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Autore: Jenny of Oldstones    09/08/2017    0 recensioni
[...] In piedi vicino all'entrata e nascondendosi dalle ampie vetrate del locale, stettero un po' senza sapere bene cosa dire ( ammesso che ci fosse effettivamente bisogno di dire qualcosa ), fino a quando Iris non balbettò dei ringraziamenti: di nuovo per averla afferrata prima che cascasse e per la sciarpa, che si affrettò a sfilare in modo da restituirgliela.
Zsadist la prese, osservano il pezzo di stoffa, finché non la posò di nuovo sulle spalle delle ragazza, e per l'ennesima volta in quella strana serata, stupì lei e sé stesso.
« Dopo dovrai tornare alla macchina e prenderai freddo » si giustificò. « Tienila tu. Se ce ne sarà occasione me la restituirai. » E senza attendere una risposta, entrò nel pub.
Iris attese giusto qualche attimo, prima di entrare a sua volta: prima aveva voluto affondare il naso in quella particolare fragranza di tabacco, boschi e dopobarba che emanava la sciarpa, pensando all'ambra degli occhi del suo proprietario.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Prologo

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Prologo

 

Iris fissava da cinque minuti buoni con aria corrucciata l'entrata di un piccolo pub, il "Black Snow", dove spesso era solita uscire con la sua compagnia di amici.
Era accogliente e piuttosto tranquillo per essere un locale principalmente frequentato da ragazzi, ed ad Iris piaceva proprio per quella sua caratteristica, oltre a quell'aria vagamente country che si respirava. Ma quella sera, proprio quella sera, c'era qualcun altro che occupava quel bel posticino, e l'aveva notato perché quando aveva parcheggiato, non troppo lontano dalla loro meta, aveva notato alcune auto di sua conoscenza, e quella cosa non le piaceva affatto: infatti, Iris sapeva benissimo che se le persone che credeva che fossero erano lì dentro, la bella serata che sperava di passare si sarebbe tramutata in un vero e proprio incubo.
D'altro canto, quando si viveva in una minuscola cittadina come quella, dove c'erano sì e no un paio di locali - e uno dei quali più che altro frequentato da vecchietti che giocano a carte -, si doveva ingoiare il boccone amaro e condividere gli stessi spazi con persone con cui non si andava d'accordo.

Sentiva lo sguardo di Meredith che la fissava insistentemente da quando di botto si era fermata a uccidere con lo sguardo il pub.
«  Allora... Credi che prima o poi entreremo? » Domandò Meredith, con il suo solito tono di voce petulante. Iris strinse le labbra e l'ignorò bellamente.
Meredith non le piaceva granché, perché era noiosa, logorroica e soprattutto le aveva soffiato il ragazzo che le piaceva da sotto il naso, sapendo perfettamente che era interessata a lui.
In realtà, fin da quando l'aveva conosciuta, Iris sapeva che non sarebbe mai potuta andare troppo d'accordo con Meredith, e che alla fine il loro rapporto sarebbe stato piuttosto ipocrita, ma aveva sperato che prima o poi la bella bionda che ancora la fissava, potesse cambiare ( invano ).

Si prese pochissimi secondi per osservare la ragazza. C'era da dire che sebbene Meredith peccasse di slealtà, aveva anche molti pregi: qualche volta l'aveva aiutata e le aveva fatto conoscere tante persone a cui si era affezionata, ed era anche piuttosto bella. Aveva dei bei capelli biondi e ricci, degli occhi grandi e color cioccolato, un nasino grazioso che s'intonava col viso piccolo e ovale e delle labbra molto carnose e rosee. Era anche alta e slanciata, con ogni forma al punto giusto ( Iris non poteva fare a meno di invidiarle il seno abbondante ); era talmente perfetta che aveva iniziato da poco a fare qualche sfilata, che le avrebbe fornito degli agganci con le più grosse e famose aziende di moda, un giorno. Meredith non faceva che vantarsene;

"Presto me ne andrò da questo buco di paese, dove ci sono solo neve, freddo e noia mortale!" Erano state le sue prime parole fin già dal primo giorno di lavoro, e spesso e volentieri le ripeteva, aumentando ogni volta i modi di fare spocchiosi.

