Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: Adlenime    12/08/2017    1 recensioni
"Quegli occhi color ghiaccio... gli occhi di chi ha ucciso migliaia di persone... senza provare nulla... occhi freddi come il ghiaccio... gli occhi di un assassino..."
Questa storia è la versione "libro" del manga Detective Conan, io non posseggo nulla: tutto, dai personaggi alla trama appartiene ad Aoyama-sensei.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Akiko fissò per un attimo il suo salvatore.

- Tantei...san? -

Ripeté continuando a guardarlo. Poi uno strano suono colse entrambi i bambini di sorpresa. Si voltarono e videro il cane che aveva prima attaccato il rapitore a terra sanguinante.

- Ju-Jumbo?! -

Lo chiamò la piccola con le lacrime agli occhi. La povera bestia rispose uggiolando. Conan sentì un brivido percorrergli la schiena. Poi capì il perché: il rapitore era in piedi, con una mazza da baseball in mano, mentre lo fissava con sguardo omicida.

- Cosa credi di fare, moccioso? -

Chiese prima di lanciare un fendente contro il bambino. Conan lo schivò agilmente, poi contrattaccò balzando in aria tirandogli un calcio. Purtroppo la differenza di forza fisica tra il piccolo bambino e il rapitore era troppo grande: l'uomo afferro Conan per la caviglia e lo scaraventò verso uno dei carrelli con dentro i palloni da calcio. Gemendo dal dolore il detective imprecò mentalmente.

Ahia... ridotto così non ho più la stessa forza di prima.

Si dette una veloce occhiata attorno, cercando di trovare qualcosa, qualunque cosa, per mettere fuori gioco il rapitore.

- Ah ah ah, non so da dove salti fuori, ma ucciderò anche te. -

Disse ridacchiando l'uomo divertito alla vista del bambino che cercava di fare l'eroe... Stupido.

Conan si voltò verso il rapitore... poi lanciò un altro sguardo verso i palloni da calcio a terra, mentre un'idea si formava nella sua mente.

Proviamo così... PRENDI QUESTO!

Pensò mentre calciava con tutto il fiato che aveva in corpo uno dei palloni nella direzione dell'aguzzino.

Ma neppure quello funzionò: il lancio era troppo debole, e l'uomo parò facilmente il tiro con una sola mano, mentre il suo malvagio sorriso si ampliava. Ridacchiò divertito... Conan ce la stava mettendo tutta ma, rimpicciolito, anche trovando il colpevole, non poteva fare niente contro di lui. L'uomo si lanciò nuovamente contro Conan cercando di colpirlo con la mazza di metallo. Saltando Conan riuscì ad evitare due fendenti ed un affondo, ma quando l'uomo lo colse alla sprovvista con una finta fu colpito in faccia. Il colpo lo fece volare di quasi un metro, facendolo schiantare per terra.

- CONAN! -

Gridò disperatamente Akiko, che legata com'era, non poteva aiutare il bambino che le aveva salvato la vita. Il rapitore la ignorò dirigendosi verso il detective. Conan guardò impotente l'uomo che si avvicinava mentre con il dorso della mano si asciugava un rivolo di sangue che usciva dalla bocca. Era ancora stordito a causa della precedente aggressione, così non fu in grado di reagire in tempo quando l'uomo lo colpì al viso una seconda e una terza volta. Conan si allontanò fino a quando non si trovò con le spalle al muro. Il rapitore sorrideva.

- Farne fuori uno o due non farà la differenza... -

Si disse tra sé e sé mentre ammirava il suo operato: il bambino respirava a fatica, in trappola, mentre attendeva impotente il colpo di grazia. Lo aggredì nuovamente, colpendolo alla testa, poi abbassò la mazza verso il suo braccio destro per continuare con un affondo verso lo stomaco che gli mozzò il fiato e lo fece cadere in ginocchio. Il bambino era molto più resistente di quanto avesse creduto, ma questo non faceva altro che alimentare la potenza dei suoi colpi.

