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Autore: Bloodred Ridin Hood    11/08/2017    1 recensioni
Commedia sperimentale sulle vicende di vita quotidiana della famiglia più disfunzionale della saga.
Immaginate la vita di tutti i giorni della famiglia Mishima in un universo parallelo in cui i suoi membri, pur non andando esattamente d’accordo, non cerchino di mandarsi all'altro mondo gli uni con gli altri.
[AU in contesto realistico] [POV alternato]
[Slow-burn XiaoJin, LarsxAlisa] [KazuyaxJun] [Accenni di altre ship]
[COMPLETA]
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Asuka Kazama, Jin Kazama, Jun Kazama, Lars Alexandersson
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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16
School of Shattered Dreams
(Jin)

 

È mattina presto e la prima ora di lezione inizierà tra poco. C’è poco movimento davanti ai distributori automatici del primo piano, o almeno rispetto a quelli del salone principale al piano di sotto. Sono qui a godermi un po’ di tranquillità, mentre aspetto l’erogazione della mia bevanda.
Sto ancora processando gli avvenimenti di ieri sera, il recupero del panda e il cambio improvviso di idee di mia madre, che inaspettatamente mi ha dato il permesso di andare a studiare all’estero.
Ottimo! Non avrò più bisogno di pianificare nessuna fuga adesso. Non rischierò di essere seguito e riportato a casa con le forze… sembra quasi troppo bello per essere vero!
“Jin! Eccoti!”
Vedo da lontano Julia camminare frettolosamente verso di me. La borsa stracolma di libri la rallenta un po’ e ho l’impressione che il tessuto possa cedere e sparpagliare libri sul pavimento da un momento all’altro.
“Sembri piuttosto felice di vedermi oggi!” commento diffidente quando mi raggiunge.
Lei non risponde e fruga all’interno dello zaino. Estrae un quadernino e me lo appunta contro il petto.
“Ecco!”
“Che diavolo è?” chiedo confuso, prendendolo e sfogliando qualche pagina.
Non ricordo di averle chiesto appunti o cose del genere.
“Sono gli esercizi che ieri non hai fatto! Devi recuperarli!” spiega “Esercizi che non hai fatto perché eri troppo impegnato a fare non ho capito bene cosa!”
Aggrotta le sopracciglia.
“Che cavolo è successo a proposito? Ho visto Kamiya poco fa ed era ancora su di giri!”
Alzo gli occhi al soffitto e prendo con la mano libera il mio bicchiere di tè caldo con limone.
“Lasciamo perdere.” sussurro “Probabilmente se anche te lo raccontassi, non mi crederesti!”
“Vabbè, non è importante.”
Sposta lo sguardo sul quaderno.
“Appena puoi dai un’occhiata al numero 73. Proprio non riesco a capire che cosa stia sbagliando!”
Sospiro e metto via il quaderno, infilandolo dentro la cartella.
“Se avrò tempo lo guarderò.”
Sorseggio un po’ di tè. Questi giorni il mio stomaco è completamente chiuso e il tè è una delle poche cose che mi vanno. Probabilmente è tutta colpa della rabbia e dell’enorme carico di stress che sto accumulando.
Julia non sembra gradire la mia risposta.
“Se avrai tempo?!” ripete “Jin, ho l’impressione che tu non stia prendendo la cosa abbastanza seriamente.”
“Julia, sai che se continui a tormentarmi così dovrai cercarti qualcun’altro che ti dia retta con questa tua dannata ossessione?” chiedo a bassa voce facendo del mio meglio per non sembrare troppo acido.
Mi guarda come se avesse appena visto un fantasma.
“Sai che… che questo non devi dirlo neanche per scherzo, vero?” chiede dopo nervosamente.
“Julia, sai perfettamente che io non scherzo quasi mai, vero?”
Non che mi piaccia necessariamente, ma a quanto sembra ho questa fama. Addirittura c’è gente va in giro a dire che mi manchi proprio un senso dell’umorismo!
Julia spalanca la bocca per la sorpresa, faccio per andarmene, ma lei mi si piazza davanti, chiudendomi la strada.
“Va bene, Jin. Ho lasciato passare tutte le tue stranezze e tutto quanto senza mai entrare nel merito della questione, non erano affari miei e so bene quanto ti piaccia essere riservato, ma adesso basta.” dice calma “Mi spieghi che cavolo ti prende ultimamente?”
Alzo un sopracciglio.
“Che mi prende? Di che parli?”
“Non ti riconosco più!” spiega “Negli ultimi tempi sei perso nei tuoi pensieri, sembra che non ti importi più della scuola e… senza offesa, ma non hai neanche una bella cera! Sei pallido e sembri pure sciupato. Stai mangiando abbastanza?”
Sospiro.
