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Autore: Sospiri_amore    14/08/2017    0 recensioni
❤️SECONDO LIBRO DI UNA TRILOGIA❤️
Ritorneranno Elena, Kate, James, Jo, Adrian, Stephanie, Lucas, Rebecca, (Nik ??).
Ci saranno nuovi intrecci, guai, incomprensioni e amori.
Elena avrà dimenticato James?
Chi vivrà un amore proibito?
Riuscirà il Club di Dibattito a sconfiggere la scuola rivale?
Nik sara sempre un professore del Trinity?
Elena andrà al ballo di fine anno?
IL FINALE di questo libro corrisponde alla fine del liceo, il terzo libro sarà incentrato sulla vita adulta dei personaggi. Più precisamente quattordici anni dopo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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IERI:
Amici, conoscenti e amare sorprese




«Sai già che tipo di volontariato devi fare?». Jo cerca di fare canestro sbagliando mira: «Sono negato in questo sport».

Kate raccoglie la palla e la passa a me.

«La Marquez non mi ha detto ancora nulla, l'unica cosa che so è che dovrò farla con James. Uno strazio». Lancio la palla a Stephanie che sta scrivendo un messaggio sul telefonino. Senza farlo apposta la colpisco sulla spalla facendola oscillare pericolosamente.

«Ahia!», mi dice guardandomi male.

«Scusa ero soprappensiero. Questa cosa della doppia punizione mi sconvolge i programmi. Quest'anno volevo dedicarmi di più allo studio, invece mi trovo con un pomeriggio occupato dalla McArthur».

Stephanie si ricompone, infila il cellulare nella borsetta, poi prende la palla e la passa a Jo che si prova a rifare canestro: «Vedrai che te la caverai con poco. Non credo che Geltrude farebbe sgobbare suo nipote, lo adora da sempre».

 

Mi sorge il dubbio che la vecchia potrebbe far fare a me tutto lo sforzo, mentre a James nulla. 

Mi sale un nervoso che non riesco a trattenere un'espressione corrucciata e imbronciata da bambina.

Kate, Jo e Stephanie scoppiano a ridere.

 

«Adesso andiamo. Dobbiamo fare il colloquio per il Club di Dibattito. La fila dovrebbe essere molto meno adesso». Jo mi prende per mano per poi strofinare il suo pugno sulla mia testa. Grugnisco, a volte mi sento il suo cucciolo domestico.

«Noi andiamo al colloquio del Club di canto», dice Kate.

«Poi vi raggiungo a Dibattito, dovrei fare in tempo a far entrambi», ci dice Stephanie mente segue l'amica.

Jo ed io le salutiamo, poi ci incamminiamo verso l'edificio scolastico per metterci in fila davanti all'aula dove ci sarà il colloquio.

 

Questo è il momento che aspetto da giorni. Non vedo l'ora di poter parlare con Nik e capire come sia riuscito a conciliare il lavoro allo studio legale con l'insegnamento al Trinity. A volte l'ho visto gironzolare per i corridoi della scuola o parlare con qualche insegnante, ma non ho mai avuto il piacere di poter chiacchierare faccia a faccia con lui. Non ci sarebbe niente di male, lo so, però non è mai capitata l'occasione.

 

«Quest'anno tutti vogliono entrare a Dibattito. Metterlo sulla lettera di presentazione per il College sarebbe un aiuto in più». Jo si mette in coda dietro a quattro ragazzi che aspettano il loro turno.

«Già. La selezione sarà dura», gli rispondo mettendomi di fianco a lui.

Il ragazzo di fronte a noi ci guarda un paio di volte, come se volesse dirci qualcosa: «Voi siete dell'ultimo anno, vero?».

«Sì», gli risponde Jo.

«Il colloquio di Dibattito per voi è in un'aula del secondo piano, leggete quel cartello». Il ragazzo ci indica un cartello fuori dalla porta.

 

Tutti gli studenti dell'ultimo anno che vorranno sostenere il colloquio sono pregati di andare al secondo piano nell'aula 7-B.

 

«Grazie», dico al volo al ragazzo mentre seguo Jo che si sta incamminando verso la scala. Ha il passo veloce, per stargli dietro devo correre.

Raggiungiamo l'aula in meno di due minuti. James, Lucas e Adrian sono nel corridoio.

La tensione è palpabile.

Prendo Jo per mano, non voglio che faccia sceneggiate e rischi di compromettere la sua borsa di studio. A quanto pare nessuno di quei tre ha voglia di litigare, se ne stanno a parlottare tra loro lanciandoci, di tanto in tanto, occhiate torve.

 

«Chi è il prossimo che deve entrare?», chiede Jo.

«Noi abbiamo già fatto. Adesso c'è dentro Rebecca», risponde Lucas secco.

Jo ed io ci appoggiamo al muro di fronte alla porta in attesa del nostro turno.

Pochi secondi dopo Rebecca esce dall'aula, sembra più provata e stanca del solito. Appena ci adocchia cambia espressione, il disgusto che prova per noi è talmente palese che non servono parole. Del resto il mio sguardo non è meno feroce del suo.