- CO-CONAAAAN! -

Gridò nuovamente Akiko mentre osservava terrorizzata il bambino mentre veniva picchiato da quello spregevole malvivente. Si voltò disperata verso il suo cane, per chiedergli di aiutare Conan, ma quello era scomparso, non si vedeva più da nessuna parte.

Dove sei andato, proprio ora, Jumbo?!

Si chiese la piccola con le lacrime agli occhi.

Conan sentì le ossa del suo corpo produrre un orribile rumore mentre veniva schiantato contro il muro. Vedeva a mala pena l'uomo di fronte a lui, il sangue che fuoriusciva da una ferita alla testa e lo stordimento gli impedivano di focalizzarsi sull'aggressore.

È tutto inutile... non posso... fare niente...

Pensò con quel poco di lucidità che gli era rimasta.

- Adesso basta giocare. -

Sentì il rapitore dire mentre si avvicinava. I suoi passi erano attutiti alle orecchie del bambino, che li percepiva come i lenti ticchettii di un orologio.

TICK TACK, TICK TACK.

Era il suono della morte che si avvicinava.

L'uomo, con uno sguardo maniacale sul volto, sollevò la mazza e gridò:

- CREPA! -

Poi l'abbassò con tutto la forza che aveva in corpo sulla piccola e debole figura di Conan, mentre Akiko gridava disperata.

È finita!

 

Ran era preoccupata per Conan: era scomparso poco prima con uno dei cani da guardia del signor Tani, e non era ancora tornato. Lanciò apprensiva un'occhiata verso suo padre, il quale continuava a parlare con il suo cliente. Il signor Tani era sul punto di avere un crollo emotivo, infatti aveva fatto come gli era stato ordinato dal rapitore, ma non aveva ancora notizie di sua figlia. Poi tutti sentirono un uggiolio. Ran si voltò e vide uno dei cani da guardia, sporco e impolverato, avanzare verso di loro con una scarpa rosa in bocca. Subito il signor Tani riconobbe la scarpa:

- Quella... quella scarpa è di Akiko! -

In men che non si dica Ran, Kogoro, il signor Tani e anche Aso si lanciarono all'inseguimento del mastino, che li stava guidando verso Akiko. Si fermarono di fronte alla scuola Futatsubashi.

 

Conan chiuse istintivamente gli occhi. Il suo cuore andava a mille... sarebbe morto così, alla fine? Sotto una falsa identità, senza aver mai confessato a Ran ciò che provava? Non avrebbe mai saputo chi erano quegli uomini in nero, nessuno avrebbe vendicato la sua morte. Era la fine.

THUMP

Il colpo di grazia non arrivò mai. Conan spalancò sorpreso gli occhi. La sua sorpresa crebbe vedendo... RA-RAN?!

La ragazza in posizione di difesa, aveva bloccato l'ascesa della mazza con una mossa di karate. Ran guardò freddamente il rapitore, sbiancato di fronte all'inaspettata apparizione. La karateka non perse tempo e con un grido lanciò un calcio verso la mascella dell'uomo, per poi colpirlo ripetutamente allo stomaco. Lui non riuscì a reagire in tempo. Si piegò sputando sangue, ma le sue ginocchia non fecero in tempo a toccare terra che Ran, balzando in aria e girando su se stessa per aumentare la potenza di tiro, colpì l'uomo in faccia con un calcio. Si udì un orribile krack mentre tre denti rotolavano per terra, vicino al corpo privo di sensi del malvivente. Conan osservò incredulo Ran mentre atterrava con grazia per terra.

Che... che forza...

Pensò.

Kogoro spalancò la porta e chiese a sua figlia:

- Ran! La bambina sta bene? -

La ragazza si era già inginocchiata di fianco alla piccola e la stava slegando. Si voltò verso suo padre e disse:

- Si, sono arrivata appena in tempo... però... -

Liberata Akiko, si voltò verso Conan, visibilmente preoccupata per le condizioni del bambino.

