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Autore: Sophie_moore    10/08/2017    2 recensioni
Questa storia partecipa al contest "Dall'altra arte [edite e inedite]" indetto da milla4 sul Forum di EFP
In tutta onestà, Hank non aveva la più pallida idea di come si fosse trovato in quella situazione.
[...] ˗ Queste sbarre non sono così spesse, sai? ˗ sogghignò, facendo scrocchiare tutte le ossa della schiena.
La strega lo guardò incuriosita e preoccupata allo stesso tempo, ma lui la ignorò spudoratamente.
"E allora distruggile."
La voce di Grace fu nitida, chiara e precisa, fece vibrare il medaglione e lui si aprì in un sorriso. Si massaggiò la spalla destra e si lanciò contro le sbarre con forza, producendo un rumore affatto piacevole.
[...]Sospirò, esausto, e guardò sua sorella. Il viso era stranamente sereno e si sentì meglio, quasi rinvigorito. Dopotutto, se Grace stava bene, non c'era niente di cui preoccuparsi.
˗ Comunque sei un idiota.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al contest “Dall'altra parte [edite e inedite]” indetto da milla4 sul forum di EFP


Tutto per una donna.


In tutta onestà, Hank non aveva la più pallida idea di come si fosse trovato in quella situazione.
Mentre tornava da un colloquio di lavoro in solitaria, aveva adocchiato una semplice locanda. Si era fermato per bersi una birra in santa pace, senza avere la petulante voce di sua sorella che gli rimbombava nelle orecchie, perché “guarda che la birra ingrassa, gonfia, e poi se ti ubriachi tocca a me portarti a casa”.
Ricordava perfettamente quel pensiero e – nonostante la situazione non proprio felice – gli venne da ridere.
˗ Che hai da ridere. ˗ ringhiò la sua carceriera, una giovane donna dai capelli scuri striati di viola – quasi attraente, pensò Hank – dando una botta con una mazza alle sbarre della gabbia.
Il suono rimbombò all'interno del granaio in cui si trovavano per una manciata di secondi, un rumore sordo e forte.
˗ Ripensavo al passato. ˗ spiegò con un'alzata di spalle, non curante. Non era spaventato, perciò per dare il fastidio maggiore che potesse si mostrava uno sbruffone. Non che fosse particolarmente difficile, per una persona come lui.
La giovane donna sogghignò, rigirandosi la sbarra tra le mani curate, ˗ Fai bene, il futuro non lo conoscerai. Quando le mie sorelle torneranno, vedrai!
Hank alzò gli occhi al cielo, sbuffando, ˗ Cosa? Mi torturerete per scoprire per chi lavoro? Già lo sapete, sono un Cacciatore. Prossima domanda? ˗ alzò un angolo della bocca, strafottente.
La strega spalancò gli occhi e schioccò le dita. Una scarica elettrica colpì Hank alle spalle, facendolo gemere di dolore. Non emise altro suono, il Cacciatore, abituato a ben altri tipi di dolore. Non che non l'avesse sentito, ma il suo piano era quello di infastidire quella donna il più possibile per vedere fin dove poteva spingersi, farla arrivare al suo limite e scoprire, man mano che la provocava, come uscire da lì.
Una gabbia. Se Grace l'avesse visto, l'avrebbe preso sicuramente in giro, visto che era già successo che finisse intrappolato da una strega.
Sospirò piano. Una volta tornato al dormitorio, come avrebbe spiegato la sua assenza? Al di là dei supervisori, che non sarebbero stati contenti per niente, pensava proprio a come spiegare tutto a sua sorella. Sicuramente l'avrebbe sgridato, la sua voce avrebbe raggiunto tonalità inascoltabili dalle persone normodotate, l'avrebbe picchiato e punito. La sua amorevole sorellina era sempre piena di parole gentili e affettuose, questo era certo.
˗ Dovresti stare semplicemente in silenzio.
˗ E perché? Se sto in silenzio, come possiamo parlare?
˗ Non parliamo, precisamente.
Hank schioccò la lingua al palato. Si avvicinò ad una delle pareti della gabbia e afferrò le sbarre con le mani grosse e callose, ˗ Però mi stai rispondendo! Magari vuol dire che un po' ti piaccio!
˗ Cosa!? ˗ gracchiò, e sembrò che i muri della cascina tremassero.
˗ Su, su, non ti devi arrabbiare! Va tutto bene. Guarda, se mi liberi, posso ricompensarti!
La strega tremò di rabbia, Hank sogghignò e si paralizzò per un dolore lancinante all'altezza dell'inguine, cadendo poi all'indietro come un peso morto.
˗ Inutile essere umano, insinuare che potresti piacermi… ˗ sibilò la donna, inginocchiandosi di fronte a lui per poterlo guardare negli occhi mentre soffriva ˗ sei solo un povero stolto, nulla di più.
Hank respirava velocemente per far passare quella sensazione straziante, coprendosi la parte lesa con entrambe le mani e cercando di mettere il peso sui gomiti per tirarsi su. Per lo meno seduto.
˗ Perché non ti hanno ucciso? ˗ sbottò la strega, i denti stretti e le mascelle serrate, tanto che le parole sembravano essersi fatte strada con forza.
˗ Cosa vuoi che ne sappia? ˗ rispose allora Hank, una volta che ebbe di nuovo la voglia di parlare. Strisciò lontano da quella donna, come se quell'insignificante cambio di distanza avesse potuto significare qualcosa.