«Vai tu per prima. Non voglio lasciarti da sola con quei quattro nei paraggi», mi bisbiglia Jonathan nell'orecchio.

«Mi raccomando, fai il bravo», gli dico scherzando. Lascio Jo nel corridoio, sperando che non combini guai, per affacciarmi all'aula del colloquio.

«Signorina Voli, si accomodi. La stavo aspettando». La voce ferma di Nik risuona per la stanza.

 

Con il sorriso stampato in volto chiudo la porta.

Siamo io e lui.

Sono al settimo cielo.

 

«Bene Signorina, che argomento ha portato?», mi chiede mentre sfoglia una cartellina piena di fogli.

Argomento? Io non credevo avrebbe voluto farmi un colloquio vero: «Ecco, a dire il vero... Hmm...».

«Non mi dica che non ha portato nulla. Siamo all'ultimo anno di scuola, il più importante, e lei non ha una tesi da propormi? È inaudito». Nik sbatte le mani sul tavolo facendomi sobbalzare.

Lo guardo confusa e con la bocca spalancata. Non so che dire.

Nik non regge, passano una manciata di secondi e scoppia a ridere.

 

Se non sapessi che è un uomo adulto lo scambierei per una matricola del Trinity.

 

«Avrei voluto una telecamera per riprendere la tua faccia». Nik scimmiotta la mia espressione ridendo.

«Sei proprio simpatico. Se vuoi ti parlo di come un avvocato di mia conoscenza abbia l'ironia di un quattordicenne scemo».

«Scusa. È che ci penso da settimane, volevo farti spaventare un po'». Nik si sistema gli occhiali sul naso senza smettere di ridere.

«Quindi frequenterò Dibattito?», chiedo.

«Tu, Stephanie e Jo avete avuto la pazienza di sopportare me e l'avvocato Charlie Spencer quest'estate. Il minimo che vi devo è l'ammissione al Club», mi dice Nik schiacciando l'occhio.

 

Sorrido così intensamente che mi fanno male le guance.

 

«Ma hai lasciato lo studio McArthur? Come mai insegni? Non sei più avvocato?», snocciolo le domande una dopo l'altra senza prendere fiato.

«Calma. Calma». Nik si alza, prende una sedia e la mette vicina alla mia. «L'ultima volta che ci siamo visti ti avevo detto che probabilmente l'ufficio legale sarebbe ritornato a Boston a breve, infatti a fine settembre George ha riportato tutto il lavoro nel vecchio uffico. Sapevo che era questione di settimane... Noi due eravamo destinati a non vederci più».

Annuisco, mi ricordo perfettamente quella giornata.

«Prima di salutarci mi hai detto che forse James non sarebbe tornato a New Heaven, era in California. Ho voluto approfondire il discorso con George che mi ha detto che era preoccupato per il figlio, c'era il rischio che non si diplomasse affatto».

Mi viene la pelle d'oca a sentire quelle parole: «Dici davvero?».

«Sì. James non aveva intenzione di tornare. Uno spreco, un ragazzo così talentoso non poteva buttare all'aria il suo futuro. Per questo ho fatto un patto con George: se fossi riuscito a riportare James a New Heaven lui mi avrebbe concesso un pomeriggio a settimana per insegnare qui», mi spiega Nik.

«Quindi insegnerai solo noi dell'ultimo anno e contemporaneamente lavorerai a Boston?». Non ho idea di come faccia a fare tutto, io impazzirei.

«Sì. L'anno scorso ho lasciato anche la collaborazione con Yale per seguire il mio sogno. Non ho intenzione di smettere di svolgere la professione, ma allo stesso tempo non potevo permettere che James perdesse tutto».

«Ho come l'impressione che non mi dirai cosa hai detto a James per farlo tornare a New Heaven, vero?», gli chiedo.

Nik mi schiaccia l'occhio: «James può essere un tipo difficile, lo so, ho solo dovuto toccare i tasti giusti. Del resto sono o non sono il migliore insegnante di Dibattito della East Coast? Quel ragazzo ha un talento naturale che non posso permettere venga sprecato... Come quello di qualcuno di mia conoscenza». Nik è a un palmo dal mio naso. 

 

È chiaro che l'ultima fase si riferisca a me, me lo ha ripetuto così tante volte che inizio quasi a crederci. Poco prima della scuola avevo detto che non avrei seguito nessun Club, eppure adesso eccomi qui, con Nik, a parlare del mio futuro al Trinity.

 

«Non ti mollo Elena. Io sono qui anche per te». Gli occhi azzurri di Nik sono così luminosi che sembrano cristalli.

D'istinto mi lancio verso di lui e lo abbraccio. Lo stringo più forte che posso: «Grazie. Sapere che ci saresti stato tu a scuola mi ha dato la carica per andare avanti».

 

Nik ricambia l'abbraccio. Restiamo uniti per un tempo indefinito.

Sento pace e tranquillità. Sono serena.

 

«... Un po' troppa carica a quanto so», mi dice in un orecchio. Sembra parecchio divertito.

Lo guardo con aria interrogativa:«In che senso?».

«Ho saputo cosa hai combinato a biologia. Il professor Tompson è scioccato, ha descritto James e te come due teppisti violenti», Nik ride di gusto.

