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Autore: Sospiri_amore    12/08/2017    0 recensioni
❤️SECONDO LIBRO DI UNA TRILOGIA❤️
Ritorneranno Elena, Kate, James, Jo, Adrian, Stephanie, Lucas, Rebecca, (Nik ??).
Ci saranno nuovi intrecci, guai, incomprensioni e amori.
Elena avrà dimenticato James?
Chi vivrà un amore proibito?
Riuscirà il Club di Dibattito a sconfiggere la scuola rivale?
Nik sara sempre un professore del Trinity?
Elena andrà al ballo di fine anno?
IL FINALE di questo libro corrisponde alla fine del liceo, il terzo libro sarà incentrato sulla vita adulta dei personaggi. Più precisamente quattordici anni dopo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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IERI:
Cellule




«Signorina Voli, quante volte devo ripeterglielo? Deve lavorare con il suo compagno di banco per l'esperimento». Il Professor Tompson, con il fazzoletto davanti alla bocca, si è avvicinato minacciosamente alla mia postazione. I suoi occhi, piccoli e scuri, sembrano quelli di un furetto. 

«Sissignore», rispondo tra i denti mentre mi avvicino a James.

Prendo il vetrino da guardare al microscopio cercando di non fare altri danni.

James sta prendendo appunti e controllando che segua la sequenza corretta, non dice una parola più del necessario: «Adesso dovresti vedere chiaramente le cellule».

Io e i microscopi non siamo mai andati molto d'accordo: «Non riesco a distinguere nulla, a dire il vero è tutto appannato».

«Dammi qua», scocciato James prende il microscopio.

 

Le sue dita di intrecciano con le mie per decimi di secondo. Il tempo di un battito di ali.

Come se stesse toccando un tizzone ardente, si allontana da me con uno scatto.

Arrossisco.

 

«Non farti strane idee. Conosco come ragiona il tuo cervello. Volevo solo il microscopio». James sistema meglio il vetrino e mette a fuoco: «Ora si vede bene. Ci credo che l'anno scorso hai dovuto studiare chimica e biologia per recuperare, sei un disastro».

«L'anno scorso ho avuto un pessimo compagno di studi. Fammi pensare... Hmm... Eri tu!», rispondo acida. Con decisione riprendo il microscopio.

«Vista la tua scarsa capacità di concentrazione e la tua incapacità di tenere la bocca chiusa, quest'anno rischio anch'io di prendere un brutto voto. Quindi limitati a parlarmi solo per gli esperimenti, per il resto puoi rivolgerti ai tuoi amichetti», James riprende il microscopio e lo piazza davanti a se, sta controllando sul libro il prossimo passaggio da fare.

«Si dia il caso che quelli che tu chiami ironicamente amichetti mi sono stati molto vicini quest'estate, visto che non è stato un bel periodo per me». Lo allontano dal banco e cambio il vetrino.

«Io mi sono divertito un sacco. Feste. Spiaggia. Sbronze. Uno spasso, fidati. Un mucchio di ragazze... O meglio, donne, tutte per me», James ridacchia. Ha un'aria così arrogante che lo prenderei a calci nel sedere.

 

Come cavolo faceva a piacermi un tipo così?

 

«Contento tu, contenti tutti. Io ho lavorato e costruito delle basi solide per il mio futuro. Ho dedicato il mio tempo a capire ciò che vorrò diventare da adulta». Una frase così posata la potrebbe dire Kate, non certo io.

James mi guarda come se mi fossero spuntate due antenne verdi in testa.

«Che c'è? Perché mi guardi così?», gli chiedo scocciata.

«Hai lavorato e costruito cosa? Il tuo futuro? Ma se non sai neanche che cosa vorrai fare domani. Fammi il piacere, tu che fai progetti? Questa sì che è bella».

«Io so quello che voglio fare della mia vita, capito?», gli ringhio in faccia. Anche se sto mentendo non voglio farglielo capire.

«Come no? Se lo dici tu allora ci credo anch'io». James mi passa il libro sbadigliando: «Mi annoiano le tue parole. N O I A».

 

Elena non reagire.

Elena lascialo perdere.

 

«Se io sono noiosa tu... tu sei un borioso prepotente», cerco di trattenermi il più possibile, ma la mia voce risuona per la classe.

Tutti si girano a guardarmi. Vorrei sprofondare.

Il professor Tompson si blocca, mi guarda. Ha la faccia tra il viola e il blu.

