Film > Re Leone
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Autore: Rorschach D Wolfwood    16/08/2017    2 recensioni
I pensieri di un giovane leone nel cuore della notte, i ricordi legati alla sua vita passata, a ciò che aveva amato e colei che ancora ama. (Spero di non aver reso tutto troppo OC >.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nala, Simba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fu nel bel mezzo della notte più tranquilla, silenziosa e luminosa che Simba si svegliò. Non di soprassalto, non perchè avesse avuto un incubo, non perchè fossero riaffiorati in lui ricordi sopiti a cui non pensava da tempo. Semplicemente si svegliò. 
Il suo corpo, il corpo di un maestoso e muscoloso leone adulto dal pelo dorato e una quasi scompigliata criniera rosso fuoco posava dolcemente su un letto di morbida erba verde, profumata, mossa appena da una leggera brezza che avanzava sibillina. Un silenzio rotto solo dall'acqua del fiume che, poco lontano da lì, percorreva la propria strada, incurante di tutto e tutti. 
Simba si guardò intorno, prima a destra, poi a sinistra; a destra, i grandi alberi che delimitavano la giungla dalla radura in cui si trovava. A sinistra, un facocero sdraiato supino con la bocca spalancata che, nel sonno, borbottava "fame, fame", e sul suo pancione, un piccolo suricato accucciato, anche lui borbottava qualcosa, ma non si riusciva a capire. Probabilmente era il nome di qualche insetto, qualche prelibatezza che solo lui conosceva.
Simba li guardò sorridendo. 
"Timon e Pumbaa" sussurrò sospirando.
Ogni tanto, ancora si domandava come avesse fatto a diventare così grosso - rispetto a loro- mangiando solo larve e insetti. 
Spinto dalla piacevole brezza, ma soprattutto da una gran sete, il giovane leone si alzò e si addentrò nella giungla; seguì lo scroscio dell'acqua e trovò il fiume. Anche se non c'era bisogno di seguire il rumore dell'acqua per trovarlo, sapeva benissimo dove fosse.
Non c'erano animali svegli quella notte. Tutto taceva intorno a lui. Nessun pappagallo, nessun grillo, nemmeno una lucciola. 
Simba si chinò e soddisfò la propria sete. L'acqua era fresca, rinvigorente, rigenerante. Fosse stato per lui avrebbe continuato a berne ancora, e ancora. Era talmente buona che, anche dopo l'ultima goccia, continuò a leccarsi i baffi. O meglio, le vibrisse.
Ma qualcosa, poco dopo, cambiò in lui. Quel silenzio, quella innaturale tranquillità gli trasmise una sensazione fastidiosa, come qualcosa che si arrampicava sulle sue zampe, aggrappandosi saldamente alla sua pelliccia. Una sensazione di... Vuoto. Qualcosa gli mancava.
O forse... Qualcuno.
D'un tratto, una piccola, delicata lucciola apparve dal nulla, volò vicino a Simba e poi sfiorò il pelo dell'acqua; una serie di cerchi nell'acqua dissolsero l'immagine del leone, riducendolo ad una sorta di macchia indistinta, il cui movimento faceva sembrare il resto del fiume immobile. Ciò che il giovane leone vide, in seguito, gli fece sgranare gli occhi: il suo riflesso ricomparve, ma era incompleto. Solo una parte della sua possente figura era nitida, il resto sembrava sfocato, dissolto nell'acqua come un dipinto ad acquarello diluito con troppa acqua.
Simba alzò lo sguardo, ora intristito, al cielo, domandandosi incessantemente cosa gli stesse provocando quel malessere. Si allontanò dal fiume e si diresse verso la prateria. Fu proprio lì, in quel mare di erba fresca e ondeggiante, che una visione a lui familiare si palesò ai suoi occhi color miele: una giovane leonessa, una cucciola dal pelo chiarissimo e due scintillanti occhi azzurri si allontanava, sparendo nel nulla.
"Nala..." 
Fu questa l'unica parola che uscì dalla sua bocca. Un solo nome. Il suo nome.
I suoi pensieri tornarono indietro nel tempo, a quando erano entrambi cuccioli, quando la sua vita era ancora uno spasso, quando era solo un principe - viziato- il cui unico problema era pensare a come divertirsi e vantarsi, spocchioso, di quando sarebbe diventato re. Diventare re... Sembrava così lontano ormai quel tempo. Il tempo passato insieme alla sua amica d'infanzia a correre libero nelle Terre del Branco, fino ad un fatidico pomeriggio in cui venne salvato da suo padre da morte certa. In effetti, quella fu l'ultima volta che la vide, quando si allontanò accompagnata da Zazu alla Rupe dei Re.