La carceriera lo guardò con uno sguardo colmo di odio, poteva vederglielo chiaramente negli occhi. Dopotutto aveva tutte le ragioni del mondo per odiarlo, lui era specializzato nell'uccisione delle streghe.
E, Dio, era terribilmente bravo nel suo lavoro.
˗ Io non lo capisco proprio.
˗ Neanche io, sinceramente. Con mia sorella ne abbiamo fatti fuori parecchi della vostra associazione. ˗ rispose, pacato. Si mise seduto a gambe incrociate, riprendendo lentamente il ritmo normale di respirazione.
Una seconda occhiataccia e Hank fu sicuro che avrebbe dovuto puntare su quel tasto per farla innervosire.
Fece per parlare di nuovo, ma una specie di scossa gli risuonò nel cervello, un impulso non doloroso che non proveniva dal proprio corpo e neanche dalla strega. Sorrise subito dopo, perché capire cosa fosse stato non era poi così complicato. Aveva proprio sentito un: “Non morire, okay?” , e scommetteva di sapere di chi fosse quella voce così stridula e intensa.
Sua sorella non amava i combattimenti corpo a corpo, non gradiva l'odore del sangue che si mescolava a quello del sudore e diventava un eccitante naturale per un drogato di adrenalina come lui. Non amava sporcarsi le mani, né i vestiti, cosa che Hank invece non avrebbe cambiato per niente al mondo, neanche con una scorta a vita delle più svariate leccornie.
Comunque si ritrovò a ringraziare il cielo che Grace fosse arrivata a tirarlo fuori dai guai, anche se gli sembrava di sentire chiaramente quanto si stesse lamentando per la situazione in cui si era cacciata. Non era affatto difficile immaginarla che sbuffava e pestava i piedi come una bambina, o gonfiava le guance mentre valutava l'idea di lasciarlo lì per ancora una notte. O forse anche due, se aveva finito le scuse da propinare al loro diretto superiore, quel falco del signor Blair. Era anche per colpa sua se si era fermato in quella locanda a bere un goccio, visto che aveva messo il lucchetto alle scorte.
Avrebbe potuto anche far ricadere tutto su di lui, se avesse giocato per bene le sue carte.
Scrollò le spalle, tornando al tempo presente e alle circostanze per le quali stava pensando cose simili. Per prima cosa, doveva uscire da lì.
˗ Senti una cosa.
La voce della strega lo colse leggermente di sorpresa, facendogli inarcare un sopracciglio. Le fece cenno di continuare a parlare muovendo solo la testa.
˗ Sei un essere magico?
˗ No.
˗ E tua sorella?
˗ Neanche lei.
˗ Credi che verrà a salvarti? ˗ domandò dopo un momento di pausa, abbandonando l'aria da strega cattiva che cercava di spaventare un prigioniero, mostrando in compenso una semplice giovane donna.
˗ Con tutta probabilità no. ˗ ridacchiò, alzando le mani. Non poteva farle intuire che Grace era nei paraggi, se non addirittura già nel fienile. Doveva distrarla, sperava solo di riuscirci per un tempo utile.
˗ Che sorella degenere!
˗ Eh, spiegaglielo…! ˗ commentò, con una smorfia. Ovviamente non lo pensava davvero, ma alle volte era talmente irritante che gli veniva voglia di riempirle la bocca di caramelle solo per non dover sentire più la sua voce. Anche perché l'alternativa sarebbe stata un calzino ed era sicuro che non le sarebbe piaciuto per niente.
Percepì il medaglione che portava al petto tremare e si incupì immediatamente. Sua sorella doveva essere in forte affanno o non si sarebbe mosso da solo così, perciò si mise a pensare. Se Grace era agitata, allora voleva dire che stava combattendo. E se stava combattendo, con tutta probabilità era contro uno di quei mostriciattoli dall'aspetto di bambini mendicanti. Quanto odiava quelle cose! L'avevano ingannato più e più volte, perciò ora non provava nessun tipo di simpatia per qualsiasi bambino, che fosse vero o una creatura magica sotto mentite spoglie.
Fece saettare gli occhi intorno a sé per capire se avesse intorno qualcosa che poteva utilizzare per darle una manciata di secondi di respiro. Strinse il medaglione tra le mani, il mezzo di comunicazione magico che la sua associazione di cacciatori aveva dato ad ognuno dei suoi membri, poi lo lasciò appoggiato ai palmi. Non aveva armi, ma qualcosa poteva comunque farlo.
˗ Queste sbarre non sono così spesse, sai? ˗ sogghignò, facendo scrocchiare tutte le ossa della schiena.
La strega lo guardò incuriosita e preoccupata allo stesso tempo, ma lui la ignorò spudoratamente.
E allora distruggile.
La voce di Grace fu nitida, chiara e precisa, fece vibrare il medaglione e lui si aprì in un sorriso. Si massaggiò la spalla destra e si lanciò contro le sbarre con forza, producendo un rumore affatto piacevole.
Eppure continuò: andava a sbattere contro le sbarre, cadeva, si rialzava e ripeteva la situazione. La spalla iniziò a fargli male dopo il secondo impatto, tremava quando il contatto col ferro ghiacciato si interrompeva, e lo lasciava stordito, indolenzito.
˗ Che stai facendo? Non puoi aprirle, sono magiche. ˗ la strega lo osservava con gli occhi sgranati. Hank poteva chiaramente intuire cosa stesse pensando: “Sta cercando di uccidersi da solo?” o qualcosa di estremamente simile.
