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Autore: Odhem    10/08/2017    1 recensioni
Un uomo si sveglia in una prigione e non ricorda niente, nemmeno il suo nome. Dovrà lottare con tutte le sue forze per ricordare e tornare libero.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Giorno

Mi svegliai di soprassalto. Avevo fatto un brutto sogno ma non lo ricordavo. Quando aprii gli occhi non capii subito dove mi trovavo. Era una stanza piuttosto piccola e buia. Da un lato c'erano delle sbarre di ferro e oltre se ne intravedevano delle altre che sbarravano una sala simile a quella in cui mi trovavo io. La poca luce veniva da una finestrella alle mie spalle. Ero sdraiato su un letto di fortuna fissato al muro e al mio fianco ce n'era un altro con qualcuno sopra che dormiva russando rumorosamente. Gli vedevo solo le spalle e la testa ma sembrava corpulento e più alto di me.

Mi faceva male la testa e non riuscivo a ricordare perché fossi lì. Anzi pensandoci bene non ricordavo niente, nemmeno il mio nome. Chi ero? Perché mi trovavo in prigione? Chi era quella persona affianco a me?

"Aiuto! Fatemi uscire!" Cominciai a gridare queste parole più volte quasi senza volerlo. Non riuscivo a capire. Le mie grida ebbero il solo risultato di svegliare gli altri prigionieri che cominciarono a protestare:

"Stai zitto testa di cazzo!"

"Zitto o ti taglio la gola!"

Si generò un baccano dato che tutti si erano svegliati e mi gridavano contro. Si era svegliato anche il mio compagno di cella che si girò. Mi girai a mia volta e lo fissai in faccia ma c'era qualcosa di strano. Nella poca luce lunare che filtrava dalla finestra vidi la sua faccia e capii: non era umano. La sua pelle era di un colore verdastro, aveva dei canini lunghissimi che fuoriuscivano dalla bocca che era molto grande. I suoi occhi erano però piccoli e vidi che mi fissavano.

"Ah, ti sei svegliato finalmente, novellino".

"Chi sei?" gli chiesi con un misto di curiosità e paura.

"Se vuoi sapere come mi chiamo non te lo so dire, qui nessuno ricorda il proprio nome. Ma mi chiamano L'Orco".

"Non sei umano?"

"No, te l'ho detto sono un orco."

Intanto il baccano aumentava, tutti i prigionieri facevano rumore sbattendo i boccali di ferro contro le sbarre. E gridavano anche loro di voler essere liberati.

"Tra un po' arriveranno le guardie, ti conviene stare zitto e non farle incazzare. Lascia parlare me", disse L'Orco.

Poco dopo, infatti, si sentirono delle grida che intimavano i prigionieri di stare zitti e chiedevano chi avesse cominciato a fare casino. Tutti si zittirono, sembravano avere paura e indicarono la mia direzione.

Le guardie arrivarono. Sbatterono i manganelli vicino le sbarre per attirare l'attenzione:

"La prima notte già facciamo baldoria eh?"

"Signor Yenroar, siate comprensivo, ha fatto un brutto sogno e non ricorda nulla, è normale che si agiti un po'. Chi di noi non l'ha fatto il primo giorno?", disse L'Orco.

"Ecco il gigante buono. Chi ti ha detto di intrometterti. Vuoi anche tu la tua dose?"

L'Orco non rispose. La guardia ci guardò per un po' poi parve rilassarsi e disse:

"Va bene, questa volta passi ma non voglio sentire più fiatare nessuno, è chiaro? Nessuno!"

Se ne andarono. Una voce dalla cella di fronte disse:

"Sembra che tu piaccia alle guardie o sarà merito di quel leccaculo del tuo amico"

Non si riusciva a vedere chi fosse a parlare.

"Non farci caso. L'Elfo ha sempre voglia di scherzare ma in realtà anche lui ha una paura fottuta delle guardie. Ha un naturale odio per me e, te lo confesso, neanche io posso vederlo. Ora ti conviene tornare a dormire, domani sarà una giornata dura."

"Perché?"

"Dobbiamo lavorare."

"Grazie per prima."

"Non c'è di che. Buonanotte."

Tornai a dormire ma non presi sonno e rimasi sdraiato con gli occhi aperti cercando di ricordare chi fossi e come fossi finito in prigione ma più mi sforzavo più il mal di testa aumentava.

 

 

   
 
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