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Autore: kioccolat    14/08/2017    2 recensioni
Correva per il corridoio dell’ospedale da ormai 10 minuti abbondanti. Aveva il fiatone e sentiva ogni rumore attorno a se ovattato, sentiva il cuore scoppiare, la gola secca, la vista come annebbiata e non riusciva ad elaborare pensieri di senso compiuto per la troppa pressione e preoccupazione che aveva addosso.
Di tanto in tanto, per colpa della veloce corsa, sbatteva su qualcuno, e la persona puntualmente si lamentava. Ma senza fermarsi, Albafica, continuava a correre agitato, spaventato, impaurito.
Era stato chiamato all’improvviso e subito gli si era gelato il sangue a quella notizia, la paura l’aveva assalito e l’ansia si era insidiata in lui.
Naturale.
Raggiunse finalmente il medico, che stava appuntando qualcosa su un blocco, e cercò di parlargli prendendolo, anzi afferrandolo per le braccia. Voleva sapere, chiedere informazioni riguardo l’accaduto. Ma le parole gli morirono in gola… Non sapeva cosa dire, era spaesato, confuso, disorientato. Sperava in una risposta positiva. Ma se fosse sta una negativa? Come avrebbe affrontato la cosa. Lasciò l’altro toccandosi la gola con una mano e iniziò a respirare forte.
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo Personaggio, Pisces Aphrodite, Scorpion Kardia, Un po' tutti, Virgo Asmita
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Aima e Pecorella

Kardia fissava incredulo il vuoto. L’espressione anonima e la mente confusa, la posa abbandonata in avanti e le mani appoggiate sulle gambe. Spostò piano lo sguardo su Degel che, in quel momento, aveva un intervallo di mezz’ora e aveva deciso di ascoltarlo. Lo psichiatra, con aria impassibile, restò in attesa di un suo discorso. Era davvero curioso di com’èra andato quel bizzarro incontro con Hydra, anche se, in realtà, già ne era al corrente. Hydra glielo aveva raccontato a cena la sera prima.
“Non…ci sono riuscito Degel. Ho fallito. Io. “
“Oh no. Che cosa tragica.”
“Non sono riuscito a farmela, né tantomeno a baciarla.”
“Terribile Kardia, terribile.”
“E non l’ho nemmeno toccata in quei punti!”
“Quale catastrofe, amico mio.”
Degel scosse la testa con finto dispiacere –neanche troppo- ma Kardia era troppo intento ad essere sconvolto per accorgersi della presa in giro che l’amico gli stava facendo.
“Ha detto lei che ho un bel nome…ed è una battuta dei maschi! Ha ordinato lei, mi sono confessato io su una storia di anni fa, ed il piano era al contrario e sai cosa?”
“Cosa?”
“E’ stata lei a toccarmi! Mi ha teso immediatamente la mano appena arrivata e mi ha toccato l’avambraccio per consolarmi!”
“Che cose orribili, come si è permessa di fare ciò? Ma sai. Credo di sapere perché ti ha dato immediatamente la mano.”
Kardia guardò con diffidenza l’amico. Uno scambio di virus forse? O era l’iniziazione ad una nuova religione di cui lui non sapeva nulla? Non aveva mai pensato a cose così idiote come una stretta di mano…ma adesso che Degel voleva spiegargli quel gesto così insignificante stava diventando anche curioso.
“Sentiamo.”
“Voleva vedere da quanto eri arrivato, se la tua mano fosse stata fredda, stavi aspettando da molto. Se era calda invece…eri appena arrivato. E mi pare proprio che l’altro giorno era un po’ fresco.”
Improvvisamente il ragazzo dai capelli viola sbiancò. Era arrivato un quarto d’ora prima. Che avrebbe pensato quella li? Che era un disperato e che andava con la prima che incontrava? O che non aveva da far niente di meglio che incontrarsi con una sconosciuta?
“Io…la…la ucc-“
“Eri in anticipo?”
“Ovviamente no! L’ho fatta aspettare! Aspè… ma tu come la sai questa cosa?!”
