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Autore: Warlock_Vampire    10/08/2017    0 recensioni
"Io, che ho conosciuto molto presto cosa fossero dolore e odio e che solo dopo molto tempo ho compreso l'amore; io, che ho imparato ad uccidere prima ancora di saper vivere; io, che ho vissuto per secoli nella profonda convinzione che ognuno può ottenere ciò che vuole, sempre e comunque, sacrificando tutto, se necessario; dopo così tanto ho davvero bisogno di mettere nero su bianco i fatti."
In queste memorie Katherine Pierce si racconta, dalla sua fragile umanità alla trasformazione in Vampiro, ripercorrendo tutte le tappe più significative della sua lunga esistenza.
AVVERTENZA: La lettura di questa storia è un contributo, una spin off, di The last challenge (il nostro crossover). Pertanto, consigliamo la lettura di The last challenge, anche se non è essenziale.
Inoltre, essendo la "nostra" Katherine, le vicende in cui è coinvolta sono frutto dell'immaginazione degli autori e nulla hanno a che vedere con la Katherine di The Vampire Diaries, pur ricalcandone l'aspetto e il carattere.
Precisato questo, buona lettura!
Genere: Azione, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elijah, Katherine Pierce, Klaus, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chancellorsville (Virginia - USA), 1863
 
