Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: vivienne_90    09/08/2017    6 recensioni
Akashi e Kuroko stanno insieme da diverso tempo quando quest'ultimo parte all'improvviso senza avvisare nessuno, costruendosi una nuova vita a Los Angeles.
Adesso, otto anni dopo, Kagami e Kuroko stanno tornando a Tōkyō, ognuno con le proprie preoccupazioni, chi l'aereo e chi una determinata persona, inizia tutto così...
Dal cap 5
"Il ritorno di Tetsuya metteva in discussione ogni cosa, ogni equilibrio che si era creato, si stava per rompere, perché guardare nei suoi occhi era come ammirarsi in uno specchio che non rifletteva mai l'immagine originale [...] Aveva sempre avvertito quelle piccole, grandi, differenze. Era come se una sottile parete trasparente li dividesse e Seijuurou, incurante, la buttava giù ogni volta, perché sapeva che al di là di essa avrebbe trovato Tetsuya, che lo avrebbe abbracciato, che lo avrebbe fatto sentire a casa."
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AkaKuro || AkaMayu || KagaKuro || MidoTaka || MuraHimu || AoKi || Past!AoMomo || Past!KagaHimu ||OOC!Mayuzumi || No!Bukushi/Oreshi || Future!AU
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Chihiro Mayuzumi, Seijuro Akashi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Kuroko no Basuke è un'opera di Tadatoshi Fujimaki, io non traggo alcun profitto da questa storia. PAUSA ESTIVA! Più informazioni nel mio angolino non odiatemi <3










 

Seijuurou aveva assicurato all'amico che avrebbe dormito in treno, ovviamente non ci riuscì. Troppi pensieri, troppe domande, persino stare seduto gli risultò insopportabile: i vestiti costosi, adesso stropicciati e sporchi a causa del pianto disperato dell'azzurro, erano scomodi, si sarebbe tolto più che volentieri le scarpe raffinate, invece rimase composto, seduto al suo posto per tre ore, continuando a guardare fuori dal finestrino.
L'orologio segnava le sette di mattina quando si presentò davanti all'imponente costruzione tradizionale, senza attendere si fece strada notando il maggiordomo di casa andargli incontro.

«Akashi-sama, non l'aspettavamo.».
Oh non aveva proprio tempo per delle stupide formalità, «Devo parlare con mio padre, se non erro dovrebbe essere tornato.».
«Sì, solo che Akashi-dono non è presentabile al momento.».
E che suo padre fosse presentabile o meno non gli riguardava, «Kobayashi-san può portarmi da lui o posso andarci da solo, anche se sono sicuro che mio padre gradirebbe che tu svolgessi il lavoro per cui sei pagato.» — Non voleva essere scortese ma era stanco e sinceramente aveva una certa urgenza. Fissò l'uomo con ostinazione finché non lo vide arrendersi con un educato ʻprego, da questa parteʼ, e il rosso si rifiutò di aspettare pazientemente davanti alla porta scorrevole, mentre veniva annunciato; irritato fece scorrere le ante in carta di riso — «Dobbiamo parlare.».


Akashi Masaomi non si mosse, continuò a fare colazione dandogli le spalle, per niente turbato dall'interruzione; si prese il suo tempo sorseggiando la zuppa di miso.

