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Autore: queenjane    10/08/2017    1 recensioni
Catherine Raulov cresce alla corte di Nicola II, ultimo zar di tutte le Russie, sua prediletta amica è Olga Nicolaevna Romanov, figlia dello zar. Nel 1904 giunge il tanto atteso erede al trono, Aleksej, durante la sanguinosa guerra che coinvolge la Russia contro il Giappone la sua nascita è un raggio di sole, una speranza. Dal primo capitolo " A sei settimane, cominciò a sanguinargli l’ombelico, il flusso continuò per ore e il sangue non coagulava.
Era la sua prima emorragia.
Era emofiliaco.
Il giorno avanti mi aveva sorriso per la prima volta."
Un tempo all'indietro, dolce amaro, uno spaccato dell'infanzia di Aleksej, con le sue sorelle.
Collegato alle storie "The Phoenix" e "I due Principi".
Preciso che le relazioni tra Catherine e lo zar e la famiglia Romanov sono una mia invenzione, uno strepitoso " what if".
Al primo capitolo splendida fan art di Cecile Balandier di Catherine.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Mia madre Ella lo  aveva chiamato Alexander, come mio zio, come il defunto zar,  pareva ringiovanita di dieci anni, era felice e appagata di quel nuovo figlio.
Si era ripresa rapidamente dalla gravidanza, tornando snella come un giunco in poche settimane, la sua attenzione e cura costante erano per Sasha.
Il figlio dei suoi trentasei anni, dagli occhi scurissimi, le  ciocche castano chiaro, quando aveva avuto me era giovane e forse più  immatura, ora si godeva quella maternità in modo consapevole, esatto, lo adorava, era il compimento delle sue speranze, dei suoi sogni.
E lui era talmente precoce e irrequieto che nessuna carezza, tata o bon bon lo calmava, finché non era con nostra madre non la finiva di strillare, in braccio a lei, presto iniziò a riconoscerla con sorrisi di estasi, robusto e instancabile camminava già a undici mesi e a quindici erompeva in un “MAMMA” trionfale.
Era un  grande amore a due,così totale e possessivo da escludere ogni altra persona.
Mia nonna materna, enfin, ne era stata contenta, ci aveva messo sedici anni ma ci era riuscita, senza mettere al mondo una caterva di femmine come la giovane zarina, impresa più che ragguardevole
Olga era una femmina, secondo la gentile definizione di cui sopra, tranne che aveva la grinta di un giovane cavaliere ed il temperamento riflessivo di un eremita.
Quando mi veniva a trovare alla tenuta dei Raulov in Crimea, gli onnipotenti cosacchi allentavano la sorveglianza e la scorta e proponevo una cavalcata.
Sfuggivamo ridendo alle raccomandazioni, poi ci scambiavamo di cavalcatura.
Montava allora su uno strepitoso purosangue, chiamato Tintagel, come il leggendario castello di re Artù, che dava l’idea di cavalcare il vento.
Lo incitava e spariva, una freccia tesa e precisa. “..non hai idea di come riesca a sentirmi libera.. almeno per un poco”, io che arrancavo sul placido castrato e ben glielo concedevo, lo scambio, in fondo io avevo Tintagel a perenne disposizione.
Era la figlia dello zar, suo padre possedeva immense ricchezze e titoli, pareva destinata a un grande avvenire tranne che, alle volte, mi veniva da pensare che fossi più libera io, la nostra amicizia era una oasi eccezionale, che le granduchesse non frequentavano quasi nessuno e si divertivano tra loro, Alessandra riteneva corrotta e lasciva la corte e isolava la sua famiglia.

Era un dato di fatto che la salute precaria dello zarevic avesse calamitato su di lui l’attenzione dei genitori, che trascuravano le figlie. Tatiana diventava silenziosa, Marie preferiva stare con la cugina Irina, Anastasia moltiplicava i dispetti e studiava sempre meno .
Olga invece si chiudeva nei libri e cavalcava il vento.
Trovando sempre il sistema di battermi a carte, dama e scacchi, le veniva naturale, a prescindere dal mio impegno.
Era fumo e ombra, luce e perfezione, la mia amata sorella.


