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Autore: fdnattitude    12/08/2017    0 recensioni
Il problema è superare la fase di stallo che precede la scalata. Come si fa a trovare la forza di volontà? Come posso trovare la voglia di cercare queste forze? Reagire. Catturare gli impulsi che ogni tanto ti fanno scattare nella notte, le scosse di adrenalina, gli attacchi di panico, sfruttarli a proprio vantaggio. Farne il proprio punto di forza, ancora una volta, cominciare tutto d’accapo e accettare la mia fetta. Il processo è lento ma non c’è fretta: così come una fenice, che freme e arde, e dopo rinasce dalle sue ceneri.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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È difficile alle volte ricomporre il puzzle della propria vita, raccogliere i cocci, anche per i più forti. È la legge della natura: nel fiume della vita, nella corrente, sopravvivono solo i più forti. Ci sarà un forte che vincerà sul debole, e ci sarà uno più forte che vincerà sul forte. L’unico modo per salvarsi dalla corrente e non essere trascinati via è l’autoconvinzione: l’insieme di mistiche teorie che elabora il cervello umano quando si ha perso tutto ciò che c’era da perdere.
Credersi una persona e da un momento all’altro perdere tutte le convinzioni, tutte le basi concrete, non sentire più l’asfalto sotto i piedi; lavorare giorno dopo giorno con la propria mente, accrescere le conoscenze, sviluppare uno spirito critico differente, portare i propri pensieri al limite prestabilito e cercare di abbatterlo, superare le barriere imposte… tutti sforzi vanificati una volta perse tutte le proprie certezze.
Un giorno ti senti leone, il giorno dopo ti scopri coniglio. È questa l’unica pecca della cara amica autoconvinzione… abusandone ti si monta la testa, non è più un incoraggiamento per risollevarsi, diventa un’ossessione, un pensiero fisso che gira e si contorce nella tua mente, dando forma alle più svariate ipotesi che si possano elaborare quando si tocca il fondo.
Ti ammali il cervello e la base della tua rinascita è quel pensiero fisso. Parli con la voce dentro la tua testa, riesci addirittura a razionalizzare la cosa e ad accettarla così com’è, avendo pure la faccia tosta di definirti una persona diversa, di urlare al mondo con fierezza di essere cambiata; fino a quando non arriva il momento della resa, le battaglie prima o poi dovranno terminare, e a quel punto ti togli i paraocchi. Era tutta un’illusione per sentirsi più grandi, per sentirsi più speciali. Crollano i castelli di sabbia, scivolano i granelli tra le dita e non ti rimane più niente. Le tue convinzioni non sono più dentro la tua testa, sono sedute accanto a te con un bel ghigno stampato in faccia, come se ti volessero dire “Chi è che ha vinto?”.
D’altronde, si sa, chi gioca con il fuoco rischia di bruciarsi, e questa volta ci ho guadagnato un’ustione di terzo grado.
Non ho mai perso al gioco delle personalità; cambiare la stessa, e cambiare atteggiamento da situazione a situazione, da persona a persona, da canzone a canzone, contando tutte le vittorie e dimenticando le sconfitte, pensare di essere invincibile e poi incontrare qualcuno più bravo di te.
E chi lo avrebbe detto? Qualcuno che ti batte al tuo gioco. E allora magari non ti apparteneva ma lo avevi fatto troppo tuo, con tutta l’arroganza e ignoranza possibile. Persone che con tutta la prepotenza e presunzione del mondo entrano nella tua vita e ti stravolgono i piani; visto che succede a rubare a casa del ladro?
Fondamentalmente ho infranto tutte le regole del gioco, questo ha contribuito molto alla mia rovina. Ho capito con che tipo di persona avevo a che fare, troppo simile a me, e ho deciso di portare avanti la mia scommessa persa in partenza. Non ho giocato a sangue freddo, mi sono lasciata ingannare dai giochi di parole, dalle provocazioni e dalle parole.
Ho messo un pizzico di fiducia in più di quella che meritava questa scommessa persa, e appena mi sono sentita sbattere la verità in faccia ho preteso il diritto di sentirmi ferita, come se non me la fossi cercata, come se non sapevo a cosa stessi andando in contro.
Ho permesso di umiliarmi di fronte a me stessa, ho permesso di svuotarmi e rendermi insignificante con due parole e buttare giù tutte le mie convinzioni.
Quindi si ritorna al punto di partenza. Si ritorna alla fase che precede la santa autoconvinzione, ovvero la fase di vuoto cosmico, di insignificante susseguirsi di giorni e notti che trovano sfogo in piccole soddisfazioni occasionali, e la mente ritorna allo stato primordiale. E per ritrovare la spavalderia? Un altro lavaggio del cervello autoindotto! Perché alla fine di questo si tratta… cercare le forze nascoste negli angoli scuri del proprio organismo e iniziare un’altra volta la scalata verso la montagna.
Il problema è superare la fase di stallo che precede la scalata. Come si fa a trovare la forza di volontà? Come posso trovare la voglia di cercare queste forze? Reagire. Catturare gli impulsi che ogni tanto ti fanno scattare nella notte, le scosse di adrenalina, gli attacchi di panico, sfruttarli a proprio vantaggio. Farne il proprio punto di forza, ancora una volta, cominciare tutto d’accapo e accettare la mia fetta.  Il processo è lento ma non c’è fretta: così come una fenice, che freme e arde, e dopo rinasce dalle sue ceneri.
La vendetta va servita sempre fredda: si progetta, si aspetta e poi si prende quello che ci spetta, alla fine dei conti, e allora ti avveleni l’esistenza basando tutte le giornate, tutti gli eventi, sull’unico obiettivo: la ripicca.
Questa è la mia storia, e nel mio presente riporterò pezzi del mio passato, per seguire la nascita, crescita, morte e risurrezione della mia personalità, come una fenice.

   
 
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