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Autore: elleonora    11/08/2017    1 recensioni
Virginia, da poco laureata in psicologia, decide di trascorrere l'estate in compagnia dei suoi amici di sempre. Una sera in discoteca vede un ragazzo dagli occhi ipnotici che la stregano, ma purtroppo viene trascinato via da un amico. Riuscirà la dolce Virginia a rivedere quegli smeraldi che tanto l'hanno colpita? Ma soprattutto, lui si sarà accorto di lei?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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INASPETTATAMENTE_ cap.19



Telefonate & Esami – Capitolo 19

 

 

24 Gennaio.
 
Ore 17:19
 
 
V’s POV.
 
 
Bzzz bzzz bzzz
Bzzz bzzz bzzz
 
Sento il rumore della vibrazione che arriva da qualche parte, non so bene da dove provenga però. Sì, chiaramente è il mio telefono che sta vibrando ma non so bene dove sia finito. «Telefono? Telefono dove sei?», lo cerco, ci provo, chissà, magari mi risponde. Anche perché non so dove l’abbia appoggiato Matteo dopo aver parlato con Rose questa mattina; e dopo che lui se n’è andato, sinceramente non ho pensato a dove avrebbe potuto metterlo ma sono rimasta imbambolata sul divano come una perfetta dodicenne, il sorriso ebete più stupido del mondo ce l’ho stampato io sul volto da un bel po’ di tempo.
Pessima cosa.
Non è vero che è una pessima cosa, Virginia, è solo un qualcosa di tutto nuovo per te.
Zitta voce inutile.
Devi ammettere però, che è la migliore medicina per il mal di testa.
Su questo ti devo dare ragione.
Chissà, magari sarà in grado di far passare i tuoi incubi che ogni tanto ti fanno svegliare di notte.
Chi lo può sapere?
Tu, Virginia. Prova a dormire con lui, chissà, magari…
Magari niente, ci farei altro prima di dormire con lui.
Appunto.
Appunto cosa? Meglio di no.
Ci perdi solo tu.
Chi lo può sapere.
Un tentativo fallo, per lo meno.
 
Bzzz bzzz bzzz
Bzzz bzzz bzzz
 
«Telefono? Dove ti ha appoggiato Matteo?» chiedo ad alta voce provando a seguire il rumore dell’intensità della telefonata.
Almeno ora parlo con il telefono e non con me stessa.
Oh. Eccolo lì. Sul tavolino davanti al divano.
Lo afferro e guardo il mittente della telefonata.
Rose.
Quella donna inizia a preoccuparmi seriamente.
 
