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Autore: EmsEms    14/08/2017    1 recensioni
"Insomma, che cavolo gli regaliamo quest'anno?" sbottò l'ex capitano dell'Aoba Johsai, incastrandosi il telefono fra l'orecchio e la spalla e cominciando a caricare la lavastoviglie. Satori si fece improvvisamente troppo silenzioso per i suoi gusti.
"Ho un'idea… Ma non so se potrebbe funzionare..." mormorò il rosso, con un filo di voce.
Tanti auguri in ritardo, Ushijima!
[UshiOiTen]
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Tendo Satori, Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ok, questa è una fic corta corta sulla mia OT3, Tendou, Ushijima e Oikawa. Ci ho infilato un po' tutti gli headcanon delle mie precedenti storie, ma ovviamente è leggibile a sé. L'ho scritta in un paio di ore, quindi perdonatemi se è così striminzita, ma ci tenevo a fare un regalo al mio pg di HQ preferito.

 

Corretta da Speister, a cui auguro un Ferragosto di cibo buonissimo e mare limpido. Grazie ancora bubs, u gr8 <3

 

* * *

 

 

"Oikawa, da quanto tempo!" cinguettò Tendou, accettando la chiamata al quarto squillo. Tooru si massaggiò le tempie, pronto ad essere aggredito da un rognoso mal di testa. Le poche volte in cui si decideva a chiamare Satori, infatti, Tooru finiva sempre a letto con l'emicrania.
Quel giorno aveva però dovuto fare la fatidica telefonata, perché, come tutti gli anni, non aveva la più pallida idea di cosa regalare a Wakatoshi.
"Ci siamo visti ieri mattina, Satori" mugugnò Oikawa, versandosi il caffè nell'unica tazza pulita che era rimasta.
"Fammi indovinare, non sai cosa regalargli" ridacchiò Tendou dall'altro capo del telefono. Lo strusciare delle gambe di una sedia avvertì Oikawa che Satori si stava sedendo per fare colazione, proprio come lui.
"Già..." borbottò Oikawa, vuotando subito il sacco. Con il tempo, Tooru aveva compreso che il soprannome Guess Monster non era del tutto errato: Tendou Satori sapeva penetrare nella mente di chiunque con un solo sguardo. Per questa sua innata capacità di frugare nella sua testa e per molte altre sue caratteristiche, Oikawa detestava avere a che fare con il rosso.
"Mh, che ne dici di una lavatrice nuova? Quella vecchia è magicamente esplosa..." lo informò Satori, masticando rumorosamente la sua colazione. Tooru era sicuro che stesse ruminando cereali, vista l'allarmante quantità di scatole che Tendou impilava nella dispensa di Wakatoshi.
Oikawa prese un respiro profondo: ci mancava solo la lavatrice.
"Cos'hai combinato?" sospirò, storcendo il naso alle prime avvisaglie del fantomatico mal di testa.
"Non ho combinato proprio nulla. È esplosa da sola, giuro" si difese Satori, buttando giù il miscuglio di latte e cereali che si era creato sul fondo della tazza.

"Vi lascio da soli per un giorno e fate saltare in aria la lavatrice!"
"Toshi non c'entra nulla. Quella bastarda si è suicidata quando ho cercato di lavare il tappeto."
Oikawa emise un sospiro prolungato, alzandosi e trascinandosi verso l'acquaio stracolmo di piatti. Da quando era andato a vivere insieme ai suoi ragazzi, tornava sempre più raramente a casa. Il giorno prima, però, aveva invitato al suo vecchio appartamento Hanamaki, Matsukawa e Iwaizumi per festeggiare la promozione di quest'ultimo a capo manager o una cosa del genere.