- Però Conan... -

Lui cercò di tranquillizzarla replicando:

- Non è niente... sto bene... piuttosto: come ci avete trovato? -

Ran s'inginocchiò al fianco di Conan e gli passò preoccupata la mano tra i suoi capelli corvini, facendo attenzione a non toccare la ferita. La ragazza cominciò a guardarsi attorno alla ricerca di un kit di pronto soccorso mentre raccontava come Jumbo li avesse guidati fino all'edificio. Conan osservò la piccola Akiko abbracciare e ringraziare il bestione.

La porta fu spalancata una terza volta e nella stanza si catapultarono il padre della bambina e il signor Aso.

- AKIKO! -

Gridò il signor Tani vedendo sua figlia sana e salva. Lei con le lacrime agli occhi si gettò tra le braccia del padre, mentre lui cercava di rincuorarla, dicendole che ora era tutto a posto e sarebbe stata bene.

Il maggiordomo, commosso dalla scena, disse sospirando di sollievo:

- S-signorina... grazie al cielo è salva. -

Kogoro si era inginocchiato di fianco al criminale e lo stava legando con una corda. Non appena sentì le parole di Aso lo guardò scettico replicando:

- Che diamine sta dicendo? Lei e il suo complice ora siete nei guai. -

Il rapitore, che aveva ripreso i sensi, guardò confuso il detective e rispose:

- Complice? Quale complice? Io ho trovato la bambina in un hotel. Non ho complici. -

Tutti impallidirono non appena sentirono quelle parole. Kogoro prese l'uomo per il davanti della maglia e gli chiese incredulo:

- Vuol forse dire che hai rapito la bambina dal luogo in cui era tenuta prigioniera? -

Il rapitore si lasciò sfuggire una risatina mentre replicava:

- Tenuta prigioniera? Ma non farmi ridere: la mocciosa stava tranquillamente mangiando al ristorante dell'hotel da sola... -

Kogoro si portò una mano al mento, mentre pensando ad alta voce espresse ciò che probabilmente anche il signor Tani stava pensando:

- Ma allora... il primo rapimento... -

Conan non poté fare a meno di sorridere internamente:

Allora era proprio come avevo pensato. Il primo rapimento in realtà...

La trillante voce di Akiko spezzò come per incanto il silenzio formatosi.

- Otou-san, ti devo confessare una cosa... -

Ma subito Aso, bianco come un fantasma, cercò di intromettersi:

- No! Signorina, per favore, non deve... -

Non riuscì a terminare la frase: il signor Tani afferrò bruscamente l'uomo e con sguardo minaccioso ordinò:

- Sei ancora qui? Sparisci immediatamente dalla mia vista, o io... -

- NO OTOU-SAN! ASO NON HA FATTO NIENTE DI MALE! -

Si frappose la piccola. Aso tentò nuovamente di fermarla, ma lei continuò imperterrita. Si sentiva in colpa: tutto ciò che era accaduto era colpa sua, e non voleva che ci andasse di mezzo un innocente. Troppi avevano sofferto a causa sua.

- La colpa e soltanto mia! -

Il signor Tani fissò incredulo sua figlia, sbarrando gli occhi.

- Il piano di questo rapimento... l'ho architettato io! -

Il padre della piccola rimase a bocca aperta, Ran e Kogoro impallidirono sentendo le parole di Akiko. Conan si limitò a guardare la bambina con sguardo triste. Dopotutto se aveva fatto tutto ciò era perché:

- Da quando kaa-san è morta, tu pensi solo al lavoro e non stai mai con me... mi sentivo così sola. E allora, ho pensato che se avessi chiuso la ditta, avresti passato più tempo con me. Ho chiesto ad Aso-san di aiutarmi a fingere il rapimento. Lui non era d'accordo, ma io ho insistito! Quindi è tutta colpa mia! Se vuoi arrabbiarti con qualcuno... fallo con me, otou-san! -

La bambina stinse i pugni, con le lacrime agli occhi, guardava suo padre attendendo il suo verdetto.