Padre...
E già quella volta sentì un vuoto nel cuore.
Certo, era felice ora con Timon e Pumbaa, una vita senza pensieri, senza preoccupazioni, l'Hakuna Matata, ma una profonda nostalgia si faceva ora largo nel suo cuore. Le giornate passate a correre nella savana, magari facendo a gara a chi era più veloce, i tentativi andati a vuoto di Simba di atterrarla per poi ritrovarsi lui stesso atterrato, mentre una soddisfatta e sghignazzante Nala premeva le zampe sul suo petto, avvicinando il proprio muso a quello sgomento di Simba per canticchiare "ti ho atterrato!".
Quanto gli mancava essere atterrato con una tale velocità da impedirgli persino di accorgersene, quanto gli mancava sentire quelle morbide zampe premute sul proprio cuore, che, se ne rendeva conto soltanto adesso, accelerava i battiti alla velocità di un treno non appena i suoi occhi incrociavano lo sguardo di Nala. Quegli occhi, magnetici e blu, due pietre preziose, avevano un effetto stordente su di lui: brividi incontrollabili risalivano lungo la sua spina dorsale, un tamburo incessante risuonava nel suo petto - chissà se anche Nala, tramite la zampa, riusciva a sentirlo?- e, quando non diceva subito "ehi, fammi alzare!" riusciva solo a biascicare qualcosa che non somigliava affatto ad una frase, e, nel frattempo, perdersi nel limpido oceano degli occhi della leoncina. 
"Chissà cosa stai facendo adesso, mentre io sono qui a pensarti..." si domandò "Anche tu pensi a me? O forse... Forse mi hai dimenticato?" 
Il petto cominciò a fargli male, una fitta tremenda mentre quelle atroci parole abbandonarono la sua bocca come se ad abbandonarlo fosse lo stesso soffio vitale. Sospirò pesantemente, poi guardò il cielo, e poi guardò in lontananza, verso la prateria estesa a perdita d'occhio; per un attimo, ma forse non solo per un attimo, sentì il desiderio di lasciare quel paradiso, di correre via da quel posto, attraversare praterie, deserti, giungle solo per poter tornare indietro e cercare la sua vecchia amica - amica?-. 
Voleva sentire di nuovo la sua voce, provare i brividi perdendosi nei suoi occhi, voleva persino farsi atterrare e sentirsi umiliato. Iniziò a correre. Superò il tronco sospeso sull'acqua, unico ponte che univa le sue sponde, attraversò un labirinto di alberi intricati, facendosi strada tra radici e liane, inciampando un paio di volte per non aver visto qualche buca a causa della fretta, finchè non rivide di nuovo le stelle e la luna. 
Corse, corse, corse ancora di più, usando tutte le proprie forze, fino ad avvicinarsi al deserto, lo stesso nel quale lo avevano trovato Timon e Pumbaa. 
Ma giunto lì qualcosa lo fermò. Aveva alzato la zampa destra per proseguire il viaggio, ma non riusciva a portarla in avanti. 
Quel pensiero.
Era quel pensiero a bloccarlo, la paura che, una volta tornato, tutti avrebbero saputo di suo padre, del fatto che l'aveva ucciso - del fatto che credeva di averlo ucciso- e tutti lo avrebbero reputato un assassino, ricordandosi delle parole di suo zio. 
"No... Non posso tornare..." sussurrò tristemente "Non posso... Nemmeno per te"
Tornò indietro, raggiunse la radura, Timon e Pumbaa stavano ancora dormendo, ovviamente. Guardarli dormire e bofonchiare nel sonno fu l'unica cosa che riuscì a strappargli un sorrisetto, seppur debole e non sufficiente a diradare la nebbia nel suo cuore. Si sdraiò accanto a loro e provò a recuperare il sonno perduto, mentre, nella sua testa, l'immagine di quella leoncina, sdraiata su una roccia intenta a scaldarsi la pelliccia al sole, con il suo raggiante sorriso e due occhi degni di una regina, lo osservava e lo chiamava a gran voce.
Poi, all'orizzonte, il sole sorse, e un nuovo giorno nacque, all'insegna della Hakuna Matata.
