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Autore: paige95    11/08/2017    0 recensioni
Protagonisti di questa storia sono Bardack e Gine. È una mia personale interpretazione della loro vita insieme prima della distruzione del Pianeta Vegeta.
Amore, ma anche contrasti caratterizzeranno la loro storia. Sarà proprio Gine ad esternare le proprie frustrazioni: lui orgoglioso combattente sayan, lei rassegnata ad una natura che non riesce ad accettare.
Spero possa piacervi! Buona lettura :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bardack, Gine, Goku, Radish
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Notizie poco rassicuranti
 
Un rumore assordante interrompe la mia lettura. Sento delle urla al piano inferiore.
Mi affretto e vedo davanti ai miei occhi mio marito che grida contro nostro figlio.
“Bardack!”
Mi ignora “Radish, guai a te se fai ancora una cosa simile!”
Lo sta per colpire con un’onda, ma io prontamente mi interpongo tra i due contendenti “Basta, Bardack! È solo un ragazzo!”
“Levati, Gine! Non sono affari tuoi”
Mio marito non si placa.
“E, invece, credo proprio siano anche affari miei”
Mi fissa negli occhi con disapprovazione. Ma non mi importa un accidente se non approva il mio comportamento. Finalmente ritira quella dannata onda.
Mi volto verso mio figlio “Tesoro, cos’è successo?” ha un volto colpevole, non riesce nemmeno a rispondermi
Sono alterata, profondamente arrabbiata con l’unico vero colpevole di tutto questo.
“Bardack, spiegami immediatamente cosa è successo!”
Guarda Radish con disappunto “Risparmia i nemici e un sayan non risparmia nessuno”
Sono davvero allibita a quelle parole “Lo hai portato in missione con te?? Quando ti avevo esplicitamente pregato di non farlo?”
Mi risponde con ovvietà “Ti ho già detto che non si può evitare”
Lacrime scorrono per il mio viso, stringo a me Radish, nel vano tentativo di proteggerlo da quel padre incosciente, mi chino davanti a lui “Tesoro, non hai fatto nulla di male, hai capito?” cerco di mostrarmi serena davanti a lui, ma le circostanze me lo impediscono “Io sono orgogliosa di te” gli do un bacio sulla fronte “Ora vai in camera tua, intanto io parlo con tuo padre”
Nostro figlio si allontana e quando è abbastanza lontano posso smetterla di fingere e riprendere a guardare l’uomo che ho davanti con un’aria infuriata.
“Gine, non ci credo, ma che razza di educazione gli trasmetti??”
Non riuscirò mai a farlo ragionare, a fargli capire anche solo per un momento le mie ragioni.
“Guarda che quella delusa sono io e da te”
È agitato, non riesce a stare fermo “Tu non capisci la gravità del tuo comportamento. Siamo un popolo di guerrieri, Gine. Se non impara a combattere contro i nemici, mi spieghi cosa diventerà?”
“Una persona onesta che conoscerà l’amore e la clemenza”
“Quindi io non lo sono, giusto?” mi guarda con un’espressione delusa
“In questo momento mi viene difficile crederlo”
Non ho più voglia di discutere con lui, esco dalla porta con tranquillità, ho bisogno di prendere un po’ d’aria.

Sento dei passi dietro di me.
“Gine, ferma!”
Mi volto sfinita da tutto l’odio che devo vivere ogni giorno.
“Che vuoi, Bardack? Ti prego, lasciami stare un momento”
Ha un’espressione seria, come se volesse annunciarmi qualcosa di importante.
“Ho parlato con re Vegeta oggi”
Non riesco a guardarlo negli occhi dopo quello che ha fatto, dopo che non ha rispettato l’opinione di una madre sul proprio figlio.
“E che novità c’è in questo?”
Prende un respiro, deve essere una faccenda grave.
“Teme” non riesce nemmeno a dirlo “Teme che qualcuno minacci il nostro pianeta” mi scruta per valutare la mia reazione “Non lo sappiamo ancora con certezza”
Mi stanno spaventando le sue parole.
“Però, volevo dirti che è per questo che ho portato con me il ragazzo, voglio che sia preparato ad un’eventuale guerra”
Questo non lo giustifica, non giustifica il suo vigliacco comportamento.
“Bardack, così ottieni solo l’effetto contrario, lo spaventi, devi essere più dolce”
È triste, profondamente amareggiato. Volge lo sguardo a terra.
“Io non sono come te, Gine. Non riesco ad essere più delicato con lui, non mi è stato insegnato”
Gli sfioro una mano per contenere quel momento di sconforto e a quel tocco lui mi fissa negli occhi.
“Puoi imparare. Non attaccarlo quando sbaglia, se non si sente di uccidere il nemico non è un male, nostro figlio ha un cuore buono come il tuo" gli poso l'altra mano sul petto, all'altezza di quel muscolo che troppe volte rinnega "Non macchiarlo di vendetta e odio”
“Ma se ci attaccano”
Lo zittisco “Sapremo difenderci solo se staremo insieme”
Sono immensamente arrabbiata con lui, ma mi rendo conto che in questo momento l’astio tra di noi diventa inconcludente, specie dopo la notizia che mi ha appena dato.

Continua…
   
 
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