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Autore: Fe_    15/08/2017    5 recensioni
[Storia sospesa]
I semidei erano stati scoperti.
Troppo potenti per essere davvero sterminati, gli umani avevano iniziato a temerli, confinandoli prima in aree limitate e, una volta capito che segregarli in distretti fomentava ribellioni ed insurrezioni, relegandoli con muri di vetro all'interno della società.
Il marchio del semidio partiva dalle scuole, scuole speciali per giovani di esclusiva discendenza divina, veniva posto nei documenti e continuava nel lavoro, nella vita privata persino: nessun umano sano di mente avrebbe sposato un semidio.
Poi erano iniziate le battaglie: ogni anno, una classe delle scuole esclusivamente semidivine non veniva semplicemente portata in gita, ma sorteggiata per una gara all'ultimo sangue per divertire la popolazione, esorcizzando lo spettro di un terrore che lo stesso governo provoca.
Uno solo è il vincitore della Battle Divine, ma riuscirà a sopportare il peso di dover uccidere i suoi simili, i suoi compagni di classe ed amici?
Fanfiction interattiva: Iscrizioni chiuse
Genere: Avventura, Dark, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Mostri, Nuova generazione di Semidei, Semidei Fanfiction Interattive
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Battle Divine
Peace and War (on planet Earth)


➊ Milo- Mattino
6.06 am, 13 maggio 2xx7, Dintorni della scuola


ilo correva.
Non per salvarsi la vita o spegnerne un'altra, ma solo perché il sole stava sorgendo dopo quella notte buia e lui lo salutava in questo modo. Una volta lo faceva con padre, insieme ai loro bei cani, poi aveva continuato solo una volta raggiunta la prigione per semidei, ed infine aveva trovato un'amica che corresse con lui.
Ma quell'amica, la sua sorellastra, era scomparsa nelle tenebre prima dell'alba e lui aveva ripreso il suo rituale da solo.
Non era male, dopotutto, la scuola sembrava deserta ma un giro di ricognizione non gli era sembrato una brutta idea. Marie aveva scambiato volentieri lo stocco da lei trovato, inservibile nelle sue mani innocenti, per i fiammiferi di lui.
Fuori dalle porte l'aria era frizzantina, Eos si stava trascinando nelle ultime fatiche prima di lasciare il posto al divino Apollo che avrebbe portato il carro del sole per tutto il cielo. Gli scattanti occhi scuri seguirono il vento muovere alcune foglie, appena un alito lieve per disturbare l'immobilità.
Sarebbe stato un piccolo paradiso, se non fosse stato per quei giochi. Un figlio di Afrodite semplice qual era lui lo avrebbe saputo apprezzare, un ritrovo pacifico per fare pic-nic ed andare a pesca.
Era certo ci fosse un fiume, da qualche parte, perché parte della sua dotazione era una borraccia purificatrice vuota, a che altro avrebbe potuto servire? Scosse piano la testa.
Non doveva pensare a quello, non all'esterno delle mura, facile preda dei compagni che non volevano rispettare la tregua. Ed infatti un lieve tossicchio rivelò la presenza di un altro umano. Un semidio, un ragazzo a giudicare dal tono basso della voce.
D'istinto portò la mano al manico dello stocco, che non era proprio la sua arma prediletta ma meglio di nulla; non lo estraette, però: se lo sconosciuto si era annunciato, attirando la sua attenzione, era probabilmente perché non voleva ucciderlo. No?
Si voltò con lentezza, sfoderando tutto il fascino che possedeva, rendendo probabilmente fiera sua madre da qualche parte nel mondo. Ma, vedendo chi aveva davanti, solo una notevole dose di autocontrollo gli aveva impedito di inorridire.
Davanti a lui c'era Pride e, nonostante gli anni in cui erano stati compagni di classe, l'orribile cicatrice che gli deturpava il volto ancora lo scuoteva. Per il resto non era un brutto ragazzo, quale spreco!
Eppure sapeva che non era quello il suo punto debole. Lo percepiva, grazie al potere di sua madre, non lontano. Anzi, la percepiva, non lontana
-Fallen. Dov'è la mia adorata sorellastra?- chiese, senza perdere il sorriso.
Dove andava lui, certo lei lo seguiva, pronta a coprirgli le spalle. E allo stesso tempo, sapeva che non lo avrebbe ferito, non con la cara Luce così vicina.
-Mi ha dato retta, per una volta, e mi ha fatto andare per primo.- rispose, con quel suo tono basso e roco. Lucrèce lo definiva sexy, ma Milo era di tutt'altro parere.
-Certo, certo. La forza deve proteggere la dolcezza e via dicendo. Cosa ci trovi di dolce e da proteggere, poi, lo sai solo tu.- forse non tutti avrebbero avuto il sangue freddo da scherzare-prendere in giro!- quasi due metri di figlio di Ares con una cicatrice sul viso, ma lui non era affatto preoccupato.
Non era pericoloso come avrebbe potuto sembrare, e aveva un debole per i bei figli di Afrodite. Beh, figlie, ma non era importante.
Grugnì qualcosa in risposta, irritato, poi fece un vago gesto con la mano. Non l'aveva notata, prima, si chiedeva come fosse possibile perché accanto a lui, con l'asta che toccava terra e la brillante punta di bronzo celeste, reggeva una lancia. La cosa che più lo sorprese, tuttavia, fu che doveva essere la sua lancia: completamente in metallo, per resistere ai colpi di spada che ne avevano appena graffiato la superficie, difficile da utilizzare per chiunque non fosse l'abituato padrone.
Eppure con naturalezza le dita callose si chiudevano attorno all'arma con la dolcezza con cui lui avrebbe stretto un'amante.
-Cosa vuoi, Lucien?- chiese, il sorriso meno sicuro, un brivido abilmente nascosto.
-Nulla. Sono solo venuto a dare un'occhiata... Diabolik voleva vedere come stavate.-
-Siamo tutti sopravvissuti alla notte, se questo volevate chiedervi. E nessuno è venuto a chiederci aiuto.- si congratulò mentalmente con sé stesso per il tono, freddo e casuale, come se sapere che già si cercavano altri morti non lo avesse infastidito.
-Peccato. L'unica speranza, allora, è che i feriti non abbiano fatto in tempo ad arrivare.-