«Signorina Voli. La prego di prestare attenzione a quello che fa», sbraita nella mia direzione. In pochi secondi è al mio fianco a controllare i miei appunti.

 

Elena sei nei guai.

 

Il professore scuote la testa mentre scrive delle note su una cartelletta che tiene in mano: «Possibile che lei non riesca ad eseguire un esperimento semplice come questo? Il suo compagno non l'ha aiutata?».

«A dire il vero l'ho consigliata più volte su come procedere, ma non mi ha mai ascoltato. Ha detto che la biologia non gli interessa». James alza le spalle, ha stampato in faccia il suo solito sorrisetto furbo.

 

Odio profondo.

Giuro che lo strozzo.  

 

Il professor Tompson inizia a respirare velocemente, corre alla finestra per prendere una profonda boccata d'aria: «Il suo atteggiamento non mi piace Signorina Voli, ha avuto tutto il sostegno che serve, sia da me che dai suoi compagni. Credo sia il caso che porti un po' di rispetto a tutti noi, la sua incompetenza è un ostacolo per tutta la classe. Non voglio rischiare di ritardare il programma per colpa sua».

James, con le mani davanti alla bocca, sta nascondendo un sorriso compiaciuto.

«Se mi posso permettere professore, vorrei offrirmi come nuovo compagno per l'esperimento con la signorina Voli. Credo di essere in grado di aiutarla nel modo corretto, il mio collega McArthur evidentemente non sa come approcciarsi. Del resto non è cosa da tutti», Jo è in piedi e fissa James.

 

Il professor Tompson rimbalza lo sguardo sui due ragazzi.

 

«Questa nuova opzione scombussola l'organizzazione che avevo per la classe. In questo modo credevo fosse equilibrata, potrei sbagliarmi... Hmm», l'uomo guarda tutti gli studenti, uno ad uno. Sembra un bimbo che gioca con le figurine e cerca di accoppiarle il meglio possibile, senza però raggiungere mai una soluzione soddisfacente.

Ad un certo punto James alza la mano: «Professor Tompson, non voglio vanificare il lavoro finora svolto dai miei compagni per l'incompetenza della mia collega. Mi prendo la responsabilità di insegnarle l'amore per la biologia».

L'uomo pare commosso: «Ottimo McArthur. Ottimo. La esorto, Signorina Voli, ad ascoltare il suo compagno. Niente colpi di testa. Ringrazio anche lei Kurtz per il sacrificio disposto a correre per il bene della biologia», dice mieloso a Jo.

«Sissignore, farò il possibile per essere meno... Incompetente», rispondo cercando di trattenere la rabbia che mi scuote da capo a piedi.

 

Appena il professore riprende il suo giro tra i banchi, mi avvicino all'orecchio di James, sono furiosa. James deve finirla di infastidirmi. Non mi importa quello che c'è stato tra noi, non mi importa se lo amavo, non deve azzardarsi a pestarmi i piedi: «Non credere che non sappia cosa stai organizzando. Non mi piegherò mai a te. Mai. Voglio Yale e per farlo devo essere promossa a pieni voti in biologia. È la stessa cosa che vuoi tu, no? Quindi stai zitto e finisci la tua parte nel progetto. Chiaro?».

 

Sono così vicina a James che i suoi capelli mi solleticano il naso, con una mano li sposto per metterglieli dietro l'orecchio. Un gesto che ho ripetuto un milione di volte mesi fa, ma che adesso risulta stonato e fuori luogo.

James si gira di scatto e mi prende il polso.

Mi blocco, non mi sono neanche resa conto di quello che ho appena fatto.

 

«Non osare mai più sfiorarmi». James è infastidito, lo capisco dalla mascella tesa.

«Se ti interessa saperlo, non ho fatto apposta. I tuoi capelli sono così lunghi che mi arrivano in bocca. L'ho fatto ed evitare di soffocare», rispondo in tono acido squadrandolo in malo modo.

«Sono cose che forse il tuo fidanzato apprezza. Io no, soprattutto fatte da te. Ho il voltastomaco», James lancia un occhiataccia verso Jo.

 

James crede che sia fidanzata con Jo.

Bene. 

Vuole infastidirmi dandomi dell'incompetente e mettendomi in ridicolo? Allora io lo colpirò dove più gli fa male, dove ogni uomo detesta sentirsi sminuito.

Semplice e sana competizione.

Non può passarla liscia.