« ... ed entrerò da sola! Ma insomma, mi stai ascoltando? » Ovviamente Iris non aveva sentito nemmeno una parola dell'irritante sproloquiare della bionda, e senza degnarla di attenzioni, si diresse a testa alta verso l'entrata del pub, seguita da tutti gli amici.

« Si prospetta una serata interessante! » Esclamò Simon, il suo migliore amico.
Iris si lasciò sfuggire un sorrisetto, mentre Simon la prendeva sottobraccio.
« Vorrei tanto avere il tuo entusiasmo, Sim. » Gli rispose la ragazza.

*

 

 

Quella sera Zsadist aveva un diavolo per capello. Chi lo conosceva almeno un po', poteva sicuramente affermare che non era una cosa che capitasse di rado; a dirla tutta, Zsadist era perennemente incazzato.
D'altro canto, quando si viene cresciuti da un padre drogato e violento, da una madre quasi sempre attaccata al collo della bottiglia del più scadente dei vini sul mercato e da un fratello stronzo nel cervello, c'è ben poco da essere allegri.
Fin da quando si era messo alla guida del suo pick up mezzo scassato per passare a prendere Kate e raggiungere il resto degli amici al "Black Snow", non aveva fatto altro che indossare la sua tipica espressione corrucciata, rispondendo con snervanti monosillabi o grugniti.

« Ok » sospirò Kate. « Che ha combinato Chris? » chiese stringendo la mano di Zsadist, in quel momento sul cambio dell'auto.
Zsadist stette zitto per qualche secondo, scrutando la strada davanti a sé con un cipiglio minaccioso. Dopodiché abbassò il finestrino dal suo lato, tirò fuori una sigaretta dal pacchetto di Marlboro rosse che aveva precedentemente abbandonato sul cruscotto e dopo essersela portata alle labbra, l'accesse con un accendino da pochi centesimi, sicuramente rubato a qualcuno. L'aria gelida che entrava dal finestrino appena aperto lambì i loro corpi, ma nessuno dei due se ne curò. Kate attendeva una risposta, fissandolo insistentemente con aria vagamente preoccupata, e Zsadist probabilmente sperava che Kate si dimenticasse della domanda che gli aveva posto pochi minuti prima, anche se sapeva che una volta che la sua amica dai capelli rosa chewing gum si metteva in testa qualcosa, era pressoché impossibile farla demordere. Così, sbuffando aria dalle narici, si decise a soddisfare la sua curiosità.

« L'hanno di nuovo sbattuto dentro » Grugnì, gettando insieme alle parole degli sbuffi di fumo che andava velocemente affievolendosi. « L'hanno beccato mentre rapinava un negozio con una pistola finta. » Continuò poi, prendendo l'ultima boccata di fumo prima di gettare il mozzicone fuori dal finestrino, senza però richiuderlo.
Kate sospirò per la seconda volta, quella sera, e sfregò l'indice e il medio della mano destra su una tempia, chiudendo gli occhi per qualche istante.

« È un idiota. » disse poi, riaprendo gli occhi verde/castani dal taglio leggermente a mandorla.
« È un coglione.
» La corresse lui, voltandosi brevemente a guardarla con un sopracciglio inarcato in un'espressione sarcastica.
« Quanto starà? » Chiese poi la ragazza, specchiandosi negli occhi ambrati di Zsadist, che però distolse immediatamente lo sguardo, riportandolo sulla strada.
« Penso qualche mese. Cinque, se si comporta bene. » Rispose lui, atono.
« Beh, stasera si beve! » Esclamò Kate, sbuffando e Zsadist sfoderò un sorriso sghembo privo di allegria.
Arrivati in prossimità di un parcheggio quasi completamente pieno, fece un paio di rapide manovre e fermò la macchina tra il muro di un palazzo e una bella macchina nera e sportiva, sicuramente molto costosa. Si slacciò la cintura, immediatamente imitato dall'amica, spense il motore con un semplice mezzo giro di chiavi e scese dal pick up, sbattendo la portiera di malagrazia e chiudendolo. Si cacciò le chiavi in una tasca del giubbotto di pelle, e s'incamminò verso l'unico locale che frequentavano qualche sera a settimana.
Quando furono ormai prossimi all'entrata del "Black Snow", si tastò le tasche posteriori dei jeans scuri e dall'aria vissuta in cerca del pacchetto di sigarette, ma si ricordò di averle lasciate sul cruscotto del pick up e imprecando a gran voce, fece per tornare al parcheggio.