➋ Arthur- Leadership
9.35 am, 13 maggio 2xx7, Interno della scuola


rthur avrebbe voluto imprecare. A voce alta, nella sua lingua natìa, ma non era sicuro che gli altri compagni avrebbero gradito.
In particolare aveva davanti la piccola Sanders dagli occhi di cucciolo, anche non lo avesse capito si sarebbe sentito quasi sporco.
-Allora... per l'ultima volta. Dividiamo tutto, perciò anche il tuo tè.- ripeté il ragazzo, premendosi il pollice e l'indice alla base del naso sottile. La ragazzina aveva la sua stessa età ma era ostinata e persino più bassa di lui- nonostante raramente lo facessero in sua presenza, il figlio di Ade sapeva che lo chiamavano Tappo.
-Hai avuto il mio voto perché avevi promesso di difendere i nostri diritti! Perciò anche quello di tenermi il tè. Vi poterò altro, fratellino.- mugugnò la ragazzina.
Non sapeva cosa della frase lo facesse sentire più a disagio: se il fatto che lo facesse sentire come avesse cercato di derubare una ragazzina o se accennasse così alla loro falsa parentela.
Dopotutto lei era figlia della moglie di suo padre, Persefone.
-No... non serve. Ma siamo una comunità, tutti fanno la loro parte, e avevi accettato.- Osservò le iridi verdissime saettare al suo fianco, dove la katana in ferro dello Stige mandava riflessi gelidi. Sapeva che era stato un bel colpo di fortuna trovarla, molti avevano ricevuto armi completamente inadatte o oggetti inutili, perciò alcuni guardavano con sospetto il dono fortuito.
Portò una mano sull'oggetto, poi scosse la testa.
-Questo lo tengo io perché avete bisogno di difese, e nessuno la usa bene quanto me. Lo sai, non fingere non sia vero, o non avresti dato lo stocco che hai trovato a qualcuno più capace di te.- l'ammonì. Marie non poteva più obbiettare, strinse le labbra morbide l'una all'altra e, con un lieve rossore imbarazzato sulle guance gli tese la bottiglietta di tè che aveva trovato nella sua sacca.
Il figlio di Ade lo prese, prima che la volubile ragazzina cambiasse idea, poi le diede un buffetto sulla guancia godendo in silenzio della sua sorpresa. Sarà anche stata figlia della moglie di suo padre, ma non era minimamente pronta al gelo della sua mano.
Risolto anche questo problema, la ribelle mocciosetta che voleva tenersi il tè, si voltò.
Non era facile essere il capoclasse, anche se il ruolo gli era stato offerto in quanto figlio di uno dei tre pezzi grossi. Doveva risolvere piccole beghe e litigi... quasi aveva sperato di non farlo più, una volta iniziato questo show da strapazzo, ma non aveva avuto cuore di uccidere i suoi compagni.
O almeno, questo era quello che aveva detto, come giustificazione al suo restare con quei deboli agnellini.
Eppure era la scelta più comoda, non capiva come avevano fatto gli altri a non pensarci: avevano un guaritore, Elderwood figlio di Asclepio, e Marianne di Afrodite che aveva promesso di fargli da aiuto, aveva Marie e Alysse che erano figlie degli inferi, perciò poteva facilmente influenzarle. Inoltre sapeva che Marie, oltre ad un bel faccino, aveva il potere della primavera in quel momento: cibo gratis senza rischi. Dell'ingannevole figlio di Proteo non sapeva che pensare, ma sembrava abbastanza intelligente da non mettersi a brillare in quella guerra, perciò sarebbe probabilmente sopravvissuto a lungo e fuggito in caso di guai, senza creare problemi.
L'unico che un po' lo impensieriva era Milo, ma il figlio di Afrodite era un ragazzo semplice e piuttosto attraente: in caso avesse deciso di ribellarsi, cosa di cui dubitava, avrebbe potuto minacciare la sorellastra o persino lui.
Non era una cosa che avrebbe voluto fare, ovviamente, ma la propria sopravvivenza era la sua priorità.
Non credeva, però, che la propria priorità contemplasse anche far da babysitter a dei coetanei litigiosi.
Un lieve singhiozzo spaventato lo fece voltare: Alysse si era tagliata con un coltello e Minori aveva pensato che Marianne potesse fare pratica pulendo la ferita, ma la vista del sangue era stato troppo per la sua fragile persona e l'aveva fatta svenire.
-... occupati prima di lei, il mio graffietto non è nulla.- mormorò Alysse, e Arthur sospirò.

