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Autore: killian44peeta    12/08/2017    0 recensioni
Prologo - Gli Elementi - Secondo libro della prima trilogia di ''i sei predestinati'' -
La luce sciamava appena tra le sottili mura di quella che per aspetto poteva apparire una stanza come tante, provenendo da una piccola lampada accesa e appesa alle pareti, la cui fiamma bramava ossigeno per la bassa quantità che c'era nella stanza.
I sibili e gli schiocchi delle lingue di fuoco si ripetevano a lungo, come un tabù tra quel pesante silenzio, dando a Luxor una sensazione di ripetitività insopportabile ed insostenibile.
Se ne stava lì, sul letto, le mani congiunte e chiuse in una stretta ferma e rigida, rigida come la stessa mascella del giovane, talmente tanto serrata che sembrava stesse stringendo i denti per non urlare di rabbia, per non sputare ogni emozione negativa soppressa.
I suoi occhi gelidi fissavano la porta chiusa dall'esterno con ira folle e insistenza.
Dentro stava perlopiù boccheggiando, era una settimana intera che era rinchiuso in quella stanzetta come un animale in gabbia, cercando una ragione per non iniziare rabbiosamente a sbattere il proprio corpo sull' uscita per cercare di buttarla giú.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Luxor

Scesi rapidamente dall' animale, rischiando di scivolarvi,cadere o incastrarmi con dei lacci e le corsi incontro.

La macchia viola nel braccio stava allargandosi e Rhy tremava come una foglia con movimenti sconnessi e discontinui, cosa che aumentava la tensione che stava iniziando a colpirmi i sensi.

Non avevo la più pallida idea di cosa le stesse accadendo, ma sentivo che non era un bene, che non lo era affatto e che probabilmente le sarebbe accaduto qualcosa di brutto, ne ero certo.

Era più di un semplice sospetto, era una convinzione che iniziava ad albergarmi nella mente come una maledizione, quasi sentissi i secondi scorrere rapidamente nella mia testa.

Una sensazione terribilmente spiacevole, orribile a dir poco, un emozione che non avevo mai provato prima d'ora, qualcosa di troppo nuovo per essere accettato sul momento.

Mi sentivo a disagio, nel posto sbagliato, in una vita sbagliata.

Volevo poter essere qualcun' altro, volevo essere utile, non una persona sbagliata come me.

Passarono diversi secondi prima che si fermasse dall' agitarsi, smettendo di muovere ogni parte del proprio corpo e che vomitasse, più e più volte, perfino del sangue.

Poi si immobilizzò del tutto, a pancia in giù e io dovetti sollevarla, cercando di capire che cosa avesse.

Sembrava faticasse a respirare, tanto che pareva un dolore anche solo tentarci.

-É Tetradossina- sussurrò lei, fissando a vuoto, l'espressione quasi spenta, gli occhi che iniziavano a perdere la propria vivacità, faticando a sbattere le palpebre.

Tetradossina ... mi sembrava di averla già sentita.

Cercai di concentrarmi per capire dove, ma non ci riuscivo, il mio cervello non riusciva a ragionare, ed era una cosa frustrante, terribilmente frustrante.

-Lo so p-perché... me ne hanno parlato i barbari prima- continuò, sempre sottovoce, per poi riprendere -É un veleno che... proviene da... da dei pesci...- la vidi inghiottire a vuoto, boccheggiando.

Spalancai la bocca, cercando di dire qualcosa, mentre lei si sforzava di parlare.

Mi sentivo male, molto male.

Era come se fossi inutile, io non ero una persona positiva, io non ero in grado di poter fare niente di positivo e di solito non volevo nemmeno farlo.

Ma perché allora stavo desiderando di poterla salvare?

Ero un Elemento negativo, non dovevo provare nulla di tutto questo.

Eppure mi veniva l'angoscia al solo sapere che stava soffrendo in tale modo.

Perché? Cosa mi stava accadendo? Avevo spento ogni altra emozione... ero più che convinto di averlo fatto.

Ero spietato, pronto a gettare catastrofi sul mondo.

Pronto a distruggerlo, come un sasso nelle mani di un gigante.

Però era così.

-U...uccide in...- si bloccó, prendendo a tossire ancora, vomitando di nuovo.

-Quattro o sei ore- completai in un sussurro, senza nemmeno rendermene conto.

