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Autore: Inyoureyes    13/08/2017    0 recensioni
Clarke ha un incubo ma questa volta non è sola ad affrontare i suoi demoni.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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It was just a bad dream.


 
Le suole dei suoi stivali si scontrano con forza contro la superficie frastagliata ai suoi piedi, con destrezza i suoi riflessi pronti le impediscono di finire contro il tronco di un albero ormai caduto, e con tutta la forza che ha in corpo, percorre quel tratto che ormai è impresso con del pennarello indelebile nella sua mente. Sente i passi alle sue spalle farsi più vicini, il suo respiro affannoso trasformarsi in delle nuvolette di condensa a causa delle rigide temperature e le sue gambe tremare a causa dello sforzo fisico a cui le ha sottoposte nelle ultime ore. Ma non ha potuto fare altrimenti.
I capelli biondi, dapprima lucenti come spighe di grano in una focosa giornata d’estate, ora sono spenti e privi di quella vitalità ormai da tempo repressa. Le cadono con dolcezza lungo le spalle, e di tanto in tanto le scaccia con un movimento fluido della mano dietro all’orecchio, per evitare che gli finiscano sul viso.
 Corri o muori, è ciò che non fa altro che ripetersi da ore ormai, e sebbene sia dannatamente egoista da parte sua, il pensiero di abbandonare quel luogo che silenziosamente ha sognato per così tanti anni le attanaglia lo stomaco.
Le sue grida silenziose si interrompono nell’esatto istante in cui si trova nel bel mezzo della radura, i passi cominciano a farsi più lenti e uno strano pensiero le aleggia nella mente. Casa, le suggerisce qualcosa. Vede intorno a sé decine di ragazzi destreggiarsi con asce e armi che lei stessa gli ha fornito. Combattono per ciò che gli spetta di diritto, perdono la vita per ciò in cui credono.
La stanchezza è tanta, ma non può fermarsi, deve allontanarsi o ne rimarrà coinvolta. È priva di difese e non è in grado di reggere lo scontro corpo a corpo. Senza che se ne renda conto le sue gambe vacillano e si trova al centro di quel campo di battaglia, accanto a sé vede nient’altro che violenza e dolore, dolore per chi ha perso la guerra, violenza per chi è ancora nel mezzo di quel combattimento. Il terrestre alle sue spalle l’ha raggiunta e sa che ormai è giunta la sua ora, perciò si abbandona con il corpo contro il terreno umido e si lascia andare ad un tacito silenzio. Come se il tempo si fosse fermato, lo vede innalzare l’ascia con destrezza e gettarla contro il suo corpo. Chiude gli occhi, in attesa che il dolore si irradi nel suo corpo, ma con sua sorpresa non sente nulla. Sente delle braccia avvolgerle il busto e sorreggerla. Le sue gambe abbandonano il terreno umido e si sente improvvisamente più leggera. Solleva il capo e le sue iridi azzurre dello stesso colore del cielo, scorgono una figura maschile dai lunghi capelli castani. Le sorride e se si trovasse in altre circostanze, farebbe altrettanto, perché in quel breve periodo sulla terra hanno condiviso più di chiunque altro nello spazio possa vantare di aver mai fatto, ma non lo fa.
Si ritrova dietro ad un tronco adagiato accanto alla navicella e il cuore le martella nel petto nel realizzare che ha il solo compito di chiudere lo sportello e lasciare chiunque ne rimanga chiuso fuori, a morire. Scorge in lontananza la figura che da tempo è ansiosa di rivedere e la vede correrle incontro. Forse anche lui, dopotutto, è grato di rivederla. Un sorriso le increspa il viso e prima che possa rendersene conto è in piedi, pronta ad eliminare le distanze che li separano.
La figura chinata al suo fianco le afferra saldamente la mano, e si chiede perché l’abbia fermata. Si volge ad osservare il volto di chi l’ha salvata con così tanta prudenza e mette a fuoco il volto stremato e sanguinolento di Finn. Lo vede vacillare, lo sguardo è perso in mezzo alla radura, vede in mezzo a quelle iridi castane il desiderio di porre fine a quella guerra, ma ne rimane sorpresa nel sentire d’un tratto la sua presa farsi più salda.
Non comprende, Clarke. Non comprende il perché il suo volto d’un tratto si sia fatto più cupo ed allora è smossa dal desiderio di porre riposta a quelle domande che le impediscono di pensare lucidamente. Sposta nuovamente lo sguardo e lo volge nella direzione che stava poco prima osservando. Ciò che le si appresta di fronte le provoca un conato che a stenti riesce a trattenere. Non è in grado di vedersi, ma se potesse, non sarebbe sorpresa di rimanerne inorridita. Le lacrime le scendono copiose lungo le guance ed il pensiero di scacciarle non le passa minimamente per la mente, i piedi si muovono meccanicamente verso la figura chinata a terra a pochi metri da loro. E ancora, sente qualcuno impedirle di eliminare le distanze. Inveisce e si vincola contro la figura che la stringe per le spalle quando lo vede finire a terra a causa del violento colpo al ventre. Vede il suo corpo lottare contro la figura che gli si staglia di fronte, e sebbene gran parte delle sue ferite gli impedisca di colpire come in realtà vorrebbe, lo vede asserire qualche colpo e portarlo persino a termine. Non scommetterebbe sull’esito di quel combattimento, perché lo conosce e sebbene sia ferito, è a conoscenza di quanto in realtà sia determinato e non accetti lontanamente le sconfitte. Bellamy Blake in quelle iridi color ossidiana ha un ardore e una scintilla che è certa non vedrebbe mai spegnere volontariamente. E ne è certa quando lo vede gettarsi contro il terrestre e puntargli l’arma alla fronte.
Le certezze le crollano di fronte quando sente un grido echeggiare nell’aria, dapprima non si rende conto di cosa sia successo, ma quando vede il sangue scendergli copioso lungo le spalle e il corpo inerme di Bellamy abbandonarsi contro il terreno, la situazione le diventa spaventosamente più chiara.
Finn le sorregge ancora il corpo, ma non può fare altrimenti per il suo cuore affranto.
 Un grido le sfugge incontrollato dalle labbra e vorrebbe fermare i tremiti del suo corpo ma non ci riesce, e senza che il suo protettore possa rendersene conto, si avventa con una forza, che non era sicura di possedere, contro la figura senza vita di Bellamy. Il tempo si ferma, e ancora una volta si sente come se fosse la sola in quella boscaglia. Non si cura di chi possa farle del male, perché non le importa. Sorregge il capo di Bellamy e se lo porta in grembo. E come se fosse la cosa più importante al mondo, gli accarezza con le dita affusolate la fronte. Gli scosta con dolcezza i capelli dalla fronte imperlata di sudore e appoggia su questa il suo volto pallido e pieno di lacrime. Lo strattona, con la speranza che possa svegliarsi e che quella sia solo una messinscena ma quando non lo vede rispondere alle sue dolci richieste, si trova in balia di un’attenta ed accurata consapevolezza. Lo stringe a sé con tutta la forza che può. Si aggrappa alla sua giacca di pelle come se fosse l’unico appiglio per poter prendere finalmente una boccata d’aria e lancia un grido che echeggia in mezzo alla radura in cui è circondato il loro campo. Grida fin quando della sua voce non rimane che un flebile sussurro, grida quel nome come se fosse l’unica certezza dissolta, come se fosse il suo unico mantra, e poi, poi lascia che le sue grida lascino spazio al silenzio.
 