˗ Dici di no? Neanche se mi impegno?
Non era importante quanto dolore stesse provando, fintanto che dava tregua a sua sorella avrebbe sopportato qualsiasi cosa. Il medaglione aveva smesso di agitarsi sul suo petto, ma lui non smetteva di andare contro la gabbia.
All'improvviso un tonfo sordo irruppe nell'aria: qualcosa di metallico, sicuramente, era crollato con violenza sul pavimento in legno del fienile. O qualcuno l'aveva lanciato, cosa molto più probabile.
Hank interruppe il suo lavoro e imitò la strega, che si era girata di scatto verso la fonte del rumore.
˗ Cos'è stato? ˗ domandò, spostando gli occhi scuri su di lui.
Hank alzò le spalle, una più dell'altra, e sorrise, ˗ E che ne so, sono in gabbia. ˗ rispose, come se fosse statala cosa più ovvia del mondo.
La donna non era per niente convinta, era evidentemente indecisa sul da farsi. Doveva insistere un po' di più, cercare di farla ragionare. ˗ Perché non vai a controllare? ˗ chiese, con noncuranza.
˗ Devo fare la guardia a te.
˗ Sì, ma sono in gabbia, io. E di certo non riuscirò a rompere queste sbarre in breve tempo, per quanto mi piacerebbe. ˗ non le avrebbe spezzate né in breve tempo né in un tempo lungo, ne era sicuro al cento per cento, ma doveva continuare a fare lo sbruffone per irritarla e farla allontanare, per dare il modo a sua sorella di andare da lui e liberarlo.
La carceriera era ancora insicura, fissava Hank stranamente a suo agio in gabbia e il punto in cui aveva sentito il rumore ad alternanza, finché non sospirò.
Hank ammiccò quando la donna gli passò oltre, lanciandogli comunque un'occhiataccia di puro rancore, così, per non sbagliare. La seguì con lo sguardo mentre sorpassava quel rigurgito infernale dalla testa di cavallo putrefatta e la stazza di un elefante, indugiando sul fondo schiena fasciato in attillati pantaloni di cuoio e sulle gambe lunghe e magre. Peccato che un fisico del genere appartenesse ad una donna dal carattere sgradevole come lei. Senza contare che fosse una strega, e perciò sua acerrima nemica per definizione.
Che spreco, che enorme spreco!, pensò, portando gli occhi al cielo in un sussurro sdegnato.
In un lasso di tempo brevissimo, comparabile ad un lungo battito di ciglia, si ritrovò sua sorella sdraiata a terra proprio davanti a lui. Aveva chiaramente messo fuori combattimento per qualche minuto il famiglio e aveva corso, corso come una matta. Sapeva quanto fosse stato difficile per lei, che le fatiche fisiche le avrebbe evitate a piè pari, così si sentì terribilmente orgoglioso di vederla lì col fiatone.
˗ Ce l'hai fatta! ˗ esultò, sporgendosi quanto più poteva dalle sbarre.
˗ Certo che ce l'ho fatta. ˗ biascicò Grace, il volto rosso e madido di sudore per la concentrazione.
˗ Sei stata brava. ˗ si complimentò Hank, dandole una leggera pacca sulla schiena esile, cercando di controllarsi quanto più potesse per non farle male. Era una Cacciatrice, ma estremamente delicata.
˗ Lo so. ˗ lei lo guardò e gli strizzò l'occhio, mentre riprendeva fiato e si teneva le mani sul petto.
˗ Adesso devi farmi uscire, ˗ indicò con la testa il lucchetto che teneva chiusa la gabbia ˗ hai le chiavi?
Grace avvampò e scosse la testa, tenendo gli occhi fissi sul pavimento. Si sganciò la fibbia di cuoio che teneva legate insieme tutte le tintinnanti armi del fratello e gliele fece cadere a portata di mano.
˗ Come non hai le chiavi!? ˗ strillò Hank, passandosi le mani sul viso. A che cosa era servita tutta quella fatica se non poteva liberarlo?
˗ Ehi!
I fratelli si voltarono verso la strega che, dall'altra parte del granaio, li osservava sconvolta.
Grace fu più veloce di lei, in ogni caso, perché mise mano alla sua pistola lancia-reti e la colpì al petto, intrappolandola in una rete al cui interno il potere magico non serviva a niente. La raggiunse mentre scagliava magie luminose che si infrangevano, inutili, contro i fili intrecciati che componevano la trappola.
˗ Dammi le chiavi, devo liberare mio fratello. ˗ asserì la giovane Cacciatrice quando le fu davanti, puntandole una delle sue amate armi da fuoco alla fronte.
Hank ansimò frustrato. Si allungò per recuperare i suoi arnesi, i suoi giocattoli. Se li legò di conseguenza alla schiena con la stessa cintura che aveva usato sua sorella, ma a lui stava a malapena. Tenne fuori solo un coltellino, maneggevole e leggero, tanto affilato che avrebbe potuto tagliare anche un pezzo di ferro sottile. Lo impugnò in modo da riuscire ad incastrare la punta dentro al lucchetto, iniziando a smanettare per far scattare la serratura.
˗ Ah, sei tu quindi. No, assolutamente no.
˗ Come assolutamente no?
˗ Sul serio pensi che ti dia le chiavi senza battere ciglio? Ma sei scema? ˗ Hank la rimproverò ad alta voce, dando una leggera testata alla sbarra di fronte a sé. Certe volte l'ingenuità di sua sorella aveva dell'incredibile.