“Non so quali idee ti stia mettendo in testa” rispondo “ma sono semplicemente esausto, ed è esattamente il motivo per cui non ho voglia di essere tormentato.”
Finisco la frase rivolgendole uno sguardo di rimprovero.
Julia alza gli occhi al soffitto.
“D’accordo, ho recepito il messaggio, ma…” dice in tono di resa, poi mi guarda come se mi stesse per supplicare “In tutti questi anni che ci conosciamo non ti ho mai chiesto favori, ma ti prego, aiutami a vincere il primo premio!”
Congiunge le mani a mo’ di preghiera.
Bevo un altro sorso di tè guardandola con sospetto.
Possibile che sia disperata fino a questo punto? Nemmeno ricordo esattamente quale sia il primo premio, ma dubito che sia qualcosa di così importante.
“Allora?” chiede impaziente di avere una mia risposta.
Sospiro, veramente in difficoltà..
“Che diamine, Julia!” mi lamento poco dopo “Non è mica come se da questo dipendesse il tuo successo futuro o qualcosa del genere!”
Mi guarda contrariata.
“Fattelo dire, la tua totale mancanza di ambizione è raccapricciante!”
“Beh, che tu ci creda o no, c’è roba più importante del successo scolastico!” riprendo “La salute mentale, per esempio.”
“Sì, e questo genere di discorsi sono ciò che fa la differenza tra chi si adagia e chi invece vuole cambiare il mondo.” risponde lei di botto.
La guardo in silenzio con una mezza smorfia per qualche secondo.
“Seriamente?” chiedo quasi divertito.
Lei arrossisce e sposta lo sguardo da un’altra parte.
“Beh, ok. Questa mi è uscita così. Non è che penso davvero che un giorno arriverò a cambiare il mondo o qualcosa del genere.” si corregge “Però hai capito che intendo.”
Sospiro e inizio a camminare lungo il corridoio affollato di studenti, Julia mi segue.
“Sì, forse.” rispondo infine.
“Quindi mi aiuterai?”
“Hmm.” rispondo con un minuscolo cenno di assenso.
“Ottimo!” esclama felice “Quindi a pranzo ci mettiamo d’accordo per gli orari dell'esercitazione di stasera?”
“Stasera no!” protesto.
“Stasera sì!” ribatte lei decisa “Jin, non c’è più tempo!”
“Julia, per favore! Non ricordo l'ultima volta in cui ho avuto due dannati minuti liberi per me!” mi lamento “Non dicevi che ti sembravo pallido e sciupato proprio un attimo fa?”
“Sì, ma siamo indietro!” ribatte lei “E comunque si tratta di passare due o tre orette a leggere a fare esercizi, niente di troppo stressante, vedrai che ti rilasserai anche! E ti offro anche il té con i biscotti, se hai fame.”
Roteo gli occhi all’indietro.
“Senti… ne riparliamo dopo.” sibilo “Ora vado in classe.”
Ho bisogno di pensarci.
Julia mi guarda un po’ preoccupata.
“Ok.” risponde a voce bassa, un po’ titubante “Allora a dopo?”
Ci lasciamo e mi dirigo verso la mia classe. Le lezioni inizieranno a breve.
Finisco il tè e getto il bicchiere in un cestino del corridoio.
Entro in classe e vado a sedermi al mio banco.
Kamiya, spuntato da chissà dove, viene a sedersi nel banco a fianco.
“Kazama, credo che dovrò iniziare a frequentare più spesso la gente che ti sta attorno se le vostre uscite sono divertenti come ieri sera!”
“Allora, tanto per cominciare, stai sbagliando tutto alla grande.” rispondo accigliato “Primo, nessuno mi sta attorno, Xiaoyu si allena con me e Asuka purtroppo vive nella mia stessa casa; secondo, non esistono ‘uscite’ e quella di ieri sarà un’esperienza che spero di non dover mai più ripetere; terzo, la tua idea di divertimento è pessima!”
“Ma è stato incredibile! Sembrava di essere in un film!” risponde sprizzando adrenalina da tutti i pori.
“Sì, d’accordo, come vuoi.” taglio corto “Comunque è meglio non parlarne troppo. Non vorrei che questa storia possa finire per crearci dei problemi.”
“Ma quali problemi!” mi schernisce “Ti stai facendo le solite paranoie esagerate!”
Non ho il tempo di spiegarmi meglio nel merito delle mie ‘paranoie esagerate’, perché una bidella fa capolino all’interno della stanza e mi richiama l’attenzione.
“Jin Kazama!” legge il mio nome da un foglio ad alta voce “È presente?”
La classe piomba improvvisamente nel silenzio e avverto fisicamente tutti gli occhi su di me.
“Sono qui.” rispondo confuso.