“Me lo ha confessato mia moglie, soltanto da poco.”
Degel sorrise probabilmente portando alla memoria un lieto ricordo, ma l’espressione se ne andò immediatamente quando  vide la bocca di Kardia spalancata.
“Tu? Sposato? E io non lo sapevo! Con chi? Quando? Perché non me lo hai detto? Ma la fede? Dov’è? Non c’è!”
“Calmati! Calmati! Ognuno sceglie la sua strada! Tu hai scelto di giocare a fare il teenager, ed io ho continuato la mia vita da uomo arrivando ad avere una splendida moglie! Chiarisciti le idee ragazzino!”
Si alzò da dietro la scrivania alterato per la prima volta da quel giorno andando verso la porta ed aprendola. Con uno sguardo raggelante, Degel, fulminò il suo amico.
“Ed ora fuori.”
“Perché non mi hai invitato al matrimonio? Sarei venuto!”
“Proprio per quello non l’ho fatto. Sei cresciuto soltanto all’anagrafe, ma di cervello rimani un quindicenne Kardia, fatti un esame di coscienza, trovati nuovi hobby e quando avrai le idee chiare…forse potrai tornare.”
Ed insomma il povero Kardia fu invitato poco gentilmente ad uscire fuori dallo studio De Rius.
Effettivamente aveva notato che da un po’ di tempo a quella parte i vestiti di Degel erano sempre profumati e ben stirati, per non parlare dei sorrisi di quando si allontanava per parlare al telefono… Ma aveva voluto credere che si fosse trattato di coincidenze. Insomma… si parlava pur sempre di Degel! Chi caspita si sarebbe preso un tipo simile?
Kardia non lo sapeva e, al momento, nemmeno gli interessava.
Camminava con le mani nelle tasche dei jeans mentre guardava distrattamente davanti a se.
Non sapeva dove andare, di tornare a casa non se ne parlava… si sarebbe messo a riflettere su troppe cose; come chi  diavolo fosse la moglie di Degel o sul perché quella maledetta stronza gli avesse detto di no…sicuramente aveva mentito sull’impegno. Non c’èra spiegazione.
Non sapeva con CHI andare, di numeri in rubrica ne aveva ma la maggior parte erano di donne ed i restanti erano di parenti, Shura ed i compagni delle superiori che sinceramente non ricordava nemmeno i volti. Aveva tenuto anche quello di Dohko, sai mai fosse tornato utile in futuro…
Camminò per parecchio tempo e non si rese conto nemmeno lui di quanto ne passò finché, irritato, diede un calcio ad una lattina vuota che trovò davanti a se. Essa andò a sbattere sull’insegna di ciò che lo salvò dalla camminata che stava facendo da circa un’ora. Il Lost Canvas.
Storse un po’ la bocca ripensando all’incontro con Hydra in quello stupido locale, ma perché no? Dopotutto mica ci abitava quella ragazza li. E lui era libero di fare ciò che voleva.
Con un’energica spinta aprì la porta e, per poco, non colpì un ragazzo dai lunghi capelli biondi che stava uscendo in quel momento.
Stranamente l’individuo restò calmo, chiunque avrebbe mandato Kardia a quel paese ma il biondo fece finta di niente e se ne andò per la sua strada.
Meglio così. Si guardò intorno per scegliere un tavolo decente, lontano possibilmente da troppi mocciosi rumorosi o da troppe ragazzine che parlavano d’amore. Voleva starsene in santa pace. Senza pensare a niente. Ordinare qualcosa di dolce ed affogare la rabbia in ciò che avrebbe preso. Niente glielo avrebbe impedito!
“Aima. Da quanto tempo.”
I nervi di Kardia cominciarono a frullare quando una mano gli si poggiò piano sulla spalla. Solo una persona si ostinava a chiamarlo sempre per cognome, cosa che non sopportava e non aveva mai sopportato. Mantenere le distanze andava bene. Ma in quel modo era troppo. Troppo! Mannaggia a lui e quando era andato al Lost Canvas!
“Mu, che bello incontrarti qui.”
