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Autore: Oxis    16/08/2017    1 recensioni
Merlino e Artù e la Camelot di sempre.
E poi una nuova arrivata, Kendra.
Una strega molto diversa da Merlino. Maldestra, poco socievole, un cuore strano che si innamora di uno dei due, lasciando l'altro deluso e minando la loro amicizia.
La sua freddezza deriva da quella magia che la possiede e di cui vuole disfarsi, che però inizia a servirle quando a Camelot spunta una nuova minaccia. Assassini assoggettati vogliono uccidere il principe.
Merlino avrà parecchio da fare per evitare che il suo protetto si faccia uccidere...
- Oxis
(editor della pagina ufficiale di Merlin Italia su FB, Merlin * •Italian Page•*)
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Merlino portò Kendra a casa sua. Era un locale basso, con due stanze e molte cianfrusaglie da chimici.

- Sei uno scienziato? - chiese Kendra passando la mano sulla fila di volumi scritti in una lingua antica incomprensibile, una delle tante file sugli scaffali che circondavano l’intero ambiente.

Merlino versò un bicchiere d’acqua dalla brocca sul tavolo.

- No, vivo con il medico di corte.

Kendra si sedette al tavolo. Mai bere qualcosa offerto da uno sconosciuto, diceva sempre suo padre.

Prese il bicchiere e lo esaminò.

- Stai bene?

Kendra spostò la sua attenzione su Merlino. Il giovane si era appena seduto davanti a lei e la scrutava. Aveva occhi azzurri e delle buffe orecchie a sventola. Sembrava molto sveglio.

- Sto bene - rispose Kendra, decidendosi a bere l’acqua nel bicchiere. Ne bevve solo un paio di sorsi nonostante sentisse una gran sete: non doveva permettere alla forza magica di tornare all’attacco.

Il post-attacco di magia era sempre un sollievo per Kendra. Le forze le mancavano e la sete che le prendeva la gola era quasi incontrollabile, motivo per cui il suo corpo non poteva sopportare altra magia. E quindi non c’era nessun rischio.

Kendra incontrò lo sguardo di Merlino e seppe cosa stava per chiederle.

- No. - lo anticipò senza preavviso.

- No? - chiese lui aggrottando la fronte.

- Qualunque cosa tu mi stia per chiedere, non chiedere nulla.

Kendra si arrischiò a bere un altro sorso e non riuscì a evitare che i suoi occhi si chiusero per un attimo al piacere dell’acqua che scendeva dissetante in gola. Aveva troppa sete. Si alzò dalla sedia.

- Ti ringrazio, sei stato molto gentile. Sai per caso di qualcuno che cerca una cameriera o qualcosa del genere?

Merlino restava vagamente stupito appoggiato al tavolo. Si riscosse.

- No.

- Allora io vado.

- Aspetta.

Kendra fece per andarsene, ma lui sgusciò via dalla sedia e la fermò prendendola per un braccio. Un’ondata di calore si propagandò dal contatto e la forza di un fulmine percorse il corpo di Kendra, lasciandola con il battito del cuore accelerato.

Magia. Se c’era stato un dubbio, ora Kendra non ne aveva più.

- E questo cos’è?

Kendra si stava facendo la stessa domanda. Si scostò in fretta dalla presa del giovane. La paura che l’aveva sopraffatta scemò pian piano, quando si rese conto che quella strana scarica non alimentava la sua forza magica incontrollabile che aveva dentro di sé. Aveva il battito accelerato, il respiro leggermente affannoso, si sentiva un po’ più stanca di prima ma nient’altro. Non c’era pericolo che esplodesse la magia, per cui si tranquillizzò. Quanto meno, toccare Merlino non era pericoloso.

I pensieri si affollarono nell’allenato cervello di Kendra alla velocità della luce, così rispose dopo qualche secondo.

- Magia, ovviamente.

- Sei una strega?

- Non esattamente.

Merlino tacque.

- Non ho mai avvertito una magia così - disse dopo un po’.

Kendra prese il bicchiere d’acqua e bevve un altro minuscolo sorso.

- Cosa vuol dire “non esattamente”? - chiese di nuovo Merlino.

- Niente. Fai finta che io sia una strega, si può ridurre bene a questo nome.

Merlino abbozzò un sorriso. Per un attimo Kendra pensò che volesse riprendere un contatto e si allontanò di un passo.

- Sei stata tu a fare quel disastro là fuori?

Lei abbassò la testa e giocò con una goccia d’acqua sul piano del tavolo.

- Non si è fatto male nessuno.

Il mago la guardò perplesso, Kendra capì di essere stata troppo sulla difensiva.

- Sì, mi capita a volte.

- Quando?

- A volte.

Merlino tacque, Kendrà sbuffò.

- D’accordo, meglio che vada a trovarmi un lavoro.