“Devi venire subito in presidenza.”
Ok, non si preannuncia niente di buono. Che cosa è successo?
Dopo qualche momento di esitazione, mi alzo e attraverso la stanza, facendomi strada tra le occhiate dei miei curiosissimi, pettegolissimi compagni di classe.
Esco dalla classe e seguo in silenzio la bidella lungo il corridoio chiedendomi che mai sarà successo per farmi convocare in presidenza.
Non capisco. Sono nei guai?
O magari è successo qualcosa e mi vogliono comunicare la notizia.
Sobbalzo. Il vecchiaccio avrà avuto un infarto?
No. Scuoto la testa allontanando il pensiero. Quello probabilmente è immortale, deve essere per forza qualcos’altro.
Dopo quello che mi sembra un eterno percorso, arriviamo finalmente all’ufficio del preside.
Il preside, il professor Abel, una delle tante odiose marionette di Heihachi è seduto al di là della sua scrivania e, non appena mi vede, mi rivolge uno sguardo che non promette niente di buono.
Nella stanza sono presenti anche altre persone, tra cui la vicepreside, la psicologa scolastica e… una signora che non conosco che mi guarda come se mi volesse uccidere e Ishikawa con un occhio nero.
Merda! Ho già capito che non andrà bene.
“Kazama-kun, siediti per favore.” dice il preside con la sua voce gracchiante.
Faccio come mi dice e prendo posto, con un certo nervosismo, in una delle sedie libere.
Il professor Abel si schiarisce la voce e prende un foglio in mano, dal quale legge qualcosa.
“Kazama-kun, la signora Ishikawa e Ishikawa-kun, qui presenti, ci hanno informato di un fatto poco piacevole e a dir poco grave accaduto ieri sera.” riprende a parlare.
Fanculo! Lo sapevo!
Ma perché solo io sono stato convocato?
Che diavolo ha raccontato questo stronzo?
Guardo Ishikawa, lui evita il mio sguardo e si osserva nervosamente i piedi.
“Questo fatto spiacevole ti riguarda.” il preside continua posando gli occhi su di me “Vuoi dire qualcosa?”
Incrocio le braccia davanti al petto.
“No.” rispondo.
“Che è successo ieri sera, Kazama-kun?” continua il preside puntandomi addosso uno sguardo penetrante.
Mi volto di nuovo verso Ishikawa che alza timidamente lo sguardo e incontra il mio. Sembra spaventato.
Prendo un po’ di tempo e non rispondo.
Rifletto. Che dovrei fare?
Dire la verità? Chiamare in causa anche tutti gli altri? Rischiare di mettere nei casini il panda?
“Allora?” continua il preside con impazienza.
Tamburella una penna contro la superficie della scrivania.
“Glielo dico io cosa è successo!” esplode la madre di Ishikawa alzandosi in piedi “Questo delinquente ha aggredito mio figlio!”
“Mamma…” biascica Ishikawa nervosamente.
Io… ti avrei aggredito?!” gli chiedo a metà tra l’essere perplesso e furibondo.
“Come osi rivolgergli la parola?!” mi chiede la madre furibonda, puntandomi minacciosamente un dito contro.
“Signora, si calmi per favore.” la intima il preside, facendole cenno di tornare a sedersi.
La signora si siede.
Sospiro.
Che situazione di merda!
“Kazama-kun, è vero quello che ha detto la signora Ishikikawa?”
“No.” rispondo in tutta sincerità “Non gli ho mai messo le mani addosso.”
“Maledetto bugiardo!” sento la signora agitarsi sulla sedia per la rabbia “Tanto come esco di qui ti denuncio, delinquente che non sei altro!”
“Hai visto Ishikawa-kun ieri sera?” continua ad interrogarmi il preside ignorando le minacce della donna.
“Sì.” ammetto.
“Quindi hai effettivamente incontrato Ishikawa-kun, ma sostieni di non averlo aggredito tu. È questo che stai cercando di dire?”
“Sì.”
Il preside increspa la fronte e congiunge le mani incrociando le dita sulla scrivania. Ci guarda pensieroso.
“Allora, vediamo di analizzare meglio quello che è successo.” riprende a parlare poco dopo con fare annoiato “Ishikawa-kun è un tuo amico?”
“No.” rispondo.
“E allora come mai vi siete incontrati e dove?”
Mi volto da Ishikawa.
“Perché non lo fa raccontare a lui?” sibilo tra i denti.
“Ti ho detto di non parlare con mio figlio!” sbotta ancora una volta la madre.
“Kazama-kun, sono io chi decide chi deve rispondere alle domande.”
Sospiro e mi raddrizzo sulla sedia, poi guardo un punto indefinito del soffitto, cercando di riflettere e prendere una decisione velocemente.