Conan sentì Kogoro borbottare:

- Quindi il primo rapimento... era solo simulato... -

Nessuno fiatò. Passò quasi un intero minuto prima che il signor Tani parlasse. Rabbuiandosi la sua voce scura riecheggiò nel silente magazzino.

- Aso-san... dopo un'attenta riflessione ho deciso che, anche se è stata un'idea di Akiko quella del rapimento, ciò che hai fatto è imperdonabile. -

Il solo tono di voce era la sentenza di cui tutti avevano bisogno. Akiko abbassò lo sguardo, con le lacrime agli occhi. Kogoro, Ran e Conan rimasero ad osservare la scena, come spettatori. Aso volse gli occhi a terra e sussurrò un flebile , ammettendo la sua colpa. Il signor Tani continuò:

- Come punizione... – si voltò verso Aso e la figlia – Come punizione devi organizzare immediatamente un viaggio da una settimana. Partenza: domani! Destinazione: Australia, come voleva mia figlia! -

Guardò sorridendo la piccola che lo guardava incredula, gli occhi di Aso brillavano di allegria

- A partire... saremo io e Akiko, ovviamente! -

- OTOU-SAN! -

Gridò felice la bambina.

- SIGNORE! -

Le fece eco il maggiordomo, grato al suo padrone.

Poi la faccia del signor Tani diventò improvvisamente seria: aggrottò la fronte e si portò una mano al mento mentre borbottava tra sé e sé:

- No, aspettate: questa settimana c'è la riunione amministrativa... e la prossima la riunione generale degli azionisti... e quella dopo... -

- Otou-san?! -

Disse Akiko con tono scettico.

- Signore? -

Ripeté con aria seccata il maggiordomo.

Il signor Tani si porto una mano davanti a sé, come per proteggersi dall'aria accusativa dei due di fronte a lui.

Grattandosi imbarazzato la nuca replicò in tono di scuse:

- Be'... prima o poi... eh eh eh... -

L'aria tesa che si poteva tagliare con un coltello era stata sostituita da una più tranquilla. Kogoro esclamò contento:

- Comunque: tutto è finito bene! -

Rivolgendosi a lui il signor Tani replicò:

- Ha avuto davvero un'ottima idea ad utilizzare Jumbo per cercare mia figlia. -

Ovviamente Kogoro non pensò due volte prima di accettare i complimenti. Ran aveva trovato un kit di pronto soccorso e ora si stava occupando delle ferite di Conan. Quest'ultimo stava guardando male Kogoro, che si stava prendendo il merito per il lavoro che invece aveva fatto lui!

Sono io che ho preso il cane per trovare più velocemente la bambina. E questo caso l'ho risolto io: Kudo Shinichi! Anche se tu, testa di rapa credi che...

Non riuscì a terminare il suo pensiero che Kogoro scoppiando in una grassa risata replicò modestamente:

- AH AH AH! Tutto frutto della mia esperienza!! -

Conan strinse i denti mentre tentava di tener sotto controllo la furia omicida.

 

Una volta fuori dall'edificio, il signor Tani, tenendo un braccio attorno alle spalle della sua bambina, ringraziò il detective, promettendogli un lauto compenso, con immensa gioia di Kogoro. Quest'ultimo si stava strofinando compiaciuto le mani sotto lo sguardo annoiato di Conan. Akiko si voltò verso il suo salvatore e con un ampio sorriso disse guardandolo dritto negli occhi:

- Grazie mille, tantei-san! -

Conan restò per un attimo sorpreso. La gratitudine negli occhi della bambina, così come per la sua ammirazione erano sconfinati. Non poté fare a meno di sorridere. Dopotutto, essere un detective non voleva dire mettere in mostra la propria intelligenza per vantarsene, ma voleva dire consegnare alla giustizia coloro che hanno commesso un crimine, permettere ai malvagi di riflettere su i loro errori e di redimersi, per poi diventare persone migliori.