Si diresse verso la porta e mentre abbassava la maniglia, la porta la anticipò e si aprì arrivandole a due centimetri dal naso. Allenata a difendersi da attacchi a sorpresa, Kendra afferrò istintivamente il bavero dell’aggressore e con forza lo tirò a sé, lo spinse contro il muro ed estrasse la spada.

- Ma che cosa…?

Artù Pendragon la stava guardando con gli occhi sbarrati di rabbia.

- Ancora tu?!

Kendra si allontanò rapidamente da lui e mise via la spada.

Artù si raddrizzò, non trovando le parole, si rivolse a Merlino.

- Che ci fa lei qui?

- Buongiorno, Sire - salutò con una punta di sarcasmo Kendra - non vi avevo riconosciuto.

Merlino si affrettò a mettersi in mezzo.

- Le ho offerto un bicchiere d’acqua, Artù.

Il principe rinunciò a ribattere.

- Se hai la compiacenza di muoverti, Merlino, la tua presenza sarebbe molto gradita qui fuori - disse irritato - Hai del lavoro da fare.

- Ho già fatto tutto quello che dovevo fare stamattina - rispose il mago.

- Prima che un fulmine si abbattesse sulla nostra strada principale, su cui fra meno di una settimana dovrebbero passare le carrozze dei cavalieri per il Torneo. - ribatté Artù - Ti dice niente?

Kendra dovette trattenersi dal dare un pugno in faccia al principe.

- D’accordo.

Artù uscì dalla porta e rimase sull’uscio.

- Trova qualcuno che possa riparare la strada - ordinò con lo sguardo fisso di fuori.

- Io.

Il principe si voltò verso Kendra.

- Prego?

- So riparare una strada, mio padre costruiva le case e io lo aiutav…

- No grazie - la interruppe bruscamente Artù sollevando una mano - non credo siano lavori adatti a una ragazza.

Kendra si slaccò la cintura a cui aveva agganciata il fodero della spada, si tolse la bisaccia che indossava e il mantello. Poi, sotto lo sguardo sbalordito dei due, staccò il bordo della gonna che si aprì verticalmente e cadde a terra, rivelando dei pantaloni. Kendra allacciò di nuovo la cintura e sistemò la camicia. Si sgranchì la schiena con un colpo di reni e si spostò indietro la treccia.

- Sono pronta, andiamo.

- Qui gli ordini li do io. - disse Artù senza scomporsi.

- Ho bisogno di un lavoro, Sire. Vi prego.

Artù le si avvicinò. A Kendra parve che quegli occhi azzurri potessero contenere solo altezzosità e antipatia.

- Credi di sapere come fare una strada? Allora facciamo una scommessa - scambiò una breve occhiata divertita con Merlino prima di proseguire - Se riparerai la strada da sola in meno di tre ore, ti darò un lavoro al castello. Sarai la mia servitrice insieme a Merlino. Così lui potrà assistere meglio Gayus.

Kendra sentì il cuore pulsarle più velocemente.

- Mi prendete in giro?

Artù sorrise ironico.

- Ti do la mia parola. - si pose la mano sul cuore ridacchiando - Merlino mi è testimone.

Kendra tese la mano al principe, che la guardò sorpreso. Nonostante la strana situazione, strinse la mano della ragazza.

Kendra sogghignò. Senza indugiare ulteriormente, uscì dalla porta e si diresse verso la strada principale, seguita da Artù e Merlino. Era stordita. Arrivarono sulla strada principale e subito Kendra si sentì morire. Il solco sul lastricato era profondo e aveva sollevato le pietre.

Aveva solo tre ore ma la sua sfiducia

Artù alzò le mani.

- Abbiamo una nuova sfida - gridò, così che tutti nella piazza e dalle strade vicine si affacciarono curiosi.

Merlino si avvicinò a Kendra.

- Non userai la magia, spero. E’ pieno di gente.

Kendra gli sorrise.

- Non ho mai imparato a usare la magia, Merlino.

Il mago la guardò stupito.

- Signori, vi prego, lasciate tutto quello che state facendo e assistete a quest’impresa epica - stava urlando Artù - e chi sta provando a riparare la strada, si allontani.

Ormai intorno alla strada si stava formando una piccola folla.

- La signorina…

Si voltò verso Kendra con aria interrogativa.

- Kendra.

- La signorina Kendra tenterà l’inimmaginabile: riparerà da sola questo buco e lo farà in tre ore. Quando sei pronta.

Kendra lo guardò. Non poteva farlo ora, doveva mettere insieme le idee, era tanto tempo che non faceva una cosa del genere. Si voltò verso Merlino, che le annuì incoraggiante.

- Qualcuno tenga il tempo - urlò Artù - Via!

- Si diverte, eh? - bisbigliò Kendra a Merlino - Bene.