-Si diffonde nel sangue lentamente e ti uccide in quattro o sei ore... - disse Lui, battendo la mano sul tavolo, cerchiando il disegno, precisamente nel punto da cui priveniva la parte più letale.

Agitó la mano con disattenzione, per poi voltarsi -Se vorrai divertirti, é già un ottimo modo per farlo-

-Potremmo cercare di raggiungere Rhenn e... farti togliere il veleno- dissi, cancellando subito il ricordo dalla mente, concentrandomi su di lei e reprimendo il resto.

Il suo sguardo però traduceva l'impossibilità della cosa -Non si può... n-non si può rimuovere-

''Forse io potrei rimuoverlo come ho fatto al Buio... forse... no, no, no! Non funzionerebbe affatto, quello era diverso, era meno naturale... ma... gli altri invece... qualcosa dovrebbero tirar fuori, qualsiasi cosa!''

-Ma... potremmo provarci, forse troveranno il modo-

-Non c'è, te l' ho detto- fece una pausa che mi sembró eterna, senza dire niente, guardandomi, aspettando che parlassi

-Ma il tuo voler vedere il mondo... avevi detto che non volevi morire sapendo di non averlo conosciuto... tu...- mi si strozzó la voce in gola

-Mi va bene così, davvero- un altra pausa, sempre lunga, ma che stavolta interruppe da sé - Moriró-

-Io...- la guardai e presi un respiro profondo

Potevo dirle qualsiasi cosa, potevo cercare di rassicurarla, potevo tentare di infonderle speranza, ma l'unica cosa che feci fu essere sincero e dire ciò che era la verità -Sí-

Una risposta che mi uscí a fatica, perché non volevo dirla.

Desideravo che non fosse reale.

Lei accennó un sorriso, o almeno ci provó, perché la sua bocca sembrava starsi paralizzando -D.. Dan-

-Sono Luxor- sussurrai, facendomi prendere da un sussulto mentre tentava di allargare il sorriso, facendo scivolare sangue giù per la bocca, mentre lacrime scendevano giù dalle sue guance ad una lentezza tale che potevo contarle.

Gliene raccolsi qualcuna, per poi cercare nella borsa di Rhy un fazzolettino per asciugare almeno un po' il sangue, ma lei mi fermó prima, facendo in modo che non potessi distaccare gli occhi dai suoi.

Nel suo sguardo lessi un' unica, implorata richiesta muta.

Mi sentivo in angoscia, non riuscivo a non percepire il nodo allo stomaco che mi si stava formando.

Sapevo cosa voleva, fin troppo bene, perché se fosse capitato a me, avrei voluto la stessa cosa.

Non desiderava che la salvassi, lei stessa sapeva che non era possibile.

Voleva che le risparmiassi ore di torture e dolore.

Voleva la uccidessi il più presto possibile.

Voleva che la finissi e che, chissà, lasciassi il suo cadavere lì, in balia agli animali e agli insetti.

Non sapevo bene cosa fare, volevo davvero risparmiarle sofferenze inutili, ma non volevo lasciare qui il cadavere.

Sarebbe stato un gesto orribile, qualcosa da fare al proprio nemico, non di certo ad una ragazza che, nonostante le avessi mostrato una delle parti peggiori di me mentre ero contro ai barbari, aveva comunque voluto aiutarmi e accompagnarmi.

Forse sarebbe stato meglio di no, forse sarebbe stato meglio se non avesse tentato, come già avevo ben pensato in precedenza.

Ma annuii appena, prendendo un enorme respiro, cercando di cancellare le emozioni sgradevoli che giocavano con la mia mente.

Appoggiai la mano alla sua fronte e sprigionai tutto il Ghiaccio che avevo accumulato con l'insieme di emozioni che mi avvolgevano, congelandole il tessuto nervoso, spegnendo i neuroni uno ad uno, quasi come una reazione a catena.

Lentamente, spostai le mani dalla sua fronte, per poi riunirle e formare una piccola spada di ghiaccio.

Aspettai qualche secondo, sentendo il mio cuore rallentare.

Faceva male.

Non volevo farlo.

-Perché dovrei averne? A me sembra che il tuo potere sia meraviglioso-

La sua frase cominció a farsi strada tra la moltitudine di pensieri che mi avvolgevano la mente.

Chiusi gli occhi e presi un respiro.

