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Autore: Saigo il SenzaVolto    10/08/2017    1 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all'opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!





 

Tana o Trappola? 1



Nessuno di loro avrebbe mai potuto immaginare una cosa simile.

Si trovavano all’interno di un’enorme cratere sotterraneo, talmente alto che nessuno riusciva a comprendere l’esatta distanza dal soffitto. Il lato opposto del cratere rispetto a quello da cui erano appena sbucati fuori sembrava lontano almeno una decina di chilometri, e le pareti si andavano restringendo verso l’alto. L’intera voragine sotterranea era illuminata da una sfilza di giganteschi diamanti luminosi incastonati sul soffitto, i quali creavano un’atmosfera surreale ed una luce fatta di mille colori diversi e sgargianti. Tutte le pareti del cratere erano piene di buchi, simili a quello da cui erano arrivati loro, il che provava che i Goblin fossero davvero creature che si spostavano sotto terra. Abbassando lo sguardo, notarono un ampio sentiero lastricato che conduceva ad una città posizionata proprio al centro dell’immenso cratere.

Naruto era completamente senza parole. “Cos’è questo posto?” si chiese, meravigliato.

La città in fondo al cratere era enorme. Il suo aspetto ricordava molto quello del Villaggio della Pioggia, con edifici incredibilmente alti e tetti ampi ed appuntiti. La città era interamente circondata da mura alte e spesse, al cui interno si ergevano delle strutture simili a palazzi i quali sembravano essere fatti interamente in pietra bianca ed erano posizionati gli uni a ridosso di altri, presentando forme e contorni vari. Fuori dalle mura invece, scorreva un corso d’acqua circondato da alcune piante cresciute nel sottosuolo spontaneamente o, forse, piantate lì di proposito.

“Una città?” esclamò Mikoto, confusa. “Non avrei mai immaginato che potesse esistere una città nel sottosuolo!”

“A quanto sembra i Goblin sono creature più evolute di quel che sembrano.” disse Fugaku guardando gli edifici in lontananza.

I dieci ninja osservavano intenti l’enorme cavità in cui erano finiti. Mai prima d’ora nessuno di loro aveva visto qualcosa di simile. Ma non c’era tempo da perdere. Avevano una missione da compiere.

“Dobbiamo riuscire ad entrare nella città,” disse Minato seriamente. “Se il tesoro è in questo luogo, allora si trova sicuramente all’interno delle mura.”

“Ma come facciamo coi Goblin?” domandò Sasuke. “Se ci notassero, non esiterebbero ad attaccarci. Specialmente ora che abbiamo raggiunto il loro covo.”

“Abbiamo l’elemento sorpresa a nostro vantaggio,” disse ancora il Quarto Hokage. “Se saremo silenziosi e attenti, forse riusciremo a non farci scoprire.” Si rivolse poi ad Hinata. “Hinata, contiamo sui tuoi occhi per individuare la presenza dei Goblin.”

La ragazza deglutì nervosamente. Lei era l’unica capace di scovare la presenza di nemici nelle vicinanze con il Byakugan. A quanto sembrava, quelle creature non possedevano chakra, rendendo di fatto impossibile percepirle. Gli altri contavano su di lei. Aveva una grossa responsabilità nei loro confronti. Non voleva deluderli.

Annuì con decisione, attivando i suoi occhi.


Cominciarono ad avanzare verso la città in fondo al cratere, tenendosi a distanza dalla strada principale e stando continuamente all’erta nel caso di pericoli. Dopo circa una trentina di minuti, giunsero in prossimità delle mura senza apparente difficoltà o incidenti. Eppure il fatto che non avessero avvistato ancora nessun Goblin era insolito. Si trovavano nel cuore del loro territorio, ma non ne era saltato fuori neanche uno. Dov’erano finiti?

“Di nuovo quella sensazione!” pensò Boruto sentendo pulsare il suo occhio destro e restando all’erta. “Ma è più forte di quando eravamo nel deserto.”

“Riesco a vedere alcuni Goblin!” disse Hinata improvvisamente. “Si trovano oltre le mura, all’interno della città. Ma…”

“Cosa c’è Hinata-chan?” chiese Naruto notando la perplessità della ragazza.

Lei continuava a fissare attentamente oltre le mura. “Tutti i Globlin che vedo si sono concentrati in un unico punto,” spiegò subito dopo. “Proprio al centro della città! Si trovano tutti lì, ma non so cosa stiano facendo.”

