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Autore: Alison92    10/08/2017    1 recensioni
Susan Winter, ventitreenne dal travagliato passato e da un presente senza attrattive, viene lasciata in tronco dal suo fidanzato Henry. Senza più un lavoro, rimasta sola nella sua grande città e priva di uno scopo per il quale andare avanti, Susan comprende che per lei è arrivato il tempo di ricominciare.
Non crede più nell'amore, non confida che qualcuno possa cambiare la sua situazione, ripartire da sé stessa è l'unico modo che ha per riprendere in mano la sua vita che l'ha trascinata lontano da qualsiasi gioia.
In biblioteca: è qui che Susan intravede la sua opportunità, fra gli scaffali polverosi e nei volumi che fin da piccola aveva adorato.
Fra lettere mai inviate, opportunità sfumate e vecchi sentimenti che non hanno mai abbandonato il suo cuore, Susan incontra le uniche due ancore di salvezza che possono condurla alla felicità: l'amore e la speranza.
"Lettere a uno sconosciuto", quella che reputa una curiosa trovata della biblioteca cittadina per attirare nuovi visitatori, le concede l'opportunità di cambiare vita, di far pace con se stessa e di scoprire che l'amore non è solo una fievole fiamma destinata a spegnersi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Erano le quattro, ma Susan non aveva ancora intenzione di abbandonare il suo comodo giaciglio sul divano consumato. “Devo alzarmi?” continuava a chiedersi, accucciata a causa dell’improvviso freddo di quel giorno. Il buonsenso vinse, decise di uscire di casa. Fu costretta ad indossare un maglione, perché quella giornata d’ottobre prometteva di divenire più fredda. “Un ottimo libro, ecco cosa ti ci vuole “rifletté. Susan era sempre stata un’avida lettrice, ma era da un po' che non faceva scorta di volumi nella biblioteca della sua città. Sembrava che quell’anno l’inverno non avrebbe tardato a giungere e si strinse nella giacca blu finché non arrivò nei locali della biblioteca. Solo un chilometro separava casa sua dalla biblioteca, un tempo era solita percorrere tragitti molto più estesi e si meravigliò di quanto la pigrizia l’aveva colpita negli ultimi tempi.
L’atmosfera della biblioteca le fece dimenticare il freddo e la noia che l’avevano percossa. L’odore delle pagine ingiallite, dei volumi rilegati e dei libri freschi di stampa la fecero sentire a suoi agio, come se in un attimo fosse tornata a dieci anni prima, quando la tredicenne dalla zazzera castana passava i suoi pomeriggi lì dentro. Si riscosse, non avrebbe mai più avuto tredici anni, tutta l’innocenza del tempo e la voglia di scoprire cos’avrebbe riservato il giorno seguente. Afferrò due libri i cui titoli l’attraevano, poi altri due di cui aveva sentito parlare. In breve, si ritrovò con le braccia cariche di volumi e si diresse dalla bibliotecaria affinché questa potesse registrare i libri da lei scelti. Quel giorno la biblioteca era piena e dovette attendere qualche minuto prima che arrivasse il suo turno. La donna non poteva avere più di quarant’anni, aveva grandi occhi vispi e capelli rossi arruffati. Scribacchiò qualcosa su un registro e ticchettò nella tastiera del moderno computer. Non si facevamo mancare proprio nulla lì. 
-Cara, hai sentito del nuovo progetto che stiamo facendo proprio qui?
Susan scosse la testa, anche se aveva notato qualche foglietto che illustrava la nuova idea per attirare l’interesse dei cittadini. 
-Non hai mai sentito il bisogno di parlare con libertà con qualcuno, che magari possa comprendere le tue situazioni, con il quale vorresti sfogarti o soltanto scambiare qualche opinione? Per avallare l’imbarazzo o la timidezza, restare in incognito è l’ideale. Così abbiamo aperto una sezione dove chiunque decida di partecipare al progetto, può disporre di due piccole cassette della posta, una per depositare le lettere e l’altra per riceverle. “Lettere a uno sconosciuto” ti permetterà di mettere a nudo la tua anima senza che nessuno lo sappia.
