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Autore: kamy    11/08/2017    0 recensioni
Non sempre il passato, creduto morto e sepolto, resta tale. A volte ritorna legato a poteri ancora più antichi e arcani. Per salvare Goku, inizierà un avventura che si intreccerà con il perduto popolo dei saiyan.
(Scritta a quattro mani con TheBlueMusketeer, proprietaria di alcuni di questi personaggi).
[Fa parte di DBNA, seguito di Quando l'amore sconfigge anche la morte].
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio anche solo chi legge.
Scritta sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=bABmeigD8SA.

 



Cap.21 Alle porte della città

 

John controllò che il suo viso fosse celato dal cappuccio davanti e si allontanò dal resto del gruppo, mettendosi davanti a loro.

“Non mi è piaciuto il fatto che ci siamo dovuti separare” si lamentò Bra. Goten, al suo fianco, alzò il capo e fece un basso fischio.

“Le mura di cinta di questa città sono immense e di un metallo che sembra indistruttibile, come quello dei film” mormorò.

Trunks si mise una mano sul fianco.

“I cancelli saranno ugualmente giganteschi, ma sembrano antichi. Non so, non sono di legno e oro? Forse sono magici” disse, indicando davanti a sé.

“Vedrete che la città è un misto tra futuristico, per voi anche alieno, e antico. Però, quando saremo dentro, non nominate ‘mai’ la magia. Ufficialmente è bandita” spiegò Nappa.

< Quante volte ho difeso quei torrioni. Se mio padre sapesse che cosa sto facendo, per un saiyan considerato traditore come mio fratello, non mi vorrebbe sicuramente più tra i suoi uomini > pensò Kamhara, rabbrividendo.

Radish si grattò un sopracciglio.

“Ed è meglio che i saiyan che vengono da qui non parlino. Diamine, se mia moglie scopre che sono qui, dopo essere scappato di nascosto, senza avvisare né lei, né nostro figlio, mi uccide” bisbigliò.

Turles nascose la bocca con la mano, ridacchiando.

Crilin vide Vegeta correre e raggiungere il fratello.

Vetrunks si affiancò alla madre e indicò le massicce guardie al cancello, la loro stazza era il doppio di quella di Nappa e, alcuni, avevano delle profonde cicatrici su tutto il corpo.

“Ci faranno passare?” domandò con voce tremante.

“Certo, bambino mio” lo rassicurò Pan, controllando che il figlio fosse ben nascosto da mantello e cappuccio.

John si voltò verso una delle guardie.

“Vorremmo entrare” spiegò, modificando la voce con i poteri demoniaci.

La guardia più grossa gli si mise davanti, stringendo un fucile laser con entrambe le mani, indossava solo una casacca marrone mezza lacera, stretta in vita da una corda.

“Qui passano solo saiyan e coloro che hanno il permesso del re” ringhiò.

John sentì un rivolo di sudore scendergli lungo il collo.

< Se anche non ci fanno passare, possiamo sempre utilizzare il passaggio segreto. Però preferirei evitare. Abbiamo abbastanza occhi non amichevoli addosso, non vorrei agevolare i nostri nemici, chiunque essi siano, facendogli scoprire un punto debole della cittadella saiyan > rifletté.

“Siamo la nuova servitù che era stata richiesta dal re in persona” mentì.

< Questo è realistico. A palazzo hanno sempre bisogno di manovalanza, servi e mezzosangue. Soprattutto visto che non ci sono ‘schiavi’.

Il nome falso che mi sono dato rispecchia la realtà, sarò servo nel palazzo in cui dovrei essere re > pensò Vegeta.

“Dovete essere mezzosangue. Perciò, nome, classe e mansione come servitù” ordinò.

“Abbiamo due cameriere, tre giullari di corte di cui uno di sesso femminile, uno sguattero, un giardiniere, un piccolo traduttore, due cuochi, un addetto alla biblioteca e un inventore”. Improvvisò John.

< Non so cosa scegliere per mio fratello > pensò.

“Io sono un medico” disse Vegeta, rendendo più roca la voce.

Le guardie scoppiarono a ridere e quella davanti a lui si abbassò, puntandogli contro il fucile.

“Dimostramelo” ordinò.

John impallidì ed indietreggiò.

< Perché proprio medico? I medici saiyan sono rarissimi persino tra i purosangue e quegli alieni non vengono chiamati così, ma sempre infermieri o guaritori > pensò.

“Io, Pigeta Borkod, sono una terza classe di infimo livello, non un guerriero, non c’è bisogno di minacciarmi” disse atono Vegeta, continuando a falsificare la voce.

La guardia caricò l’arma, mentre le altre smettevano di ridere.

“Dimostramelo” gli intimò nuovamente il colosso.

< Il saggio maestro Aedon mi ha insegnato bene > pensò Vegeta. Levitò, mantenendo al minimo l’aura e avvicinò il viso, nascosto dal cappuccio, all’orecchio dell’interlocutore.

“Dalle macchie che ti butterano il volto, posso dire che da piccolo hai contratto la ‘varicella saiyan’. Non è per niente comune ed è difficile sopravvivere, ma lascia segni indelebili per tutta la vita. Perciò, anche se il tuo scouter è di seconda classe, la tua potenza è alla stregua di una terza. Ecco perché hai quel fucile, sei molto meno forte dei tuoi uomini. Ora, o ci fai passare, o potrei dire tutto questo ad alta voce. Perderesti il rispetto degli altri e alla prima rissa, e lo sappiamo che ci sarà in qualche bar, ci sono sempre, ti uccideranno. Vuoi finire i tuoi giorni in un vicolo lurido?” bisbigliò.

L’uomo indietreggiò, rabbrividendo e sparò in aria.

“Muovetevi ad aprire, hanno detto sicuramente la verità!” sbraitò. Le altre guardie scattarono, iniziando ad aprire le porte.

John guardò il viso sudato del colosso e si voltò verso il fratello, che gli atterrò accanto.

“Sei incredibile” bisbigliò.

“Aprono!” udirono gridare Goten.

“Allontanati” ordinò Vegeta a John che ubbidì, avvertendo una fitta al cuore.

< Pensavo iniziasse ad accettarmi > pensò.

Vegeta vide il pugno della guardia arrivargli contro a rallentatore, irrigidì i muscoli del diaframma e incassò il capo. Si lasciò spazzare via dal colpo, controllando che il cappuccio non gli ricadesse all’indietro e precipitò al suolo, fingendo un grido di dolore.

“Ed io che pensavo che non sapesse più fingere una scena madre, ed invece” bisbigliò Radish.

“Alla fine il nostro bambino non cambierà mai” mormorò Nappa con voce inudibile.

  
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