«Akashi-dono, Akashi-sama è — ».
«Sì, riconosco la voce di mio figlio, grazie.», ribatté con voce austera, «Accompagnalo nel mio ufficio, vorrei terminare la colazione e indossare abiti più idonei.».
Seijuurou strinse i pugni, «Devo parlarti, adesso.».
«Riguarda il lavoro?».
«No.».
«Allora può attendere.», Masaomi si voltò solo per un istante tornando poi alla sua colazione, «Kobayashi nell'attesa procuragli dei vestiti puliti, non intendo dialogare con una persona tanto sciatta.».
Il ragazzo si morse la lingua pur di non rispondere, non voleva indisporlo ancor prima di potersi confrontare con lui; furente uscì dalla stanza assecondandolo e indossò il completo che gli venne offerto.
Solo dopo un'ora e mezza suo padre si decise finalmente a raggiungerlo, posizionandosi dall'altro lato della scrivania, «Non ti ho cresciuto perché tu possa fare irruzione nelle case altrui senza avvisare, per di più conciato in quello stato Seijuurou.».
«Come ho già — ».
«È irrilevante, piuttosto, hai ricevuto le ultime proposte?».
«Se ti riferisci al lavoro no.».
«Mi riferisco ai rireshiko che ti ho spedito.».
Seijuurou sogghignò appena, «Sì li ho ricevuti e li ho buttati, spero almeno che fossero carine.».
«Ne deduco che non li hai nemmeno letti.».
«Perspicace.».
Sospirando Masaomi estrasse dal cassetto la scheda di una ragazza dandola al figlio, «Maruyama Suzanne.».
Annoiato il rosso iniziò a leggere le informazioni e vide la foto restando sorpreso, i capelli biondi e gli occhi verdi indicavano chiaramente che non fosse del tutto giapponese, «Sei passato alle straniere adesso?», chiese non riuscendo a trattenere una nota di divertimento.
«Suzanne è la figlia di Maruyama Rokuro, un grande imprenditore che ha creato la sua fortuna in Inghilterra, avrà sposato una straniera, comunque resta un uomo dai sani principi giapponesi, ho avuto il piacere di lavorare con lui e posso confermarlo. Suzanne è in età da matrimonio, come te del resto, e Rokuro vuole assicurarsi che sposi l'uomo giusto.».
Pigramente gli restituì il rireshiko incrociando le braccia al petto, «Illuminami papà, in che modo questo avrebbe a che fare con me?».
«Pensi che si tratti di uno scherzo Seijuurou?», Masaomi assottigliò lo sguardo severo, «Se tu sposassi Suzanne, hai idea di quanto altro prestigio godrebbe il nostro nome? — Non solo in Giappone, anche all'estero.».
«Me ne rendo conto, c'è solo un piccolo dettaglio papà.», sorrise innocentemente, «A me non piacciono le donne, credo proprio che tu debba tenere in considerazione lo stato dei fatti.».
«Adesso basta con queste assurdità!», l'uomo si alzò di scatto battendo la mano sulla scrivania in mogano, «Che hai intenzione di fare? — Sposare lo stilista da quattro soldi che ti scalda il letto?».
Impassibile Seijuurou rimase seduto, «No, io e Chihiro ci siamo lasciati.».
«Bene, finalmente una scelta intelligente.», sentendosi più tranquillo, Masaomi tornò a sedersi passando una mano fra i capelli castani, «Stasera chiamerò Rokuro e lo informerò che hai accettato.».
«Io non ho detto niente del genere, ti ho solo riferito che io e il mio compagno ci siamo lasciati, questo non implica che io sposerò Suzanne o qualunque ragazza sceglierai per me.», lo guardò deciso, «Perché, come ho già puntualizzato, io sono — ».
«Le tue abitudini sessuali non sono affar mio, sai al contrario cosa è affar mio? — Assicurarmi che il nome della famiglia vada avanti Seijuurou, per questo tu sposerai Suzanne, proprio come io ho sposato tua madre Shiori, e porterai avanti il nostro nome, i tuoi figli lo faranno dopo di te, questo significa essere un Akashi.», affermò con orgoglio, «Detto ciò, se provi ancora il desiderio di dilettarti nelle tue discutibili preferenze sei libero di farlo, anche se vorrei che la smettessi, hai già messo la famiglia in imbarazzo troppe volte con le tue pessime abitudini.».
«Lo riconosco è un bel discorso, di nuovo, hai tralasciato un elemento fondamentale, non è da te papà, inizio a preoccuparmi.», ribatté sarcastico, «Ovvero che io non sono un ʻAkashiʼ come ti piace tanto ostentare, e non sarà il mio orientamento sessuale a far estinguere il nome della nostra famiglia. Ci hai già pensato tu, non riuscendo ad avere un figlio biologicamente tuo, o sbaglio forse?», chiese retorico osservando il padre.
Il volto severo e rigido dell'uomo per la prima volta cambiò espressione, tentava di nascondere lo stupore non riuscendoci del tutto, per Seijuurou fu una piccola soddisfazione, «No, non ti interessa sapere come l'ho scoperto, invece a me interessa molto sapere come sono andate le cose, perciò, se non ti è di troppo disturbo, ti pregherei di iniziare a spiegare.».

Masaomi capì di non avere altra scelta, nonostante fosse furibondo, nessuno avrebbe mai dovuto saperlo, tanto meno il figlio, impegnato a gongolare in modo così arrogante davanti ai suoi occhi; aveva educato e cresciuto il bambino secondo gli standard previsti dalla sua famiglia, come l'uomo era stato educato a sua volta dal padre, eppure ogni volta che guardava il figlio negli occhi non vedeva altro, se non un insuccesso: Seijuurou era il suo più grande fallimento, il promemoria vivente della propria sterilità, di non essere riuscito a portare avanti il cognome tanto importante.