˗ Che dovrebbe fare? Non può usare la magia, non ha senso che stia lì a pensare di poter fare qualcosa.
˗ Ti rendi conto che il tempo passa ed io continuo ad essere in gabbia? ˗ le fece notare, sporgendosi ancora per avere più manovre possibili da compiere col polso, quasi del tutto piegato su se stesso. Iniziavano a tirargli anche i tendini del braccio.
˗ Non è colpa mia se ti fai catturare mentre esci con le donne! ˗ il tono di Grace era stizzito, accusatorio, esattamente come se lo sarebbe immaginato Hank.
˗ Ma la senti come mi tratta? ˗ il ragazzo si appoggiò alle sbarre, sciogliendo per un attimo i muscoli che erano rimasti contratti fino a quel momento, ˗ Prendi quelle cavolo di chiavi! ˗ la rimproverò, probabilmente indurendo la voce.
˗ Io non vi darò le ˗ la tenue resistenza della strega venne interrotta bruscamente da uno sparo che la fece ammutolire. Hank si voltò verso sua sorella e la vide col braccio teso, il viso irrigidito.
˗ Dammi quelle chiavi, ˗ la sentì ordinare, con la voce bassa e roca. Sembrava molto più grande di quanto non fosse in realtà con quel tono così duro e autorevole ˗ o il prossimo ti finisce in fronte.
La strega rimase in silenzio, basita e terrorizzata. Una pistola puntata alla fronte non era una cosa da tutti i giorni.
La ragazza puntò di nuovo la pistola al soffitto e sparò, ancora. Tornò col braccio teso verso di lei subito dopo, ˗ Le chiavi. Eppure non mi sembravi sorda.
Hank sogghignò in disparte. Era così orgoglioso di sua sorella, soprattutto perché, nonostante la giovane età, fosse una guerriera capace, spaventosa e determinata. Riusciva ad essere contemporaneamente una ragazzina infantile e attratta dalle cose carine e dolci e una spietata assassina di streghe, vendicativa e a tratti sadica. Inutile dire che la adorava.
La donna prese a tremare leggermente, così portò le mani alla cintura e cercò di slacciare un portachiavi in cuoio, dove sicuramente stava quella che apriva il lucchetto.
Un ruggito improvviso ruppe la tensione.
Hank sbiancò notando il mostro magico che si rialzava a fatica e si dirigeva verso di lui. Il muso fatiscente grondava quello che doveva essere la controparte del sangue umano, e si scosse schizzando quel liquido verdastro su tutte le pareti e un po' addosso al prigioniero.
˗ Grace… ˗ provò a chiamare, muovendo il polso sempre più velocemente nella speranza di riuscire a far scattare la serratura.
˗ È finito il tempo…
˗ Grace! ˗ urlò, pur venendo ricoperto dal nitrire furibondo della bestia.
Si avvicinò sempre di più, con i passi pesanti, finché inevitabilmente prese la gabbia con quelle zampe umanoidi e la alzò come se nulla fosse stato. Hank fece solo in tempo a incastrare il coltellino nelle cinture e afferrò la sua sciabola prediletta, brillante e lucida come se non l'avesse mai usata per uccidere – o per fare qualsiasi altra cosa.
Sicuramente non poteva fermare quell'ammasso informe di carne putrefatta, ma almeno poteva provare a difendersi.
Il famiglio ringhiò e sputacchiò e sbavò, strinse la presa sulla gabbia e iniziò a scuoterla come un tamburello. Hank al suo interno andava a sbattere di qua e di là senza avere nessuna possibilità di fermarsi. Ogni tanto riusciva a piantare la sciabola nelle zampe della bestia, ma non sortiva alcun effetto, soprattutto non quello desiderato. Le sbarre fredde non davano segni di cedimento, mentre lui invece sì: gli mancava il fiato, ogni minima parte del corpo doleva, i muscoli fremevano incontrollati e non avevano neanche più la forza di contrarsi per prepararsi all'impatto. Si sentiva un insetto chiuso in una bottiglia da un essere umano; la stessa impotenza e delicatezza che rendevano l'animale fragile, permeavano il suo corpo facendolo sentire insignificante come non si era mai sentito in vita propria.
˗ Grace, la situazione sta diventando difficile! ˗ provò a dire, sperando che sua sorella smettesse di giocare con la strega e riuscisse a liberarlo in qualche modo. Le fauci della bestia si aprivano e richiudevano sulla gabbia, cercando in tutti i modi di far cadere il ragazzo e poterselo mangiare.
Hank non era di quell'avviso, però. Riuscì a trovare la forza di aggrapparsi alle sbarre superiori con entrambe le mani, in modo da rimanere fuori portata. Vedere l'interno della gola di quella bestia gli faceva venire ancora più voglia di non farsi mangiare, né farsi toccare. I denti erano marci, spezzati e avevano l'aspetto di essere terribilmente appuntiti; la gola aveva un orribile colorito grigiastro, di carne andata a male; e l'alito era, probabilmente, l'odore più stomachevole che Hank avesse mai sentito, un miscuglio di pesce rancido, sangue secco e uova marce. Era sicuro che se fosse caduto nella sua bocca, sarebbe morto soffocato ancora prima che si chiudesse.