 
 
 
 
 
 
Le loro chiassose risate ruppero ogni tranquillità. Gli uccelli si alzarono in volo spaventati, disperdendosi nell'aria, mentre due leoni saltavano e correvano animatamente, giocando a rincorrersi. Erano entrambi adulti, ma dentro, probabilmente, non avevano mai smesso di essere cuccioli, nonostante fossero nientemeno che il re e la regina delle Terre del Branco. La leonessa, più veloce del maschio, guizzò agilmente tra l'erba, per poi scomparire apparentemente nel nulla; in realtà si era acquattata, come se si stesse preparando alla caccia, in attesa della sua "preda" preferita.
Il leone non si fece attendere. Si fermò per riprendere fiato, scrutando attentamente il territorio circostante, poichè sapeva che la sua compagna si era nascosta per tendergli un "amorevole agguato". Non c'era vento quel giorno, quindi un punto a suo favore era che, se l'erba si fosse mossa, poteva essere stata soltanto lei. Un fruscio attirò la sua attenzione, proveniva dalla sua destra. Naah, pensò, Nala non può farsi scoprire così facilmente.
Si avvicinò il più lentamente possibile al punto dal quale proveniva il fruscio, proprio come un cacciatore, quanto bastava per saltarle addosso, con un po' di fortuna. Attese. L'erba si mosse ancora. Un balzo ed eccola lì, con le zampe protese, lo sguardo per niente sorpreso e un beffardo sorrisetto sul muso. Uno scatto, una capriola e il leone si ritrovò, per l'ennesima volta, a terra.
"Atterrato anche questa volta, mio caro" lo canzonò scherzosamente la leonessa, sfoggiando un meraviglioso sorriso.
"Un giorno sarò io ad atterrarti!" rispose Simba. 
Nala si chinò, i loro musi si toccarono e si strofinarono teneramente l'uno contro l'altro. "Sono anni che lo ripeti" disse lei "Non è degno di un re".
"E se fossi io a permetterti di atterrarmi?" 
Nala gli leccò una guancia, con un ringhio sommesso. "Questa è la scusa più vecchia del mondo".
Al gioco, poco più tardi, seguì una romantica passeggiata per la giungla, una giungla a Simba molto familiare, sorvegliata dall'intenso calore del sole calante ed un cielo che sembrava essersi impegnato di persona a rendere il loro pomeriggio perfetto persino nel tempo atmosferico. Arrivarono alla cascata, si dissetarono, Simba le schizzò giocosamente dell'acqua - lei odiava essere bagnata, ma proprio per questo era divertente- e raggiunsero un posto che Simba conosceva molto bene: quella radura, quel fiume.
"Questo posto...". Una valanga di nostalgia e di pensieri investì in pieno il giovane sovrano, troppi per poter essere riassunti in poche parole. Nala si accorse del suo sguardo apparentemente perso nel vuoto, accompagnato da un sorriso a metà tra l'amaro e il felice.
"Qualcosa non va, Simba?" gli chiese. 
"Stavo solo ricordando"
"Ricordando cosa?"
"Molte cose che sono successe qui" continuò enigmaticamente Simba.
"Ad esempio?"
"Ad esempio quando, nel cuore della notte, mi svegliai improvvisamente, camminai avanti e indietro e non riuscii più a riprendere sonno"
Nala lo osservò perplessa e sorpresa. Simba che non riusciva a dormire? Impossibile, era un tale dormiglione. "Davvero? Per quale motivo?"
Simba si volse verso di lei, guardandola dritta negli occhi. Proprio in quel momento, una delicata e fresca brezza si levò per avvolgere i due leoni. "Perchè il tuo ricordo non mi ha abbandonato per tutta la notte" disse Simba "E ho capito quanto la tua mancanza mi facesse soffrire. E più di tutto..."
"Più di tutto...?" 
"Più di tutto" concluse il leone "Da quella notte in poi ho realizzato di amarti. Di amarti profondamente"
Gli occhi di Nala splendettero a quelle parole, come due zaffiri colpiti in pieno dalla luce più potente di tutto il globo terrestre. Si strinse ancora di più al suo compagno, il muso premuto amorevolmente contro il suo come se gli chiedesse non allontanarti da me, il loro riflesso nell'acqua cristallina del fiume, il cielo un'immensa tela di colori caldi tra il rosso e il giallo e una musica che solo ai loro cuori era permesso sentire.
"Ehi, guarda" disse Simba volgendo lo sguardo all'acqua: finalmente, dopo tanto tempo, il suo riflesso era completo, non mostrava più un solo leone, ma qualcosa di più grande, qualcosa di più forte, qualcosa di più bello.
"Amore mio..." sussurrò Nala.
"Siamo un'unica realtà." 
   
 
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