“Ci siamo incontrati nel giardino di casa sua.” dico poco dopo.
“Che cosa?!” chiede la madre di Ishikawa guardando il figlio scioccata “È entrato a casa nostra?”
Ishikawa si nasconde la testa tra le mani, in evidente difficoltà.
“È vero?!” insiste la donna che mi guarda furente “Che ci faceva a casa nostra?!”
“Che ci facevi a casa loro, Kazama-kun?” ripete il preside.
Sospiro.
“Lui ha hmm… rubato una cosa… a una persona che conosco e… ho accompagnato questa persona con l’intenzione di risolvere la questione… in modo civile.”
“Quindi non eravate soli.”
“No.” rispondo sicuro voltandomi da Ishikawa “Se dovesse essere necessario, ci sono dei testimoni che potrebbero in effetti confermare la mia versione dei fatti.”
Oddio, almeno spero! Non vorranno mica lasciarmi da solo nella merda ad addossarmi una denuncia, vero?
“Bugiardo!” esplode di nuovo la madre di Ishikawa “Ha intenzione di corrompere altre persone e di comprare le loro testimonianze! È facile quando si è nipoti dell’uomo più ricco del continente, vero?”
Alzo gli occhi al cielo.
Non ne posso più di essere associato a quel nome, seriamente.
Come se mai mi avesse dato un solo vantaggio nella vita!
“E poi, come ti permetti di dare a mio figlio del ladro?!” riprende la donna “Sei soltanto un piccolo insolente, violento e pericoloso! Non c’è posto per te nella società!”
A quel punto interviene anche la vicepreside, altra adepta di Satana.
“In effetti, lo studente Jin Kazama è stato coinvolto in un’altra rissa non troppo tempo fa.” dice con la sua voce da snob “È innegabile che il ragazzo abbia una certa indole violenta.”
“Che cosa?!” protesto “Nell’altro episodio di cui parla, se ben ricorda, sono stato attaccato e mi sono semplicemente difeso!”
Tutta colpa di quello stronzo di Hwoarang!
Possibile che qualsiasi cosa mi si ritorca contro?!
Che vita di merda!
“Sì, ma il fatto che tu sia immischiato in faccende strane con individui poco raccomandabili però la dice lunga sulla tua persona!” ribatte la donna “Chi era quel soggetto? Uno spacciatore a cui dovevi dei soldi o qualcosa del genere?”
“No!” protesto stentando a credere alle mie orecchie “È solo un tipo che mi perseguita… senza un… motivo preciso!”
Cazzo, detta così non mi crederebbe nessuno, ma non è il caso di entrare nei dettagli della mia disputa con Hwoarang adesso.
“Beh, anche se la tua media scolastica gode di un buon punteggio, è innegabile che crei decisamente troppi problemi per passare per uno studente per bene, ne convieni?” insiste la vicepreside guardandomi oltre i suoi occhiali squadrati.
“Non sono io che creo problemi, ma in qualche modo vengo sempre coinvolto!” cerco di difendermi.
La vicepreside accenna una finta risata.
“La scusa più vecchia del mondo!” ironizza “Quindi vorresti dire che non c’entri niente con quello che è successo al povero Ishikawa-kun?”
Sospiro.
“No!” dico esasperato “Giuro che non l’ho neanche sfiorato!”
“Bugiardo!” grida la mamma di Ishikawa isterica “Sei un bugiardo!”
“Mamma, non urlare.” piagnucola lui tirandole una manica.
Una scena veramente patetica. E ridicola.
“E allora come avrebbe fatto a ridursi così?” insiste ancora la vicepreside che ha deciso di odiarmi per qualche ragione.
“Non… non ho intenzione di fare nomi, ma non sono stato io.” affermo con decisione.
Ho ancora una dignità. Non ho intenzione di abbassarmi a fare la spia.
Mi volto da Ishikawa.
“Perché hai detto che sono stato io?!” gli chiedo “Ti vergogni di raccontare davvero come è andata?”
“NON OSARE MINACCIARE MIO FIGLIO!” la madre di Ishikawa per poco non si butta contro di me, ma fortunatamente il figlio la trattiene.
“Mamma, ti prego…”
“Allora! Cerchiamo di mantenere la calma.” interviene di nuovo il preside battendo una mano contro la scrivania per richiamare l’attenzione, ma nessuno gli dà retta.
La mamma di Ishikawa, nel mentre, mi sta riempendo di minacce, mentre la psicologa della scuola aiuta Ishikawa a tenerla ferma.
“Ti denuncio! Vedrai! Ho gli avvocati migliori della città! Tuo nonno non riuscirà a proteggerti! Ti rovinerò!” mi promette urlando “Il carcere è il posto giusto per quelli come te! Delinquente, criminale che non sei altro!”