˗ Ti dai una mossa? ˗ provò di nuovo a chiamare sua sorella, ma quell'olezzo terribile gli si infilò nel naso e gli fece quasi perdere i sensi. Dovette decidere come muoversi, e in fretta. Strinse con una mano l'elsa della sciabola, sentendo la pelle scricchiolare contro il cuoio di cui era ricoperta, e con l'altra la sbarra a cui era appeso. Si sarebbe lasciato cadere, avrebbe infilzato il famiglio e avrebbe avuto quella manciata di secondi per riuscire – almeno – a coprirsi il naso. Forse era troppo sensibile lui, ma non riusciva proprio a sopportare quella puzza di cadavere.
Prese un profondo respiro e si lasciò cadere, proprio mentre il muso della bestia si infilava nelle sbarre e cercava di tirare fuori la lingua. Riuscì ad incastrare la sciabola in quello che doveva essere il palato e il famiglio ruggì prepotente, dolorante, ricoprendo il prigioniero di sangue e bava.
Quello non l'aveva previsto.
Si riscosse quasi subito, si strappò un pezzo della camicia di lino ormai insalvabile e se la legò attorno al viso, dietro la nuca, per limitare i danni il più possibile. Non avrebbe fatto la differenza, sicuramente, ma almeno avrebbe arginato il problema per poco.
Agguantò dalla schiena un altro paio di spade, conscio del fatto che sarebbe stato sbatacchiato ancora per un po', e rafforzò la presa sulle impugnature, in modo da non perderle durante le botte. Erano le sue spade gemelle, le più affilate del suo arsenale, non c'era ancora stato niente che non avessero tagliato fino a quel momento: voleva scoprire se avrebbero sopportato anche quel combattimento.
Sentì uno sparo, immediatamente guardò sua sorella che stava con il braccio destro dritto davanti a sé e il sinistro alzato, con la mano chiusa a pugno. Lo fissava, implorante. Il medaglione gli fremette contro il petto e lui capì.
Il mostro lasciò cadere la gabbia a terra e lui sbatté la testa contro una sbarra. Ancora intontito, percepì il tintinnio di un mazzo di chiavi che gli cadevano a poca distanza. Con lo sguardo offuscato guardò la creatura magica che si dirigeva a passo lento verso Grace e non ebbe più tempo per riprendere fiato. Si allungò quanto più riuscisse, sfiorò il portachiavi con le punte delle dita, ma non riusciva ad afferrarlo senza l'ausilio di un appiglio. Prese il suo pugnale più veloce che potesse e lo infilzò, tirandoselo più vicino.
Sapeva che il tempo non correva veloce quanto lui lo stesse percependo, anzi. Era sicuro di aver perso dei secondi preziosi a causa della botta alla testa, perciò doveva sbrigarsi e salvarla.
Mentre cercava la chiave giusta per il lucchetto, teneva lo sguardo fisso su sua sorella che, visibilmente terrorizzata, indietreggiava per guadagnare del tempo. Peccato che il famiglio non fosse un gran chiacchierone, lei avrebbe potuto distrarlo con la sua parlantina!
Trovò la chiave, aprì la gabbia con un poderoso calcio e tutta la gamba gli vibrò per il contraccolpo. Avrebbe voluto stendersi e aspettare di riprendere le forze, ma non poteva, non aveva neanche il tempo di immaginarsi sdraiato a terra: si mise in piedi, le lame gemelle nelle mani e corse, pur non credendo di esserne in grado.
Corse e saltò, piantando le spade nella schiena della bestia fino all'elsa.
˗ Lascia stare mia sorella! ˗ gridò, come se quel rigurgito infernale potesse capire una qualche parola. Si arrampicò su tutta la schiena, infilzando e sfilando le spade, così da raggiungere la spalla e poter vedere sua sorella.
Stava bene, era viva. Incazzata, completamente, ma era viva e quella era l'unica cosa che potesse contare davvero. Le sue pupille si dilatarono non appena l'idea che Hank stesse bene la raggiunse.
˗ Hank… ˗ sussurrò, con la voce rotta. Stava soffocando o era felice di vederlo?
˗ Ci penso io adesso. ˗ lui le fece l'occhiolino – o qualcosa di molto simile – e continuò la sua scalata, lasciando le spade conficcate nella pelle massiccia della bestia. Si mise in piedi sulla sua spalla, sguainò un'altra lama, lunga e fine, ma il mostro si mosse per scrollarselo di dosso, costringendolo a mollare la presa sull'arma e aggrapparsi ad una già infilata. Tanto fu forte lo scossone, che la spada scivolò per circa un metro, squarciando la carne grigiastra della bestia. Hank rimase immobile, stringendosi all'impugnatura, poi si arrampicò, di nuovo, usufruendo di tutta la forza che ancora avesse nel corpo. Tornò alla sua postazione, infilzò la spada e la piantò nella clavicola con una serie di calci vigorosi.
La bestia ululò di dolore e lasciò cadere Grace, che ancora gli stava stretta tra le zampe.
Hank si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, solo uno, il tempo di realizzare che sua sorella fosse salva, poi sfilò uno dei pugnali dalla cintura e lo conficcò nella cavità oculare della bestia, constatando suo malgrado che fosse vuota. Odiava i famigli. Le creature magiche evocate da chissà dove dalle streghe erano sempre difficili da eliminare. Sentì comunque qualcosa di duro con la punta della lama e iniziò a graffiare quello che probabilmente era il cranio.