“La tua espressione mi fa capire che, come sempre, ce l’hai col mondo.”
“Non ce l’ho col mondo!”
“Cosa posso offrirti?”
“Niente me ne stavo andando.”
“Va bene. Ci si vede.”
Poco dopo i due erano seduti, uno davanti all’altro a guardarsi. Mu aveva un’espressione serena e rilassata, nemmeno fosse uscito da tre  sedute di zen filate, mentre Kardia lo guardava con lo sguardo più assassino di cui era capace.
“Dunque non ci vediamo dal quarto anno di superiori, eh Mu?”
“Beh si Aima, ti bocciarono…”
“Non ricordarmelo sempre!”
“Non pensavo te ne fossi scordato. Perdonami.”
 
***
Come diavolo facesse la professoressa ad estrarre perfettamente sempre loro due vicini, sempre loro due al centro in seconda fila, Kardia, davvero non lo sapeva.
Non che gli avesse mai causato un problema. Durante le verifiche, avere Mu come compagno di banco, era perfetto per copiare.
“Se copi sempre da me durante gli scritti finirai per fare brutta figura agli orali.”
“Basta che vado bene in uno, e degli altri se ne fregheranno! Vedrai pecorella!”
“Non chiamarmi pecorella.”
“Ma sull’astuccio hai una pecora.”
“Me l’ha regalato il mio fratellino. Ti prego di non prenderlo in giro, Aima.”
La “pecorella” non opponeva nemmeno resistenza e, se serviva qualche centesimo per le macchinette, era sempre disposto a prestare qualche spicciolo…senza poi ricordarsi di riceverlo addietro. Grande vantaggio per Kardia.
“Senti ma…forse mi sono dimenticato di qualcosa?”
“Si, devi andare volontario a storia. Lo avevi promesso la settimana scorsa. Tanto…hai studiato vero?”
“Certo! Ne dubitavi?! Che modi…”
Altro lato fondamentale della loro ‘convivenza scolastica’ erano stati i libri. Anche se il bel giovane dai capelli lillà era davvero uno studente modello, si dimenticava ogni santo giorno di cambiare lo zaino. Fortunatamente l’unica realtà oggettiva che faceva Kardia per far vedere alla madre che a scuola ci andava  a far qualcosa invece che bighellonare solamente era cambiare lo zaino…
“Perché stai piangendo Pecora? Siamo in quarta superiore.”
“Non sto piangendo. Ho l’allergia.”
“A Dicembre?”
“Si, sono allergico a te e…ho scordato i libri sniff…”
“Mi fai pena pecora…dai puoi guardare sul mio.”
“Ma…e tu?”
“Pfff….Secondo te avrei veramente seguito?!”
Quando Kardia venne bocciato, in quarto superiore, per il numero delle troppe assenze, probabilmente  nel banco di entrambi, si aprì un vuoto che lo studente successivo, non riuscì a riempire. Niente sarebbe più stato uguale. Né per Mu, né per Kardia.
Ma nessuno dei due lo avrebbe mai ammesso. Non divennero mai amici, ma soltanto Aima e pecora.
***
 
“Perché sei al Lost Canvas, Pecorella?”
“Oggi è il primo giorno di lavoro di Kiki. Voglio vedere come se la cava… E’ stato davvero fortunato a trovare un impiego così in fretta, a soli diciotto anni. Avrei preferito seguisse le mie orme e lavorasse con me, in negozio. Ma deve scegliere da solo la direzione da seguire.”
Mu guardò la cucina dove Kiki era entrato da poco. Si sentiva orgoglioso di suo fratello. Gli sembrava soltanto il giorno prima che lo accompagnava al parco giochi e invece adesso era li, a lavorare, sotto i suoi occhi.
Quasi commosso, sospirò per poi guardare di nuovo Kardia.
“Assumono gente giovane, eh Aima?”
“Già, forse sfruttano e sottopagano ed è per questo che solo i ragazzini accettano. Povera piccola gioventù, illusa dal futuro.”
“Cos’è che ti va storto. Hai debiti? Problemi in famiglia? Problemi di cuore? Problemi a scuola?”