Tutti rimasero stupiti dall’informazione. Perché i Goblin si erano raccolti al centro della città? Che cosa stavano facendo?

“Cosa facciamo adesso?” chiese Sakura.

“Approfittiamo del fatto che non ci siano nemici nei paraggi ed intrufoliamoci dentro.” disse Minato a tutti. “Una volta fatto ciò, cerchiamo di capire cosa sta succedendo senza farci scoprire.”

Ripresero a correre verso la città. Giunti alle mura, riuscirono a superarle senza difficoltà grazie alla mancanza di nemici di guardia e alle loro abilità ninja, entrando finalmente all’interno del covo dei Goblin. Rimasero stupiti da quanto le strutture alte ed i vari edifici somigliassero realmente a quelli di un qualsiasi Villaggio ninja. Cominciarono a procedere verso il centro della città, saltando di tetto in tetto silenziosamente. Ancora non si era vista un’anima viva.

“Fermi!” disse ad un tratto Boruto, fermandosi in piedi su un tetto e guardando verso sinistra.

Gli altri si fermarono immediatamente, tesi nel caso di pericolo.

“Cosa succede?” chiese Fugaku.

Il ragazzo col mantello non si voltò a guardarli, continuando a fissare un punto non preciso alla sua sinistra. “È una trappola.” disse alla fine con il suo solito tono privo di emozione. “I Goblin ci stanno volutamente spingendo ad avanzare verso il centro, attirandoci nella loro direzione. Ecco perché si sono radunati tutti lì.”

Cosa stava dicendo? Una trappola? Gli altri rimasero confusi dalle sue parole.

“Perché dici questo?” chiese Sarada, confusa dalla sua improvvisa spiegazione.

Il ragazzo stavolta li guardò di sbieco, il suo occhio freddo. “È una trappola.” ripeté di nuovo. “Non possiamo procedere in quella direzione.”

“Spiegati meglio.” gli intimò Sasuke, sospettoso. Perché all’improvviso Boruto sembrava così serio e guardingo? E come faceva a sapere che i Goblin li stessero attirando davvero in una trappola volutamente?

Il biondo sospirò. “Non credete che sia strano tutto questo?” chiese poi rivolto a tutti, tornando a guardare verso sinistra. “I Goblin si sono radunati in un punto della città senza un apparente motivo, e finora non ne abbiamo visto neanche uno!”

Naruto non stava capendo. “E con ciò? Non dovrebbe-”.

“Se ricordate, i Goblin sono stati in grado di localizzare la nostra posizione appena abbiamo cominciato ad esplorare il deserto,” continuò lui come se non fosse stato interrotto. “La prova di ciò è che ci hanno attaccato subito, forse perché ci ritenevano dei semplici intrusi e pensavano di eliminarci con facilità. Ma dopo essere stati costretti alla ritirata, non si sono più fatti vedere, anche se con molta probabilità sanno perfettamente che siamo qui nel loro covo.”

Minato rifletté un paio di secondi sulle sue parole. “Stai dicendo che è possibile che siano in grado di percepirci?” chiese, dubbioso.

Il ninja traditore annuì lentamente. “È molto probabile che riescano a percepire la nostra presenza in qualche modo. Ed il fatto che ci abbiano volontariamente evitato fino ad adesso a differenza di prima rende ancora più possibile la possibilità che ci stiano attirando in una trappola.”

“Anche se quel che dici fosse vero,” disse Fugaku aggrottando le sopracciglia. “Allora cosa dovremmo fare? Restarcene con le mani in mano e tornare indietro?”

Boruto sospirò di nuovo, come esasperato dalla loro ottusità.

“Non ho detto questo, Uchiha. Ma sicuramente qualsiasi cosa stiano tramando non sarà piacevole per noi. Né credo possa aiutarci a scoprire dove si trova il loro tesoro.” Poi si voltò di nuovo verso la loro sinistra. “Inoltre,” continuò. “Riesco a percepire qualcosa di insolito in quella direzione. Credo valga la pena andare a controllare.”

“Percepire?” pensarono Minato e Sasuke con stupore.

“Stai dicendo di essere un sensore?” domandò Kushina, guardandolo con un misto di incredulità e sospetto.

Il ragazzo chiuse il suo occhio sinistro, per poi voltarsi e dare loro le spalle. “Non proprio,” rispose misteriosamente. “Ma i miei sensi difficilmente sbagliano su qualcosa.”