Un respiro che per un attimo mi parve incapace di concludersi, ma che finí nel momento esatto in cui gliela piantai nel petto, il più rapido possibile per non rischiare di fermare la mia mano.

"Dipende dai punti di vista, hai detto, eh?"

Quando riaprii gli occhi, lei smise completamente di muovere anche solo a scatti il petto ed un'ultima lacrima silenziosa le percorse la guancia mentre un -grazie- usciva dalle sue labbra, come un sussurro.

La guardai, cadaverica, con il sangue che aveva iniziato a scorrerle dietro la schiena, macchiandomi i pantaloni bianchi

Continuai a fissare quel sorriso dipinto sulle sue labbra, cercando di tradurre il caos che aveva preso ad affollarmi la testa.

Ricordai la sua risata quando le avevo detto che le avrei detto il mio nome solo quando sarebbe morta e continuai a non capire la sensazione che era aggiunta in essa.

Forse rassegnazione? Perché tutti morivano prima o poi ?

Non potevo esserne certo e non avrei potuto scoprirlo mai.

Un dolore sordo e acuto mi colpiva il petto, facendomi incassare ogni colpo in modo doppiamente intenso alla norma.

Non sapevo se sentirmi arrabbiato o triste.

Arrabbiato perchè volevo fare fuori ogni stramaledettissimo bastardo di quei barbari, la mia sete di sangue non si fermava e non si sarebbe fermata probabilmente mai.

Come li avevo sempre pensati, la maggioranza degli umani erano una feccia, sporchi sputi di esistenza seminati in un mondo cattivo, in un mondo in cui potevi vivere davvero solo se armato fino ai denti e privo di cuore, fino a diventare tu stesso uno schifo.

E forse lo ero, anzi, probabilmente ero nato per diventarlo, ma se essendolo allora sarebbero morti mostri come quelli, era il giusto, era quello che non poteva più cambiare.

E dio, dio se meritavano la mia rabbia.

Ed ero però anche triste.

Triste per motivi a me sconosciuti, forse per la prima vera perdita, forse per la mancanza di una persona che non mi trattava come gli altri, una persona diversa su un intero mondo di mostri e assassini.

Non piansi.

Non una lacrima mi scivolò fuori dagli occhi, ma dentro di me avrei voluto poterlo fare, non mi importava di sembrare debole.

E volevo anche chiedere vendetta fino a non avere più fiato, andare da loro, ucciderli tutti e cadere a terra, stremato.

Ogni parte della mia mente urlava, bramava condire l'odio con la voce, ma la mia bocca non eseguiva i comandi, forse più per shock che per altro o forse per altri motivi che continuavano ad essermi sconosciuti.

Tenendola in braccio brevemente, sentendola fredda e leggera come una piuma, la appoggiai alla schiena del cavallo che aveva prelevato lei dalle proprie stalle, neanche un giorno prima.

Era strano.

Non era stata con me per molto tempo, eppure mai mi ero trovato in una situazione simile.

Provavo dolore incessante, odio smisurato, delusione e ripensamento nelle mie azioni.

Forse qualcosa di lei mi era piaciuto sin da subito, ma questo non spiegava il fatto che mi stessi ammorbidendo.

Mi rimproverai mentalmente per tale fatto.

Diedi una sculacciata al cavallo dopo avergli ordinato di tornare a casa propria e aver legato il cadavere di Rhy alla schiena dell'animale, utilizzando le redini come una corda che le avvolsi addosso.

L'animale partì di corsa e mentre si allontanava, mi chiesi se il dolore che avevo provato io sarebbe stato lo stesso di quello dei genitori, se mi avrebbero maledetto per aver trascinato la vita della unica figlia che possedevano, via da le loro accoglienti cure.

Lo guardai mentre spariva, la chioma della ragazza che ondeggiava nel vento insieme alla criniera del cavallo.

Quando fu completamente fuori dalla visuale, salii su Abdon e lo feci partire.

Cavalcai a lungo nel silenzio più totale, non avevo fame, ne voglia di cacciare un qualche animale.

Avevo lo stomaco completamente serrato, bloccato dalle troppe sensazioni.

Mi fermai ad osservare mentalmente la differenza tra la spiaggia e l'ambiente che si mostrava ora.

Era iniziata la campagna.

L' erba verde smeraldo, che era alta vicino alle rocce e bassa nei sentieri tracciati era così viva rispetto alla sabbia dorata che avevo visto fino a poco prima.