«Io e Shiori non riuscivamo ad avere figli, iniziò tutto così, ovviamente.», sospirò contrariato, «Tua madre era una filantropa, odiava gli eventi mondani, preferiva andare a trovare i bambini e sostenere economicamente le strutture che li ospitavano. Fu così che ti incontrò, eri piccolo, non avrai avuto nemmeno un mese. Tua madre mi convinse, entrambi volevamo un figlio, forse per motivi diversi, comunque facendo pressione, grazie al nostro cognome, riuscimmo ad avere il tuo affidamento e in seguito l'adozione definitiva. Tuo nonno all'epoca stava fuori anche diversi mesi a causa del lavoro, non fu difficile convincerlo che Shiori fosse incinta, né che fossi nostro figlio biologico, i capelli di tua madre erano forse di un colore più spento, comunque abbastanza simile al tuo.».
Seijuurou inarcò un sopracciglio scettico, «Che stratagemma hai usato per non farlo sapere a tuo padre? Le mettevi un cuscino sotto il vestito per caso?».
«Attento a come parli.», Masaomi gli lanciò un'occhiata più affilata di una katana, «Inventammo semplici scuse, ovvero che era andata a trovare la famiglia, oppure che non si sentiva bene e comunque tuo nonno non era troppo interessato a lei.».
«Ora capisco da chi hai preso.», aggiunse sarcasticamente, «Dei miei genitori biologici non sai niente? — Non credo proprio che tu non abbia voluto indagare.».
«Corretto.», l'uomo annuì confermando la sua risposta, «Shiori era preoccupata che potessero farsi vivi, io invece ero convinto che non sarebbe successo, alla fine decisi di assecondarla. Purtroppo non scoprimmo niente su di te, né su di loro, lo trovai strano, come trovai strana l'unica condizione che ci venne imposta per poter diventare legislativamente i tuoi genitori.».
«Sarebbe?», chiese incuriosito.
«ʻSeijuurouʼ è il nome scelto di tuoi genitori biologici, presumo che sia stata tua madre, un sentimentalismo tipico delle donne.», sospirò Masaomi mostrando una vena di noia data dal discorso, «Comunque sia è l'unica cosa che ti hanno lasciato, il tuo nome intendo, non ci venne concesso cambiarlo e noi accettammo quella condizione.».

Senza distogliere lo sguardo, Seijuurou lasciò entrare dentro di sé le nuove informazioni fornitegli dal padre; una strana calma s'impossessò di lui, non credeva che se fosse stato realmente figlio di Masaomi sarebbe cambiato qualcosa, ma almeno poteva capire adesso come mai negli occhi di suo padre ci fosse sempre tanta delusione nei suoi confronti, perché dovesse fare sempre di più per compiacerlo, perché non era mai abbastanza.

«Sai cosa penso?», iniziò placidamente, «Che tu sia un grande ipocrita.».
«Non osare Seijuurou.».
«Oh invece oso, oso eccome.», si alzò in piedi pronto a fronteggiarlo, «Al tuo ennesimo tentativo di farmi sposare una delle tue scelte, ti spiegai con estrema cordialità che di questi tempi anche due uomini possono adottare, persino una sola persona può farlo, ricordi quale fu la tua risposta?», non gli diede il tempo di rispondere, «No? — Bene, ti sei espresso in questi termini, ʻnon dire assurdità Seijuurou, solo il sangue degli Akashi può portare avanti la famiglia, non voglio più sentire niente al riguardoʼ, ti sei mai chiesto di cosa volessi io invece? — Ovvio che no, per te non è mai stata importante la mia volontà, comunque adesso le cose cambieranno.», posò le mani sulla scrivania sporgendosi leggermente verso il padre, poteve vedere quanto fosse livido di rabbia, «Io non mi sposerò, non avrò figli e non incolperai me per la scomparsa del nostro cognome. Mi costruirò una mia vita, se tu vorrai esserci o meno non sono affari che mi riguardano, inoltre ti lascerò del tempo affinché possa assumere un altro Dirigente Amministrativo per la sede a Tōkyō, ti sfido a trovare qualcuno che sia più bravo di me, perché io sono molto bravo e tu lo sai, dopodiché smetterò di lavorare per te.».
Masaomi si alzò a sua volta in preda alla collera «NON DIRE IDIOZIE SEIJUUROU! TUTTO QUELLO PER CUI ABBIAMO LAVORATO, NON PUOI BUTTARE AL VENTO ».
«Oh invece lo sto facendo.», soddisfatto di se stesso infilò il cappotto pronto per andare via.
«PER COSA? PERCHÉ HAI SCOPERTO CHE TUA MADRE MOLTO PROBABILMENTE ERA UNA POVERA TOSSICA INCAPACE DI PRENDERSI CURA DI TE?».
Il rosso ignorò le offese con eleganza, «Tu non sai chi sia e ciononostante, anche se fosse come sostieni tu, questo non cambia il fatto che una povera tossica incapace è riuscita ad essere comunque un genitore migliore di te papà, almeno lei ci ha pensato al mio bene.».
«Sono stato io a darti tutto questo, posso levartelo quando voglio e tu lo sai.».
«Fallo.».
«TU SEI UN AKASHI!».
Seijuurou si voltò dall'altra parte iniziando ad incamminarsi, stanco di stare a discutere — «No, non lo sono, sei stato tu a rendermi tale.».