➌ Neville- Spionaggio
00.48 pm, 13 maggio 2xx7, Dintorni della scuola


e le sue compagne lo avessero visto, in quel momento, non era sicuro lo avrebbero riconosciuto.
I suoi occhi avevano un taglio a mandorla, di un castano scuro, o almeno questo sperava, e la bocca non aveva le solite labbra sottili e pallide ma più morbide, piccole e carnose con l'arco di cupido ben accentuato. Ci aveva lavorato molto, era fiero di come fossero venute, ma gli mancava .
Non amava suo padre, persino meno degli altri semidei, ma la capacità di camuffarsi e rendere il suo viso diverso ed irriconoscibile non sarebbe stato scomodo in quella gara.
Eppure aveva ancora molto da fare per somigliare al ragazzo che stava osservando.
Era posato vicino alla scuola, stava leggendo calmo mentre due semidee della loro classe, figlie di Ermes, stavano armeggiando con un arco.
Il suo stomaco brontolò, rendendolo ben felice del fatto che non avesse scelto una delle due ragazze come soggetto del suo esperimento: Neville era certo che il pacchetto di patatine trovato gli avrebbe saziato quel buco allo stomaco, ma una trasformazione più impegnativa? Ne dubitava.
La più minuta, la bionda Cass, lanciò per errore una freccia nella sua direzione, che però centrò un albero ad un metro e mezzo sulla sua destra, oltre che almeno settanta centimetri troppo in alto per colpire chiunque.
Angelica scosse i ricci castani, la pelle brunita che veniva accarezzata dolcemente dal sole. L'aveva sempre trovata una ragazza estremamente attraente, e forse la sua presenza lo aveva distratto più di quanto non volesse ammettere, e per questo una trasformazione parziale e normalmente abbastanza semplice gli aveva occupato tanto tempo.
Strinse la labbra, tornate al loro solito aspetto, poi riprese ad osservare la scena con una diversa curiosità: evidentemente Cassidy aveva evidentemente ricevuto un arco dalla sua sacca, ed era altrettanto evidente che non fosse ben allenata ad usarlo. Probabilmente avrebbe voluto scambiarlo con il pugnale che vedeva legato alla vita di Angelica, o meglio ancora con i due pugnali gemelli che vedeva spuntare da sotto le gambe incrociate di Hide, e ne aveva ottenuto solo delle lezioni piuttosto scadenti.
Tuttavia conosceva la figlia di Ermes: non era cattiva, ma estremamente brava ad ottenere ciò che voleva dagli altri, nonostante la sua apparenza sommessa.
-Ehi, Nakamura! Vieni con noi a recuperare la freccia? È pericoloso da soli.- esclamò ad un certo punto Angelica, puntando lo sguardo sulla zona in cui era stata lanciata la freccia. La stessa zona in cui si trovava lui.
Dovettero attendere quasi un minuto che l'asiatico rispondesse, alzando lo sguardo sereno e posando l'indice alzato per segnalare la sua presa coscienza della domanda tra le pagine che stava leggendo.
Era una persona tranquilla e sobria, ma il figlio di Proteo non sopportava la sua ostinazione a voler finire la frase fino al punto per avere una semplice risposta.
-No.- disse semplicemente. Il sospetto era che avesse rifiutato per il voluto errore del suo nome.
Angie annuì come se non si aspettasse altro, un bel sorriso brillante le macchiava le labbra ed illuminava il viso dai tratti infantilmente delicati ed allegri.
Ma, quando le due si avviarono verso il suo rifugio, Neville era già sparito.

➍ Zakiya- Famiglia