˗ Grace ricarica, io te lo tengo impegnato! ˗ urlò a sua sorella, aggrappandosi con entrambe le braccia al collo taurino della bestia.
˗ Munizioni…
˗ Che? ˗ cercò di sporgersi, non era sicuro di aver sentito benissimo quello che aveva detto, e vide sua sorella che provava a riprendere fiato. Il mostro si dimenò e, con una grossa manona, lo afferrò dalla vita, stringendolo fino a mozzargli il respiro in gola. Cercò di tenersi all'elsa della spada incastrata nella sua pelle, strinse quanto più riuscisse, ma il famiglio era troppo forte e lo lanciò a terra, facendolo rotolare per un paio di metri.
˗ Ho finito le munizioni!
Hank si rimise in piedi, a fatica. Guardò Grace e lesse nei suoi occhi il terrore, la rabbia, l'insoddisfazione, l'inadeguatezza. Sospirò, appoggiandosi alle proprie ginocchia per reggersi. Decise di non lamentarsi, limitandosi un semplice: ˗ Merda ˗ detto tra i denti stretti. ˗ Dovrò fare da solo? ˗ chiese, e la sua voce tremò.
˗ Come posso aiutarti?
Hank diede un'occhiata alla spada che stringeva tra le mani – di cui non si era neanche accorto – e la lanciò ai piedi di sua sorella, sorridendole. ˗ Occupati dei suoi piedi, io farò la testa.
˗ Non mi piace usare le lame… ˗ si lamentò la ragazza, imbronciandosi.
˗ Se ti fossi portata più munizioni, avresti potuto sparare.
˗ Secondo te io potevo sapere che mi sarebbero servite? ˗ Grace strillò con una vocina estremamente stridula che gli fece scuotere la testa. Aveva un tono altamente fastidioso, uno di quelli che gli si infilavano nel cervello e lo facevano tremare.
˗ Taglia quei maledetti legamenti! ˗ ribattè il ragazzo, con un sibilo. Amava Grace. La amava dal più profondo del suo cuore, ma quando si lamentavaavrebbe voluto darle una testata.
Si lanciò di nuovo contro il famiglio, che lo fronteggiava spavaldo. Gli piantò tutti i pugnali che aveva a disposizione nel petto, mentre sua sorella si occupava di tutto quello a cui potesse arrivare senza fare troppi sforzi fisici.
Prese fiato e solo allora si rese conto di non avere più la benda improvvisata sul naso. Quell'orribile puzzo sembrò bruciargli anche l'esofago.
˗ Non lo ucciderete così. ˗ sogghignò la strega, rimasta nella rete e lontana dal combattimento.
˗ E allora come? ˗ non nutriva grosse speranze, Hank, ma ci provò lo stesso dopo aver ringhiato per l'esasperazione.
˗ Non credo ve lo dirò.
I fratelli si guardarono e Grace la raggiunse a passi veloci. Hank si appiattì contro la schiena del mostro per evitare di essere agguantato come già era successo, perché sapeva non avrebbe retto un'altra scalata – e non aveva abbastanza armi.
Tenne impegnato la bestia magica per tutto il tempo in cui sua sorella minacciò la strega con la pistola e un paio di colpi sparati a vuoto.
˗ Il prossimo è quello giusto? ˗ domandò, sporgendosi da una spalla. Non aveva più armi a disposizione se non quella di riserva, quella specie di mannaia che aveva messo al suo posto legata alla coscia, perciò si slegò le cinture dal petto e le avvolse al collo del famiglio, cercando di creare una specie di redini. Sperava di riuscire a controllarlo – o almeno indirizzarlo –, ma questo agitò una delle braccia rischiando di colpire sua sorella. Hank decise in un lampo, raccolse le sue energie e saltò dalla spalla al braccio, facendolo sbattere a terra a circa un metro da Grace.
˗ Fai troppo casino. ˗ brontolò, avvertendo il rumore alle sue spalle.
˗ Cerca di darti una mossa, per cortesia. Non mi sto divertendo molto. ˗ la sgridò il fratello, aggrappandosi al braccio della bestia e inspirando profondamente la morte. Schiacciò il viso contro il pellame della bestia e sentì immediatamente la pelle prudergli.
Promemoria per se stesso: smettere di farsi fregare così facilmente.
Eppure come poteva, se una bella donna gli offriva di farlo rilassare? Non era fisicamente in grado di dirle di no, era il suo punto debole. Forse aveva ragione Grace a lamentarsene sempre.
In qualche modo, durante il corpo a corpo con la bestia, le si trovò sulla testa e riuscì a vedere all'esterno del capannone. Delle luci si stavano avvicinando, probabilmente delle torce, e non prometteva niente di buono. Sarebbero dovuti scappare in fretta, o avrebbero corso ancora più pericoli: disarmati ed esausti non avrebbero fatto paura a una mosca.
˗ Grace sta arrivando gente, cosa facciamo? ˗ le chiese, un po' per metterla al corrente della situazione e un po' per metterle fretta.
˗ Che ne so io?! ˗ gli rispose, battendo il piede a terra impettita.
Hank strinse con forza la mano sulla mannaia alla coscia e la liberò, per poi lanciarsi giù dalla bestia piantandogli la lama nel collo e sforzandosi a scivolare. Toccò terra, il famiglio strillò, si dimenò, gocciolò sangue e bava. Aveva sperato di tagliargli la gola, ma sembrava che non sarebbe morto in nessun modo a lui conosciuto.