Sgrano gli occhi: «No! Ho solo litigato con James, quel ragazzo mi fa perdere le staffe. La Marquez ci ha messo pure in punizione, pensa che rischiavamo di non essere ammessi in nessun Club».

Nik scoppia a ridere di gusto: «Credi che la preside avrebbe rischiato di compromettere il futuro di due studenti dell'ultimo anno? Ha voluto farvi paura, niente di più. Anzi, con la sua punizione vi ha dato una grande mano per il college».

«In che senso?», gli chiedo.

«Se la vostra punizione risulterà come volontariato, potrete considerarla un'attività extra scolastica che potrete aggiungere tranquillamente sulla vostra scheda di presentazione per il college. Un elemento in più per entrare a Yale», mi spiega Nik.

 

Solo adesso capisco le parole di Geltrude. Per questo ci ha voluto dare una punizione aggiuntiva, aveva capito che in verità la Marquez ci avrebbe fatto un favore con il volontariato. Quella vecchietta è diabolica.

 

«Tieni». Nik mi allunga un foglio: «Dovrai fare il tuo volontariato alla biblioteca universitaria di New Heaven. Il tuo primo turno è oggi tra... Hmm... Trenta minuti!».

«Cosa? Perché non mi hanno avvertita prima?», urlo come una pazza.

Nik ridendo alza le spalle: «Credo che la Marquez volesse farti una sorpresa. Credo sia meglio che tu vada. Se corri fai in tempo, non è molto distante da qui».

 

Merda.

Elena mantieni il controllo.

 

Come una furia esco dall'aula rischiando di travolgere Jo: «Mi serve James. Hai visto dove è andato?». Un passaggio con la sua macchina semplificherebbe il tutto.

«Sì. Cioè no. Non lo so», Jo balbetta parole senza senso.

Il mio sguardo minaccioso lo fa arretrare qualche passo: «Lo sai o non lo sai?».

«È... È andato via appena sei entrata. Non è rimasto nessuno a parte me. Che sta succedendo?», mi chiede confuso.

«Quella specie di essere umano vuole mettermi i bastoni tra le ruote. Adesso devo andare, dopo ti spiego», bacio Jo sulla guancia e inizio a correre come una forsennata.

 

Scendo le scale a due a due.

Faccio lo slalom tra gli studenti.

Taglio per il parcheggio.

Uso tutta l'energia che possiedo.

Mi ritrovo in strada.

La gente a passeggio mi guarda male.

Sento i muscoli delle gambe bruciare.

Ho il fiatone.

Manca poco, vedo in lontananza la biblioteca universitaria.

Racimolo tutte la forza che possiedo per lo scatto finale.

Salgo la grande scalinata piena di studenti universitari.

Il cuore pompa veloce.

Spalanco la porta di ingresso e mi catapulto sulla guardiola con il custode.

 

«Vorrei... Uff... Infor...aff... Infor...uff... Per... Trin... Trin... Trinity...uff aff... Elen... Aff... Voli». Grondante di sudore, con la divisa tutta storta e la salivazione azzerata cerco di spiegare cosa mi serve.

Il guardiano mi guarda malissimo: «Vuole un bicchiere d'acqua?».

Annuisco.

 

L'uomo mi riempie tre bicchieri che ingoio all'istante.

 

«Adesso può dirmi cosa le serve signorina?». 

«Mi chiamo Elena Voli, vengo dal Trinity Institute... Devo... Devo iniziare il volontariato qui da voi», la mia voce è ancora traballante, ma almeno adesso riesco a formulare una frase di senso compiuto. 

L'uomo controlla dei fogli, ogni tanto mi lancia delle occhiatacce: «Sì, l'ho trovata. Vada al primo piano. Entri nella stanza con scritto direzione, troverà il responsabile che le spiegherà il lavoro... Hmm... Qui vedo che il suo collega di volontariato è già arrivato».

 

Percorro la scala che mi porta al primo piano. I muscoli delle gambe iniziano a farmi male, ignoro il fastidio. Sono in ritardo di qualche minuto, spero non mi facciano troppe storie. Per la biblioteca c'è un via vai di studenti con in mano libri e testi scolastici, nessuno mi degna di uno sguardo, sono troppo impegnati a leggere e consultare i testi.

Trovo immediatamente la porta con scritto direzione.

Mi sistemo la divisa, raccolgo i capelli in uno chignon e con un fazzoletto mi tampono il sudore. Non voglio sembrare una pazza, non più di quanto sia, ma soprattutto non voglio che James mi veda in quello stato. Ha fatto il furbo andandosene dal Trinity senza darmi un passaggio, è solo un vigliacco senza spina dorsale.

 

Apro la porta.

Ci sono diverse sedie appoggiate alle pareti.

Di fronte a me un bancone.

Un ragazzo di spalle si gira appena entro.

Mocassini blu.

Divisa grigia e rossa.

È quella del Saint Jude.

 

«Benvenuta collega. Credo ti toccherà fare volontariato con me», mi dice.

 

Il ragazzo è Andrew.

 

Merda.

   
 
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