3.27 pm, 13 maggio 2xx7, Foresta


cintille. Le mancavano le scintille.
Non aveva voluto seguire quei pacifisti, per quanto l'idea di uccidere la ripugnasse totalmente, perché all'interno della scuola non avrebbe potuto lavorare con calma ai suoi progetti. La mancanza di armi non la disturbava: aveva camminato spensierata lungo il bosco, seguendo con lo sguardo le affascinanti linee dei tronchi, pronta a riprodurle nell'arco di Legolas che aveva in mente di realizzare prima di essere rinchiusa lì dentro.
Certo, avrebbe dovuto capire come integrare i suoi tratti caratteristici per un'eventuale rivisitazione, magari trasformando le delicate decorazioni alle estremità in ingranaggi? No, lo avrebbe totalmente snaturato.
Ma nella sua lieve passeggiata Zakiya, figlia di Efesto, non pensava alla battaglia ma a come risolvere quel dilemma.
Fu per puro caso, la mattina successiva al loro arrivo, che trovò una sacca. Si era allontanata quasi subito, dopo il suicidio di Millie, perché non sopportava l'idea che qualcosa che considerava sacro come la vita fosse stata spenta dalle mani della sua proprietaria.
Dormire all'aperto era stato scomodo, non tanto per il freddo della foresta- dopotutto aveva il fuoco delle fucine nelle vene, non sentiva mai i morso del freddo- quanto per lo scomodo giaciglio creato: non aveva raccolto abbastanza foglie per la sua alta figura, né per il tutore che le cingeva la schiena.
E poi, al mattino, fresca e riposata, aveva preso a canticchiare. Con le sue componenti meccaniche la sua ultima preoccupazione era la segretezza, perciò canticchiava e camminava, e d'era imbattuta in una sacca appesa come un impiccato ad un ramo.
Curiosa, si era avvicinata allegra e l'aveva raccolta.
-Frecce... che me ne faccio delle frecce senza un arco? Mah, le darò ai ragazzi nella scuola, in cambio di cibo o un accendino. Poi che altro?- si chiese, a voce alta, frugando con la mano sinistra in metallo nella stoffa.
Con l'assenza di tatto non poteva capire cosa fosse, ma sentì qualcosa di rigito e delle pallette fragranti: guardando riconobbe una bottiglia da un litro d'acqua e tre pagnotte rotonde.
-Nulla di eccezionale, ma...- iniziò, per poi essere interrotta.
-Ma ho qualcosa per te, se vuoi fare uno scambio.- non s'era resa conto di esser stata seguita, ma istintivamente sfiorò con il pollice meccanico un ingranaggio nell'indice. Si voltò e, quando sorride, i denti bianchi contrastarono con la pelle caramello che a sua volta contrastava con i capelli tinti color del fuoco.
-AJ. Delle frecce non me ne faccio nulla, che mi offri?- non pensava che il fratello le avrebbe fato del male, erano entrambi grandi e grossi ma probabilmente l'avrebbe potuta prendere alle spalle... ma non lo credeva capace di una cosa del genere. Non dopo Millie.
Il fratellastro le lanciò un oggetto, infatti: un acciarino, legato ad una graziosa pietra focaia.
-Per le frecce, questo è nulla. Potrai accendere un fuoco... o prenderlo come un gesto di buona fede per un'alleanza. Ho creato una piccola fucina di fortuna, magari potresti aiutarmi.- le sorrise. In qualche modo, Allen le faceva pensare che tutto si sarebbe risolto.
-Vuoi davvero lavorare qui, come nulla fosse?- le chiese, un'insolita nota sospettosa nella voce.
-Non come nulla fosse, ma come fosse l'unica cosa che sappiamo fare.-
-Ci sto. Andiamo.-




