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Autore: iamnotgoodwithnames    15/08/2017    1 recensioni
"Al cuore non si comanda, non c’ha mai creduto ai modi di dire, non li ha mai voluti prendere neppure in considerazione, assurde frasi dette, ripetute così tante volte, da così tante bocche diverse, da perdere significato; da diventare banali cliché.
Eppure, alla fine, c’è rimasto incastrato anche lui in uno stupido cliché.
Al cuore non si comanda, si ripete, cercando di perdersi nel buglio di sogni che non sono mai piacevoli, cercando di dimenticare che, suo malgrado, la sua intera vita, per colpa di due iridi d’un pungente azzurro cielo, è diventata un banalissimo, insopportabile, cliché."
[Theo x Liam][Introspettiva][Slow Build][Spoiler!6A][Slice Of Life][Missing Moments][OC][OFC x Greenberg / Mason x Corey]
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Corey, Liam, Liam Dunbar, Mason, Nuovo personaggio, Theo Raeken
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Moonbeams Bonds'
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~ Chapter Two : Follow The Unknown ~

 
 


Lo ha osservato per giorni, ogni volta che i suoi occhi curiosi si sono soffermati a seguire il profilo spigoloso dell’auto parcheggiata lì, tra i bidoni della spazzatura, al ciglio di quella strada che è solita percorrere.

Lo ha notato restare lì, sempre lì, giorno dopo giorno, quando passa è lì che lo trova, poggiato contro il cofano della vettura a fissare il cielo ed è quasi certa che lui non se ne sia mai accorto, che non l’abbia mai vista, una presenza inosservata, e si è chiesta, spesso, per quale motivo sia così solo quel volto puntato contro le nuvole e se lo è chiesta così tante volte che, alla fine, ha ceduto alla curiosità e gli si è avvicinata; seguendo l’istinto.

Non è riuscita a scoprirne il nome, ma il suono della voce quello le è sembrato così stanco da convincerla che non sbagliava, quando credeva che quel giovane solitario fosse un’anima sola tormentata dall’isolamento; un emarginato.
Sarà stato l’istinto, l’intuito, ma qualcosa dopo quel giorno le ha suggerito di avvicinarglisi ancora di più, conoscerlo, forse aiutarlo.
Infondo è questo il suo più grande difetto, il suo più grande pregio, glielo ricorda spesso suo fratello : tutta questa curiosità, un giorno, finirà col ferirti.
Eppure Esmeralda non riesce ad ignorare, guardare e passare oltre, l’indifferenza non è mai stata sua dote.
E questa volta, ne è sicura, la curiosità non la porterà a nulla di male.
Questa volta, ne è certa, l’istinto la guiderà alla positività e poi, sua nonna, se ora potesse vederla, sarebbe fiera di lei; aiutare il prossimo è sempre stato lo scopo ultimo della sua vita.

Ed è certa, mentre svolta a destra, proseguendo frizzante sin verso la vettura, che quel ragazzo di gentilezza ne ha bisogno; un muto grido di aiuto che, ne è sicura, è tormento di un’anima che chiede solo pace.
È già pronta a picchiettare al finestrino quando la nota una donna in divisa, i cappelli nascosti sotto al cappello da poliziotta, la sente dirgli di andarsene; che li non può restare e lo vede annuire soltanto scendendo dall’auto spostandosi al sedile del guidatore.
Non aspetta neppure che l’agente se ne vada, mette in moto ed ingrana la retromarcia.
Istintiva Esmeralda affretta il passo, inseguendo un auto che procede ancora, fortunatamente, troppo lenta per essere persa.


“aspetta – urla, gettando il braccio libero dalla busta in aria, agitandolo come bandiera – fermati Mike”


Forse l’ha sentita, forse l’ha vista, forse quel nome è giusto, non lo sa con esattezza Esme, ma le ruote stridono appena tra l’asfalto e si affretta, rapida, a raggiungere quella vettura ferma sul ciglio della strada


“conosco un posto – dice soltanto, poggiando le mani al bordo del finestrino chiuso – in cui puoi stare, nessuno ti verrà a disturbare”


Suo fratello, ne è ben consapevole la giovane, non apprezzerà eppure non ci riesce ad ignorarla, quella che sente come una silenziosa richiesta di aiuto, non ci riesce a pensare che sia meglio fingere indifferenza, passare oltre non curante.
Non lo conosce, non sa nulla, neppure il suo nome, ma sa che non ha nessuno, non una casa, non un amico, e questo è quanto le basta per decidere che vale la pena aiutarlo; perché nessuno merita di essere solo al mondo.


