
Rinnovo i miei ringraziamenti alle persone che recensiscono!
Ci sentiamo!
   
 
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