« Vuoi che t'accompagni? » Gli chiese Kate, con aria divertita e tono falsamente dolce.
Zsadist, in tutta risposta, le voltò le spalle cominciando ad incamminarsi e le rifilò un dito medio, scatenandole una risatina. L'ultima cosa che sentì fu la voce squillante della ragazza che gli comunicava che Bob le aveva mandato un messaggio con su scritto che li aspettavano dentro.

 

*

 

« Ah cavoli! » Esclamò Iris, portandosi una mano alla fronte. « Ho dimenticato il cellulare in macchina. » Farfugliò, frugando nella piccola pochette nera con la cerniera dorata, tirandone fuori un mazzo di chiavi.
« Torno subito. » Si congedò dagli amici, ignorando Lukas che le chideva se volesse essere accompagnata. Fece una piccola corsetta, non appena fu sparita dal campo visivo degli altri, al solo scopo di allontanarsi il più possibile dal ragazzo moro: ci mancava solo che la sua sbadataggine gli fornisse l'occasione di rimanere da solo con lei per provarci in qualche maniera!
Ad un certo punto, però, si ritrovò ad inciampare, le scarpe col tacco né troppo alte né troppo basse avevano slittato sull'asfalto ghiacciato. Rendendosi rapidamente conto di non aver alcun appiglio a cui reggersi per poter evitare la caduta, serrò le palpebre e si preparò a fare i conti con l'imminente impatto di schiena sul suolo tutt'altro che morbido.
Dovette prendersi un istante prima di rendersi conto che sì, aveva sbattuto contro qualcosa, ma questo qualcosa era fresco e asciutto. Un odore di tabacco, boschi e dopobarba le invase le narici, facendole sussultare il cuore nel petto; Il suo sguardo incrociò dei pezzi d'ambra incastonati in un viso decisamente bello e virile, ed era stata sorretta da braccia apparentemente forti e muscolose.
« Stai bene, rossa? » Le domandò il ragazzo che l'aveva salvata dalla botta che avrebbe potuto prendere. La sua voce era profonda e roca, e l'alito caldo che le aveva sfiorato il viso, decisamente troppo vicino a quello di lui, le fece salire dei brividi lungo la schiena.

« Zsadist..? Sì, sto bene » balbettò Iris, senza interrompere il contatto visivo con il ragazzo. « Ti ringrazio. » Sussurrò arrossendo ed allontanandosi dal piacevole torpore che Zsadist emanava.
Lui si limitò a scrollare le spalle, distogliendo lo sguardo dal suo per spostarlo sulle guance rosse di Iris. Ghignò appena, voltandole le spalle e aprendo la portiera del pick up, afferrando le Marlboro sul cruscotto. Quando ebbe richiuso la vettura, seguì i movimenti di Iris, molto simili a quelli che aveva compiuto lui. Aveva sbloccato la bella macchina sportiva pigiando un dito su di una piccola chiave telecomandata e aveva spalancato una delle portiere anteriori piegandosi per poter entrare con la testa e metà busto sotto al tettuccio dell'auto. In questo modo, Zsadist poté appurare che Iris era dotata di un gran bel paio di gambe, sebbene non fossero lunghe quanto quelle di Kate e coperte da un paio di collant scuri.

"Uscire con un vestito a novembre in una delle città più fottutamente fredde del fottuto mondo... Donne! - Pensò Zsadist, senza però distogliere lo sguardo dalle gambe della ragazza. "Peccato che con quel cappotto non si noti altro" pensò ancora, contraddicendo il pensiero che aveva avuto poco prima.
Quando Iris si voltò e lo beccò a fissarla, sussultò e arrossì di nuovo, e si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, prendendo a fissarsi le punte dei piedi e stringendo forte la pochette.