 
 
 
 
 
***



 
“Clarke, svegliati!”
Si divincola con forza da quella stretta che le circonda il busto, e con tutto ciò che le rimane in corpo spinge la figura al suo fianco lontano da lei. Si sentirebbe finalmente libera di quel contatto se solo non si trovasse nuovamente avvinghiata a quel corpo sconosciuto che con tenacia le serra i pugni al petto. Abbandonata dalle sue forze e priva di appigli che le consentirebbero di liberarsi si trova con l’unica soluzione rimastale. Continua a gridare il suo nome e a far scorrere le lacrime lungo le sue guance. Sente la stretta farsi più forte e a poco a poco calmare il suo corpo tremante. Sente il suo respiro dapprima affannoso, farsi più lento e poi, riprendere il suo solito ritmo regolare. Si sente schiacciata da quella figura che le è avvinghiata contro, ma per qualche strana ragione, non può fare a meno di sottrarsi a quel contatto.
“Clarke. Guardami.” La sua voce la ridesta da quel torpore e le dà la spinta necessaria ad aprire le palpebre. Le ci vuole qualche istante, ma nel momento esatto in cui le apre, sebbene sia investita dall’oscurità della notte, riconosce immediatamente quelle iridi color ossidiana che ha cercato tanto ostinatamente. Lo vede guardarla con un misto di preoccupazione e dolcezza e una stretta le cinge il cuore. La paura viene sostituita dall’evidente consapevolezza. Lo guarda e una lacrima le riga la guancia. Ha il volto stanco, il ruolo di guardia lo sta massacrando, e lei vorrebbe solo chiedergli scusa per aver interrotto quel sonno che tra poche ore dovrà nuovamente interrompere per recarsi a lavoro. Ma dalle sue labbra non esce nulla. Al contrario è la figura al suo fianco a parlare. “Era solo un incubo, sono qui con te. Non ti lascio.” La rassicura il ragazzo, e nella sua voce non c’è nota che tradisca quanto detto prima. È lì per lei, e sa che rimarrà al suo fianco, nonostante tutto. Eppure i suoi demoni non cessano di darle tormento. Annuisce lentamente e si avvicina al suo viso, sono l’uno di fronte all’altra, con le labbra a pochi centimetri di distanza. Bellamy le asciuga la lacrima con il pollice e lascia la mano premuta contro la sua guancia, un piccolo sorriso aleggia sul suo volto stremato e Clarke non può fare a meno di arrossire a causa del gesto. Non è mai stata quel genere di ragazza, eppure quel contatto la manda in estasi come se fosse la prima volta. Rimangono a guardarsi fin quando lui non le lascia un dolce bacio sulla fronte e la stringe a sé nuovamente. Clarke sente il suo respiro caldo sulla pelle e d’istinto sorride. Sorride nel saperlo al sicuro, ma soprattutto vivo. Lo vede chiudere gli occhi e lo osserva per un tempo che a lei pare infinitamente lungo. “Bellamy?” Domanda d’istinto la ragazza. Lo vede mugugnare e non destarsi da quella posizione perciò decide ugualmente di proseguire. “Ti amo.” Il ragazzo sorride appena, non sa se sia dovuto al sonno, ma quando sente il suo braccio muscoloso accerchiarle i fianchi ed eliminare definitivamente le distanze è certa che l’abbia sentita. Clarke testa con la mano la morbida stoffa che copre i loro corpi, in cerca di qualcosa che sente disperatamente il bisogno di trovare. E quando finalmente la trova si fionda su quest’ultima.
 
Ed è mentre stringe la mano di Bellamy con dolcezza che si rende conto che non c’è più nulla da temere, che il tempo delle guerre è terminato, che i suoi demoni non l’abbandoneranno mai, ma che adesso non deve più scacciarli da sola. Si rende conto che è al fianco della persona che ama, e che questa volta non permetterà a nessuno di portargliela via.
   
 
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