Blood

Sangue.

Sangue ovunque.

Sangue sul petto di John Watson, riverso a terra, con un foro di proiettile a perforargli l'addome.

Sangue lento e viscoso che si riversa sull'asfalto.

E sangue sulle tue mani che non la vogliono smettere di tremare.

E' successo tutto in un attimo.

L'inseguimento, lo sparo, John che ti si getta davanti per parare il colpo e poi il foro del proiettile e il sangue, tanto sangue, troppo sangue.

Non pensavi che un corpo minuto come quello del tuo John potesse contenerne tanto e il modo attraverso il quale l'hai scoperto ti sta letteralmente paralizzando dal terrore.

“Non farti distrarre, Sherlock. Pensa!” la voce nel tuo palazzo mentale ha ragione. Devi concentrarti o John...

No! Non accadrà. Non può accadere, non oggi, non così.

Con uno strattone ti togli la tua amata sciarpa blu e la premi forte sulla ferita.

John geme di dolore.

-Scusa- gli sussurri con dolcezza. Non vuoi fargli male, non glielo faresti mai.

-Sherlock- mormora lui, e il tuo nome detto dalla sua voce è la migliore delle melodie -Sherlock, basta!- la sua è una richiesta, una supplica.

Ma tu non lo ascolti, non puoi ascoltarlo o tutto diventerà reale.

Ma il tuo John è testardo, lo è sempre stato e tu lo ami così tanto per questo.

-Sherlock, guardami.- ti sussurra, sfiorandoti il viso con una mano -E' finita Sherlock, basta.- e mentre te lo dice sorride.

Nonostante tutto vuole ancora rassicurarti, il tuo John, vuole proteggerti e non farti soffrire.

Dio, quanto lo ami.

Senti le lacrime bagnarti il viso e ti maledici.

Non vorresti piangere.

Vuoi essere forte, per lui, hai sempre voluto esserlo.

Ma non ci riesci, non questa volta.

Eri consapevole di come sarebbe finita ancor prima che John te lo confermasse.

Hai provato ad illuderti chiamando l'ambulanza ma la tua mente brillante ti ha immediatamente suggerito che ci sarebbero voluti almeno otto minuti prima del suo arrivo, otto minuti che sai di non avere.

Le dita bollenti di John ti asciugano una lacrima e tu quasi automaticamente gli stringi la mano e gliela cospargi di baci.

Baci pieni d'amore e disperazione.

Gli stessi sentimenti con cui il medico sussurra il tuo nome poco dopo.

E tu lo prendi tra le tue braccia e gli lasci un tenero bacio sulla fronte per fargli sapere che sei lì dove sei sempre stato e sempre avresti voluto stare, al suo fianco.

-Mi dispiace così tanto.- si scusa il tuo John, lo fa sempre di scusarsi per i tuoi errori. E lui sembra leggerti nel pensiero.

-Non è colpa tua, Sherlock.- ti sussurra infatti ma tu non ne sei convinto, non questa volta. Avevi giurato di proteggerlo ed ora te lo ritrovi morente tra le braccia. Dev'essere per forza colpa tua.

E lui lo fa di nuovo. Ti legge dentro come nessuno sa fare e ti da risposte e certezze di cui l'unico consulente investigativo al mondo non dovrebbe aver bisogno.

-Non è colpa tua.- ti ripete -Sapevo a cosa andavo incontro quando l'ho fatto e sapevo anche cosa sarebbe successo se avessi deciso di non farlo.- si prende una pausa, lo sforzo che sta facendo per parlare lo sta sfinendo.

Gli accarezzi i capelli e silenziosamente gli dici di prendersi tutto il tempo che gli serve. Ti senti uno sporco egoista ma ogni secondo ti sembra un miracolo. Non sei pronto a lasciarlo andare, non lo sei mai stato.

-Promettimi che andrai avanti.- ti sussurra non appena ha ripreso fiato. -Promettimi che non farai il mio stesso errore, promettimi che ti farai aiutare, da Mycroft, da Greg o da Molly, perfino dalla Donna, ma devi giurarmi che andrai avanti, Sherlock. Promettimelo.- ti sta supplicando e tu non riesci a resistergli.

Vorresti urlargli che non t'importa di andare avanti, non senza di lui; che non può chiederti una cosa del genere, non dopo averti fatto scoprire quanto dolce può essere un bacio, quanta passione può racchiudere una carezza, quante parole può sussurrare uno sguardo.

Ma non lo fai e ti lasci sfuggire un flebile “Te lo prometto”.

John si rilassa tra le tue braccia tremanti, chiudendo gli occhi con un sorriso e poggiando la testa nell'incavo del tuo collo.

-Ti amo, Sherlock Holmes- ti sussurra sulla pelle e tu ti scosti appena per guardarlo negli occhi.

Oceani blu capaci di mandarti alla deriva e farti affogare o spingerti verso l'isola più vicina, concedendoti la salvezza.

-Ti amo, John Watson.- gli rispondi dopodiché lo baci.

Lo baci perché hai bisogno di sentire i vostri respiri mescolarsi e i battiti dei vostri cuori sincronizzarsi per un'ultima volta.

Lo lasci andare solo quando senti le dita che artigliavano i tuoi capelli scuri perdere la loro forza, segno che John Watson l'unica persona che hai mai amato in tutta la tua vita è morta.

John, John, John, John.

Un nome, urlato e poi sussurrato, una, due, infinite volte.

Senti in lontananza il suono della sirena e sai che l'ambulanza è arrivata.

Ma non gioisci perché in fondo al cuore sai che è troppo tardi.

Così sfinito ti stendi a terra e senza smettere di stringere a te il corpo di John, chiudi gli occhi e fingi per un istante di essere davanti al camino del 221B come quando, nelle fredde sere d'inverno, dopo aver fatto l'amore, vi assopivate sul grande tappeto persiano, beandovi l'uno del calore dell'altro ringraziando un Dio in cui entrambi non credete di essere assieme, voi due soli contro il resto del mondo.