Poi, questo ruggì. Era un ruggito diverso, era sofferente, si capiva benissimo. Il corpo iniziava a deformarsi, bozzi pelosi si creavano dal nulla nei posti più disparati. Il Cacciatore lo guardò, immobile, poi sgranò gli occhi.
Stava per esplodere.
Il famiglio strillò, più forte.
˗ Via da qui… ˗ disse. Corse verso sua sorella e la spinse. Sperava solo che lei accettasse il suo consiglio senza polemizzare come al solito.
˗ Cosa?
˗ Sta per esplodere! ˗ come non detto, Grace non riusciva proprio a non fare domande, non poteva semplicemente eseguire gli ordini. La spinse ancora, dopo aver sbuffato, ma si ricordò della donna intrappolata. La guardò, la strega non abbassò lo sguardo, come se fosse stata una sfida silenziosa.
Era una strega, e quello non sarebbe mai cambiato. Faceva parte dell'associazione che rapiva e mangiava i bambini, gli orfani come lui e sua sorella, e anche quello non sarebbe mai cambiato. Ma era un essere umano, una donna, una bellissima donna.
˗ Dannazione! ˗ ringhiò a bassa voce. Benché ogni fibra del suo corpo urlasse pietà, con uno slancio si mosse verso la rete. Prese la ragazza e se la caricò in spalle, ignorando le sue proteste e il suo sguardo sconvolto.
˗ Hank sei un ˗ il rombo di un'esplosione interruppe la frase di Grace. Hank lanciò la strega in avanti e l'onda d'urto lo catapultò in avanti. Rotolò per qualche metro, scompostamente, sentendo un dolore lancinante che sembrava volerlo tagliare in un mille e più pezzi. Vide Grace e non poté fare niente: era bloccato, non riusciva a muovere un muscolo, la testa sembrava dovesse spaccarsi da un momento all'altro a causa della pressione dello scoppio. Avrebbe voluto tossire, mettersi per lo meno carponi per liberare i polmoni, ma non riusciva proprio.
Le orecchie gli fischiavano ancora, perciò optò per rimanere fermo dov'era, senza sforzarsi di alzarsi: sapeva che sarebbe caduto rovinosamente, doveva solo riprendere fiato. Niente di più, solo riprendere fiato.
Sua sorella stava a qualche metro di distanza, immobile. Se non avesse avuto il medaglione, si sarebbe sicuramente preoccupato per lei, per la sua incolumità, ma sapeva che era viva grazie a quello.
Aguzzò la vista verso l'entrata del capannone, che sorprendentemente aveva resistito alla maggior parte del botto. Alla fine era crollata solo una parete, una delle due laterali, alzando un polverone di cocci di mattone.
Era sicuro che stesse per succedere dell'altro e dovette valutare come agire: cercare di scappare con la strega ferita e sua sorella a spalle era completamente fuori discussione, non ce l'avrebbe fatta anche a livello di tempistiche; scappare da solo anche, non avrebbe mai potuto lasciare sua sorella lì, da sola, inerme, in balia di chissà cosa; combattere e sconfiggere i nemici non era fattibile, probabilmente sarebbe stramazzato al suolo per il solo sforzo di mettersi in piedi. Non gli restava che rimanere immobile e sperare per il meglio, preparandosi comunque ad un sacrificio per dare la possibilità a Grace di salvarsi.
˗ Fai finta di essere morta. ˗ disse a bassa voce, sperando di raggiungere le orecchie di sua sorella.
Nonostante tutto era vigile, per quanto confuso e intontito, perciò riuscì a sentire chiaramente la porta d'ingresso del capannone che saltava in aria. Percepì dei passi che strisciavano e ticchettavano sul pavimento di legno bruciacchiato.
˗ Sono…
˗ Morti, sì.
Due voci, due donne. Dal loro modo di parlare e dal tono di voce sembravano molto più adulte rispetto alla sua carceriera, perciò non si osò ad aprire le palpebre per osservarle. La sua memoria, checché ne dicesse sua sorella, era straordinariamente funzionante, dunque non aveva dubbi che le avrebbe potute riconoscere facilmente.
˗ Ne sei sicura, Medea?
L'altra rimase un attimo in silenzio.
˗ Sì, sono morti. Tutti. ˗ probabilmente avevano toccato sua sorella per dar credito a quell'affermazione, perché lui non si era sentito sfiorare in nessun punto.
˗ Povera Tabatha… ˗ Tabatha doveva essere la strega carceriera. Una pedina sacrificabile, a quanto pareva.
˗ Era inutile. Per questo era qui.
Hank si trattenne dal ruggire di rabbia e frustrazione. Eppure non avrebbe dovuto sorprendersi, erano streghe, non avevano idea di cosa fossero i sentimenti umani. Abbandonare un proprio compagno al suo destino non doveva essere per niente difficile per gente come loro, e questo lo faceva infuriare come nient'altro al mondo. Per quanto si atteggiasse ad attaccabrighe, era una persona tranquilla, che avrebbe di gran lunga evitato di dare la caccia alle streghe e ucciderne a centinaia. Non era la vendetta che guidava le sue spade, non più ormai, solo il profondo ribrezzo che provava nei loro confronti.
˗ Bene, possiamo andarcene.
˗ Li lasciamo qui?
˗ Più tardi manderemo qualcuno a ripulire.
˗ Per lo meno, abbiamo due cacciatori in meno.
˗ Troppo pochi.