Certo, con la fortuna che mi ritrovo ultimamente inizio a pensare che in carcere ci potrei finire per davvero!
A quel punto la porta dell’ufficio si spalanca improvvisamente.
“Mi sto perdendo qualcosa di molto interessante, mi pare!” commenta Lee con un ghigno divertito stampato in faccia.
Entra e richiude la porta dietro di sé.
“Buongiorno signori e scusate il ritardo. Stavo finendo di sbrigare alcune commissioni importanti.” dice prendendo posto nella sedia libera poco distante dalla mia.
Fanculo. Adesso sì che sono davvero nella merda.
“Allora, cosa tutto mi sono perso?”
La signora Ishikawa, nel mentre, sembra essersi leggermente calmata e viene invitata a sedersi di nuovo.
Il professor Abel si schiarisce la voce.
“Lo studente Ishikawa ieri è stato vittima di un’aggressione e sostiene che l’autore del pestaggio sia lo studente Kazama, ma lui nega e stiamo cercando di fare luce sulla situazione.” riassume brevemente.
Lee si sporge per guardare meglio Ishikawa.
“È così Ishikawa-kun? È stato lui?” gli chiede.
Ishikawa abbassa lo sguardo.
“Non… non lo so.” risponde.
“Come non lo sai?!” si indigna la madre “Non ti devi fare intimidire da quel prepotente! Non cadere nella sua trappola! Dì la verità senza avere paura, tesoro!”
“Ishikawa-kun.” lo richiama Lee.
Lui alza lievemente lo sguardo, poi torna a guardarsi i piedi.
“Non mi ricordo.” dice infine.
La madre lo guarda a bocca aperta, poi si volta furiosa verso di me.
“Non ti ricordi?” continua a domandare Lee “Vuoi dire che c’erano altre persone oltre a lui che potrebbero averti aggredito e non sai bene chi possa essere stato?”
“Non è così, Chaolan!” interviene l’odiosa vicepreside “Il ragazzo ha fatto il nome di Kazama, poi lui l’ha minacciato! Per forza adesso si è tirato indietro.”
“Io non ho minacciato nessuno!” protesto.
“D’accordo, Ishikawa-kun. Perché allora Kazama-kun, se è stato lui, ti avrebbe aggredito?” chiede dunque Lee sovrastando le altre voci.
“Come?” domanda perplesso Ishikawa.
“Raccontaci come è andata!” lo invita “L’hai fatto arrabbiare? Avete litigato? Ti sarai pur fatto un’idea del perché ti abbiano picchiato!”
“Io…” balbetta senza dire niente di sensato.
“Ma cosa c’entra?!” si inserisce ancora una volta la madre “L’ha fatto perché è un violento! I violenti come lui non fanno le cose per un motivo.”
“Che cosa le ha raccontato?!” Lee si rivolge a questo punto alla signora Ishikawa.
“Come scusi?” chiede lei quasi indignata.
“Suo figlio, cosa le ha raccontato che è successo?” si spiega Lee.
“Ma niente!” risponde lei “Era talmente scosso e spaventato poverino che non è ancora riuscito a parlarne! Ho fatto in modo di tirargli fuori il nome di chi l’aveva conciato così, però! E deve pagare! Per quale ragione dovrebbe mentire?”
“Già, per quale ragione?” ripeto guardando Ishikawa di sbieco.
“STA ZITTO TU! È L’ULTIMO AVVERTIMENTO”
Lui è imbarazzatissimo. È molto diverso dal ragazzaccio prepotente che ieri sera faceva il duro davanti agli amici.
Scommetto che è stata la madre a trascinarlo a forza in questo patetico teatrino.
Porca miseria, Asuka ci ha azzeccato alla grande! È soltanto un finto duro senza palle che non sa tenere testa neanche alla mamma.
Già che c’era però, avrebbe potuto intuire anche che la madre estremamente protettiva avrebbe notato l’occhio nero però!
“Signora, deve capire che tirare fuori un nome così senza riuscire a dare una credibile ricostruzione dei fatti non è abbastanza per incolpare qualcuno.” osserva Lee “È la parola di suo figlio contro quella di un altro studente.”
Quasi non riesco a crederci.
Lee mi sta aiutando?
“Benissimo! Vedremo se alla polizia la penseranno allo stesso modo!” ringhia la donna.
“Probabilmente sì, se il ragazzo non presenterà una versione dei fatti quantomeno credibile. Ma sa che le dico? Forse non ci sarà neanche bisogno di dover disturbare la polizia.”
“Che stai suggerendo Lee?” chiede dubbioso il professor Abel.