Pare che le battaglie vadano a favore dei Confederati stavolta, ma chi può dirlo con certezza? Odio questa situazione. Prenderei una nave qualsiasi e andrei in un posto qualsiasi, molto lontano da qui s’intende.
Ma Rose Foster ha deciso di salvare il mondo a quanto pare e gira tra i morti e i feriti come le api girano intorno ai fiori. Odio anche il fatto che sia qui e che io debba restarci di conseguenza. Certo, potrei andarmene anche adesso, ma no! Non posso… Rose è qui, in mezzo alla guerra, rischia la sua vita e io odio non essere in grado di lasciarla al suo destino. Ma, accidenti! Ho fatto così tanto per tenerla in vita in questi secoli, che non posso buttare tutto alle ortiche solo perché una spiaggia italiana, baciata dal sole, con un buon bicchiere di Bourbon, sarebbe più divertente.
Crocerossina. Crocerossina! Di tutte le cose che poteva fare con la sua immortalità, ha scelto di buttarsi a capofitto tra moribondi, appestati e feriti gravi, tutti danni collaterali di una guerra iniziata nel 1861 e di cui ancora non si scorge il capolinea. Ma Rose… a volte mi chiedo se non lo faccia per ripicca. Non la vedo dal 1815, da quando ho assoldato Zaccaria. Ma davvero brucia ancora di gelosia? Evidentemente, sì.
E poi ha questa sua nuova amichetta, Johanna. Un’umana del tutto ordinaria con un carattere terribile, strafottente ed eccessivamente sarcastica. Non capisco che ci trovi Rose in lei. La prima volta che l’ho vista ho subito pensato che sarebbe un Vampiro temibile, con quel caratteraccio. Ma l’ho vista coi malati, con le donne e coi bambini… non è cattiva come sembra. È vero che “can che abbaia, non morde”.
Sono arrivata qui due settimane fa. È una cittadina deludente, spoglia, provata dalla guerra in corso, teatro essa stessa di battaglie. La gente parla poco e non si diverte mai. Immagino che sia tutto parte del pacchetto “Vacanza di guerra” che ho scelto. Vorrei solo che Rose accettasse di venire via da questo brutto posto. E ci ho provato, a parlarle, ci ho provato, ma non mi darebbe ascolto nemmeno se le dicessi di aver trovato la cura al vampirismo, in questo momento.
Sono arrivata dopo settimane di viaggio, con un cavallo stanco e un bagaglio a mala pena riempito dell’essenziale, e Rose non si è fatta vedere in giro. Sono dovuta andare a cercarla e Dio solo sa che fatica ho fatto per trovarla e avere la sua attenzione soprattutto! Accampamenti ovunque, militari in divisa, puttane,… l’ospedale era stracolmo di feriti e brulicava di soldati e delle suddette Crocerossine e solo dopo molto girovagare tra i morenti e il puzzo infestante della morte, sono riuscita a scovarla, china su un uomo il cui braccio sembrava appena essere stato maciullato da un tritacarne. E Rose era lì, vestita di tutto punto da infermiera con tanto di cuffietta, e curava il disgraziato, immersa nei fetori di sudore e sangue, come se la cosa non la toccasse minimamente.
«Rose Foster!» l’ho richiamata. Dio, com’era sporca! Si è alzata di scatto, si è girata e mi ha visto. Era tutta ricoperta di terra e di sangue eppure era proprio lei, coi capelli rossi raccolti sulla nuca, gli occhi verdi e grandi, la pelle pallida.
Non l’ho di certo trasformata per vederla in queste condizioni! L’ho fatto per avere una compagna di avventure, perché le voglio bene… le ho insegnato le buone maniere, la classe della nobiltà, così come Nik le aveva insegnate a me… ed ecco come Rose mi ripaga! Rischiando la vita in un campo di battaglia inzaccherato di fango, ricoperta di terra e di sangue, in mezzo ai morti presenti e futuri.
«Non mi saluti? Che c’è, non ti ricordi di me? Sono Katerina, la sola e unica Katerina Petrova» ho detto. Ma credete che quella ingrata abbia avuto anche solo un briciolo di pentimento per avermi del tutto ignorata?
«Non sapevo fossi qui. Be’ Kat, ti consiglio di andare via. Non è sicuro e poi non credo che l’ambiente faccia per te». E dopo queste parole, eccola di nuovo ripiegarsi sul moribondo e continuare le sue inutili medicazioni, come se fosse una donna qualunque e non una Vampira ultrasecolare che potrebbe curare tutta quella gente soltanto con poche gocce del suo sangue. Assurdo!
Ma una cosa è certa, questo posto non fa proprio per me. E scrivo queste righe per sfogarmi, perché sono completamente sola e alle prese con una bambina viziata e capricciosa. Se avessi Zack almeno potrei parlare con lui, ma non posso di certo convocarlo qui solo perché ho bisogno di un difensore. No. Katerina Petrova trova sempre il modo di far funzionare tutto e questa volta non sarà diverso.
Ma, un attimo! Devo ancora parlare di quella Johanna, improvvisa nuova amichetta di Rose, con un’aspettativa di vita ridicola. Sì e no trent’anni. Oggigiorno si muore giovani, poco più vecchi di qualche secolo fa a dire il vero, e lei, a meno ché non si ammali prima, non sarà diversa.
Me ne stavo lì, a farmi rimettere a posto da Rose Foster (come se ciò fosse veramente possibile! Insomma, sono o non sono Katerina Petrova?), ed ecco spuntare dal nulla questa ladra di amiche. L’ho vista subito come una rivale, una donna scaltra, calcolatrice e ladra. Con quella sua faccia allungata, le labbra sottili, i capelli neri… insopportabile. E ladra. L’ho già detto? Be’ lo ripeto. Ladra di amiche, ladra di Rose! La detesto dal profondo del cuore.
«Oh, ma che bel vestito» ha detto, squadrandomi come se fossi una scultura di Michelangelo e lei dovesse valutarne il valore, «costoso, immagino…».
«Fatto a mano» ho rincarato.
«Be’ porta il tuo bel vestito fatto a mano fuori di qui, che non abbiamo tempo da perdere con queste stronzate, noi». E ha rimarcato quel “noi” così tanto che non so cosa mi abbia trattenuto dal staccarle la lingua e farne una collana. E Rose! Rose è rimasta impassibile, in silenzio. Non ha detto nulla, non una sola parola! Ingrata! Dopo tutto ciò che ho fatto per lei!
È venuta a cercarmi dopo. La sera me ne stavo alla locanda dove alloggio con una bella bottiglia di whiskey. Bevevo per tirarmi su il morale e pensavo alle vite che ho salvato. Forse non sono numerose come quelle di Rose, ma in fondo anche io ho fatto la mia parte, no? Ho salvato lei, in primis, ho salvato Yuliya ancora prima di conoscere Rose, ho salvato la regina Elisabetta I dal vaiolo, ho salvato Lorenzo dalla congiura, ho salvato Zack dall’ira malriposta di Rose… e vogliamo parlare di tutti quelli che non ho ucciso solo perché la dolce e innocente Rose è facilmente impressionabile? La scia di sangue dietro di me sarebbe molto più lunga se non fosse per lei.
Non sarò una Crocerossina della Guerra di Secessione americana, ma ho salvato anche io vite umane. E questo Rose lo sa e non dovrebbe dimenticarlo.
«Mi dispiace per Johanna» ha esordito. Come se questo bastasse.
«Solo per questo?» le ho chiesto.
Ha messo su uno sguardo duro. Certo! Il suo comportamento è stato impeccabile, no?
«Tu hai scelto Zaccaria al posto mio!» ha sibilato, «hai creduto alla versione di uno Stregone immaturo e bugiardo. Hai messo in pericolo la nostra copertura. Gli hai addirittura concesso di sopravvivere e di apprendere nuovi incantesimi! Lui dovrebbe essere morto dal 1815 e invece è vivo e vegeto e probabilmente dimostra la metà dei suoi anni con tutti quegli incantesimi contro l’invecchiamento che esistono!».
«Sì, be’, è un giovanotto niente male. Ci farei un pensierino se… be’, se non fosse il mio Stregone e se non sapessi che ha sessantacinque anni. Ma non è questo il punto; tu hai permesso che quell’umana mi umiliasse. Non hai fatto niente, non hai detto niente… Rose, io te lo dico, quella stronza morirà. E molto dolorosamente».
«Ti impedisco categoricamente di far del male a Johanna. Dico sul serio, Katerina! Non ti parlerò mai più se la toccherai anche solo con un dito. Lei è mia amica, chiaro?».
«Begli amici che ti scegli!».
«Begli amici come te?». Dio, le lacrime agli occhi, no! Stava per mettersi a piangere, come una bambina appena rimproverata, come se non avesse quattrocento anni di vampirismo alle spalle.
«Va’ via» le ho ordinato e lei ha lasciato la mia stanza.
Ho scolato tutto il whiskey rimastomi e ho preso un’altra bottiglia. Poi sono uscita a caccia. La città brulica di soldati e alcuni sono tutt’altro che da scartare. Anzi, ce ne sono di virili, giovani, forti e certamente buoni.



Guest starring: Jena Malone nei panni di Johanna Mason. Questo personaggio, ripreso da Hunger Games, si ritrova anche in The Last Challenge, opera che possiamo considerare il sequel di Miss Pierce.

  
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