« Pensavo che te ne fossi già andato. » Bofonchiò senza guardarlo. Zsadist sorrise involontariamente; aveva tutta l'aria di una bambina.
Indossò subito l'espressione indifferente che lo contraddistingueva e la raggiunse in pochi passi, afferrando nel frattempo una sigaretta e accendendola subito. Prese un'ampia boccata e espirò lentamente il fumo dalle narici. « Non penso sia una buona idea lasciare da sola una ragazza da sola, di sabato sera, vicino ad un locale dove un sacco di stronzi si ubriacano e fanno gli scemi. » Le disse semplicemente.
In teoria, leggendo l'espressione perplessa di Iris, non si sarebbe dovuto davvero preoccupare per lei, visto che non si erano mai nemmeno scambiati mezza parola, se non per litigare. Lui non sapeva nulla di lei e decisamente lei non sapeva nulla di lui. Perché allora porsi il problema di proteggerla da qualche eventuale malintenzionato? Zsadist stesso non sapeva darsi una risposta, ma mise semplicemente a tacere il cervello.

« Ma tu non mi sopporti! » Constatò lei, spostando i lunghi boccoli rossi su di una sola spalla. Zsadist si voltò a guardarla e abbassò lo sguardo di parecchio -  indugiando un istante di troppo sul collo bianco di Iris, lasciato in parte scoperto dalla lunga chioma rossa -, notando quanto fosse minuta in confronto a lui. Gli superava la spalla, ma aveva i tacchi, quindi se l'immaginò ancora più piccola.
« No, semplicemente non mi piace la maggior parte delle persone con cui esci. E visto che quando ci capita di scazzare, tu li difendi sempre, scazzo anche con te. Niente di personale. » Era di sicuro il discorso più lungo che avesse fatto in tutto il giorno; perfino Kate non gli aveva cavato che poche parole.
« Beh, ma sono miei amici, è normale che li difen.. » Aveva cominciato a parlare indispettita, Iris, ma non poté finire la frase che dovette afferrare il fazzolettino di seta ripiegato con cura in una tasca del suo elegante cappotto bianco perla, per portarselo davanti a labbra e naso e così liberare due piccoli starnuti di fila. Sbatté le palpebre un paio di volte, ripiegò il fazzoletto e mosse il naso piccolo e all'insù come fosse un coniglietto.
Zsadist a quella vista non poté fare a meno di soffocare una risata -  assurdo che gli facesse quell'effetto! -, e aprendo per l'ennesima volta il suo pick up, tirò fuori una sciarpa nera molto semplice e gliel'avvolse intorno al collo. Iris sgranò gli occhi e fece per protestare, ma Zsadist l'aveva esortata a seguirlo, minacciandola di lasciarla lì da sola. La rossa allora, gli si affiancò e silenziosamente raggiunsero il "Black Snow". In piedi vicino all'entrata e nascondendosi dalle ampie vetrate del locale, stettero un po' senza sapere bene cosa dire ( ammesso che ci fosse effettivamente bisogno di dire qualcosa ), fino a quando Iris non balbettò dei ringraziamenti: di nuovo per averla afferrata prima che cascasse e per la sciarpa, che si affrettò a sfilare in modo da restituirgliela.
Zsadist la prese, osservano il pezzo di stoffa, finché non la posò di nuovo sulle spalle delle ragazza, e per l'ennesima volta in quella strana serata, stupì lei e sé stesso.
« Dopo dovrai tornare alla macchina e prenderai freddo » si giustificò. « Tienila tu. Se ce ne sarà occasione me la restituirai. » E senza attendere una risposta, entrò nel pub.

Iris attese giusto qualche attimo, prima di entrare a sua volta: prima aveva voluto affondare il naso in quella particolare fragranza di tabacco, boschi e dopobarba che emanava la sciarpa, pensando all'ambra degli occhi del suo proprietario.

  
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