«Pronto?» rispondo tranquillamente.
«Bambina mia, sei tu?» sembra quasi che abbia la voce dispiaciuta.
«No mamma, è la voce registrata.» le rispondo quasi divertita.
«E io che speravo che mi rispondesse quell’altra voce così carina!»
«Rose? Cosa stai dicendo?»
«Semplice! Approvo la scelta di Matteo. A proposito dov’è?»
«E’ andato.»
«Ma non doveva rimanere lì con te finché non ti passava il mal di testa?»
«Infatti è passato!» le rispondo tranquillamente.
«Ma ti devo insegnare proprio tutto io, bambina mia? Dovevi fingere!»
«Ma mamma!» la rimprovero.
«Sono un pessimo esempio, lo so. A proposito, stai bene?»
«Sì.»
«Quindi posso entrare in casa senza alcun problema, giusto? Non ti trovo nuda sul divano con anche lui nudo.»
«Mamma!» la rimprovero un’altra volta.
«Che cosa ho fatto?» chiede innocentemente.
«Nulla, lascia stare e puoi entrare tranquillamente in casa, mamma.» dico scuotendo la testa.
«Bene.» mette giù il telefono prima che io riesca anche a risponderle qualcosa.
Dopo due minuti sento le chiavi nella serratura della porta che girano e successivamente la porta aprirsi.
«Eccomi!» e con questa fase Rose fa il suo ingresso in casa.
La guardo tra il divertita e lo stranita.
«Mamma?»
«Sì, bambina?» mi guarda e inclina la testa di lato.
«Se per qualche motivo fossi stata nuda con lui saresti entrata comunque?» chiedo.
«Beh, sarebbe stato un bello spettacolo, non c’è che dire!» commenta lei.
«Mamma!» dico diventando rossa.
«Cosa c’è? Uff, non si può neanche scherzare con te!» si toglie il cappottino e lo appoggia sul divano.
«Sì, peccato che tu non stessi scherzando.»
«Forse. Comunque, fatti abbracciare bambina mia, ti devo far vedere il vestito che ho comprato per questa sera!» si avvicina e mi abbraccia.
«Giusto! Tu e papà festeggiate!» commento con un sorriso.
«Oh sì! Però non mi ha ancora detto dove mi porta, tu per caso sai qualcosa?» mi chiede.
Fingo indifferenza perché io lo so benissimo. «Io? No no.»
«Non sai proprio mentire, eh.» commenta lei stampandomi un bacio sulla guancia.
«No, lo so. Quindi non chiedermi altro.» le rispondo con un sorriso tirato sul viso.
«Va bene, vuoi vedere l’abito?» dice avviandosi verso il corridoio.
«Oh sì!» le rispondo seguendola.
«Vieni in camera e ammira il buonissimo gusto di tua madre!» dice appoggiando la borsa con il vestito sul letto.
«Sono pronta.» le dico con un cenno.
«Eccolo qui!» dice estraendo un meraviglioso abito nero lungo.
«Molto bello, brava Rose. Hai anche i tacchi giusti da abbinarci!» commento.
«Lo so!» dice facendo un urletto «Ora mi faccio una doccia, poi mi preparo così sono già pronta quando torna tuo padre e poi andiamo da qualche parte.»
«Brava, preparati. Se hai bisogno sono di là, chiama e io arrivo.» mi avvio verso il corridoio.
«Ok, senti, un’unica cosa…» come non detto.
«Dimmi.» mi volto verso di lei.
«Sappi che non vedo l’ora di conoscere Matteo!» dice con un sorriso furbo.
«Oh.» Cazzo, aggiungo mentalmente.
«Ho già pensato a tutto e credo che la cena con Marco e Alessandro si farà sicuramente, ma, dopo San Valentino, prima proprio non posso.» dice tranquillamente come se fosse la cosa più naturale del mondo.
«Molto bene.» commento uscendo dalla camera.
«Non mi sembri molto convinta.»
«E’ solo strano, Rose.»
«Mh, sarà, ma sicuramente è una cosa positiva. Ora mi preparo.» dice andando in bagno ad aprire l’acqua nella vasca.
«Sarà…» rispondo con un sussurro tornando in sala e aprendo il libro di psicologia.
 