"Il tappeto va portato in lavanderia, sottospecie di lucertola" sibilò Oikawa, riempiendosi un bicchiere d'acqua e rovistando nella tasca della vestaglia, alla ricerca di un'aspirina.
"Va bene, errore mio. Insomma, tornando all'emergenza regalo... Che ne dici di un libro sul giardinaggio?" propose il rosso, aggirando il problema della lavatrice.
"Gliel'abbiamo fatto l'anno scorso. Ci serve qualcosa di più... Più... Insomma, qualcosa che gli faccia fare un'espressione diversa dalla solita."
Tendou si lasciò sfuggire un lungo fischio, per poi scoppiare in una risata rauca.
"Lo sai che mi stai chiedendo l'impossibile vero? Toshi non cambia espressione neanche sotto tortura. Ti ricordi quando gli abbiamo cucinato la cena in grembiule e gliel'abbiamo servita praticamente nudi? Lui ha detto 'grazie' con lo stesso tono con cui ci avrebbe ricordato di prendere l'ombrello in una giornata piovosa."
Il suono di ceramica che si infrangeva e un 'cazzo' sussurrato in punta di labbra fece intuire ad Oikawa che Tendou aveva rotto la tazza. Tempo di prendere l'aspirina, rimuginò Tooru, sperando con tutto sé stesso che Satori non avesse spaccato la sua tazza di Star Trek.
"Lo sai com'è fatto! Non è che non gli sia piaciuto il libro... Anzi, l'ha letto in due giorni. Solo che è fisicamente incapace di mostrare le sue emozioni."

Oikawa si scolò il bicchiere d'acqua in un sorso e rimase in silenzio, ad osservare le calamite attaccate al frigorifero. Il suo sguardo si soffermò sulla foto che si erano fatti a Disneyland, l'anno in cui Tendou si era scheggiato i canini cercando di aprire a morsi una bottiglia di birra. Tooru si ritrovò a sorridere come un ebete al ricordo di un mugolante Tendou, in preda al delirio post-anestesia. Ushijima stava giocando una partita importante (d'altronde, tutte le partite lo erano diventate, da quando era entrato in nazionale), dunque Oikawa si era assunto controvoglia l'onere di trascinare Satori dal dentista. Durante il tragitto, Tendou aveva cercato di corromperlo con ogni mezzo possibile, ma Tooru non gli aveva prestato ascolto. Una volta varcata la porta della sala d'attesa, però, Tendou, pallido come un cadavere, gli era svenuto fra le braccia.

'Satori ha paura del dentista' gli aveva spiegato pacatamente Ushijima, una volta tornati a casa. Oikawa era rimasto leggermente alterato dal fatto che né Tendou né Wakatoshi gli avessero mai accennato questo piccolo, fondamentale dettaglio. L'indomani, per farsi perdonare, aveva promesso al rosso che lo avrebbero portato a Disneyland, e così erano andati tutti e tre a farsi pestare i piedi da una miriade di bambini e ad osservare coppiette stringersi sulle montagne russe. Tutto sommato, non era stato così male...

"Terra chiama Tooru."

Oikawa tornò al presente, distogliendo lo sguardo dalla foto che aveva evocato pensieri nostalgici.

"Insomma, che cavolo gli regaliamo quest'anno?" sbottò l'ex capitano dell'Aoba Johsai, incastrandosi il telefono fra l'orecchio e la spalla e cominciando a caricare la lavastoviglie. Satori si fece improvvisamente troppo silenzioso per i suoi gusti.

"Ho un'idea… Ma non so se potrebbe funzionare..." mormorò il rosso, con un filo di voce.

"Spara. Non può essere peggio della volta che tornasti a casa con un cucciolo 'randagio'" sospirò Tooru, infilando i piatti sporchi nell'apposito scomparto.

"Per tua informazione, l'ho trovato solo soletto nel parco..."

Oikawa si lasciò sfuggire uno 'tch' sarcastico. Suddetto cucciolo era un enorme pastore tedesco, che Satori aveva rapito da un'area per cani. Quando l'ex numero cinque era rincasato con la gigantesca bestia, Oikawa si era preso un infarto. Alle urla disperate di Tooru, Ushijima era entrato in salotto per scoprire il motivo di cotanta confusione. La storia del pastore tedesco era finita con una chiamata al legittimo proprietario e una ramanzina da parte di Oikawa, che aveva stabilito una volta per tutte il divieto di portare animali in casa. Satori aveva dedotto con una semplice occhiata che i suoi amati quadrupedi non incontravano la stessa simpatia in Oikawa. Anzi, si sarebbe potuto affermare che quest'ultimo fosse terrorizzato dai cani.