Senza aggiungere altro uscì dallo studio e i suoi piedi trovano subito la via per andarsene dalla maledetta abitazione in stile tradizionale.
Seijuurou si sentiva leggero, come se si fosse tolto un peso enorme dalle spalle. Non sapendo nemmeno lui come ci fosse arrivato, si ritrovò al cimitero: ʻAkashi Shioriʼ.

«Perdonami, non ho pensato a prendere dei fiori per te mamma, è stato scortese da parte mia.», con grazia bagnò la lapide con l'acqua, per poi chiudere gli occhi.
Aveva deciso di non dire al padre che avesse un gemello, tanto meno che fosse Tetsuya, avrebbe creato solo più guai.


«Akashi-kun quali erano i suoi preferiti?».
«Non credo sia fondamentale sai Tetsuya?».
«È la prima volta che vengo con te a trovarla, mi piacerebbe portarle i fiori che le piacevano.».

Era da almeno mezz'ora che si trovavano in quel fioraio e Tetsuya non riusciva proprio a decidersi, Seijuurou lo trovò estremamente tenero e appagante, vedere come pensasse alle più piccole attenzioni lo rendeva felice.

«I gigli bianchi erano i suoi preferiti.».
«Abbiamo risolto allora.».

Armati di bouquet, i due ragazzi salirono nuovamente sull'auto che li avrebbe portati a destinazione; una volta arrivati si presero cura della lapide con il sorriso sulle labbra, la lavarono con l'acqua, accesero l'incenso e l'azzurro sistemò i fiori per bene osservando la fotografia «Era davvero molto bella sai? E sembra molto gentile.».
Il rosso lo abbracciò da dietro e rilassato posò il mento sulla sua spalla, «Perché era sia bella che gentile.», lo baciò sulla guancia ammirando anche lui la piccola immagine, «Mamma, voglio presentarti Tetsuya, anche se stiamo insieme da soli sei mesi, so già che diventerà una persona molto importante per me.».


Le iridi eterocrome tornarono a mostrare il loro colore, con un piccolo sorriso malinconico allungò la mano sfiorando appena la foto — «La prossima volta ti porterò i gigli bianchi più belli che ci siano per farmi perdonare.».


Se non aveva mai percepito un segno d'affetto da parte del padre, sua madre al contrario lo amava davvero, Seijuurou lo aveva sempre sentito. Lei, l'unica che si fosse mai schierata dalla sua parte, a concedergli dei momenti di divertimento; era stata sua madre ad incoraggiarlo a giocare a basket, lei che se era andata troppo presto, lasciandolo solo.
Improvvisamente il rosso riconobbe una diversa sensazione di calore farsi strada dentro di sé, la donna che aveva messo al mondo sia lui che Tetsuya molto probabilmente aveva scelto i loro nomi, gli piaceva credere che fosse così. Non seppe perché, forse la spiegazione era semplice, l'idea che la madre biologica si fosse tanto adoperata pur di lasciare qualcosa ai suoi figli, fece sentire Seijuurou amato, fece viaggiare quel calore avvolgente dal cuore fino ad arrivare ai suoi occhi — Un Akashi non piange, ricordalo Seijuurou.

Un Akashi non piange, eppure più continuava a ripetersi la severa imposizione, più poteva vedere l'immagine di sua madre sfocata, divenire meno chiara.
Un Akashi non piange, eppure Seijuurou lo fece, forse per la prima volta in vita sua, pianse. Non cacciò via le lacrime, non tentò di soffocare le emozioni, al contrario lasciò che lo invadessero, che prendessero il totale controllo. Insieme al pianto fece scivolare via la tensione, i rimproveri di Masaomi, il costante disappunto, la costante delusione. Le lacrime lasciate libere portarono via il brutto che Seijuurou non aveva potuto vivere appieno: il lutto della madre, la pressione, i voti perfetti, il comportamento perfetto. La perdita dei genitori di Tetsuya, la sua partenza... — Pianse per tutte le volte in cui non aveva potuto farlo, perché un Akashi non piange, solo che lui non era più un Akashi e questo fece sentire Seijuurou libero. Finalmente libero.