Ogni tanto qualche uccello spiccava il volo da un suo nascondiglio e sempre ogni tanto uno di essi si posava sull' erba con una picchiata che avrei potuto definire artistica, rotando nell' aria, facendo giravolte o rallentando per poi appoggiarsi al terreno.

Non potei fare altro che tirare un ennesimo sospiro, scacciando ogni pensiero dalla mia testa mentre li osservavo.

Mi convinsi a non farmi prendere da troppe smancerie, stavo cadendo proprio in basso! Dovevo rimettermi in carreggiata, la strada giusta non era poi così difficile da raggiungere.

L'obbiettivo era sempre lo stesso: eliminare gli umani e il resto delle creature che popolavano Athlas, trasformarla in una landa desolata senza vita, per poi lasciarmi morire a mia volta.

Nessuno meritava la vita, la terra meritava di non essere più viva.

Forse ero un pazzo a voler eliminare ogni cosa, perfino me stesso, dopo aver desiderato per la prima volta nella mia vita di poter essere qualcun'altro per salvare una ragazza.

Ma non mi importava di esserlo, quello era il mio obbiettivo prefissato e lo avrei rispettato.

Un sorriso folle, che traspariva tutta la mia pazzia interiore affiorò dalle mie labbra.

Avrei ucciso tutti, partendo da una persona che ora non mi faceva più ne paura ne mi lasciava quell'accenno di desiderio di essere anche solo un minimo apprezzato da lui.

Avrei eliminato il mio creatore per primo.

Avrei eliminato il Buio.

E poi sarebbe toccato al resto degli Elementi.

Infine anche al resto della popolazione.

Nulla era più importante di questo.

E mentre pensavo ciò, fu come se perdessi i sensi.

Mi ritrovai nuovamente nel luogo dello scorso sogno, contornato da specchi.

Mi guardai attorno, spaesato, cercando di capire come mai fossi di nuovo in questo posto e perché però mi dasse una strana sensazione di sicurezza

-Ascoltami tesoro, ovunque tu crescerai, sappi che ti voglio bene.

Se perderai la tua strada, saró sempre in te, ricordalo- disse la voce, ancora una volta aveva parlato, nella mia testa.

Mi voltai, cercando chi poteva aver parlato.

Non c'era nessuno intorno a me, solo gli specchi.

-Chi sei?- chiesi, quasi urlando, continuando a sperare che chi parlava potesse comparire e che perciò potessi dare un senso ad ogni cosa.

-Ti voglio bene Luxor-

"Come sa il mio nome?"

-Addio-

-No . Aspett...-

Non feci in tempo a finire la frase che le urla ripresero, lasciandomi boccheggiante mentre mi piegavo e mi contorcevo.

Non ne potevo più di quella voce nella mia testa.

Sembrava riuscisse a perforarmi l' anima.

Urlai a pieni polmoni, fino a non avere più fiato in corpo da consumare e a quel punto mi lasciai tremare convulsamente prima di riscuotermi e riprendermi.

Feci qualche passo verso lo specchio, ricacciando il dolore allo stomaco che improvvisamente aveva iniziato ad avvolgermelo.

A passi lenti e cadenzati, mi trovai di nuovo davanti allo specchio scheggiato.

Non lo toccai, lo fissai solamente, prima di chiudere gli occhi e sospirare.

Li riaprii, per poi spostarmi verso ad un ennesimo specchio, non guardandolo per non vedere di nuovo cose orribili come quelle dello scorso sogno.

Eppure, dopo lunghi secondi di silenzio decisi di farlo.

Non aveva senso aspettare e basta, fino a che non avessi fatto ciò che l' incubo sembrava volere da me, non ne sarei uscito.

Fissai la piatta superficie.

Il mio riflesso era perfetto, privo di sangue.

Lo fissai sbalordito.

La mia figura non era diversa da come quella che avevo.

O forse sí ?

La macchia di sangue sui miei pantaloni non c'era.

La guardai, ancora più incerto, chiedendomi il come mai di tutto ciò.

Perché mi vedevo così? Perché ero pulito e luccicante?

Già, luccicante.

Attorno a me vi erano delle luci bianche che mi irradiavano il corpo, come quando riprendevo il mio aspetto dopo essermi trasformato in fiocco di neve.

