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Autore: shinepaw    13/08/2017    4 recensioni
Brooklyn ha quindici anni e aspira a diventare il campione assoluto di equitazione. Ma, quando nella sua vita irrompe un cavallerizzo che potrebbe essere più bravo di lui, con un cavallo forse più fenomenale del suo, il suo sogno vacilla. Sotto la rivalità sta però un sentimento molto più grande...
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Sequel di Juliet & Juliet 2.
Genere: Fluff, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Keeping Love Again'
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Brooklyn's point of view

Bella non scherzava quando ha detto che avremmo festeggiato il lieto evento. Come ho potuto illudermi che scherzasse?

Mi ha chiesto di invitare qui Castiel, prima di annunciare che avrebbe fatto una torta. Leya le ha lanciato un'occhiata divertita e si è offerta di darle una mano.

Anche se fingo il contrario, non mi dispiace che la mia famiglia sia così affezionata a Castiel. Il mio prezioso Castiel. Che oggi viene qui.

- Brook, va' ad aprire la porta! È arrivato il tuo adorato!

Mi precipito ad aprire, non prima di aver scoccato un'occhiataccia a mia sorella (e averle strappato una risata).

- Castiel! - esclamo, e lui alza una mano in segno di saluto, abbozzando un sorriso. I suoi capelli variopinti sono adorabilmente spettinati dal vento; indossa la mia felpa e, sotto di essa, una maglietta rosa vivo, più dei jeans neri. Una catenina d'argento con un ciondolo a forma di cavallo gl'impreziosisce il collo.

Arrossisco e deglutisco, folgorato dalla sua bellezza.

- Sei... b-bellissimo - farfuglio goffamente. Ride sommessamente e i suoi occhi color del cielo luccicano.

Ti prego... fermati... mi sento le ginocchia di gelatina...

- Anche tu - replica, sorridendo ulteriormente e rubandomi un bacio dolcissimo. Perlomeno questo bacio mi strappa dallo stato di trance in cui sono caduto.

- E-entra... - dico, facendomi da parte per lasciarlo passare. Poi entro anch'io e chiudo la porta alle mie spalle. Castiel si sfila lentamente la felpa e la sistema sull'appendiabiti. Io seguo attentamente ogni suo più impercettibile movimento: le braccia che si piegano, la schiena che s'inarca leggermente, le spalle che vengono scoperte. Deglutisco sonoramente.

- Brook? - mi chiama, con una nota interrogativa nella voce.

- Ogni tuo gesto mi fa impazzire - mormoro, passandomi le mani sul volto. Ride sommessamente, di nuovo.

- Ah sì? - asserisce distrattamente, sulle labbra rosee un sorriso innocente. Quanto vorrei baciarglielo, quel sorriso.

- Sì - sbuffo, fintamente scocciato. - Forza, vieni con me, peste.

Mi segue tutto felice, stampandomi un bacio sulla guancia.

- Castiel! Ciao, caro! - esclama la mamma, abbracciandolo. Papà gli dà una pacca sulla spalla.

- Congratulazioni - ghigna Bella.

- È bello riaverti qui - dice Leya, sorridendo indulgente.

Castiel torna da me e io gli cingo un fianco con il braccio.

- Mangiamo, vi va? - chiede la mamma. La seguiamo tutti in cucina per pranzare. La mia famiglia inizia a sommergere il mio ragazzo di domande: come stai? A casa tutto bene? E Shining Tears? La scuola?

Lui risponde ad ogni domanda, imbarazzato ma contento. Io perlopiù resto in silenzio, mangiandolo con gli occhi.

- Per festeggiare il vostro ritorno insieme io e Leya abbiamo fatto una torta - annuncia Bella, alzandosi a prenderla. Castiel mi lancia un'occhiata perplessa e io mi stringo nelle spalle, sorridendo.

Mia sorella taglia la torta e poi ce la serve, esibendo un'espressione estremamente compiaciuta quando tutti concordano che è deliziosa.

Dopo pranzo io e Castiel andiamo in giardino e ci sediamo sull'erba.

- Mi piace la tua collana - mormoro, sfiorandogli il collo. Poi mi sporgo e vi poso un bacio delicato, strappandogli un fremito.