 

*


Un'altra persona aveva passato la notte in bianco, poteva essere riuscito a sonnecchiare per un paio d'ore, comunque non fu sufficiente per farlo sentire riposato.
Kagami sapeva di aver preso la decisione giusta, dire tutto ad Akashi, aveva il diritto di essere informato e Kuroko doveva ammettere la verità a se stesso per poter continuare la propria vita, avrebbe potuto anche tenersi in contatto con i suoi amici in questo modo; lo aveva fatto per lui e per se stesso, una piccola parte di Kagami sperava che vuotando il sacco, l'azzurro si sarebbe deciso ad accantonare l'amore impossibile, così sentito, nei confronti del fratello.
Kagami ricordava bene la notte a Los Angeles, un'uscita tra amici, Kuroko era tanto ubriaco da confessargli il suo segreto, non aveva mai visto tanta disperazione in vita sua. Non era una disperazione fatta di lacrime e pianti isterici, era una calma e rassegnata afflizione: il condannato a morte sa di dover morire, Kuroko sapeva di non poter amare il proprio fratello gemello. Era così semplice da far paura.
Kagami ricordava bene il loro terzo appuntamento, la prima volta in cui si unirono sotto le lenzuola, Kuroko era perfetto, in ogni sua forma, in ogni suo movimento; pensò che non potesse esserci niente di più piacevole, passionale ed eccitante, se non fosse per il fatto che non fu il suo nome a scappare dalle labbra dell'azzurro, bensì un altro. Non fecero mai più l'amore con così tanto ardore, forse perché Kuroko non sbagliò più, riempiendo la stanza di svariati ʻKagami-kunʼ, non altrettanto sentiti.
Sì, Kagami combatteva contro il fantasma di Akashi da molto, molto tempo, lo faceva accettando ogni ʻti amoʼ sussurrato all'orecchio, ogni abbraccio, ogni bacio; lo contrastava in silenzio, a testa bassa, mordendosi la lingua ogni volta che si trovava sul punto di esplodere. Avrebbe voluto davvero affrontare la questione apertamente, parlare con il compagno, dirgli che era a conoscenza dei fatti e andare avanti, se non fosse che il timore di perderlo lo faceva desistere. Non era da lui nascondersi dietro ad un dito, solo che Kagami non aveva fatto i conti con una realtà molto semplice — l'amore cambia le persone, le plasma, le modella, le fa comportare da stupidi e porta a compiere atti idioti: l'amore aveva portato Kuroko a scappare e aveva costretto Kagami a chiudere gli occhi davanti all'evidenza.
Non ci fu bisogno di chiedere a Kuroko se fosse successo qualcosa durante il breve soggiorno a Kyōto, conosceva già la risposta.
Non ci fu bisogno di chiedere a Kuroko se lo amasse realmente, conosceva già la risposta.
Era così bello non vedere, ma alla fine Kagami si era ritrovato forzato ad affrontare la famosa evidenza, che tanto a lungo aveva ignorato.
La calma e rassegnata disperazione del compagno era esplosa prendendo corpo, Kagami aveva ascoltato le sue suppliche, i singhiozzi — L'azzurro era letteralmente terrorizzato ed era anche la prima volta che Kagami lo aveva visto ridotto in quello stato, perché l'amore ti cambia e ti fa proteggere le persone che ami, ad ogni costo.
Sospirando il ragazzo gettò uno sguardo alle valige e ai biglietti aerei, sapeva che sarebbe stato da solo sul velivolo che lo avrebbe riportato a Los Angeles, però voleva concedersi un ultimo, disperato, tentativo.
Le dieci del mattino. Kagami decise che avrebbe chiesto a Kuroko di tornare a casa insieme, anche se conosceva già la risposta.

Caricò sul taxi il bagaglio del compagno non sapendo cosa aspettarsi, non sapendo nemmeno se fosse realmente riuscito a farsi aprire, beh forse sì, infondo aveva portato la valigia con sé.
Che situazione avrebbe trovato? Akashi sarebbe stato ancora nell'appartamento? Kuroko era da solo? — I quesiti senza risposta lo accompagnarono per tutta la durata della corsa, pagò il tassista e citofonò — «Kuroko ti ho portato la valigia.».
Il piano parve funzionare, si addentrò nell'edificio e addirittura trovò la porta dell'appartamento aperta, pronto ad accoglierlo, o forse no.
Kagami aveva pensato a qualsiasi tipo di congettura, purtroppo non aveva minimamente pensato che gli strambi amici del compagno potessero essere con lui, tanto meno aveva messo in conto l'ovvia ostilità.