Psicologa, com’è andata la colazione? Mi devi un caffè o un the o me o un caffelatte o un latte e Nesquik, dipende da cosa mi gira questa settimana, perché ho dato l’indirizzo giusto a Matteo e me lo merito!” leggo il messaggio su WhatsApp di Marco con un sorriso.
Da quando mi ricatti? Mal di testa a parte è andata molto bene. Dove lo tenevi nascosto Matteo?” chiedo curiosa e divertita. E’ una domanda che spesso mi sono posta. Perché non prima? L’aveva nascosto in cantina?
Lo tenevo nascosto perché lui non era ancora maturo. Ora va quasi bene.  Comunque ho intenzione di ricattarti a vita, solo perché mi piace, cara la mia psicologa! Shopping e caffè in centro lunedì pomeriggio?
L’ha tenuto apposta nascosto? Perché? Inoltre ha scelto il lunedì, quindi sa anche i giorni in cui non ho lezione, questo ragazzo inizia a farmi sempre più paura.
Andata! Fammi sapere poi l’orario così vedo se studiare in biblioteca dell’università oppure no. Baci.” invio con un sorriso.
Ti aspetto alle 15 in centro, solito posto, solito tutto! Preparati a sopportare le mie paranoie! Un bacio mia psicologa!”.
Sempre sorridendo sposto il telefono di lato appena Rose piomba in sala pronta per la serata.
«Bambina, come sto?» chiede facendo un giro su se stessa.
«Molto bene mamma, davvero molto bene.» commento annuendo con la testa.
«Grazie!» risponde con un sorriso «Lorenzo dovrebbe arrivare a minuti. Mi batte il cuore!»
«Mamma, lo conosci da una vita!»
«Sì ma il cuore mi batte sempre quando usciamo solo io e lui. L’amore, l’amore…» commenta sparendo dalla sala.
Queste apparizioni mi inquietano parecchio, Rose è una forza della natura, soprattutto quando si tratta di mio padre. Sembrano due ragazzini e li adoro, adoro anche il loro amore ed è proprio quello che entrambi mi hanno insegnato: non è sempre rose e fiori, un matrimonio, ma esistono anche litigi e discussioni, ma l’importante è amarsi sempre e percorrere sempre la stessa strada.
Chissà se con Matteo andrà così bene.
«Vi, tesoro, io vado. Tuo padre è appena arrivato e mi aspetta giù.» dice Rose tornando in sala e infilandosi il cappottino nero.
«Buona serata mamma, divertitevi e non fate tardi.»
«Uh, faremo sicuramente tardi! Buona serata, bambina mia!» risponde mia madre uscendo dalla porta e mandandomi un bacio.
 
E’ stata una giornata piena ma davvero stancante, ma almeno sono riuscita ad uscire, nonostante il mal di testa iniziale, ho visto Matteo, è venuto a casa mia, mi ha portato a casa, si è preoccupato per me, mi sono addormentata su di lui, abbiamo mangiato insieme…
 Matteo.
Un sospiro si accompagna sempre al suo nome.
Dio mio, cosa mi sta succedendo?
Che sia davvero lui quello giusto?
Non lo puoi sapere, Virginia.
Sai poco o nulla su di lui.
Devi conoscerlo di più.
Devi sapere cose in più.
Devi fare in modo che lui si apra con te.
Devi farlo innamorare di te.
Cos’ho pensato?
Quello sarebbe un sogno.
Virginia, la prossima volta che lo vedi, devi sapere più cose su di lui.
Potrei sempre chiedere a Marco.
No, assolutamente no.
Deve dirmele lui.
Ok, è deciso.
La prossima volta gli faccio il terzo grado.
Poi può benissimo mandarmi a quel paese o dove vuole lui.
Ma almeno so più cose su di lui.
Bene, brava Virginia.
 
Con un sorriso trionfante porto la mia tazzona con la tisana rilassante in camera, apro il pc portatile, lo posiziono sulle mie gambe e decido di guardarmi un telefilm. Non ho mai tempo di seguire tutti quelli che voglio e sono perennemente indietro con ogni cosa. Quindi per una sera decido di guardarmene uno a caso. Premo “Play” e mi immergo nel mondo di “White Collar” con Matt Bomer che è uno degli attori più belli che io abbia mai visto. Poco conta che nella realtà non è etero ma omosessuale, però è davvero molto bello. Però pensandoci bene, Matteo è meglio, è reale, non un personaggio della tv. Finita la puntata, do un’occhiata al cellulare e vedo una notifica, apro WhatsApp e scopro che è di Matteo. Respira Virginia, respira.
“Buona sera Vi, come va il mal di testa? Sei riuscita a studiare? Grazie ancora per il pranzo, sei un’ottima cuoca. Un bacio.”
Matteo è quello giusto?
Dopo questo WhatsApp ci credo un pochino di più.
Con un sorriso idiota gli rispondo tranquillamente e sorrido.
La prossima volta che lo vedo, però, gli farò un bel terzo grado.
Magari con lingua e mani.
Lo conosco più da vicino. Più approfonditamente.
 
Terzo grado, ripetitelo Virginia, terzo grado.
 
 
Cinque giorni dopo.
29 Gennaio.
 