"Va bene..." concluse alla fine Tendou, stendendo un velo pietoso sulla faccenda pelosa.

"Quindi? Quale sarebbe questa tua magnifica idea?" lo incalzò Oikawa, risistemandosi il ponte degli occhiali, in modo che non gli scivolassero dal naso.

 

* * *

 

Ushijima si presentò alle otto e mezza al ristorante. Si era fatto la doccia negli spogliatoi, ma non aveva avuto il tempo di fermarsi a casa, e quindi si era dovuto accontentare della tuta da ginnastica. Oikawa lo avrebbe rimproverato per quell'abbigliamento troppo 'casual', ma Ushijima era così abituato alle costanti frecciatine del suo ragazzo, che ormai esse costituivano un sottofondo quasi rilassante per le sue orecchie. Un Tooru arrabbiato costituiva un Tooru sano, di conseguenza a preoccuparlo non erano tanto i suoi interminabili monologhi, quanto i suoi silenzi.

"Salve" lo salutò una cameriera, sfoggiando un sorriso a trentadue denti.

"Salve" rispose gentilmente Wakatoshi, sondando con lo sguardo il locale alla ricerca dei suoi due fidanzati.

"Ha riservato un tavolo?" chiese la donna, lanciando un'occhiata di sottecchi alla divisa della nazionale e tornando subito a sorridere al cliente.

"Sì."

"Posso chiederle il nome con cui ha riservato il tavolo?"

"Oikawa."

"Perfetto, signor Oikawa, mi segua" aggiunse la cameriera, scorrendo velocemente la lista delle prenotazioni.

Ushijima non la corresse, al contrario, saggiò sulla sua lingua le parole 'signor Oikawa', ripetendole fra sé e sé. Wakatoshi Oikawa non suonava affatto male.

 

Nonostante avessero ormai percorso tutto il ristorante, non c'era traccia di Tendou e Oikawa. Certo, quei due erano sempre in ritardo, ma Ushijima non si spiegava perché avessero insistito tanto sull'orario.

'Otto e mezza precise, non un minuto di più!' lo aveva ammonito Tooru, con il solito tono di voce petulante.

Assorto nei suoi pensieri, l'Asso della nazionale non si era accorto che la cameriera si era fermata in mezzo al corridoio. Fortunatamente, i suoi riflessi funzionavano a meraviglia, e quello che si sarebbe potuto rivelare come uno spiacevole incidente fu evitato grazie ad un movimento fluido, con cui Wakatoshi scartò la giovane donna davanti a sé.

"Il suo tavolo" sorrise la ragazza, inchinandosi prima di lasciarlo definitivamente al suo destino, con la promessa che sarebbe tornata a prendere le loro ordinazioni. Quando se ne fu andata, Ushijima focalizzò lo sguardo sull'uomo seduto al tavolo, e rimase pietrificato sul posto.

"Sei cresciuto così tanto, che per poco non ti riconoscevo."

Wakatoshi non riuscì a connettere il cervello alla bocca, e, prima che potesse fare mente locale, si ritrovò a blaterare dettagli totalmente irrilevanti.

"Ho raggiunto un metro e novantadue l'anno scorso."

Chiunque avrebbe trovato ridicola quell'affermazione, pronunciata con il suo caratteristico tono di voce baritonale. Se Tendou fosse stato lì, sarebbe sicuramente scoppiato a ridere, ma l'uomo seduto al tavolo non lo schernì. D'altronde, Ushijima aveva promesso a suo padre che sarebbe diventato un giocatore grande e forte, capace di cambiare l'esito della partita con una schiacciata. Il difetto che Utsui aveva protetto, il suo essere mancino, si era rivelata la sua arma più potente.