Il tempo era trascorso, un altro anno era scivolato e l’estate si avvicinava
“Ad agosto andiamo a Cowes .. troveremo lo zio Bertie e tutta la famiglia reale inglese”  Alix era la nipote della regina Vittoria d’Inghilterra, imperatrice delle Indie, quando sua madre era morta, la nonna l’aveva allevata e la zarina aveva passato molto tempo in Inghilterra e Scozia, a Londra come a Balmoral e simili, tanto che lo zar Nicola II la definiva la sua principessa inglese.
“Che è la settimana delle regate, andate con lo Standart?” annuì, scostandosi una ciocca chiara dal viso, al polso sinistro brillava un sottile braccialetto dorato che le avevano regalato i suoi a 12 anni, per la buona sorte. Anche la zarina ne aveva uno simile, come Tata, sarebbe poi toccato a Marie e Anastasia.
“E tu dove vai di bello? Che avete programmato ? la Spagna, scommetto..”
“E Parigi..”sorrisi trionfante, scacciando la malinconia, del resto non potevamo sempre essere insieme “Ti scriverò e tu a me, d’accordo?”
“Su quanti cuori infrangerai ..”
“E dai.. sono un corvo”
You are fishing for compliments, my dear, Aleksej dice che sei bellissima”
“Lui non conta, è un bambino”
“Lo dicono in tanti..che sei bella, da Dimitri fino a ..” le scoccai un’occhiata esasperata ed un bacio “Io sento lodi su lodi su te e Tata..” ed era la verità, erano entrambe splendide, ognuna a suo modo, come poi le altre due.
“E’ ben vero, tranne che le figlie dell’imperatore sono considerate splendide a prescindere.” Sardonica come al suo solito. “E mio fratello è sveglio, fidati”
“Che sia sveglio lo so” a quattro anni sapeva scrivere il suo nome in russo, inglese e francese e lo sapevo, che glielo avevo insegnato io, parlava bene in russo con la servitù ed in inglese con sua madre ed il resto della famiglia, era precoce ed affettuoso.
Lupus in fabula..” sussurrai, sentendo che si avvicinava a passo di carica, preannunciato dal tamburo che suonava e seguito da Nagorny che si tappava le orecchie, un poco esagerando, un poco per risparmiare i timpani affaticati.

Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine “.. la fiducia, ecco, ogni volta che ti vedeva il suo visetto si illuminava di gioia, gli piaceva stare con te, eravate due chiacchieroni inesauribili, con i vostri botta e risposta sareste andati avanti le ore, lo calmavi sempre, cercando di distrarlo. Gli sarebbe piaciuto avere una bicicletta, aveva un triciclo speciale costruito per lui,  pattinare, andare su un cavallino vivace e non su miti pony o lenti asinelli.. Già, tutte attività potenzialmente lesive e quindi pericolose. E ci piangeva, non era giusto, in fondo, amaro, rabbioso,a nulla valeva che fosse amato, coccolato e viziato, con una stanza piena di giocattoli costosi, mancandogli la salute .. E invece di proibirgli questo e quello cercavi di insistere su quello che poteva fare.. Per istinto. E ne avevi di pazienza, con lui ne serviva sempre in dosi elevate

Eravamo nel parco imperiale, tra le splendide aiuole curate e le fontane, sorgeva intenso il profumo di rose, lillà, caprifoglio e gelsomino, osservai una farfalla che danzava davanti a noi.
Lo zarevic mi passò un braccio sul collo, incantato, gli feci cenno di zittirsi “Bella.. a cosa giochiamo? Al silenzio no, che poi mi addormento” ce lo potevo fregare quando era piccolo, rilevai, divertita, ORA no. “A guardare le nuvole e trovare le forme..” che potevano essere vascelli, aeroplani come cartine geografiche per trovare i tesori e buffi animali. Si lanciò in un elenco, salvo osservare, saggio, che un tesoro poteva essere una cosa bella, come un fiore, a proposito a me quale piaceva? Le rose bianche, gli baciai una guancia abbronzata, lo tenevo stretto contro lo sterno,profumo di rose e infanzia, baci e carezze, io non ero nessuno tranne me stessa e mi amava lo stesso, insieme ero possessiva verso di lui e per lui fino allo spasimo. “Bene”
“Cosa? Lascia stare i boccioli, monello, sono più carini sulle piante” in verità ci mancava solo che si pungesse per regalarmi un fiore.
“E che pensi.. tieni” si cacciò una mano in tasca e mi porse un foglio ripiegato in quattro
“Guarda, Cat” aveva disegnato un mazzo di fiori, allegro e colorato, nel mezzo ecco una rosa bianca, e la data e Alexis. “Questo è in francese, Cat..”
“Grazie, sei una meraviglia”
   
 
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