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Autore: Herondale7    09/08/2017    1 recensioni
I magici sono stati sempre temuti ed esiliati sin dalla Ripartizione nel Vecchio Impero. Sabriellen Jacklyn, una giovane ladra, entrerà in questa realtà più grande di lei in uno dei periodi più temuti nel regno dove vive. La guerra tra Neblos e Trule è difatti alle porte, e ciò che resta alla ragazza è fuggire per aiutare la sua famiglia frammentata; per perseguire in questa sua decisione dovrà compiere un gesto molto pericoloso: arruolarsi tra i pirati.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

Il buongiorno non era come quello di casa, proprio no. A casa non sarei stata trasportata malamente in spalla da qualcuno per preparare la colazione. Mi avevano presa di peso quando ancora dormivo e portata in una stanza che in realtà faceva sia da cucina che da sala da pranzo.
Avevo pensato che con la mia dimostrazione del giorno prima avessi per lo meno intimidito il capitano o l'equipaggio, invece no.
A Shaka il massimo sforzo che facevo all'alba era di svegliare Tori e portarla a fare un giro. Qualche volta dovevo anche passare dal mercato e prendere delle cose pagate realmente, altre volte lavoravo come artigiana "in prova" da Mariel, una donna che mi conosceva da piccola e mi faceva guadagnare qualcosa nel suo negozio. Questo ovviamente prima che perdessi il lavoro a causa della chiusura dell'attività.
Dopo aver farfugliato qualche protesta insensata dalle spalle di Kal iniziò la mia giornata. Alle quattro di notte, o mattina. Non sapendo cosa loro mangiassero avevo deciso di preparare per colazione le cose che andavano a male prima, così uscii dei tozzi di pane e il formaggio, accompagnati da vari cesti di frutta come pere o mele.
Non era molto raffinato ma non era nemmeno poco, considerando tutto quello che erano arrivati a caricare a Shaka.
"Perfetto, vedo che tutto è pronto. Sali sul ponte e aspetta un paio di minuti, io cerco un paio di armi e iniziamo."
"E noi non mangiamo? Avremo pur diritto a una razione." Avevo appena finito di apparecchiare per gli altri e non avevo nemmeno toccato cibo.
"Tu guadagnati la tua." Soffiò.
Fu una discussione breve, e anche abbastanza irritante; riuscii quasi a percepire l'astio che emanava. Non sapevo che cosa aveva contro i Magici, ma mi premurai di indagarci su. Il pirata, al contrario mio, prese del pane e lo mangiò per strada, scendendo nella stiva a recuperare qualcosa per me. Tirai qualche imprecazione contro Demien, ma nel frattempo pensai che se mi fossi dovuta guadagnare il cibo lo avrei fatto, avrei zittito quel ragazzo un po' troppo cresciuto.
Salii sul ponte come aveva detto e vidi Newt intento a pulire parte della poppa della nave, inginocchiato con la camicia fuori dai calzoni e gli stivali di una taglia più grandi, e quasi mi rividi in lui il giorno prima, così gli diedi una mano, o almeno, ci tentai silenziosamente. Quando avevo pensato di poter pulire la nave il giorno prima, ci ero riuscita facilmente. Mi era bastato immaginare di poterlo fare per farlo.
Stavolta toccai una delle balaustre, mi concentrai chiudendo gli occhi e focalizzando la nave, ma quando provai a combinare qualcosa non successe nulla. Il niente più assoluto.
Avevo scaricato le batterie? Riuscivo solo in preda alle emozioni? Non ne avevo idea, e probabilmente mi sarebbe servito continuare a tentare prima di capire bene cosa facesse scattare in me la magia. Nel frattempo continuavo a tenere gli occhi chiusi per la concentrazione, volevo riuscirci ma ancora niente.
Un fischio mi fece girare di scatto. "Non si dorme in uno scontro!" urlò poi Demien.