Si porta una mano al collo e giocherella con il ciondolo.

- Me l'ha regalata la mamma quand'ero molto piccolo - asserisce, sospirando. Ci sdraiamo. Gli prendo una mano e lui vi intreccia le dita. - La giumenta e il puledro... simboleggiano Goldie e Shine.

Ah, c'è anche il puledro...

Il cielo sopra di noi è privo di nuvole, azzurro come gli occhi di Castiel.

- Com'era, tua madre? - domando cautamente, accarezzandogli il dorso della mano con il pollice. - Se vuoi dirmelo...

Sospira di nuovo.

- Le assomigliavo parecchio. Aveva i capelli lunghi e biondi e gli occhi azzurri... era molto bella.

Mi prendo un attimo per elaborare la risposta.

- Castiel... scusa la domanda fuori luogo, ma... tu sei biondo?!

Sospira per l'ennesima volta.

- Sì, Brook.

- Oh.

Silenzio, si ode solo un leggero fruscio d'erba mossa dal vento. È bellissimo poter ascoltare quello che io chiamo 'il silenzio del vento'.

- La mamma è morta quando avevo sei anni - dice piano Castiel. Piego il capo per guardarlo. Chiude gli occhi per un lunghissimo istante, prendendo fiato. - Ero con lei all'ospedale il giorno in cui se n'è andata. Papà è arrivato appena in tempo per salutarla.

Chiude gli occhi per la seconda volta, emettendo un sospiro tremulo.

- Non l'avevo mai visto piangere prima di quel giorno. Non ricordo di preciso cosa sia successo mentre piangeva... rammento che qualcuno mi portò da Goldie e mi lasciò nel suo box fino a sera, quando papà venne a prendermi per portarmi a casa.

Mi si stringe il cuore ad immaginare la scena: un bambino di sei anni che ha appena perso la madre che, al posto di venir confortato dal genitore ancora in vita, viene lasciato per ore in compagnia di un cavallo.

- Non mi ha parlato per un anno intero - prosegue. Lacrime silenziose gli rigano le gote. - Credo di aver udito la sua voce solo al funerale della mamma, ma non ricordo cos'abbia detto. A sette anni ho iniziato ad andare a cavallo. A otto mio padre si è risposato.

Gli sfugge un singhiozzo.

- Non indossavo questa collana da tanto, tanto tempo - dice, portandosi una mano al viso. - Quest'anno saranno dieci anni dalla sua morte. Mi manca da morire...

Si copre il volto con entrambe le mani, ora, singhiozzando rumorosamente. Mi sistemo sopra di lui e gli scosto le mani, abbassandomi a baciargli le lacrime.

- Sono sicuro che manchi anche a lei - bisbiglio, accarezzandogli una guancia con dolcezza. Mi chino per premere le labbra sulle sue e Castiel chiude gli occhi, portando una mano fra i miei ricci.

Gli bacio il collo.

- Sei bellissimo - sussurro, afferrando il polso della mano che ha fra i miei capelli e intrecciando le dita alle sue. Tira su col naso, incrociando i miei occhi e sostenendo il mio sguardo.

Il suo corpo è caldo sotto il mio e realizzare la posizione in cui siamo - io sopra di lui, con le nostre mani bloccate sull'erba - mi fa arrossire. Anche Castiel avvampa.

Torno a sdraiarmi, imbarazzato. Per fortuna non c'è in giro nessuno.

- Ah, a proposito... mi dispiace di essermi letteralmente dimenticato del tuo compleanno - asserisco, ancora più imbarazzato.

- Be'... neanch'io ti ho fatto gli auguri, quindi siamo pari - obietta con un sospiro. Le nostre mani si cercano e si trovano di nuovo. - Penso che ci fossero cose un pochetto più importanti a cui pensare.

Piomba il silenzio, prima che Castiel lo spezzi intonando Take your time. Dopo un istante mi aggiungo anch'io.

- Incredibile - commenta a bassa voce, quando si stufa di cantare. - Ti ricordi la nostra canzone.

- L'ho ascoltata tante volte... pensando a te, cercando di ricordare ciò che avevamo - mormoro, sospirando sommessamente.