 
M’s POV.
 
 
«Fratello, spacca tutto mi raccomando!» Stella sbuca con la testa in camera mia mentre sto mettendo i jeans.
«Buon giorno, Stellina.»
«Giorno fratello e in bocca al lupo per l’esame!» esce da camera mia prima che io possa risponderle.
«Crepi.» sussurro ormai a una sorella inesistente.
«Ah.» risbuca ancora in camera mia «Che esame è?»
«Quello di storia delle cultura inglese.» rispondo infilando la camicia.
«Uh, allora good luck bro!» sorride e scappa via gridando un «Sono in ritardo!»
Oggi è il giorno dell’esame di storia della cultura inglese. Generalmente non sono mai agitato prima di un esame ma mi sono ripromesso che se fosse andato bene avrei chiamato Virginia e l’avrei invitata fuori a pranzo.
Ho fatto una scommessa con me stesso.
L’esame deve andare bene per forza.
Voglio vedere Virginia, oggi.
E’ da cinque giorni che non la vedo e… E non è una bella sensazione.
E’ una strana sensazione.
E’ come se mi mancasse.
Mancare? Bah.
Non mi dispiacerebbe vederla ogni giorno, passare anche dieci minuti ridendo e scherzando con lei, chiaramente li passerei meglio baciandola.
Le sue labbra mi mancano molto.
Matteo, pensi sempre a quello, ammettilo.
Non è colpa mia se faccio sogni ad alto contenuto erotico con Virginia.
Smettila, stupido tredicenne in calore.
Non l’ho vista, dal vivo, perché nei sogni sì.
 
Ma l’ho sentita.
L’ho sentita la sera stessa che l’ho vista e poi le altre sere.
Prima è stato un semplice messaggio, poi ci siamo parlati.
Non mille ore al telefono, giusto una decina di minuti.
La sua voce ha un qualcosa di straordinario.
Mi eccita, mi calma, mi fa ridere, mi mette di buon umore, mi tranquillizza.
Ed è la primissima volta che capita.
Merda.
Per la prima volta in vita mia ho sentito una ragazza, o meglio, volevo sentire una ragazza, solo per il gusto di sentirla, senza secondi fini.
Volevo sapere come stava, cosa faceva durante la giornata, come andava lo studio, le sue lezioni.
Patetico Matteo, semplicemente patetico.
Non le ho chiesto di uscire in questi cinque giorni perché io dovevo studiare e lei aveva lezione.
Da quanto mi ha detto l’altra sera, lunedì è uscita con Marco.
Il mio istinto era quello di andare da Marco e fargli il terzo grado.
Ma non l’ho fatto anche se ero curioso.
Sono anche geloso!
Sì, geloso.
Un pochino, solo un po’.
Sei poco geloso ma davvero molto patetico, lo sai questo?
Perché lui l’ha vista e io no.
E’ uscito con lei.
Per fortuna conosco il soggetto e conosco anche le sue tendenze sessuali.
Nonostante tutto, rimango po’ geloso.
Anche perché lui la conosce da una vita, si conoscono bene.
Io voglio conoscerla.
Voglio conoscerla bene.
Voglio conoscere il suo corpo, la sua anima.
Voglio conoscerla tutta.
Voglio conoscere questa ragazza che si definisce “normalissima”, anche perché lei di normale non ha proprio nulla.
Davvero, nulla.
E’ il mio vento fresco che riesce ad ossigenarmi i polmoni.
Dio mio, il mio essere patetico non conosce limiti.
Matteo, ora devi pensare all’esame.
Recupero lo zaino, il giubbotto, il libro ed esco di casa.
Storia della cultura inglese a noi due.
 
 
29
Ventinove.
Venti-nove.
V-e-n-t-i-n-o-v-e.
Ho preso ventinove.
Ho preso ventinove.
Ho preso ventinove.
Oh sì!
Devo scommettere più spesso con me stesso se questo è il risultato.
Sono felice come una Pasqua.
Non solo per il voto dell’esame di per sé.
Ma per quello che mi sono riproposto.
Ora chiamo Virginia.
 