“fidati – sorride, sperando di riuscire a conquistare la fiducia di quell’estraneo – è qui vicino, puoi lasciare la macchina lì, non te la porteranno via e la polizia non verrà a disturbarti, credimi”


Lo vede titubare, guardandola con quegli occhi di cieli estivi, solo sospetti e incertezze ad animarli, ma lo sente espirare via l’orgoglio.
Il finestrino scivola sotto le mani di Esme, nascondendosi tra le lamine dello sportello


“ti ci posso accompagnare – inspira, poggiando le dita attorno al bordo scoperto – se vuoi”


È lieve, appena percepibile, l’annuire del giovane che si sporge cauto, aprendo lo sportello del passeggero in un muto invito ad entrare e sorride, solare, Esmeralda sedendosi veloce


“prosegui dritto per questa strada – indica allungando l’indice – poi, allo stop infondo, gira a sinistra”


Un istante, un battito di ciglia, il tempo che impiega Theo a decidere, a schiacciare l’acceleratore e partire diretto ovunque lei gli stia dicendo di andare, diretto verso l’ignoto, diretto verso la speranza di meritata gentilezza; malgrado tutto.
Gli mostra la via da percorre Esme, metro dopo metro, senza dirgli in che posto si stiano dirigendo, senza spiegare, aggiungere altro; mostrandogli solo la strada da fare e nulla più chiamandolo Mike di tanto in tanto.
E vorrebbe dirglielo, chiederglielo, Theo per quale motivo lo stia chiamando con un nome che non è suo, ma continua a tacere stringendo il volante nell’incertezza di un’ignota meta.


“ecco – esclama poi, d’un tratto, Esme – siamo arrivati, puoi parcheggiare dove vuoi”


Non crede di averla mai vista la piazzola di terriccio al confine di Beacon Hills, la riserva alle spalle e quattro roulotte, bianco sporche, posteggiategli di fronte ed altrettante auto, di forme, marche e qualità diverse.
Si domanda in quanti ci vivano lì e se anche lei abiti con loro o se sia solo a conoscenza di quel posto che Theo, nei suoi anni a Beacon Hills, non ha mai notato prima.

Un uomo, forse quarantenne, barba scura incolta ed una maglietta panna sgualcita, sporca d’olio nero di motore, un cipiglio scostante, diffidente, a plasmargli il volto, le spesse sopracciglia a rendere ancora più cupo lo sguardo, avanza verso di loro, passi rigidi, seguito come ombre minacciose da iridi canine pronte ad azzannare


“cine e tipul ăsta?”  (*chi è questo tipo?)


Grida, in una lingua che Theo stenta a riconoscere, che non ha mai sentito, ma è certo, da quell’indice puntato contro, dal ringhiare dei cani, che si stia riferendo a lui ed Esme inspira, scuotendo il capo soffiando parole dal suono agro dolce


“este nevoie de un loc de cazare” (*ha bisogno di un posto dove stare)


L’uomo la guarda, le labbra piegate in una smorfia di aspra disapprovazione, si avvicina a passo ferrato portandosele di fronte, sfilandole la busta dalle mani, uno dei cani le si ferma dinnanzi; in attesa


“el nu poate sta aici” (* non può restare qui)


Tuona perentorio, incrociando le braccia all’addome, analizzando inquisitorio la figura di Theo


“stii cine?” (*sai chi è?)


Esmeralda inspira, socchiudendo appena gli occhi, infossandosi nella spalle, chinando lo sguardo al suolo, carezzando dolcemente il manto scuro del pastore tedesco ai suoi piedi 


“nu într-adevăr (*non proprio) – sussurra, sollevando con fermezza la nuca - dar el este doar, și bunicul spune că oamenii ar trebui să ajute întotdeauna” (*ma è solo ed la nonna diceva sempre che bisogna aiutare le persone)


Sospira l’uomo, scuotendo il capo contrariato, volgendo le spalle alla giovane che trattiene il fiato, uno sguardo in tralice, fugace, di incomprensibile bontà rivolto a Theo che non comprende, non capisce, una gentilezza che gli è ancora oscura; persino più delle parole che quelle labbra carnose hanno pronunciato poco prima.
Sente ancora il peso di iridi canine su di sé, probabilmente, ci riflette Theo, sentono che c’è qualcosa di diverso nell’odore della sua pelle, probabilmente hanno compreso che d’umano in lui vi è rimasto solo l’aspetto