Aprii gli occhi e mi voltai in ritardo, infatti il pirata mi passo una spada al volo. Io ovviamente la schivai al posto di afferrarla, facendola così cadere. Ma ehi, vorrei vedere voi al posto mio! Non ero mica abituata a farmi passare lame affilate lunghe un metro. Fece un gran chiasso e non potei fare a meno di saltare per aria. Davvero, bisogna ringraziare le persone che tengono a te, così tanto da garantirti un'alta pressione ogni qualvolta stai per rilassarti o concentrarti.
"Per i sovrani dei nove regni! Non riesci proprio a non farmi sobbalzare ogni istante?"
"Faccio questo effetto alle donne, e alle ragazzine a quanto pare, raggio di sole." Mi porse un cambio da indossare, qualcosa di più pratico per imparare a duellare, e mi disse di metterlo dall'indomani. "Newt, smettila di strofinare quelle assi, le stai consumando. Se proprio vuoi fare qualcosa di utile vieni qua e aiutami."
"Come vuoi. Chissà quanto riderò domani quando dovrai farlo tu e non ti potrai lamentare dello sporco!"
"Tu non ridi. Tu fai un ghigno malefico!" Demien imprecò sottovoce ma non ci ripensò più. Mi voltai ad osservare Newt mentre si avvicinava a noi e prendeva la spada che avevo fatto cadere, restituendomela.
L'unica e sola volta in cui avevo visto una spada così ben strutturata fu quando un mercante, uno di quelli che vendono solo alle guardie reali, ne aveva portato un carico enorme per rifornire le armate.
Era abbastanza tozzo, di sicuro non un fabbro, ma era evidente che ne aveva uno squadrone che lavorava per lui. Io ero ancora una bambina di dieci anni, e nonostante ciò sapevo a cosa servisse quell'acciaio. Ma la spada che avevo avuto davanti era diversa. Aveva rubini e zaffiri nell'elsa, e delle scanalature erano state fatte al centro. Vidi la vendita da dietro l'angolo di un vicolo. Senz'altro, quella non sarebbe finita in mano a un semplice uomo assoldato dorato.
Difatti un paio di settimane dopo la riconobbi in mano a un nobile vicino alla famiglia reale, le sue vesti erano blu e bianche. Era andato al mercato e in tutta tranquillità si era avvicinato a un mercante e gli aveva tagliato una mano perché lo aveva derubato. O meglio, questa fu la scusa.
L'uomo in realtà aveva visto la possibilità di guadagnare qualche soldo in più su dei tappeti pregiati, quando la settimana prima un uomo vestito allo stesso modo gli si era avvicinato. Solo ai nobili era concesso indossare le vesti blu, ma quelle sue si tinsero di rosso quando il mercante iniziò a sanguinare a fiotti dalla mano. Ci vollero i medici della stessa corte a medicare la ferita, che non mancarono di far notare il taglio preciso e pulito del nobile mentre bendavano il mercante.
La daga che invece avevo davanti era tutt'altro che nobiliare, e meno affilata. In realtà sembrava piuttosto umile, ma era particolare. L'impugnatura era ricoperta da vari giri di una striscia di pelle, mentre il peso alla fine era di piombo, ricoperto poi dal ferro, e teneva ben bilanciata l'arma. Non avrei avuto necessità di affilarla per il momento; aveva una scritta incisa sopra che sembrava quasi brillare, in fleoriano forse.
"Ha un nome?" dissi con un luccichio negli occhi.
"Si, ma non so leggerlo, se non sbaglio l'uomo che ce l'ha venduta ha detto che è 'Solida'. È uno di quegli affarucci di poco conto fatto ai fiordi di Luka, si trovano nei villaggi a Sud del regno di Estrya."
"Puoi descrivermi quei fiordi? Non so nemmeno cosa siano, in effetti non sono mai uscita da Shaka e, più in generale, dal regno di Neblos." Demien sospirò.
"Benissimo. Se Shaka è a Est, i fiordi sono a Ovest dell'intero continente nel regno di Estrya, e sono stretti passaggi e insenature decisamente utili per il commercio e il contrabbando di moltissimi tipi di merce." Annuii convinta.
"Ovviamente a voi fanno molto comodo." Feci finta di ignorare l'occhiata di traverso che ricevetti da Newt, e allora Demien continuò.