 

«Jo apprezza molto altro di me, come io apprezzo molto altro di lui. Quello che mi da lui, non me lo ha mai dato nessun altro. Ha una forza ed energia incredibili». Mi sto mordicchiando il labbro, giuliva guardo il soffitto come fossi in estasi. Meriterei un Oscar, sembro veramente innamorata di Jo.

«Vuoi farmi credere che tu hai... hai... Insomma che lui ti porta a letto? Stai con quello sfigato?», James mi guarda con la bocca spalancata.

«Non sei l'unico che si è dato da fare quest'estate. Del resto che potevo fare, starmene con le mani in mano? Sai, l'anno scorso stavo con un ragazzo, profondamente idiota, che mi ha accusato di aver taciuto la malattia di sua madre. Pensa che quel demente pensa che sia colpa mia. Dato che mi ha lasciata in malo modo, credo di avere tutto il diritto di divertirmi e cercare di riprendermi da accuse tanto ridicole... Oppure no?». Sono in piedi di fronte a James e gli sto urlando in faccia.

«Tu mi hai mentito su cose gravi, avrei potuto aiutarla, invece no. Non ho potuto per colpa tua», James è a un palmo dal mio naso e sta urlando a pieni polmoni.

 

Sbam.

Il professor Tompson sbatte la mano sul banco così forte da rovesciare il microscopio: «Siete fortunati che la Preside sia a New York per un convegno, perché altrimenti vi sbatterei nel suo ufficio in questo istante. Domani mattina la prima cosa che farete, quando metterete piede al Trinity, è presentarvi con i vostri genitori dalla Marquez. Capito?».

«Sissignore», rispondiamo in coro James ed io.

 

La campanella suona.

La lezione è finita.

 

«Adesso potete andare. Vi tengo d'occhio, voi due non mi piacete per niente». Il professore tuffa il volto nel fazzoletto per poi affacciarsi alla finestra a prendere una boccata d'aria. 

L'intera classe ci sta fissando, alcuni ridacchiano, altri spettegolano tra loro.

Jo si avvicina e mi prende per mano, poi si rivolge a James: «Se osi parlarle, guardarla, anche solo pensarla, io ti spacco la faccia».

James sorride con quel suo solito sorriso sghembo.

«Andiamocene il più lontano possibile da questo idiota», dico trascinando Jo fuori dalla classe.

 

Sono furiosa con me stessa. Possibile che non sappia contenere le mie emozioni? Mi sento come una bimba piccola che litiga per delle stupidaggini. 

Detesto James, lo so che mi ha provocata apposta. Ha voluto ridicolizzarmi davanti al professor Tompson perché è ancora convinto che sia colpa mia la morte di sua madre. Mi fa venire un nervoso, se ci ripenso spaccherei tutto.

 

«Sono felice che ti piaccia stare mano nella mano con me, però potresti allentare la presa?». Jo ha una smorfia di dolore mista a sorriso sul volto.

Stringo la sua mano così forte che non mi sono resa neanche conto che la sto stritolando: «Scusa è che James mi ha fatta infuriare».

«Tranquilla, lo capisco. Non so come hai fatto a resistere così tanto. Era inevitabile che succedesse». Jo scuote la mano e stiracchia le dita: «Sei molto forte, lo sai? E chi lo avrebbe mai detto?».

 

Jo ed io ridiamo nello stesso momento.

La tristezza però prende sopravvento nel mio cuore. Ripensare a come stavo bene con James fino a qualche mese fa, mi fa star male. Dei semplici gesti, come sfiorare le sue dita o sistemargli i capelli, sono diventati fuori luogo, come se li facessi ad un estraneo. Il pensiero di quando stavo bene con lui scalpita, palpita è vivo, ma lo metto a tacere. Lo nascondo, ma non posso dimenticarlo. Ogni volta che sono vicina a lui devo combattere con i fantasmi delle emozioni che ho vissuto. Miraggi.

 

Jo mette un braccio sulle mie spalle: «Lo so a cosa stai pensando?», mi dice.

«Davvero?», non credevo potesse capire il groviglio di sentimenti che provo per ciò che ho vissuto con James.

«Tu hai paura», mi dice sghignazzando.

«S-sì». Ha ragione, ma non capisco perché lo trovi tanto divertente.

«Tranquilla, lui capirà». Jo mi da una pacca sulla schiena.

«Lui?», chiedo sempre più confusa.

«Bruno, tuo padre. Domani devi presentarti con lui dalla Marquez, te ne eri scordata?».

 

Merda, mi ero dimenticata.

Sono fritta.

Mio padre questa volta mi ammazza.

   
 
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