La ragazza fece un respiro profondo e liberò la mente. Poteva farcela. Era difficile ma non impossibile.

C’erano cinque secchi di calce accanto al solco. Si accovacciò a terra e controllò la situazione. Il terreno era completamente ribaltato e alcune pietre erano spaccate a metà.

- Servono delle pietre nuove - disse.

Artù le fece un sarcastico cenno di obbedienza.

- Portate delle pietre - ordinò.

Arrivarono anche le pietre. Kendra si mise al lavoro. Per la prima mezz’ora si limitò a controllare i danni, cercando di ricordare quando lavorava insieme a suo padre. Lui era preciso, metodico, non veloce e tranquillo. La velocità non aiuta, le ripeteva sempre. Così iniziò, lenta e attenta e si stabilizzò su una media velocità andando avanti. I suoi movimenti erano precisi come quelli di suo padre e più il suo corpo dava fitte di cedimento, i muscoli bruciavano e il sudore le bagnava la fronte, più la sua magia stava quieta e lei tornava di buon umore.

Rifece la prima parte della strada in poco tempo, non era perfetta ma andava bene. Metteva la calce, sistemava la terra, posava le pietre piatte.

Intorno a lei ormai c’erano tante persone e anche cortigiani venuti dalla cittadella si affacciavano a guardare la sfida.

- Mancano solo dieci minuti! - urlò qualcuno dalla folla. In poco tempo stavano inneggiando il suo nome.

Kendra si raddrizzò per un attimo e si passò la mano sulla fronte. Le faceva male la schiena ma aveva quasi finito. Le ultime quattro pietre.

Qualche secondo.

Finì per il rotto della cuffia, levigando l’ultimo sbaffo di calce. La folla esplose e Kendra si lasciò cadere a pancia in su sulla nuova strada, ridendo.

Nel suo campo visivo entrò il volto di Artù che le tese una mano.

- Non male.

Kendra accettò la mano del principe e si rimise in piedi. Lui sorrideva. Diede un’occhiata a Merlino che rideva trionfante, sbalordito.

- Avete promesso. - ricordò al principe.

Artù annuì e le fece un piccolo inchino, questa volta senza sarcasmo, poi si rivolse alla folla.

- Abbiamo una vincitrice!

I muscoli di Kendra erano brucianti di fatica ma il suo volto era splendente. Aveva un lavoro.

Ma la sua serenità durò poco. Il sorriso del principe si oscurò quando si rivolse di nuovo a lei.

- Inizi oggi. Due settimane di prova e mi riservo il diritto di sbatterti fuori. Chiaro?

Kendra ammutolì.

- Merlino ti spiegherà tutto quello che devi sapere. Fatti trovare fra un’ora nelle mie stanze. E porta un paio di secchi d’acqua… - indugiò sulle braccia affaticate di Kendra - la forza non ti manca.

Artù si allontanò.

Kendra era furente.

- Come si permette di parlarmi così? - si sfogò su Merlino, che sollevò le spalle.

- E’ sempre così. Ma poi migliora. - ridacchiò - Dovrai farci l’abitudine.

 

 

 

- Che idiota… reale - borbottava Kendra tentando di prendere l’acqua al pozzo vicino alla piazza, senza successo. Non capiva come si dovesse tirare su il secchio corda, perché era diverso da quello che aveva nel suo villaggio.

Merlino le aveva fatto fare il giro del castello e le aveva spiegato cosa avrebbe dovuto fare come serva del principe. Lui e Kendra si sarebbero divisi i compiti permettendo a Merlino di assistere con maggiore attenzione il medico di corte.

- Vorrei sapere cosa ci sta quello a fare il re. 

Era abitudine di Kendra parlare da sola, anche se molto spesso veniva presa per una ritardata. Armeggiò con la catena del pozzo.

Una mano maschile si impadronì della carrucola e sollevò il secchio con facilità.

Kendra si voltò e vide Artù che le rivolgeva un sorriso beffardo.

- Incomincia col non fare ritardo. - disse.

- Siete esperto nei lavori da servi - replicò lei senza riuscire a mordersi la lingua in tempo.

Il principe ignorò il suo commento ma i suoi occhi azzurri lampeggiarono.

- Mi devo allenare oggi. - esordì, mentre Kendra riempiva un altro secchio. - Merlino è a dir poco inutile con l’allenamento, per cui voglio testare la tua abilità.

Kendra sogghignò.

- Non avete dimenticato che sono stata più veloce di voi l'ultima volta, vero?

Artù sollevò le sopracciglia e si mise a ridere. Non era una risata divertita.

- Sì, certo.

Si fissarono truci, aspettando che l'altro abbassasse per primo lo sguardo.

Lo abbassò Kendra, fumante di rabbia. Il suo primo giorno di lavoro prometteva solo mal di stomaco da rabbia e prurito alle mani, ma aveva bisogno di soldi.