La situazione era complicata. I nove ninja rifletterono con intensità sul da farsi. Potevano veramente fidarsi delle parole di Boruto? Che quel ragazzo fosse forte era un dato di fatto, ma si erano dimenticati del fatto che fosse anche in grado di percepire qualcosa. Il biondo era una continua sorpresa.

“Io suggerisco di fare come dice.” disse improvvisamente Sarada rivolgendosi agli altri otto.

Sasuke la guardò incerto. “Perché?” chiese.

“Mi fido del giudizio di Boruto,” rispose lei con serietà. “Non ci condurrebbe mai in una direzione a caso senza un valido motivo.”

“Boruto è indubbiamente il più forte tra di noi,” pensò ancora la ragazza tra sé. “Deve aver percepito qualcosa con le sue abilità. Se gli stiamo vicino, abbiamo maggiori probabilità di successo!”

“Wow, grazie della fiducia…” disse il ragazzo sarcasticamente voltandosi un poco verso di lei. Il suo tono vuoto ed apatico fece mortificare visibilmente la giovane Uchiha.

“EHI!” cominciò a dire Naruto ad alta voce e con rabbia. “Si può sapere perché ti comporti-“

“Calmati, Naruto!” ordinò Minato senza togliere lo sguardo dal ninja col mantello. “Non è il momento di mettersi a discutere tra noi.”

Il giovane strinse i denti ma rimase in silenzio, guardando con furia l’altro biondo. Quest’ultimo rimase in silenzio, per nulla turbato dalla situazione o dispiaciuto per aver fatto rattristare la ragazza.

“Concordo anch’io con Sarada.” disse poi Fugaku, anche se era parecchio irritato dal tono che il biondo proveniente dal futuro aveva usato nei confronti di sua nipote. “La situazione puzza. Inoltre non sarebbe saggio buttarci a capofitto in mezzo ad una marea di Goblin.”

Gli altri annuirono, ricordandosi di come avevano rischiato seriamente di essere feriti durante la battaglia precedente con quelle creature.

Boruto si voltò verso la direzione in cui aveva percepito qualcosa.

“Bene,” disse finalmente. “Seguitemi.”

Si rimisero a saltare tra i tetti rapidamente, seguendo il biondo con passo spedito. Dopo alcuni minuti, raggiunsero l’estremità ad est delle mura, e si fermarono su un tetto che dava direttamente dinanzi ad un grande spazio vuoto nel mezzo della città di pietra, simile ad una specie di piazzale. Al centro di questo spazio vuoto si trovava un edificio più piccolo rispetto agli altri, grande circa 10 metri, dalla forma circolare e di colore rossastro. L’edificio presentava un’ampia porta d’ingresso larga diversi metri e di colore nero, con sopra di essa un’iscrizione in una strana lingua.

“Cos’è quello?” domandò Mikoto.

“Questo edificio è diverso dagli altri,” affermò Sakura studiandolo attentamente. “Forse deve possedere un qualche scopo particolare per i Goblin.”

Boruto osservava intento la struttura davanti a loro. Ne era certo. La sensazione che aveva provato prima proveniva da dentro quell’edificio. Doveva accertarsene.

Senza farsi notare dagli altri aprì il suo occhio destro.

Aveva ragione.

“Proprio come pensavo.” pensò tra sé con un sorriso malizioso e trionfante. “L’ombra di energia che ho sentito prima proviene da questo posto….”

Richiuse l’occhio come se niente fosse, poi si rivolse agli altri.

“Dobbiamo entrare dentro.” disse con un tono di finalità e certezza.

Nessuno lo contestò questa volta.

Scesero nel piazzale deserto, avvicinandosi all’ingresso dell’edificio. La porta d’ingresso era costituita da un’intera lastra di pietra nera, e l’iscrizione sopra di essa era stata scavata nella roccia stessa che costituiva l’edificio. Minato provò a spingere la lastra con le mani dopo averla ispezionata, ma non riuscì ad aprirla.

“È troppo pesante per riuscire a spingerla,” disse l’Hokage. “Dobbiamo trovare un altro modo per aprirla.”

Prima che qualcuno potesse rispondergli, Boruto si fece avanti sguainando lentamente la sua spada. Impugnò l’elsa saldamente con una mano, e la lama si ricoprì improvvisamente di un bagliore rosso acceso. Gli altri nove ninja guardarono con le bocche spalancate il ragazzo compiere con un braccio solo e con rapidità due fendenti verticali ed uno in orizzontale, tagliando un intero blocco di pietra rettangolare che cadde a terra con un tonfo pesante, creando così un’apertura nella gigantesca porta.

