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Autore: Domenico De Ferraro    15/08/2017    0 recensioni
Poesia in versi liberi
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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Freestyle di Ferragosto Ho sempre pensato che in questo mondo ci sono tante cose che possono cambiare, ideali, fantasie, colori, modi di comprendere come va' la vita di come si guida in un paese straniero , ammirare la gente a passeggio, mangiare un gelato credere d’essere vivi ,credere di poter costruire una famiglia, un amore che vale tanto oro quanto pesa . Scritti divulgativi di sinistra che rendono incerta la politica il mezzo, il sostentamento, momenti illogici che si sommano all’attimo , alla forma che prende corpo nel bicchiere colmo di vino bevuto nel locale della strada frequentata da tutti i ragazzi del paese ,quelli neri ,quelli bianchi , quelli che non sanno cosa sarà domani cosa dovranno affrontare crescendo , melodie che ti rendono migliore il proprio orgoglio che rifluiscono in se stessi, ed io ho cercato un posto migliore per vivere in pace con me stesso, con questa sorte , con questo faccia. Mi muovo nell'orbita dell'idiozia, aziono il cervello poi via verso conclusioni affrettate , epigoni surreali, sortilegi che sono una metodologia di una alchimia filosofica che funge da deterrente per conquistare un posto al comune e mi riprometto di varcare il cancello della cretinaggine , ne sparo di cazzate le compongo una ad una li raccolgo per strada li carico sopra il mio carro, le porto dentro la mia coscienza che scivola tra gli altri e non so come dire ti amo quando troverò l’occasione per essere me stesso di scrivere altre strozzare per un gruppo d’imbecilli come me, così torno indietro a quand'ero giovane in manica di camicia con una storia da raccontare da dare a qualcuno in cambio di un sorriso. Ho fatto la mia parte, ho cercato di copiare i migliori quelli che contano ,che sono i giganti della letteratura , sono giunto qui dal mare , nuotando, forse ridendo, bruciando molte calorie travestito da marinaio ,da inglese, da mercante vendo tappeti, vendo collanine sulla spiaggia bagnata dal mare che risorge, genera mostri e paure antiche, chete acqua del mare che mi bagna i piedi le mani e vedo oltre questo orizzonte la mia terra la mia isola felice dove son nato, là dentro una conchiglia dentro la bocca di una balena ,ho navigato tanto , chiuso in una bottiglia sono uscito fuori all’improvviso come un folle genio ho sorpreso tutti con la mia stupidaggine , ogni attimo, ogni dilemma e tiro a campare per lo più a spiegarmi, qui in maniche di camicia il perché sorvegliare un branco i porci una scrofa che mangia pannocchie una storia incredibile che mi ha reso partecipe di questo viaggio intrapreso. Forse posso riuscire a cambiare me stesso a credere che sarebbe bello se tutto quello che vedo e forse un lunga storia un dialogo con gli altri con la natura circostante con quello che fluisce nella propria coscienza e mi porta via con l’acqua, con le onde con la musica che risuona nell'orecchie e ti ammalia ti preme ti accarezza ti rende più scemo di ieri. Come rendere migliore questa vita, questo andare controcorrente questo cercare per utopie fantastiche un viaggio che conduce fin dove ci sono tante stelle, dove sarò l'immagine riflessa di una visione in un firmamento, una piccola stella sopra questo vasto mare di memorie. E muovo i mei passi nel silenzio della sera nei racconti dei vecchi marinai nell’aria che rende ogni cosa tenebrosa nel buio dell’anima ove sboccia questo fiore crudele pieno di spine si intreccia alla mia vita ,cresce sale verso le nubi mi porta lontano lassù dove abitavano gli dei, dove l’orco custodisce la bella gallina dalle uova d’oro ,dove jack conobbe la sorte di essere il salvatore della sua nazione, là dove il cielo e vasto dove si può vedere la terra, ed altri luoghi dove gli angeli volano verso il tramonto, ed io farò finta che sono morto che tutto quello che provo e un momento antropologico di una canzone che impazza nell'etere che viene cantata da vecchie matrone ,da asini con orecchie pelose di passaggio su questa terra ballerina dove si danza mattina e sera, sotto le stelle stretti nell’attimo che giunge come un fiotto di sperma che sale in gola fino al cervello , ti rivela la meraviglia dell’amore mai giunto, mai partorito in questo caldo abbraccio, scivola la morte accanto giorni crudeli che ti rendono duro t’aspettano ti chiamano per nome un ritmo travolgente, in mezzo alla gente un cane salterino con la lingua di fuori a quattro zampe abbia al mondo, abbaia alla luna e passa il mio tempo tra mille interrogativi in mille domande che dormono sul mio seno ,senza senso, senza una giusta causa in questo universo di rime che fluisco incosciente in ciò che sono. Potrei essere felici potrei essere un delfino, una cicala in questo paradiso potrei volare dove volano gli uccelli dove danzano i vecchi, dove la morte se la ride dietro alle spalle del cieco. Mi trascino per luoghi ignoti per mari placidi, dove un isola galleggia ,dove una barca rema, dove nazioni e nazioni sono vicine alla morte nel silenzio di un linguaggio incompreso. Me ne volesse ire a durmí, riposarmi , lasciarmi andare da chisto male che rosica l’anima, che non mi da pace che cerca di trascinarmi con lui oltre ogni logica in un linguaggio ontologico incomprensibile che risuona nella mente come un canto nomade come una litania , lontano come tanto tempo fa attraversare luoghi magnifici, correre attraversare le menti dentro cuori solitari, dentro questo enigma a cavallo di chimere in metriche che si dischiudono in una nuova realtà in una nuova visione di un vivere poetico. Tutto lecito mentre il cuore batte nel silenzio del tramonto in un sentimento ritmico ignaro di ciò che sarà domani, tra spiagge e stelle verso l’isola che non c'è.
   
 
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