La donna le fece l’occhiolino porgendole i libri. La salutò e Susan rimase un attimo a pensare a ciò che le aveva detto. Lettere? A uno sconosciuto? Sembrava divertente e d’ausilio al tempo stesso, avrebbe potuto far leggere a qualcuno le lettere che non avrebbe mai avuto il coraggio d’inviare. Susan ci rifletté con cautela, era davvero una buona idea? “Al diavolo, tanto cosa potrà mai essere?”. Si diresse al bancone dove alcuni si affollavano per parlare con un uomo dall’aria stanca.
-Sei qui per avere anche tu una casetta della posta?
Le chiese e Susan annuì, senza pensare molto a ciò che stava facendo. L’uomo controllò su un libro alcuni numeri e nomi, poi fece firmare Susan con uno pseudonimo. Se non depositava almeno una lettera nella sua cassetta al mese, avrebbero assegnato il suo contenitore per la posta a qualcun’altro. L’uomo le consegnò un foglietto con il numero della sua cassetta, la numero 92. Le fu indicata la parete dove si trovavano buste di carta, le “cassette della posta”. Susan non ne fu estasiata, credeva che potesse essere meglio di quello. Tornò a casa, con il numero stretto fra le dita congelate per il freddo. Non sapeva se avrebbe mai scritto anche una sola lettera da infilare in quelle fragili buste, ma l’idea le ronzava in testa. Aveva deciso che avrebbe depositato una lettera, solo se avesse avuto il desiderio di scriverne una. No, a Susan non importava molto. Si, era sola, ma cosa mai avrebbe potuto darle uno sconosciuto? Erano le due di notte, ma lei non dormiva e così non era riuscita a resistere, alla fine la tentazione di scrivere quella maledetta lettera era troppa.
 
10 Ottobre
Caro sconosciuto…dovrei chiamarti cosi? Credo che molte cose, per esempio il genere di cose che dovrei raccontare a te, debbano restare segrete, celate solo per noi stessi. Alla fine, la verità è che non sempre riusciamo a mantenere dei segreti, neanche con noi stessi, quindi eccomi qui, a raccontare a un perfetto sconosciuto ciò che penso e provo. Chi lo avrebbe mai detto? Sono sola, completamente sola. Ecco il primo mio grande tormento. Chi non si è sentito solo almeno una volta nella vita? Non so se tu hai vissuto la mia stessa situazione, o se la stai vivendo proprio adesso, ma senti di essere intrappolata in una gabbia, dove vedi mille volti passarti davanti, ma nessuno di loro prova pietà per il tuo dolore, o gioia per la tua felicità. Non ti vede nessuno, sei invisibile al mondo intero quando sei sola. Ecco, oltre a essere abbandonata a me stessa, non ho concluso nulla nella mia vita. Sono stata mollata, già proprio così, dopo mesi e mesi, quando credevo di conoscere la persona con cui stavo, quando avevo cominciato a credere che l’amore potesse essere la soluzione a tutto. Non era amore, adesso lo vedo con chiarezza. Non ho un lavoro, ho appena perso quello al bar sotto casa mia, il destino ha voluto che il proprietario decidesse di chiudere, dando il ben servito a tutti. Mi dirai: perché non trovi qualcos’altro allora? Che cosa, cosa potrei mai trovare? In verità ho solo paura, un timore radicato dentro di me, perché sono cosciente di non essere buona per niente. In conclusione, mio caro\a sconosciuto\a, la mia vita non ha nulla d’interessante, quindi se sei venuto qui alla ricerca di qualcosa che avrebbe esaltato, mi dispiace tanto per te. Puoi buttare la mia lettera, non importa poi così tanto che io abbia una risposta.
In conclusione: se tu sei qui a leggere questa lettera, di certo le nostre vite non sono un granché. Forse potremmo aiutarci a vicenda, forse no, infondo siamo solo due persone che non si conoscono, quanto mai potrebbe aiutare quest’anonimato?
È tempo di salutarti, spero che tu sia felice.
Unknown
  
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