Andarono al parco del castello e Kendra aspettò a lungo finché Artù non tornò con l’armatura addosso, seguito da Merlino. Sbuffò. Non era leale così, ma almeno a quanto pareva, l’onere di lustrargli l’armatura spettava ancora a Merlino.

- Bene, - le gridò Artù, quando fu abbastanza vicino da sentirla - Vediamo cosa sai fare. E le lanciò una spada.

Kendra afferrò al volo la spada e lo guardò aspettando istruzioni.

- Senza riscaldamento?

- Cosa ti aspettavi? - replicò lui. Poi si lanciò in avanti in uno scatto così fulmineo che Kendra riuscì a bloccare solo per istinto.

- Niente di diverso. - rispose.

Al decimo colpo Kendra, malgrado l’espressione impassibile che aveva assunto per non dare soddisfazioni al principe, era stanca morta. Merlino la guardava preoccupato a bordo del parco.

Artù era davvero troppo forte per lei. Quando cadde sul prato per la terza volta, Artù alzò un sopracciglio.

- Credevo che fossi invincibile - la canzonò. - Alzati.

Kendra obbedì e schivò un colpo con una mossa audace, ma subito dopo le ginocchia le cedettero.

- Allora? Tutto qui? Impegnati. O non sarò pronto per il torneo.

- Scusatemi - disse la ragazza rimettendosi in piedi - Vi ho salvato la vita! Mi potreste concedere una pausa?

- Nessuna interruzione. - replicò freddamente lui.

Kendra riprese fiato per un attimo, poi si gettò su di lui, comandando alle gambe di reggerla.

Colpì l’armatura del giovane e con un affondo fulmineo, levò la spada e con l’ultima goccia di forza disarmò senza preavviso Artù. Lo costrinse a cadere all’indietro e gli avvicinò la spada immobilizzandolo.

Artù fissò la spada dritta al suo collo e sorrise.

- Allora non sei così scarsa come sembravi.

Kendra spinse più avanti la spada, e solo per il gusto di farlo gli sfiorò la pelle.

- Potrei uccidervi in questo istante - disse con voce tagliente ma ferma.

Merlino era in piedi vicino a loro e Kendra sorrise. Non aveva idea di cosa era capace di fare la propria forza di volontà. Forse avrebbe dovuto tranquillizzare Merlino.

- Ma è più divertente umiliare il grande Artù ancora un po’. - concluse cambiando tono di voce. Ritrasse la spada.

- Per oggi basta così. Hai talento. - concluse Artù rialzandosi.

- Grazie - replicò Kendra.

- Dove hai imparato a combattere? - chiese lui togliendosi l’elmo.

- Nel villaggio in cui sono cresciuta ero l’unica bambina. - rispose - Mio padre mi insegnava a combattere. Diceva che così avrei saputo difendermi. E con i ragazzi non si può fare molto altro.

Artù emise una risata impercettibile. Lei lo guardò storto.

- Per essere una ragazza sei abile.

- Sarebbe il vostro complimento? - chiese Kendra sarcastica.

- I commenti di Artù sono sempre molto sentiti ma molto nascosti - intervenne Merlino.

Artù lo guardò storto.

- Fatti gli affari tuoi, Merlino. E non gongolare troppo: mi devi lavare l’armatura, per domani. E anche lucidare la spada e spazzolare i calzari.

Merlino sospirò.

- Certo, Sire.

Il principe si rivolse di nuovo a Kendra.

- E comunque ti consiglio di non abituarti troppo ai miei complimenti.

Mentre stava per finire la frase, ci fu un boato nel cielo. Kendra sobbalzò e tutti e tre guardarono verso l’alto. Qualcosa squarciò il cielo sopra Camelot e si fece buio all’improvviso.

- Ma cosa diavolo è? - esclamò Artù.

Merlino si voltò verso Kendra, che capì e scosse la testa con forza. Non era lei, di questo era sicuro.  Era stanca morta e la sua magia era assopita. Guardò il cielo che si stava rannuvolando rapidamente. Era in arrivo una tempesta. Aveva a che fare con la Corona Nera? Dopotutto fino a quel momento, il suo potere non aveva potuto risvegliarsi… ma ora Kendra era arrivata a Camelot e forse stava succedendo qualcosa.


Ciao cari Merliniani!
Spero che il secondo capitolo vi piaccia. Vi ricordo che pubblicherò settimanalmente.
Ci tengo particolarmente a ringraziare paige95, l'autrice della prima recensione che questa storia ha ricevuto ( <3 ) e nuova autrice di storie su EFP, seguitela se ve la prendete bene con Dragon Ball e Harry Potter :)
Grazie per aver letto tutto questo mare di parole e spero che leggerete il seguito.

Oxis

 

   
 
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