“Prima di prendere parte con voi a questa piacevole chiacchierata, ho ascoltato la ricostruzione di un testimone.” spiega “A quanto pare Ishikawa-kun avrebbe minacciato una ragazza della scuola e le avrebbe portato via il suo animale da compagnia che, per la precisione, è un panda che ho preso in custodia personalmente e che ho affidato alla suddetta ragazza.”
Lee fa una pausa e cambia posizione sulla sedia.
“Che diavolo Lee? Un panda?” borbotta Abel corrugando le sopracciglia.
Lee non risponde, si limita a sorridere e annuire.
Lo guardo interdetto.
Come fa a sapere questo?
Ha sentito un testimone. Escludo che possa essere Kamiya. Sarà stata Asuka? Xiaoyu?
Che diavolo ha in mente comunque? Perché ha detto che il panda appartiene a lui?
“Adesso, sorvolando sul fatto che stiamo parlando di un animale protetto, credo che questa storia potrebbe certamente creare più scalpore e problemi di un…” ridacchia “... pugnetto scappato durante una lite tra adolescenti. Questa versione dei fatti, stando alla dichiarazione del mio testimone, sarebbe confermabile da almeno quattro persone presenti sulla scena. Kazama-kun, assieme ad altre tre persone, tra cui la persona responsabile del panda, si sono presentate a casa Ishikawa, sotto invito, per recuperare l’animale. A quanto pare però lui si è rifiutato di collaborare e le cose potrebbero essere un po’ sfuggite di mano.”
“Ma che assurdità!” esclama la madre di Ishikawa scandalizzata.
“Kazama-kun, confermi questa versione dei fatti?” mi chiede Lee.
“Un panda?! Stiamo veramente parlando di un panda?!” chiede la vicepreside confusissima.
“Sì.” rispondo dopo qualche secondo di esitazione “È esattamente quello che è successo.”
Sono confusissimo, ma decido di fidarmi di lui. Non posso fare molto altro, d’altronde.
“Allora, Ishikawa-kun.” dice Lee “Le cose possono chiudersi qui con una stretta di mano, oppure possiamo portare il tutto alle autorità e vedere chi ha ragione.”
“Lee, spero che tu abbia la minima idea di che cosa stai dicendo e che non sia solo un azzardato tentativo di salvare tuo nipote!” esclama Abel diffidente.
“È il nipote?!” la madre di Ishikawa diventa improvvisamente rossa di rabbia “Ora sì che ha tutto senso finalmente! Avrei dovuto immaginarmelo! In questa scuola nessuno si prende le proprie responsabilità, basta avere i parenti al posto giusto!”
“Oh, me la pianti per favore!” risponde Lee con una smorfia “Chiunque tra i miei studenti potrà confermarle che ho sempre trattato tutti i ragazzi allo stesso modo, non ho mai fatto favoritismi per nessuno.”
È vero. Anzi, ho sempre pensato che la parentela fosse nient’altro che uno svantaggio per me.
“Come no! Il preside lo ha appena insinuato!” ribatte la donna “Perché tende a credere alla versione di un testimone, di cui per la cronaca solo lei è certo della sua esistenza, e non a quella di mio figlio?”
“Prima di tutto suo figlio si rifiuta di fornire una versione precisa dei fatti” spiega Lee in tutta calma “Secondo, conosco i miei studenti e so che suo figlio è un bullo di prima categoria e piuttosto inaffidabile!”
La donna spalanca la bocca, offesa.
“Non si permetta!” sibila minacciosa.
“Beh, è vero che Ishikawa-kun si è visto partecipe di vari episodi di bullismo a scuola.” interviene a quel punto la psicologa della scuola.
“Ishikawa-kun.” Lee torna a parlare con lui “Che cosa vuoi fare?”
Si alza in piedi di scatto.
“Voglio finirla qui!” esclama.
La madre lo guarda sconvolta.
“Come sarebbe a dire?!” gli chiede preoccupata.
“Andiamocene e chiudiamo questa storia!” sbotta.
Lee sorride soddisfatto.
“Ottima scelta, Ishikawa-kun.” dice “Spero che questa piccola disavventura ti aiuti a crescere.”
Ishikawa esce dalla stanza, rosso in volto.
La madre lo segue.
“Sappiate che sono profondamente indignata e delusa dalla direzione di questa scuola!” dice velenosa “E annullerò l’iscrizione di mio figlio a questa scuola oggi stesso!”
Esce dalla stanza chiudendo la porta con un botto.
Sono ancora super-confuso.
Apparentemente sono fuori pericolo di denuncia e la scuola si è appena liberata del suo elemento peggiore.
Che sia una buona giornata?
“Ha esagerato Chaolan!” esclama la vicepreside indignatissima “Grazie al suo comportamento abbiamo perso l’iscrizione di uno dei maggiori finanziatori della scuola! Stia molto attento, è già la seconda volta in questa settimana che il suo comportamento non è consono a quello della sua posizione!”