La lama della spada tornò del suo colore originario un secondo dopo.

“Muoviamoci.” disse semplicemente il ragazzo, cominciando ad entrare.

Gli altri decisero di lasciare le domande per dopo, limitandosi a seguirlo. Una volta dentro, si ritrovarono in una sala circolare, piena di iscrizioni e graffiti su tutte le pareti. Non potevano certamente sapere cosa ci fosse scritto, ma quei simboli avevano un qualcosa che li inquietava. Alcuni di loro sembravano vagamente rappresentare forme umane, ma non c’era modo di saperlo con certezza. Il centro della sala, invece, era vuoto. Tuttavia, il pavimento presentava una specie di mosaico con blocchi di pietra bianchi e rossi di forma quadrata, alternati tra loro a mo di scacchiera. Il blocco di pietra bianco al centro di essa, inoltre, aveva la forma di una mano scavata in esso.

“Che cos’è questo posto?” chiese Naruto, guardandosi attorno e grattandosi la testa.

“Guardate a terra, sembra esserci una specie di scacchiera!” disse Sasuke esaminando il pavimento. Gli altri si misero a guardare a terra attentamente, perplessi ed insicuri sul da farsi.

“Cosa vorrà dire tutto questo?” si chiese Kushina ad alta voce.

Cosa facevano i Goblin in questo posto? Cosa rappresentava per loro questo luogo? Le domande erano tante, ma non avevano le risposte. Fugaku si avvicinò al blocco di pietra col simbolo della mano, ispezionandolo attentamente.

“Forse se lo tocchiamo accadrà qualcosa…” disse agli altri.

Si scambiarono tutti un’occhiata incerta e tesa.

“Sicuri che sia una buona idea?” chiese Sarada, aggiustandosi gli occhiali nervosamente.

“Non abbiamo altra scelta,” disse Minato. “Dobbiamo rischiare se vogliamo riuscire a trovare qualcosa. Non possiamo starcene fermi per troppo tempo.”

L’esitazione e la tensione erano tangibili nell’aria. Non avevano tempo. Non potevano esitare. Dovevano trovare il tesoro a tutti i costi, altrimenti per il loro mondo sarebbe stata la fine. Dovevano agire.

“Fallo, Fugaku.” disse Mikoto al marito.

L’Uchiha annuì gravemente, poi poggiò la sua mano sopra il blocco di pietra e spinse la mattonella in basso.

Un forte CLICK si udì nella sala.

Improvvisamente, tutti i pezzi di pietra che componevano la scacchiera cominciarono a tremolare, e subito Fugaku e gli altri si allontanarono dal centro della sala. Lentamente, ogni pezzo di pietra a partire dall’estremità a destra del pavimento iniziò ad abbassarsi ritmicamente, finché uno dopo l’altro, ogni singolo pezzo si posizionò in modo da formare una specie di scala a chiocciola che si addentrava sempre di più nel pavimento. Laggiù, proprio in fondo alla scala, s’intravedeva un bagliore luminoso.

“Si continua ancora più in basso a quanto pare.” commentò Sasuke.

Erano riusciti a trovare un passaggio nascosto. Adesso non restava altro che scendere per vedere cosa ci fosse là in fondo. Scambiandosi delle occhiate di conferma, tutti e dieci si mossero verso le scale. Ma non appena Minato cominciò a scendere toccando il primo scalino col piede,

Hinata trattenne improvvisamente il fiato e s’irrigidì con gli occhi spalancati.


Tutti si voltarono verso di lei, tesi nel caso di un pericolo imminente.

“Hinata!” disse Sakura, perplessa. “Che succede?”

La ragazza tremò un poco, gli occhi sgranati e colmi di terrore.

“I-I Goblin!” disse lei con orrore, puntando verso l’uscita con un dito. “Stanno venendo tutti qui!”
 


 

Note dell'autore!!!

Salve gente! Ecco a voi il nuovo capitolo. Mi scuso del fatto che questi due ultimi capitoli siano stati più brevi del solito e privi di azione, ma è in questo modo che me li ero immaginati quando li avevo scritti, ed in fondo mi piacciono così come sono. Spero possiate apprezzarli anche voi. Ci vediamo presto con la prossima parte! ;)
   
 
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