"Quelli di Luka sono degli avvallamenti dove le colline dominano il paesaggio, sembrano tanto alte da assomigliare ai monti, ma non c'è niente di più bello che attraversarle d'inverno, quando sono innevate e il mare è quasi gelato. È un vero spettacolo passarci in mezzo nelle belle stagioni."
Sembrava quasi sognare mentre ne parlava, ma evitai di dirglielo; dedussi che probabilmente veniva da lì. Volente o nolente, chiunque parli di casa propria dice solo le cose migliori. "Ma non perdiamoci in chiacchiere da donne, mettiti di fronte a Newt." Lui passò la sua spada a Newt e si mise dietro di me mostrandomi la posizione corretta.
"Non ci siamo completamente, se adesso ti tirasse un fendente finiresti a terra in meno di mezzo secondo, o finiresti per farti ammazzare." Borbottò con fare benevolo.
Misi il piede destro più avanti del sinistro, poiché usavo la destra, il braccio sinistro invece mi serviva per bilanciarmi e non cadere. Anche la mia presa era da rivedere, sembrava tenessi in mano un martello, secondo lui. Mi girò il polso e allineò il pollice con l'impugnatura, le altre dita invece tenevano salde sulla pelle nera.
"Adesso fai attenzione, questa spada è più precisamente una spada da lato, si tiene con una mano e questa è particolarmente leggera rispetto alle altre, è affilata da entrambi i lati perciò tenta di non mozzarti nulla mentre la maneggi. Invece adesso osserva Newt: impugna una sciabola, è più pesante ma meno precisa, fatta per gli scontri vicini e affilata da un solo lato, perciò tienilo a più distanza possibile senza spostare la guardia."
Dopo avermi raccomandato quella montagna di cose di cui tenere conto si allontanò per lasciarci lo spazio per duellare. Inizia io tentando di colpirlo al fianco sinistro che sembrava leggermente scoperto, ma parò velocemente dal basso verso l'alto.
"Quella era una parata di prima!"
Ignorai bellamente le spiegazioni Demien, mi distraevano. Feci un passo indietro per la forza che aveva applicato Newt. Fui troppo lenta nel rimettermi in posizione e ciò gli permise di avvicinarsi e puntarmi la sciabola alla gola. Puntai gli occhi al cielo pronta ai richiami, ma con un semplice gesto della mano usando la magia feci perdere l'equilibrio al mio avversario e poi gli feci uno sgambetto. Dopo svariate volte entrambi perdemmo la pazienza, mentre io mi inebriavo della mia magia, inspiegabilmente attivata dal brivido della sfida.
"A che ti serve saper usare una spada se puoi usare la magia?" Non feci in tempo a fare mezzo giro su me stessa ed esordire che arrivò il mio richiamo. Con decisione e a due centimetri dal mio viso. Avevo parlato a voce alta.
"Senti tesoro, io ho garantito per te solo per il tuo potenziale magico, perciò, o inizi a dimostrare al capitano che con me lavori anche sul potenziale fisico, o sei fuori dalla nave. Non posso permettermi di finire fuori bordo con te." Furono le parole rozze o il suo sguardo che pareva lanciar saette, ma alla fine tutto passò.
Fui invece stranita dal mio comportamento, non era da me voltarmi in questo modo, peraltro senza nemmeno impegnarmi seriamente. L'unica cosa positiva fu che usai di nuovo la magia, anche se non seppi spiegarmi perché la volta prima aveva fatto cilecca.
Dopo quella volta mi spinsi a lavorare sul serio fino all'ora di pranzo, ovvero finché non disarmai Newt per la prima volta, guadagnandomi un pezzo di pane duro. Era pur sempre cibo, ma avevo ben capito che darmi così poco era una sorta di ripicca alle mie maniere ribelli.
Mi chiesi cosa fosse successo a Demien di importante sulla terra ferma per non poter permettersi di abbandonare la pirateria. Poi con riluttanza mi resi conto che tutti coloro che salivano su una nave pirata spesso erano troppo disperati per rimanere alle loro case. Sempre che ne avessero una, di casa.