“Ho solo cercato di punire chi effettivamente aveva sbagliato.” risponde a tono Lee “E comunque, non è il caso di affrontare questo discorso davanti ad uno studente.”
Fa un cenno verso di me, poi mi guarda.
“Perciò vediamo di finire con te, ok?” chiede serio “Potrai pure essertela cavata questa volta, ma ciò non toglie che il fatto che tu e i tuoi amici abbiate sbagliato ad agire senza fare presente alla scuola o a qualche adulto la situazione nella quale siete andati a cacciarvi. Poteva finire davvero molto male, ne convieni?”
“Suppongo di sì.” rispondo.
Non so davvero cosa dire.
“È d’accordo professor Abel?” chiede poi “La scuola dovrebbe prendere dei provvedimenti per questa negligenza, non crede?”
“Questo è poco, ma sicuro!” commenta la vicepreside.
“Cosa proponi, Lee?” chiede il preside.
Lee torna a rivolgermi uno sguardo serio.
“Dato che il suo è stato l’unico nome che di fatto è uscito, direi di punire solo lui e la sua punizione sarà d’esempio anche per tutti gli altri coinvolti nella storia.” propone.
“Come scusi?” chiedo incredulo.
Io sarò l’unico ad essere punito perché quello stronzo ha deciso di fare solo il mio nome non si sa per quale motivo? Come può questa essere considerata giustizia?
“Una settimana di sospensione dovrebbe bastare.” commenta il preside dopo averci ragionato qualche istante “E dato che questa è la seconda volta che crei problemi nel giro dello stesso mese, dovrai fare obbligatoriamente una seduta settimanale dalla psicologa della scuola fino alla fine dell’anno scolastico.”
La vicepreside mostra il suo assenso, annuendo soddisfatta. La psicologa mi sorride.
Io guardo le loro facce perplesso, ancora incapace di rendermi conto della realtà.
Una settimana di sospensione e sedute obbligatorie dalla strizzacervelli. Ditemi che è un incubo!
“Mi dispiace Jin.” commenta Lee.
Mi chiama per nome e so che stavolta non è il professor Chaolan a parlarmi, ma mio zio, il fratello di Kazuya, che odia profondamente e odia me di riflesso.
Fa un sorrisetto malvagio.
“Questo andrà ad intaccare notevolmente la tua condotta ed è un vero peccato.” continua “Sai, la tua lettera motivazionale era scritta davvero bene, sono certo che avresti davvero potuto vincere quella candidatura per l’Australia.”
Per un attimo il mondo si ferma.
Non riesco a credere che stia accadendo sul serio.
“Sei libero di andare, Kazama-kun.” mi comunica il preside “Avviseremo immediatamente la tua famiglia. Ci rivediamo tra una settimana esatta.”
Non riesco a muovermi e neanche a pensare.
“Jin…” mi richiama Lee dopo un po’ e mi fa un cenno verso la porta “Torna a casa, non hai una bella cera.”
Avrei preferito davvero il carcere.
Improvvisamente riprendo il controllo delle mie facoltà locomotorie. Mi alzo e me ne vado dalla stanza. Voglio uscire da questo inferno di scuola il prima possibile.
Sono confuso, non riesco a pensare lucidamente, sento solo il sangue che mi ribolle dentro alle vene, la rabbia che mi pervade all’altezza della bocca dello stomaco. Ho ancora il sorriso malvagio di Lee davanti agli occhi.
Tutto il mio lavoro, tutto quello che ho fatto fino ad adesso è stato completamente inutile.
È inutile, per quanto io ci possa provare, ci sarà sempre qualcuno più potente di me pronto a rovinarmi la vita.
Credo di stare per impazzire. Questo è veramente troppo per una persona da sopportare.
Mi dirigo verso gli armadietti.
“Kazama!” sento una voce che mi chiama da qualche parte dietro di me “Kazama, aspetta!”
Xiaoyu mi raggiunge, ma io continuo a camminare per la mia strada, senza voltarmi.
Non ne ho voglia. Non ho veramente voglia di vedere né sentire nessuno in questo momento.
“Cosa è successo?” chiede preoccupata cercando di decifrare la mia faccia “Ho visto Ishikawa arrivare a scuola con la mamma e ho capito che non era un buon segno, poi ho sentito che ti avevano convocato in presidenza e ho pensato di chiedere aiuto a Chaolan!” dice parlando tutto d’un fiato.
Ecco scoperto il testimone di Lee!
“Mi dici cosa è successo?!” chiede ancora.
“Non ho voglia di parlarne.” dico con una voce che non mi sembra neanche la mia.
Arrivo davanti al mio armadietto e lo apro, prendendo le scarpe.