ℒ''angolo di ℱe
Eccoci qui!
Con un po' di ritardo, ma vi ho mostrato tutti i pargoletti scelti. Spero che il capitolo un po' più lungo vi ripaghi della lunga attesa.
Ho finito tutti gli Oc, sono 21 personaggi più la mia Emily, pace all'anima sua. So che non tutti vi piaceranno, ma alcuni di loro resteranno fino alla fine, perciò spero che almeno la maggior parte vi ispirino!
E che anche la storia sia di vostro gradimento, ho superato la maledizione del terzo capitolo, perciò sono fiduciosa- inoltre ho parecchie idee riguardo scene, morti e colpi di scena!
Soprattutto morti, se non risponderete o risponderete male.
Bacioni, vi lascio ai bei visini degli ultimi nuovi arrivati.


testo

Milo “Mils” Cooper, 17 anni
Figlio di Afrodite

❝ I'm jealous of the nights that I don't spend with you.
I'm wondering who you lay next to.
Oh, I'm jealous of the nights ❞


testo

Lucian “Fallen Warrior” Gabriel Pride , 17 anni
Figlio di Ares

❝ Vincere la guerra sarebbe facile, ma non voglio farlo senza di te. ❞


testo

Arthur “Arthie” Olsen, 16 anni
Figlio di Ade

❝ Non bisogna essere perfetti per tutti.
Basta essere speciali per qualcuno. ❞


testo

Marie Sanders, 16 anni
Figlia di Persefone

❝ Non ti sia male esser piccola, lo sono anche i fiori e le stelle. ❞


testo

Neville Jonas-Armstrong, 17 anni
Figlio di Proteo

❝ We must always change to stay true to ourselves. ❞



testo

Hidetora “Hide” Kimura, 17 anni
Figlio di Elio

❝ There's no going back
Time has already come
Sun is gone and no more shadows
Can't give up I know and this life goes on
I'll be strong I'll be strong 'til I see the end ❞



testo

Angelica “Angie” Valentine, 16 anni
Figlia di Ermes

❝ In cerca di guai? Trova Valentine e non sbagli mai. ❞


testo

Cassandra “Cassidy” Benson, 16 anni
Figlia di Ermes

❝ Il destino è ineluttabile: il burattinaio tira i fili, la marionetta obbedisce ❞




Zakiya Schoema, 17 anni
Figlia di Efesto

❝ I am machine
A part of me
Wishes I could just feel something. ❞


  
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