“Non ho niente!”
Con un bellissimo grembiule nero sopra un’elegante camicia bianca, Kiki fece il suo debutto da cameriere dirigendosi con passo elegante verso il tavolo di Kardia e Mu.
Regulus aveva sicuramente più esperienza come cameriere, ma in quel momento lo stava guardando serio e davvero affascinato facendo commenti, positivi, sottovoce sulla camminata e lo stile. Finché non ricevette una sventola in testa dal capo, segno che doveva tornarsene al lavoro.
“Cosa posso portarvi?”
“Ma guarda tu se non è Kiki! Ti ricordi di me?”
“Come potrei scordarmi? Quando sei venuto a casa nostra mi hai tirato il sale negli occhi.”
--CIK—Il rumore di uno scatto fotografico interruppe il piccolo battibecco fra Kardia e Kiki. Mu aveva appena immortalato l’esordio di suo fratello. Anche se farlo mentre litigava con un cliente non era stava una gran bella idea.
“Un frullato alla fragola, cameriere.”
“Io vorrei una coca cola, frat- cameriere.”
Il ragazzo dai lunghi capelli arancioni appuntò tutto sul proprio blocchetto e, dopo aver sorriso lievemente tornò in cucina.
“Crescono così in fretta…”          
“Mah, tutti uguali…”
“Hai incontrato qualcuno di recente vero Aima?”
Kardia si girò verso Mu con un’espressione omicida. Perché tutti riuscivano a scannerizzare lui, e lui non riusciva a capire nessuno?
Una brutta dote di quella pecoraccia era sempre  stata che, quando il compagno di banco era di brutto umore, riusciva a fargli sputare in un modo o nell’altro cosa avesse. E la maggior parte delle volte ci riusciva stando in silenzio. Facendo l’offeso.
Adesso non erano più a scuola, ma Aima sapeva benissimo che, anche se avrebbe cercato di resistere in qualche modo, dopo poco sarebbe crollato…
Perché doveva avere tutti amici con un carattere del genere? Ovviamente Degel, essendo uno psichiatra, era molto peggio… ma questa era un’altra storia.
“Già. Una ragazza. All’inizio credevo fosse simpatica ma ora sinceramente….insomma ogni giorno che passa…mi diventa più insopportabile. E l’ho incontrata solo ieri!”
“Ah capisco…”
Mu annuì con la testa sorridendo lievemente. Dopo un’occhiata piena di stupore al suo interlocutore sospirò e tornò a guardare la cucina.
“Anche mio fratello ha passato un periodo del genere sai?”
“Davvero? E come ha risolto?”
“Ti racconterò tutto. Ha incontrato questa bella ragazza e me ne ha parlato. Poi ha cominciato a dirmi, e dirsi, - La odio! Non la sopporto! Non voglio vederla, la sua presenza mi irrita!- e sai com’è finita?”
“Beh no…come?”
“Che adesso sono felicemente fidanzati.”
Kardia si alzò dal tavolo con la mano a pugno pronto per sferrarlo in faccia a Mu. Il gesto fu fermato- o rimandato- dall’arrivo degli ordini. Il giovane cameriere dai capelli arancioni si congedò dopo aver scosso la tessa in segno di compassione.
“Aima…non farti riconoscere sempre da tutti. Non è educato.”
“Io non sono innamorato! Non lo sono mai stato e non lo sarò mai!”
“Ma…non ti piaceva la professoressa di storia?”
“Pecora maledetta! Taci e mangia! Paghi tu, anche il mio, e se provi a fare storie peggio per te!”
“Certo, certo…dai. Dimmi qualcosa sono curioso di questa lei che ti ha affascinato.”
Indispettito dalle parole di Mu, il ragazzo dai capelli viola prese in malo modo il suo frullato iniziando a berlo e guardando fuori biascicò qualcosa, sempre continuando a bere.
“Insegna catechismo. Tu pensa che razza di passate-“
“Oh!”
“Cosa?”
“Anche io insegno catechismo.”