- Che ancora abbiamo - rettifica Castiel, quasi tra sé e sé. Il vento ci accarezza gentilmente il volto.

- Vuoi dormire qui fuori, stanotte? - chiedo. - Possiamo montare la tenda.

- Mi piacerebbe molto - risponde, accarezzandomi la mano con il pollice. Ci alziamo e, con l'aiuto di papà, sistemiamo la tenda in giardino. Quand'ero piccolo io e Bella lo facevamo spesso.

Giunge l'ora di cena. A parte mia sorella che continua a scoccarmi occhiatine maliziose per infastidirmi, la serata trascorre piacevolmente in fretta.

- Ti devo ringraziare, Castiel - sento Bella dire mentre mi lavo i denti. - Se non fosse per te credo che quello zuccone del mio fratellino non sarebbe mai tornato ad essere il ragazzo solare e amabile che era prima dell'incidente.

Riesco a sentire la sua replica con difficoltà.

- Non l'avrei mai lasciato andare.

Sorrido. È grazie alle persone che mi circondano che sono riuscito a riabbracciare il vecchio me e accettarlo.

Quando entro in camera mia per mettermi il pigiama Castiel è già lì, che si guarda attorno.

- Non hai buttato nulla - osserva, indicando le nostre foto. Lo abbraccio da dietro, appoggiando il mento sulla sua spalla.

- È pur sempre una parte di me - mormoro al suo orecchio. Restiamo a guardare i miei ricordi smarriti appesi al muro per un po', dopodiché ci spostiamo nella tenda, non prima di aver augurato buonanotte a tutti.

È una notte tranquilla e silenziosa, non si ode neanche una cicala o un grillo. Le stelle brillano nel cielo scuro.

Castiel poggia la testa sul mio petto e io gli accarezzo dolcemente i capelli.

- So che ci siamo rimessi insieme da poco - esordisco ad un tratto, sforzandomi di mascherare il nervosismo. - E che è troppo presto per dirlo... ma ti ho fatto aspettare abbastanza ed è inutile nascondere ciò che provo per te.

Faccio una pausa. Mi chiedo se, con la testa sul mio petto e il silenzio che ci avvolge, possa sentire il battito accelerato del mio cuore.

- Ti amo - dico, buttando fuori tutta l'aria che stavo trattenendo.

Ne sono certo. I miei sentimenti non sono mai svaniti, erano solo assopiti.

Castiel affonda il viso nella mia maglietta.

- Ti amo anch'io - singhiozza. Riprendo ad accarezzargli i capelli, felice e intenerito.

- Sei la persona più forte e paziente che conosca. E sei così gentile e... la tua bellezza mi toglie il fiato. Ti amo - ripeto, stavolta con più sicurezza. Lui prende il mio viso tra le mani e mi bacia finché entrambi necessitiamo di rifornirci di ossigeno. - Castiel...

Mi sistemo su un fianco e lui mi imita. Lo abbraccio, poggiando la fronte contro la sua.

- Sei bravo a baciare - bisbiglio, strofinando il naso contro il suo. Le nostre labbra s'incontrano di nuovo e Castiel sorride sulla mia bocca.

- Mai quanto te - eccepisce. Sogghigno, pizzicandogli un fianco. Sussulta. - Brook!

Gli faccio il solletico, zittendo le sue suppliche con un bacio.

- Sei tremendo - dice, adesso abbarbicato a me come un koala.

- È per questo che mi ami!

- Ti amo tanto - sussurra. Lo stringo a me, beandomi del calore del suo corpo contro il mio.

Non m'importa se non mi tornerà mai la memoria, mi ritrovo a pensare, mi basta averti tra le mie braccia.

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Note dell'autrice:
konbanwa! So di avere delle recensioni arretrate, ma ci tenevo a terminare prima il capitolo. Oh, giusto: ho detto che probabilmente scriverò ancora una quindicina di capitoli, ma lo ritiro... saranno meno di una decina. Quindi... questa storia sta ufficialmente volgendo al termine e mi dispiace, perché ci tengo moltissimo, però al contempo mi rende felice perché scriverla è estremamente gratificante. Ed è gratificante perché ci siete voi a sostenermi, miei adorati pasticcini! Grazie di cuore. Baci
   
 
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