Oh sì, la chiamo e la invito da qualche parte.
E’ giusto l’ora di pranzo.
E io ho fame.
 
Recupero il cellulare dalla tasca dello zaino e noto l’icona di WhatsApp con due notifiche. Strano, non aspettavo nulla.
Apro l’applicazione e vedo che la prima notifica è di Stella: “Brother, fammi sapere, tengo i diti incrociati per te!”. Sa benissimo che in italiano corretto sarebbe “le dita” ma lei li chiama sempre “i diti”, sempre fatto e sempre far, che ci vuoi fare.
Il secondo invece è di Virginia. Ok, Matteo, calmo. Molto molto calmo. Aprilo, è solo un messaggino su WhatsApp. “Tu non me l’hai detto ma so che oggi hai un esame... In bocca al lupo Matte! Un bacio. Vi.
Ok, ora la devo assolutamente chiamare.
Clicco sul suo nome e premo il tastino verde.
Primo squillo.
Magari non mi risponde.
Secondo squillo.
Rispondimi, dai che devo portarti a pranzo.
Terzo squillo.
«Pronto?» una voce dolce e tranquilla risponde al telefono.
«Signorina Virginia?» chiedo sedendomi su una panchina della facoltà.
«Signor Matteo, a cosa devo l’onore?» risponde stando al gioco.
«A un bel ventinove in storia della cultura inglese.» commento deciso.
«Ma sei bravissimo!»
«Ma grazie! Sai, mi sono impegnato.» faccio il finto modesto.
«Prego. Però, non me l’avevi detto!»
«Solo per scaramanzia! Infatti, stavo giusto pensando…»
«Sì?» chiede lei con la solita voce sexy che mi stende al tappeto.
«Che dobbiamo assolutamente festeggiare!» E poi devo assolutamente vederti. Festeggiare vedendoti è la miglior cosa che possa fare!
«Ottima idea.» commenta lei.
«Dove sei in questo momento?» chiedo curioso.
«A casa, ho studiato tutta mattina.» Che brava ragazza.
«Va bene se ti porto a pranzo?» chiedo di impulso.
«Oggi?»
«Certo che sì!»
«Ma dove e a che ora?» chiede lei.
«Tra un’oretta? In centro? Riesci ad esserci?» e sorrido come un idiota.
«Direi proprio di sì. A tra poco allora!»
«A tra pochissimo signorina Virginia. Non vedo l’ora di vederla!» Merda, mi è scappato, ogni tanto dovrei avere un filtro tra cervello e bocca.
«Lo stesso vale per me, signor Matteo. A dopo!» e chiude la telefonata.
 
Con un sorriso ebete che ormai fa parte di me, mi avvio verso il centro della città.
Questo pranzo non è la cena che avevamo programmato, vero?
No Matteo, un pranzo non è una cena.
Molto bene, così ho la scusa di vederla ancora un paio di volte.
Molto bene sì.
 
Pranzo, aspettami che arrivo.
Anzi, Virginia aspettami che non vedo l’ora di baciarti.
 
 
***
 
Buona sera a tutti! Eccomi dopo circa una settimana con un nuovo capitolo! Sono in vacanza, e al fresco e al gelo dell’Alto Adige eccovi il nuovo capitolo di Virginia e Matteo. Abbiamo esami dati, telefonate… che si stia finalmente muovendo qualcosa per i nostri due protagonisti? Sicuramente Matteo post esame è super fiducioso e quindi si butta. Buttatevi sempre, perché a volte ne vale davvero la pena. Avete idee per il pranzo? Chissà cosa accadrà! Inoltre ho trovato davvero bellissimo il rapporto mamma-figlia e soprattutto il rapporto tra i due genitori di Virginia. Credo sia più unico che raro, ma anche lì, se si guarda nella stessa direzione, se si percorre la stessa strada insieme, tutto è possibile.
 
A presto. E un abbraccio.
E.
   
 
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