Mi guardai ancora e appoggiai la mia mano a quella che rifletteva lo specchio.

Presi un respiro e continuai a fissarlo mentre il mio aspetto, luccicante e incredibilmente pacifico, cambiava.

Mutó, trasformandosi in Rhy.

Spalancai gli occhi dalla sorpresa, sentendo il petto perdermi un battito dalla sorpresa.

-Grazie- disse ancora, sorridendo sincera -Grazie per aver rispettato i miei desideri, grazie per tutto Luxor-

A bocca aperta, cercai di dire qualcosa, ma non una parola riusciva ad uscirne.

Volevo poterle dire qualcosa, ma non ci riuscivo.

O più che altro, quando stavo per riuscirci, lei sparí a sua volta, facendo tornare il mio riflesso.

Continuavo a fissarmi senza fiatare, con un assurdo silenzio attorno che sembrava perfino riuscire ad esaurirmi.

Il mio riflesso si sfocó appena, mostrandomi il me stesso da piccolo.

Piangeva mentre veniva preso a calci, si dimenava, ma tutti i bambini messi assieme riuscivano a impedirmi movimenti troppo bruschi mentre ricevevo un tale trattamento.

Una sola parola mi veniva in mente a guardare la scena : vile.

Continuavo a tacere e a fissare quello schermo piatto, senza reagire.

Eppure volevo urlare.

Non sapevo come mai stavo vedendo tutto questo, sentivo solo, dentro di me, che qualcuno mi stava mostrando queste immagini per farmi capire qualcosa.

Che cosa poi non lo sapevo e decisamente era una cosa problematica.

Prima le urla nella mia testa, poi questi sogni strani e scioccanti che sembravano non avere conclusioni e che sembravano fatti appositamente per farmi male.

Che cosa volevano da me? Era forse Lui a lanciarmi tali segnali? Cercava di farmi tornare a sé in ginocchio?

No.

Non poteva essere lui, non era in grado di farlo.

E anche se fosse stato lui, non sarei mai e poi mai tornato insieme a loro.

Non volevo essere controllato da nessuno, avrei fatto tutto a modo mio.

Continuai a fissare il me stesso nello specchio, sdraiato a terra, tremante, mentre i bulli si allontanavano.

Mollai un pugno allo specchio dalla rabbia, ma invece di creparlo o di farmi male, ci passai attraverso.

Fu una sensazione strana, davvero bizzarra, entrato nello specchio sembrava che fossi diventato più pesante, come se il mondo mi si fosse completamente addossato.

Feci per tornare indietro, ma alle mie spalle, lo specchio non v'era più.

Feci qualche passo in avanti, avvicinandomi al me stesso steso a terra in lacrime.

Davanti a lui, quando alzó il viso, ricevetti una scarica elettrica che mi attraversó completamente, facendomi sobbalzare.

Sembrava potesse vedermi veramente, tanto che mi squadrava, sofferente, trascinandosi verso di me.

Gli porsi la mano mentre lui la allungava ma non gliela afferrai, non lo feci alzare, indietreggiai e cominciai a correre il piú velocemente possibile senza una direzione precisa.

Un ennesimo brivido mi percorse la pelle mentre lo facevo, mentre una parte del mio cervello insisteva che lo aiutassi ad alzarsi.

Sentivo che dovevo farlo, ma allo stesso tempo non volevo.

Continuai a correre finché il rumore di uno specchio rotto si riprodusse nelle mie orecchie e mi svegliai all' improvviso.

Il mio cuore scalpitava, mentre mi mancava il fiato per poter anche solo tentare di accellerare la respirazione.

Mandai giú la saliva, abbassando appena la testa, notando il pelo di Abdon.

Il cavallo correva rapido e io, stranamente, ero ancora sulla sua groppa.

Mi guardai attorno, cercando di capire per quanto avessi probabilmente dormito.

L'aria era fresca, ma non abbastanza da pungere il mio corpo quasi fosse fatta di invisibili spilli e il sole stava calando, mischiando il cielo in sfumature rosse, arancioni e gialle.

L'orizzonte non era sporco di nuvole e tantomeno ce n'erano al di sopra della mia testa.

Eppure, dentro di me, sentivo la chiara sensazione che il cielo in realtà era sporco, in qualche modo macchiato da qualcosa.

Presi un respiro profondo e mi abbandonai al seguire i movimenti della bestiola sotto di me.

  
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