Le voci se ne andarono, il rumore dei tacchi attutito dalla cenere e dalla paglia bruciata.
Hank alzò piano lo sguardo e le vide uscire. Sospirò di sollievo: il suo rilevatore magico aveva smesso di agitarsi nella sua mano, così poté essere sicuro di essere rimasto solo con sua sorella e la strega Tabatha.
˗ Sono andate via. ˗ avvertì Grace e la vide rantolare, provare a muoversi. Se solo intorno a loro non ci fosse stata quella devastazione, avrebbe anche potuto pensare che Grace si stesse svegliando da un profondo sonno. Però non era così e lo sapeva. Erano a corto di tempo.
Si mise in piedi, appoggiandosi alle sue ginocchia con estrema fatica. Avrebbe solo voluto rimanere fermo dov'era finché i muscoli non avessero smesso di tirare, di dare l'impressione di stare per strapparsi, eppure si mosse. Raggiunse sua sorella, la aiutò ad alzarsi e la trascinò verso una colonna, lasciandola lì a riprendersi.
Andò poi verso Tabatha che, riversa sul pavimento, sembrava non dare segni di vita. Le toccò il collo e constatò con piacere – chissà perché, poi – che fosse ancora viva, semplicemente priva di sensi.
˗ È morta… ˗ la voce di Grace era bassa, roca, quasi irriconoscibile. Non si voltò a guardarla per non incontrare quell'espressione imbronciata che aveva di solito.
˗ No, non ancora. Dobbiamo portarla via.
˗ Sei ferito, come fai a portarla via…
˗ Non possiamo lasciare che una persona muoia sotto i nostri occhi. ˗ prese un respiro, e poi un altro, e un altro ancora.
˗ Hank, è una strega. Noi uccidiamo le streghe.
Quella consapevolezza lo sfiorò a malapena. Se l'avesse lasciata morire lì, da sola, non sarebbe stato diverso dai mostri a cui dava la caccia, non avrebbe dimostrato di essere un umano, capace di compassione e pietà, ma solo un Cacciatore senza scrupoli. Scosse piano la testa. ˗ Lei è diversa, teniamola in ostaggio, cerchiamo di scoprire qualcosa… non deve morire così, non serve. ˗ spiegò, volgendo lo sguardo in direzione di sua sorella. La osservò, e lei osservò lui, portandosi le mani alla bocca. Doveva avere un aspetto terribile, non poteva neanche immaginarlo.
Grace sospirò e caracollò verso di lui, allargando un poco le braccia per mantenere l'equilibrio. Gli si appoggiò alla spalla muscolosa, delicata come una farfalla.
˗ Andiamo via, Hank… ˗ lo supplicò, come se fosse stata una bambina piccola.
Lui annuì, prese un respiro e si chinò di nuovo su Tabatha. Infilò le mani sotto la sua schiena e la issò, seppur con estrema fatica, mettendosela sulla spalla. Trattenne un gemito di dolore non appena il corpo della strega toccò il suo.
Uscirono dal fienile cercando di non cadere, ma entrambi dovevano appoggiarsi a qualcosa per rimanere stabili. Hank in particolare, riuscì a non staccarsi neanche per un passo da una parete ancora intatta.
La freschezza dell'aria esterna, della notte che li circondava, li fece sentire immediatamente meglio. L'opprimente odore di fumo e carne bruciata si stava allontanando, lasciando solo il pungente profumo di freddo, che spalancò i polmoni dei due giovani Cacciatori. Tossirono più volte, Grace si appoggiò ad un albero per vomitare, e Hank trovò la forza di rimanere in piedi, senza tremare come una foglia.
˗ Domani manderemo qualcuno a recuperare le armi… ˗ sussurrò Grace quando lo raggiunse subito dopo.
˗ Domani, sì.
˗ Ah, Hank…
˗ Sì? ˗ lui si voltò verso sua sorella, un piccolo sorriso a stendergli le labbra fini.
˗ Mi devi un sacco di dolcetti. Ma davvero un sacco.
Hank ridacchiò e le prese la mano, dandole un bacio sul dorso. Sua sorella era la sua unica e vera ragione di vita, e vedere che si preoccupava delle caramelle non poteva che rassicurarlo. Se aveva la forza di rimproverarlo a quel modo, allora stava sicuramente molto meglio di quello che sembrava.
˗ Tutti i dolcetti che vuoi, sorellina. ˗ le rispose allora. Non aveva neanche la voglia di discutere su quanti dolci mangiasse, non era importante, non in quel momento.
Probabilmente avrebbe dovuto spiegare tutto quello che era successo al suo supervisore, compreso perché avesse portato all'associazione una strega gravemente ferita (già se lo immaginava, il falco, a gracchiare e lamentarsi di quanto il suo comportamento fosse stato sciocco e irresponsabile, accusandolo di aver messo in pericolo la vita di tutti quanti), sempre che avesse superato la notte.
Sospirò, esausto, e guardò sua sorella. Il viso era stranamente sereno e si sentì meglio, quasi rinvigorito. Dopotutto, se Grace stava bene, non c'era niente di cui preoccuparsi.
˗ Comunque sei un idiota.
Sorrise: sì, Grace stava decisamente bene.












Sophie's space___
Ommioddio sono una specie di mostro.
Spero comunque che questa versione nuova della mia storia “Tutto per dei dolcetti” vi possa comunque sapere!
Vi abbraccio e vi voglio bene.

Sophie <3


  
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