“Che stai facendo?!” chiede Xiaoyu confusa “Te ne stai andando prima?”
La ignoro e inizio a cambiarmi le scarpe.
“Jin! Rispondimi, ti prego!” sbotta lei a voce alta, stufa di essere ignorata.
Sollevo lo sguardo su di lei.
È la prima volta che mi chiama per nome.
“Dimmi qualcosa! Perché stai andando via?” chiede ancora, poi ci arriva da sola e leggo sul suo volto la realizzazione “Oh mio dio, ti hanno sospeso!”
“Jin! Sei qui!” un’altra voce mi raggiunge da dietro.
Asuka irrompe nella scena correndo a perdifiato.
Alzo gli occhi al soffitto. Ci mancava solo lei!
“Ti ho cercato ovunque!” spiega, piegandosi in avanti per riprendere fiato “È una fortuna che tu sia così popolare! La voce della tua convocazione in presidenza si è diffusa in tutta la scuola nel giro di pochi minuti! Stavo copiando i compiti di matematica in bagno, quando ho sentito delle ragazze che ne parlav…”
Improvvisamente sembra notare cosa sto facendo.
“Ma che diavolo è successo?! Te ne stai andando?!” chiede perplessa.
“L’hanno sospeso!” risponde Xiaoyu.
Xiaoyu si siede a terra appoggiando la schiena contro gli armadietti e si copre la fronte con le mani.
“Mi dispiace un sacco, è tutta colpa mia!” piagnucola.
“Ti hanno sospeso davvero?!” chiede Asuka confusa “Ma perché? Perché solo a te?! E Xiao-san, non è assolutamente colpa tua!”
Xiaoyu sospira, poco convinta.
Io scuoto il capo, che ancora fatico a crederci.
“Secondo i metodi educativi di Lee questa sarà una punizione simbolica per tutti voi!” spiego calmo.
“Oh mio dio!” ripete Xiaoyu sempre più in colpa.
“Ma che… che diavolo vuol dire?!” sbotta Asuka.
“Non lo so! Chiedilo a lui!” le urlo esplodendo all’improvviso.
Asuka sobbalza e arretra sorpresa.
“Ishikawa ha un occhio nero e ha deciso di indicare me come responsabile.” sibilo senza distogliere lo sguardo dal suo.
Asuka sgrana gli occhi, fuori di sé.
“COSA HA DETTO?!” chiede in preda alla rabbia “Perché ha detto che sei stato tu?!”
Alzo le spalle.
“Che ne so?! Probabilmente, come hai ipotizzato tu, si vergognava di dire in giro di averle prese da te!”
Asuka emette un ringhio quasi animalesco e in preda alla rabbia dà un calcio ad un armadietto.
“Asuka-san, stai calma!” esclama Xiaoyu.
“Io l’ammazzo quel maledetto!” sbraita Asuka.
Io faccio per andarmene, ma Xiaoyu si alza e mi raggiunge.
“Senti… mi dispiace, non so che cosa dire, ma se c’è… qualsiasi cosa che posso fare qualcosa per aiutarti…”
Alzo gli occhi al soffitto. Questa è buona!
“Aiutarmi? No grazie, l’ultima volta che hai cercato di aiutarmi hai chiesto aiuto a Chaolan e grazie a lui mi sono preso una settimana di sospensione!” rispondo acido “E come se non bastasse, ho perso la possibilità di ambire al corso di studio all'estero per cui mi stavo facendo il culo fin dall’inizio dell’anno!”
“Che cosa?! Lee?!” chiede Asuka che sembra essere sull’orlo di una crisi di nervi “Sentimi bene, adesso vado io a parlare con Lee e gli dico di non fare il coglione! Gli dirò che sono stata io a dare un pugno a quel maiale!”
“Basta!” sbotto ancora “Fatevi gli affari vostri e tornate a lezione!”
Mi guardano entrambe confuse.
“Non lo capite? Lee mi odia, la vice-preside mi odia e credo che mi odi pure il preside!” spiego esasperato “Questo è solo un pretesto! Non cambieranno idea e non potete fare niente per aiutarmi! Ne ho abbastanza di tutto e tutti, statemi lontano e lasciatemi in pace!”
Detto questo, giro i tacchi e mi dirigo verso l’uscita della scuola.










NOTE:
Tutti lo odiano, tutti gli vogliono male!
Non so perché, ma i capitoli di Jin nei panni dell'adolescente frustrato mi divertono sempre un sacco. E sì, nel caso ve lo stiate chiedendo, ci provo un bel po' di gusto nel torturarlo.
Ci rivediamo a settembre, probabilmente a metà mese. (Sto facendo in modo di riuscire ad aggiornare una volta ogni mese! Yaaay!)
Buon proseguimento di vacanze!
  
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