Al pomeriggio ormai inoltrato pensai fosse una buona idea chiedere al capitano che cosa avrei potuto fare per collaborare, dato che tutti stavano facendo qualcosa. C'era chi sistemava le funi o riordinava l'armeria, o chi reggeva il timone a turno, altri invece erano occupati a dare una vaga sistemata dopo l'imbarco da Shaka dei nuovi carichi. Mi sentivo abbastanza inutile in effetti.
Mentre risalivo dalla stiva notai una figura intenta a parlare nell'ombra dietro una trave, ma la cosa che mi incuriosì fu che chiunque fosse il tale non era in compagnia. Lo spazio era troppo ristretto per due persone. Così feci il giro da dietro e mi posizionai al di sotto delle scale, solo un pannello sottile di legno separava me dallo sconosciuto, ma non era abbastanza da impedirmi di origliare. Certo, non erano affari miei, ma nemmeno ero solita trovare dei pazzi a bisbigliare su una nave pirata.
Quando poggiai l'orecchio al legno sentii un pianto soffocato, seguito da delle parole incomprensibili, quasi straziate da un dolore imminente. Non mi aspettavo di certo una risposta a quelle lacrime ma, a dispetto delle mie previsioni, fu sufficiente concentrarmi un po' per accorgermi che un fischio molto acuto inondava l'ambiente, abbastanza da non essere udibile alle persone comuni. Per quei pochi capaci di sentirlo ugualmente, non era che sintomo di capogiro, ma al mio dono era traducibile con poche e cruenti parole:
Se non fai ciò che ti ho detto, morirà.
Pensai che in quel momento avevo assistito ad abbastanza, troppo forse; quella minaccia aleggiava nei miei pensieri come una costante anche dopo aver abbandonato il mio nascondiglio. Non volevo sapere chi fossero i due interlocutori o per mezzo di cosa parlassero, e tantomeno volevo sapere chi sarebbe morto. Se c'era una cosa che avevo imparato fino ad allora era che se non sapevi il problema, non ti aspettavi il peggio, e se non ti impicciavi, tutto sarebbe andato bene.
Ma oramai il dado era tratto, e sapere della possibile morte di qualcuno non fece altro che tormentare il mio sonno nei giorni seguenti, arrivando al punto di girare di notte per la nave, seguendo lo stesso percorso da prua a poppa, in cerca di risposte che non sarebbero di certo comparse tra le onde o tra le stelle, nonostante io non smettessi di osservarle piena di domande.
Mi chiesi cosa avrei fatto io al posto di quell'uomo della ciurma. Se ci fossero state Elettra, Tori o Harriet sotto minaccia, avrei avuto il coraggio necessario per tradire gli amici di una vita? Probabilmente avrei preferito semplicemente scappare via, liberarmi da quella tortura ed essere la vigliacca che ero sempre stata.
In fondo scappare era diventata la mia specialità.
Quando capii che niente avrebbe potuto aiutarmi, durante la seconda sera arrivai a contare le assi del ponte, le grate per scendere nella stiva, le ancore appese e i nodi di alcune delle funi, imparai addirittura a replicarne alcuni. Tutto pur di non pensare a quell'inquietudine che non osava abbandonarmi, aspettando con ansia che Bellamy si svegliasse per potergli raccontare tutto.
Dopo vari giorni di quella continua tiritera non riuscivo nemmeno a brandire la mia spada dalla spossatezza.
Ciò non faceva altro che irritare Demien.
 

Angolo autrice:

Lettori che continuate a sopportarmi (e anche voi che invece non vedete l'ora di scappare ad ogni angolo autrice) devo dirvi che mi spiace per non aver pubblicato la scorsa settimana, ecco perchè in giornata metterò anche il prossimo capitolo. Sono stata a un campo scout e già è stato molto che una delle mie amiche ha caricato per me questo capitolo su wattpad...
Non vedo l'ora di sapere che ne pensate, a più tardi,
Herondale.

 

  
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