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Autore: queenjane    10/08/2017    1 recensioni
Catherine Raulov cresce alla corte di Nicola II, ultimo zar di tutte le Russie, sua prediletta amica è Olga Nicolaevna Romanov, figlia dello zar. Nel 1904 giunge il tanto atteso erede al trono, Aleksej, durante la sanguinosa guerra che coinvolge la Russia contro il Giappone la sua nascita è un raggio di sole, una speranza. Dal primo capitolo " A sei settimane, cominciò a sanguinargli l’ombelico, il flusso continuò per ore e il sangue non coagulava.
Era la sua prima emorragia.
Era emofiliaco.
Il giorno avanti mi aveva sorriso per la prima volta."
Un tempo all'indietro, dolce amaro, uno spaccato dell'infanzia di Aleksej, con le sue sorelle.
Collegato alle storie "The Phoenix" e "I due Principi".
Preciso che le relazioni tra Catherine e lo zar e la famiglia Romanov sono una mia invenzione, uno strepitoso " what if".
Al primo capitolo splendida fan art di Cecile Balandier di Catherine.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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La zarina aveva passato molto tempo, quando era bambina, poi fanciulla e giovane donna alla corte inglese. Adorava, aveva adorato sua nonna la regina Vittoria, la matriarca vestita di nero, piccola e grassa, che aveva gestito un vasto impero e una numerosa famiglia, il granduca Luigi d’Assia, suo padre, li definiva la “Folla reale” . Per me è stata come una mamma, usava dire, dopo avere perso la sua a sei anni.

In estate usava passare delle settimane a Osborne House, in cima a una  scogliera,  sopra Cowes, mentre le rose  esotiche fiorivano,  i giardinieri rasavano l’erba sui prati che digradavano sul mare, sotto i cedri  e le magnolie  sventolava il vessillo inglese. In quella magione tuto celebrava Vittoria e il suo defunto marito, dalle iniziali nei camini, fino alle serrature, V e A, intrecciate, in ogni dove.  Quando servivano il tè, Alix sedeva sulla sedia che era spettata a sua madre.  E il castello di Windsor era molto amato da Alix e i suoi fratelli, ne esploravano ogni dove, dalla base al tetto, le scorribande sfrenate spesso erano interrotte da un valletto della regina che invitava al silenzio  e il castello di Balmoral, in Scozia, era fatato, con i prati pieni di erica e dolci brezze, camminavano a piedi, lunghe escursioni e un negozietto nei dintorni che vendeva dolciumi era una meta ambita, lì la zarina aveva imparato a fare le focaccine. O così diceva, Olga la vedeva comandare, di rado fare qualcosa oltre al ricamo, piangeva e aveva spesso l'emicrania.

Mentre andavano verso l’Inghilterra, filando sullo splendido yacht imperiale, l’elegante Standart con l’enorme bompresso laminato d’oro che  si ergeva, fiero e snello  da un alto scafo di 128 metri,  con ponti di tek, su cui si levavano due enormi fumaioli e tre grandi alberi verniciati.
 Alix raccontava gli episodi di cui sopra, stringendo il braccio della sua primogenita, dandole attenzione e cura, al contrario del solito, la ragazza fiutò la trappola condita di miele. E le onde filavano, come i pensieri che scriveva a Cat su un quaderno, nulla di che, la pensava sempre.
 
E Alessio faceva una confusione al limite dell’inenarrabile, saltava, pretendendo di essere un coniglio, correndo da una parte all’altra della stanza ondeggiante, come definiva una cabina, come a Carskoe Selo le stanze dei bambini imperiali erano vicine, Olga si scocciò e lo afferrò, transitando nella camera “Devi farti mettere il pannolone per la notte e devi dormire, basta bizze” piano
“Voglio Catherine..” facendo il broncio
“ Aleksej, fila, lei ti avrebbe messo a letto da un pezzo e .. “ vide il suo visetto desolato “ Le sto scrivendo, le vuoi mandare un saluto?”
“La voglio..”divincolandosi dalla sua stretta, la zarina gli faceva portare ancora i pannolini, di giorno e notte, unica concessione nelle ora diurne era che lo allacciassero stretto per non far vedere il rigonfio. E cambiarlo era una impresa, sempre, da quanto strepitava e si divincolava ogni volta entrava il mal di testa
“E’ in Spagna, Bimbo.. “
“ La vojo qui con me” storpiando le parole, come quando era piccolo o troppo stanco
“Tesoro, lei è mia amica.. Non è una sorella, una cugina.. Non può sempre stare con noi”
“Perché?ti vuole bene, è amica tua, e ti fa ridere, perché non può stare con noi” non gli rispose, la sua ineccepibile logica infantile meritava risposte che non sapeva, o voleva dare. E lo passò a una tata, sperando che si addormentasse per la stanchezza.
Non glielo poteva dire, la zarina gli aveva regalato tanti giocattoli e la Vyribova lo vezzeggiava a piè sospinto .. E tanto.. “Catherine, via Anya.. voglio Catherine” era un capriccio che non gli passava. Capriccio per dire, Cat lo adorava, e viceversa, insieme erano buffussimi.
E si sentiva in colpa, lo sentì (come al solito) piangere fino a tardi, nonostante la coperta buttata sopra le orecchie. E lei lo aveva salutato, dicendo che sarebbe andata appunto in Spagna e poi a Parigi, non lo aveva illuso. Mamma non la vuole, Papa sì.. Ha paura che non la rivedrà più..
“Aleksej.. “ alla fine era scivolata da lui che le girava la schiena, il viso verso la parete”Cat vorrebbe che sorridessi “
"Lei non c’è” duro “Lasciami solo”
" Va bene "gli toccò una mano, una piccola stretta delicata. " Io non sono lei, lo sai..ma una cosa la so, che ti vuole bene e la rivedrai.." " Olga non devi dirmi balle per farmi contento" una pausa " Lasciami solo per favore "
   
 
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