Midorima fece una smorfia lasciandolo entrare, «È tutto?».
«Ah — Sì, ha solo questo, credo di non aver dimenticato niente.», curioso si guardò intorno, oltre al ragazzo dai capelli verdi, sembrava che non ci fosse nessuno in casa.
«Sei da solo?».
«No, Kise e Aomine sono andati a fare la spesa, torneranno a momenti.».
La spesa? — Senza farlo apposta la porta venne nuovamente aperta, rivelando la presenza dei due ragazzi appena nominati carichi di buste.
«Per fortuna che il supermercato è qui vicino, altrimenti non ce l'avremmo mai fatta ~ », esausto il biondo posò tutto sul tavolo, chiavi comprese.
«E questo che ci fa qui?», chiese Aomine scocciato imitando il compagno.
Kagami assottigliò lo sguardo nervoso, «ʻquestoʼ ha un nome, usalo.».
«Il nome di uno che non sa farsi i ca — ».
Midorima pensò che non fosse proprio il caso di generare altra tensione, perciò decise di far morire tutto sul nascere, «Se ne stava giusto andando Aomine, è passato solo per portare il bagaglio di Kuroko.».
No, non se ne sarebbe andato — «Veramente vorrei parlare con lui, dov'è?».
«Kurokocchi sta dormendo.».
«E poi hai incasinato Tetsu già abbastanza. Vattene.».
Kagami poteva sentire la frustrazione crescere, quindi adesso era colpa sua se quei due erano fratelli? Sul serio? — «Sapete anche voi che era la cosa giusta, se foste stati al mio posto avreste fatto lo stesso!».
«Se noi fossimo stati nella tua posizione sarebbe stato tutto molto diverso, avremmo parlato con Kuroko, gestito la cosa e li avremmo aiutati. Tu invece cosa hai fatto?», chiese Midorima aggiustandosi gli occhiali, «Ti sei arrogato il diritto di rivelare un'informazione tanto importante senza il minimo tatto, o la minima comprensione, non preoccupandoti del dopo — Chi rompe i cocci è lo stesso che poi li raccoglie, tu li hai rotti, eppure mi sembra che ci siamo noi qui a fare pulizia.».

Kagami rimase in silenzio stringendo i pugni, guardando i tre a turno; sapeva di non essere stato delicato, però come potevano puntargli il dito contro? — Desiderava semplicemente che Kuroko potesse essere libero dal fardello che si trascinava dietro da anni, come poteva aver sbagliato? —


«Ho capito, fatto sta che devo parlare con lui perciò — », non fece in tempo a fare un passo che il biondo gli si piazzò davanti, il volto terribilmente serioso.
«Ti ho detto che Kurokocchi sta dormendo, va' via.».
Non riflettendo troppo a lungo sulle proprie azioni, Kagami lo fece spostare spintonandolo con forza e nell'istante seguente si ritrovò attaccato al muro; l'indaco stringeva il collo della sua maglietta, sollevandolo leggermente da terra.
Aomine era furioso, vedendo il compagno venir scansato tanto bruscamente, non riuscì a controllarsi: lo afferrò e gli sferrò un pugno dritto in faccia, facendo cadere l'altro per terra — «METTIGLI LE MANI ADDOSSO UN'ALTRA VOLTA FORZA!».
Accogliendo la provocazione, Kagami si alzò da terra pronto a restituirgli il favore quando vide l'azzurro scendere le scale; sembrava uno zombie, piccolo, con profonde occhiaie e gli occhi arrossati, «Kuroko devo parlarti, per favore.».
Kuroko, al contrario, decise di ignorarlo e perplesso andò verso i suoi amici, «Cos'è tutta questa confusione? — Piuttosto, Midorima-kun che ci fate qui?».
«Ci ha chiamati Akashi, non voleva lasciarti a casa da solo, per quanto riguarda il rumore era semplicemente Aomine nel ruolo di fidanzato protettivo.».
«C'è anche Murasakibara-kun?».
«No, Akashi ci ha contattati in piena notte, non ha sentito il telefono, comunque passerà più tardi.».
All'azzurro bastò uno sguardo per capire, il segreto che lo legava ad Akashi era stato svelato anche a loro, almeno non avrebbe dovuto raccontare la storia un'altra volta; sospirando si voltò verso l'ex compagno dalla guancia arrossata, «Tu invece?».
«Kuroko, dobbiamo parlare, per favore.».
«Non ho niente da dirti Kagami-kun.».
«Per favore, mi sono preso un pugno in faccia pur di poter — ».
«Quando ero io a chiederti ʻper favoreʼ non mi sembrava che ti importasse particolarmente, per fortuna io non sono te Kagami-kun, se ci tieni tanto parliamo.».