A Kardia caddero le braccia. Ora che ci pensava, Hydra, gli aveva accennato che aveva un amico che pensava soltanto al lavoro…e se fosse stata proprio la pecoraccia?
Sarebbe tornato tutto. La conoscenza a catechismo, i caratteri docili di entrambi, la curiosità della pecora….anzi! Forse lei si era confidata alla pecora sul loro incontro, e Mu, avendo calcolato tutto, aveva seguito Kardia proprio per dirgli di lasciarla stare? In pratica aveva intuito il ‘piano quindici’?
Doveva fare la prova del nove! Ciò che gli avrebbe permesso di capire se effettivamente il suo ex compagno di banco fosse la persona misteriosa.
“Pecora…”
“Dimmi.”
”A te…piace lavorare?”
Mu alzò un sopracciglio schiudendo leggermente la bocca. Da uno come Kardia non si aspettava di certo quella domanda. Poi cosa centrasse col catechismo…non lo sapeva, ma che Aima fosse strano lo aveva costatato fin dai tempi delle superiori.
“Beh il mio compenso è alto, il lavoro che faccio è gratificante quindi non posso lamentarmi.”
Kardia finì in fretta il frullato per poi alzarsi dal tavolo con fare indignato e stizzito. Lo sguardo che lanciò alla ‘pecora’ fu fin troppo raggelante per i gusti del povero Mu. Cos’aveva mai fatto di male lui? Possibile che in quegli anni passati Aima fosse diventato peggio di un bullo di quartiere?
“Non riuscirai a farmi cambiare idea. Ormai ho deciso che il quattordici spetta a lei, non c’è nient’atro. Chiaro?”
“Quattordici?”
L’incontro avuto con Mu servì molto a Kardia. Servì a farlo riflettere sull’incontro avuto con Hydra e sul perché non avesse sentito nessun bisogno di portarsela a letto.
Arrivò a pensare fino all’ipotesi di essere gay, ma la scansò immediatamente quando, all’immaginarsi con un uomo, vomitò il frullato su un palo della luce.
Com’èrano difficili le donne… dopo aver pensato per un po’ finì a pensare soltanto una cosa. Come nei migliori film d’horror e di polizia (non thriller eh, perché non aveva ancora cercato di capire cos’èrano), doveva rivedere quella ragazza. Saperne di più. Prese velocemente il cellulare dalla tasca, digitò il messaggio e…
“Cazzo! Non ho il suo numero!”
 
Degel uscì dallo studio facendo fare due scatti alla chiave, come sempre. Ormai sera, aveva finito la sua lunga giornata di lavoro ed era pronto a tornare a casa.
Mise la chiave in tasca, si aggiustò elegantemente gli occhiali, e appena si girò per andare verso la sua macchina… venne assalito! Sbarrò gli occhi spaventato. Volevano derubarlo per caso?!
Era stato preso con forza alle braccia, l’assalitore era alto quanto lui, anzi un poco più e, appena lo guardò in volto, notò l’espressione arrabbiata e inviperita.
“E’ uno strano modo di salutare, Kardia. Hai finalmente deciso di seguire una terapia a lunga durata?”
“Dammi il numero.”
“Delle sedute che dovremmo fare?”
“Di tua cugina.”
Lo psichiatra chiuse piano gli occhi sorridendo malignamente.
Degel 1 – Kardia 0.



AIMA, il cognome di Kardia, dal Greco significa sangue.

ANGOLO KIOCCOLAT:  Salve a tutte/i! Spero sarete arrivati a leggere fin qui!
Ma ohohohohoho! A quanto pare il piano di Degel sta funzionando! Abbiamo incontrato anche Mu in questo capitolo ed abbiamo scoperto una cosina interessante sul suo passato e su quello di Kardia! Ve lo sareste mai aspettati che questi due bei ragazzi, così diversi, andassero così d’accordo (?) …più o meno. Ce li vedete a scuola insieme? Fatemi sapere mi raccomando! Ci tengo!
Se vi è piaciuto, spero di si, aspetto qualche vostro giudizio e…al prossimo capitolo!
   
 
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