- T-tantei-san? -

La sua catena di pensieri fu interrotta dalla voce curiosa di Ran, la quale aveva seguito lo scambio di battute e di sguardi tra i due, e non riuscì a trattenersi dal guardare con aria interrogativa Conan. Quest'ultimo, comprendendo di essere in zona rossa, s'inventò in fretta e furia una scusa:

- Cosa? Io? Noooo... stava parlando di tuo padre! -

E così dicendo indicò l'uomo, che non aveva ancora smesso di ridere e vantarsi del suo invidiabile operato.

 

Il sole stava sorgendo definendo lo skyline di Tokyo. Kogoro, Ran e Conan, dopo una lunga e stancante giornata (....e serata) erano sul taxi, sulla strada di ritorno verso casa.

- Oggi è stata una giornata fantastica! -

Esclamò Kogoro, felice dell'incarico appena compiuto. Conan lo guardò con la coda dell'occhio pensando penosamente:

Sì, come no: mi hanno avvelenato facendomi rimpicciolire di dieci anni e poi mi hanno picchiato con una mazza da baseball... meglio di così non si poteva...

Notando il buon umore del padre, Ran decise che era il momento per fare una richiesta al padre e si affrettò a chiedere:

- Allora, a proposito di Conan? -

Il viso dell'uomo si rabbuiò mentre lanciava l'ennesima occhiataccia al bambino, ora ricoperto di cerotti e fasciature. Conan rise nervosamente sotto lo sguardo minaccioso dell'uomo. Poi il volto di Kogoro si illuminò e dando delle leggere pacche sulle spalle al bambino, facendogli quasi sputare il cuore, rispose:

- Ma sì, certo! Non so perché, ma da quando c'è lui il lavoro gira bene! Può restare quanto vuole! -

E così dicendo scoppiò nuovamente a ridere.

Conan tirò un sospiro di sollievo, ora poteva utilizzare il suo ufficio da detective per ottenere informazioni sugli uomini in nero.

Però non posso andare avanti così: ho trovato quel criminale ma... alla fine non ho potuto fare niente per fermarlo.

Pensò miseramente il bambino.

Anzi, sono stato salvato da una ragazza! È davvero una situazione frustrante... una soluzione, ho bisogno di una soluzione.



Nota dell'Autrice: Gomen'nasai minna-san! È da un secolo che non pubblico! Eccovi il capitolo che termina il caso del rapimento della bambina. Spero che la storia continui a piacere. Se volete fare siete liberi di farle, grazie mille a chi recensisce, grazie soprattutto a ShinRanAmore che ha la pazienza di farlo ad ogni capitolo! Davvero, mi fa molto piacere! Grazie anche Calibano che mi ha aiutato in una fase critica della stesura di questo capitolo. Dopo questo capitolo che ha terminato quello che io chiamo “l'arco narrativo del rimpicciolimento” inizierò “l'arco special” (non ho voglia di mettere sempre la parola narrativo). Questo si base sull'episodio speciale che riprende i capitoli che ho letto, ma in modo più dettagliato. Ho visto 394 volte per capire come adattarlo alla storia, poiché alcune scene sono discordanti con il manga. Ora io armeggerò magistralmente con l'arte della scrittura (= mi inventerò qualcosa sperando che abbia un senso) per far sì che fili tutto liscio. Poi riprenderò con la storia Canon del manga e terminerò questa storia con il caso di Yoko Okino. Infatti avevo intenzione di scrivere un “libro” per ogni manga... sì, esatto: scriverò 94 storie basate sul manga... finché ovviamente a Calibano e KK garba. Ora mi dileguo e continuo a scrivere... dopo i compiti... *Piange chiedendo disperatamente aiuto* Bene allora ci vediamo con lo special!

 

 

   
 
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