Ushijima si sedette composto, come sempre. I due rimasero in silenzio per un po', a squadrarsi. Quanto tempo era passato dall'ultima volta in cui si erano visti? Anni, ormai. Takeshi Utsui era sempre impegnato all'estero, e Ushijima non si era neanche sognato di rincontrare suo padre per il suo ventisettesimo compleanno. Quella non poteva che essere opera di Tendou e Oikawa.

 

Seduti nell'angolo del ristorante, Tooru e Satori si erano nascosti dietro ai pesanti menù, facendo finta di sfogliare le pagine plastificate mentre i loro occhi indugiavano sul tavolo che avevano riservato per Ushijima e suo padre.

"Secondo te di cosa stanno parlando?" chiese Oikawa, buttando un occhio sulla pagina dei vini. Già che erano al ristorante, non c'era motivo per negarsi un buon rosé.

"Non lo so, ma Toshi ha appena sorriso!" esclamò Tendou, cercando inutilmente di contenere la gioia che quella genuina reazione del loro ragazzo gli aveva appena provocato. Oikawa abbassò il menù, per cogliere quell'insolito, angelico avvenimento. Ushijima sorrideva raramente, e quando lo faceva, ad Oikawa saltava il cuore in gola.

"Uhm… Mi ha visto..." sussultò Tooru, infilando nuovamente il naso nella carta dei vini.

"Sta venendo in questa direzione" lo informò Tendou, conscio che la loro copertura era ormai saltata.

Tooru non fece in tempo a chiedere quale fosse il piano B, che Ushijima si arrestò davanti al loro tavolo, oscurando con la sua imponente statura la luce soffusa delle lampade appese al soffitto.

"Cosa state facendo?" chiese Wakatoshi, spostando lo sguardo da Tendou ad Oikawa e viceversa.

"Tendou pensava che fosse una buona idea rintracciare tuo padre… Figurati che l'abbiamo beccato proprio in una settimana di ferie… Resterà qua in Giappone per un paio di giorni… Quindi… Ecco… Ta-da!" balbettò Tooru, sperando vivamente che quella loro sorpresa non si fosse rivelata un fiasco totale. Ushijima emise un suono gutturale, a metà fra lo scoppio di tosse e il ringhio di un grizzly. Due anni di convivenza avevano insegnato ad Oikawa che quella era nientemeno che la sua risata.

"E' un regalo bellissimo. Grazie" li rassicurò Wakatoshi, prima di riprendere nuovamente la parola.

"Sarebbe ancora più bello, se vi uniste al nostro tavolo."

Tendou ed Oikawa si lanciarono sguardi titubanti.

"Sei sicuro di non voler passare del tempo da solo con tuo padre? È da anni che non vi vedete" intervenne Satori, confuso dalla proposta del suo ex capitano.

"Voglio passare il compleanno con coloro che amo, nessuna eccezione."

Tendou si lasciò sfuggire una risata sguaiata, alzandosi in piedi e pizzicando il braccio del suo statuario ragazzo.

"Sempre il solito romanticone" sorrise Satori, cominciando a canticchiare una delle sue snervanti canzoncine.

Tooru, contrariamente al rosso, rimase combattuto sul da farsi. Non sarebbe risultato strano se si fossero imposti al tavolo di Ushijima? Forse il padre avrebbe voluto sapere di più sul loro conto, e gli avrebbe chiesto quali fossero i loro rapporti con il figlio. Tooru non se la sentiva di mentire... Dopotutto stavano insieme da tempo immemorabile.

"Oikawa, ho appena detto a mio padre che sono gay. Non si è mostrato minimamente turbato" spiegò Ushijima, una volta intuite le preoccupazioni di Tooru. Quest'ultimo si alzò, vinto dagli occhi bruni pieni di gratitudine del suo premuroso ragazzo.
"Beh, speriamo che sia pronto ad un secondo shock" mormorò Tooru, lasciandosi prendere a braccetto da Tendou.

Quello sarebbe stato un compleanno decisamente inusuale, almeno per Takashi Utsui.    

  
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