“non preoccuparti – sorride cordiale Esme, continuando a carezzare il cane – è un po’ burbero, ma ti permetterà di restare quanto vorrai”


S’infossa nelle spalle Theo, dicendosi che infondo non resterà molto, magari una notte, forse due, il tempo necessario per poter riposare indisturbato e poi se ne andrà, troverà un nuovo posto, uno diverso; magari persino fuori, lontano, da Beacon Hills.


“ma devo presentarti a loro – esclama poi la castana, drizzando la schiena – ufficialmente, è così che facciamo, un segno di rispetto”


Spiega sbrigativa e gli indica, con un cenno fugace del capo, tutti quegli occhi puntati addosso e Theo si chiede quando sono arrivati e come è riuscito a non accorgersene?
Lì guarda, uno ad uno, età diverse, sguardi differenti, una moltitudine di generazioni è riversa dinnanzi a lui, due bambini corrono in cerchio, la sua auto sembra essere decisamente più interessante per loro, i componenti più giovani sembrano, invece, studiarlo in attesa ed Esmeralda alla sua destra allunga il braccio in sua direzione; sfiorandogli appena il busto


“el este (*lui è) – si ferma, aggrottando le sopracciglia pensierosa – Mike el are nevoie…" (*lui ha bisogno)

“Theo”


È un sussurro, appena mormorato, quanto basta per essere udito da Esme che sorride lieve, annuendo spensierata


“el este Theo – si corregge rapida, lasciando ricadere il braccio lungo il fianco – are nevoie de un loc unde să stea, el nu ne va da probleme, el va fi singur pentru un timp, am granatirò pentru el” (*ha bisogno di un posto in cui stare, non vi darà problemi, è solo per un po’, garantisco io per lui)


C’è fermezza in quelle parole che Theo non comprende, c’è sicurezza nel tono della voce e la pelle della giovane odora appena di timore, giustificato dagli sguardi scettici che riceve in risposta dai presenti


“trebuie să vorbim”  (*dobbiamo parlare)


Interviene, suono aspro, duro, la voce di un ragazzo, forse non troppo più giovane di loro, le braccia possenti delineate dall’aderente canottiera, d’un intenso verde militare


“doar noi”  (*solo noi)


Aggiunge un giovane, simile al precedente in aspetto ed atteggiamento, fissando le scure iridi al volto di Theo che può sentirlo, in quel preciso istante, chiaro, nitido, l’odore del sospetto, della diffidenza.
Esmeralda inspira, annuendo debolmente, puntando l’indice alla penultima roulotte, macchiata di terriccio e vecchie piogge


“quella è la mia – dice soltanto, sorridendogli gentile – puoi aspettarmi lì, se vuoi, è più comoda di un auto”


E, forse, Theo deve darle ragione.
Forse lo fa perché, ne è consapevole, lì non è il benvenuto, non ora, e probabilmente l’unica cosa che gli resta da fare è seguire il consiglio di quella giovane e lasciare che i bambini continuino ad arrampicarsi sul suo pick-up.
Le rivolge un tiepido cenno del capo prima di volgergli le spalle ed assecondare la gentilezza offertagli, lasciandosi dietro un chiacchiericcio che ha assunto già sfumature animate dal dubbio e dal rimprovero.


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Siccome l'interattiva è in fase di scrittura ed avevo già pronto questo piccolo capitolo ho pensato di aggiornare velocemente.
La foto di "copertina" è un esperimento, provvisorio forse.
Inoltre per chiunque sia interessato ho fatto chiarezza sulla trama, in generale, e sulla sottotrama e sono arrivata ad una conclusione; ho deciso la ship (per così dire) da mandare avanti (anche se non sarà una grande sopresa)
Spero che il capitolo vi sia paciuto e che vogliate continuare a leggere.
Grazie a tutti coloro che aggiungo tra le preferite/ricordate/seguite.
Grazie ai silenziosi lettori.
Grazie a tutti, 

alla prossima. 

*1 = la lingua che ho usato è il rumeno, se ci sono grossolani errori è perché ho usato un traduttore online; nel caso scusatemi ma rientrava nel personaggio. 
   
 
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