Allontanandosi dal gruppo, i due salirono al piano di sopra e, per avere la giusta privacy, entrarono in una stanza dai colori pastello, il letto era disfatto, l'aria un po' viziata, nell'insieme sembrava la camera di un adolescente.

«Questa era — ».
«Camera mia? — Sì e lo sai benissimo. Se vuoi davvero parlare questa è la tua occasione Kagami-kun, non sprecarla tentando di prendere tempo.».

E Kagami voleva farlo, solo che le parole gli morivano in gola, la sensazione di non saper cosa dire, come poter fargli capire quanto lo amasse, che non voleva fargli del male, non voleva ferirlo; voleva semplicemente andare via da quella dannata città, tornare a casa insieme a lui, liberi da ogni segreto, finalmente liberi senza fantasmi.
Voleva aprire la bocca e parlare, esprimere tutti i suoi sentimenti, raccontare che non era stato facile, per niente facile dire la verità, che aveva sbagliato ad esplodere in quel modo, che se fosse stato possibile tornare indietro nel tempo, si sarebbe costretto a mantenere la calma.
Kagami voleva parlare ma non ci riusciva, così lasciò che il suo corpo lo facesse per lui. Abbracciò forte l'azzurro, anche se Kuroko era impassibile, non avendo intenzione di ricambiare il segno d'affetto, continuò a tenerlo stretto, non seppe per quanto tempo.

«Mi dispiace, so di averti ferito, solo che... dovevo farlo.».

Stanco l'azzurro decise di mettere fine all'abbraccio, si allontanò catturando però il suo sguardo, «Perché mi hai fatto una cosa simile? — Eri lì con me, potevi vedere quanto stessi male, e tu hai deciso lo stesso di rovinare tutto.».
«Sai cosa significa amare una persona, amarla tanto e vedere, sentire, che non sarà mai completamente tua?», chiese Kagami carezzandogli la mano, «Ho passato così questi tre anni con te, ad osservarti. Ogni volta che vedevo un sorriso diverso non potevo fare altro che chiedermi ʻstarà pensando a lui o a me?ʼ, alla fine credo semplicemente di aver ceduto.».
Kuroko ritrasse la mano nervoso, «Non dovresti amarmi in questo modo.».
«E tu non dovresti amare tuo fratello, eppure lo fai.», i pugni tornarono a stringersi, «Quello che voglio dirti è che a volte si fanno delle scelte sbagliate — Io ti amo Kuroko, davvero, volevo aiutarti a superare questa cosa, volevo farti aprire gli occhi una volta per tutte, così che anche tu fossi libero di poter ricambiare i miei sentimenti, l'ho fatto per — ».
«No, tu non l'hai fatto per me, tanto meno per un senso di giustizia, stai tentando di giustificare il tuo egoismo Kagami-kun.», gli occhi color cielo, freddi quanto una giornata invernale, continuarono a fissare le iridi cremisi, erano calde, chiedevano scusa; Kuroko non lo avrebbe mai perdonato, «Tu l'hai fatto per te stesso. Non ti importava né di me, né di Seijuurou, ti importava solamente di te, senza pensare a cosa stessi dicendo in realtà.».
«Kuroko io — ».
«Ti avevo chiesto solo una cosa, di non dire niente. Potevamo avere tutto Kagami-kun.».
«Sì certo, compreso te che fingi di amarmi? — Vivere costantemente con il dubbio se vuoi stare realmente con me o se sono un semplice ripiego?».
«Non ho mai finto di amarti e se ti sentivi tanto infelice potevi semplicemente lasciarmi.».
«Vedi qual è il problema Kuroko?», sbottò frustrato, «Io non mi sono mai sentito infelice con te, io amo stare con te, amo lavorare con te e amo te!», si sedette sul letto con poca grazia passandosi una mano tra i capelli, perché non riusciva a capire? — «A tal punto da convincermi del fatto che a Kyōto non sia successo nulla tra voi due, a tal punto che faccio finta di niente, faccio finta di non vedere i tuoi occhi illuminarsi quando gli parli. Ho pensato di lasciarti tante volte, ho pensato di mandarti al diavolo, ma sono ancora qui, a dirti che ti amo, che voglio stare con te!», con calma respirò lentamente sentendosi più tranquillo, «Lo sai che non potete stare insieme, adesso lo sa che Akashi, torniamo a casa Kuroko. Torniamo insieme a Los Angeles, possiamo ricominciare da capo e avere finalmente il tutto di cui parlavi, con la differenza che sarà reale.».
Kuroko rimase in silenzio, ascoltò le belle parole, doveva essere stato difficile per lui riuscire ad esprimersi in modo tanto esplicito, eppure l'appassionata dichiarazione non avrebbe cambiato la situazione — «Io tornerò a Los Angeles Kagami-kun, solo non oggi, tanto meno con te.».
«Quindi finisce così?».
«Era già finita ieri notte, comunque sì, finisce così.».

Riconoscendo la sconfitta più totale, Kagami si alzò dal letto uscendo dalla stanza; ignorò gli altri ragazzi, ignorò la loro ostilità, dovevano semplicemente andarsene tutti all'inferno. Tutti, dal primo all'ultimo.
Uscito dall'edificio respirò a pieni polmoni l'aria fredda, si sentiva troppo arrabbiato per piangere, troppo deluso e gli faceva male la guancia. Sfilò il telefono dalla tasca dei pantaloni chiamando il vecchio amico, Tatsuya, l'unica persona con cui volesse stare prima di tornare a Los Angeles.









 

Angolino dell'autrice, si fa per dire u.u


Eccoci alla fine del ventitreesimo capitolo! PARLIAMO SUBITO DELLA PAUSA ESTIVA! Allora io starò fuori dal 12 al 20, mi porterò un piccolo pc dietro ma è mezzo scassato e di una lentezza unica, se riesco aggiornerò come al solito solo non sperateci troppo!! E non perché non mi vada, ci metto due secondi ad aggiornare, è perché il pc proprio non va. Detto questo io ci proverò sicuramente <3

TORNIAMO AL CAPITOLO!

C'è un confronto molto intenso tra papà Akashi e Akashi che porta inevitabilmente alla rottura del rapporto padre-figlio, non che prima fosse presente. Scopriamo che Seijuurou è stato adottato perché papà Masaomi ha i girini che non vanno.... ma che peccato :v Una cosa che mi infastidisce diciamo(?) è che quando accade di non poter avere figli si pensa che siano sempre le donne ad essere il “problema” (ovviamente non faccio di tutta l'erba un fascio), proprio per questo ho voluto che fosse Masaomi ad essere sterile. Per lui è un fallimento, ferito nel profondo anche perché Masaomi ha dovuto affrontare lo stesso percorso di Seijuurou, e lo ha imposto al figlio sapendo che comunque non è suo perché lui non può procreare. Insomma papà Akashi non se la vive bene, ma ci ha provato, sicuramente nel modo sbagliato, comunque ci ha provato e non è da sottovalutare (almeno in questa fic).
Vediamo come Akashi mantenga il controllo, fino a quando non si trova da solo e finalmente lascia andare tutto, tutto il brutto che ha vissuto. Quando ho scritto che non è un Akashi intendevo nel profondo, Seijuurou comunque non cambierà cognome, ci avevo pensato ma sarei andata fuori tema.... inoltre Akashi è Akashi e non si tocca amen :v

Nella seconda parte troviamo la Kiseki squad all'attacco (quanto sono belli <3) e un altro tipo di confronto, tra Kuroko e Kagami. Kuroko è un pezzo di marmo e ha ragione, nel senso che Kagami non ha pensato che la vita di Akashi sarebbe stata completamente sottosopra, è sbottato, è esploso e se ne è andato, e non lo ha fatto per i “giusti” motivi tanto meno era in confidenza con Akashi per rivelargli un informazione simile.
Con questo non voglio dire che Kagami non abbia fatto bene a dirlo e che Kuroko fosse nel giusto nel mantenere il segreto, è solo complicato perché in parte hanno ragione entrambi.

Per concludere i rireshiko sono praticamente delle schede, foto compresa, fatte proprio per proposte matrimoniali... Ah Masaomi rassegnati tuo figlio è molto Tetsuyasessuale... che vuoi farci :v

Bene, credo di aver detto tutto, se avete ancora domande non esitate a chiedere. Spero che i personaggi siano IC come sempre, chiedo scusa per eventuali errori di battitura. Leggete e lasciate una recensione se vi va in modo da poterci confrontare sulla fic, adoro le vostre teorie <3

Spero davvero di riuscire ad aggiornare la fic, se così non fosse ci vediamo lunedì 21 agosto con il prossimo capitolo, se vi va ~

Ja ne ^_^

 

  
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